Immagine da e-TeacherHebrew.
Parashat Bo: Shemot (Esodo) 10,1 - 13,16
Haftarah : Geremia 46,13-28
Per il commento alla parashah settimanale rinviamo principalmente al commento pubblicato su questo stesso blog, di Rav Scialom Bahbout, Rabbino Capo di Napoli e del meridione:
Bo: L'orologio della storia e della vita
Da Torah.it
Il commento alla parashah settimanale di rav Scialom Bahbout,
Rabbino capo di Napoli e del Meridione
Rabbino capo di Napoli e del Meridione
Altri commenti sulla parashah settimanale sul sito ChabadRoma, da cui traiamo queste sintesi della parashah e della haftarah
Gli
Egiziani vengono colpiti con le ultime tre delle Dieci Piaghe: uno sciame di
cavallette mangia tutto il raccolto, un buio fitto copre la terra e tutti i
primogeniti egiziani vengono uccisi allo scoccare della mezzanotte del
quindicesimo giorno di Nissàn.
Il Sign-re
comanda la prima mitzvà al popolo d’Israele, ovvero di stabilire un calendario
basato sul ciclo della luna. Essi vengono anche ordinati di portare un
sacrificio Pasquale di un capretto, dopo la shechità il sangue dovrà essere
spruzzato sugli stipiti delle porte di ogni casa, affinché il Sign-re sappia
quali case saltare durante l’uccisione dei primogeniti. La carne arrostita
dovrà essere ingerita quella notte insieme alla matzà e alle erbe amare.
La morte
dei primogeniti finalmente induce il Faraone ad abbandonare ogni resistenza, è
lui in persona a mandare i Figli d’Israele via dalla sua terra. Essi partono
con tanta fretta che non hanno il tempo di lasciare lievitare l’impasto del
pane che portano con loro. Prima di lasciare l’Egitto chiedono ai vicini
egiziani di dargli l'oro, l’argento ed i loro vestiti.
Il Sign-re
comanda i Figli d’Israele di dedicargli ogni primogenito e di commemorare
l’anniversario dell’Esodo ogni anno, togliendo ogni cibo lievitato dalla
propria casa per sette giorni, mangiando la matzà e raccontando la storia
della redenzione ai propri figli. Essi dovranno inoltre indossare i tefillìn
sulla testa e sul braccio come ricordo dell’Esodo e del loro patto con D-o.
Rashì ha commentato
Il
Signore rivolse la parola a Moshe
(Esodo 6, 2). Parlò con lui severamente, perché egli si era espresso con
termini duri quando gli aveva detto: «Perché hai fatto del male a questo
popolo?».
Io
sono il Signore (Esodo 6,
2). Che non manca di ricompensare adeguatamente coloro che procedono dinanzi a
me. Non ti ho inviato senza motivo, ma per mantenere la promessa che feci ai
primi patriarchi. In questo senso troviamo che l’espressione : «Io sono il
Signore» è stata oggetto di interpretazioni midrashiche in diversi passi e
cioè: Io sono il Signore fedele nel comminare la punizione, quando si riferisce
ad argomenti che implicano la punizione, come per esempio: «Tu hai profanato il
Nome di D-o, Io sono il Signore»…
Non
mi feci conoscere da loro (Esodo
6, 3). Qui non è scritto: «Non feci conoscere», ma: «Non mi feci conoscere»,
cioè non mi feci conoscere con l’attributo della mia verità per il quale il mio
nome è Ha-Shem (l’Eterno, vale a dire fedele nell’attuare e dimostrare che le
mie parole sono vere, perché Io ho fatto loro delle promesse, ma non le ho
ancora mantenute.
Essi
non lo ascoltarono (Esodo
6, 9). Non accolsero le sue parole di consolazione.
Per
la depressione dello spirito (Esodo
6, 9). Chiunque sia addolorato ha l’alito corto e respira faticosamente. In
maniera analoga a questa, ho udito una spiegazione del brano data da rabbi
Baruch, figlio di Eli’ezer che cita questo versetto come prova: «Questa volta
farò loro conoscere la mia mano e la mia potenza, in modo che essi conosceranno
che il mio Nome è il Signore» (cf Bereshit 16, 21). Noi apprendiamo che
il Santo Benedetto Egli sia mantiene la sua parola. Quando si tratta di
punizione, fa conoscere che il suo Nome è il Signore; a maggior ragione Egli
adempie alla sua parola quando si tratta di ricompensa. I Nostri Maestri hanno
spiegato questo brano con riferimento a quanto precede, e cioè quando Moshe
disse: «Perché hai fatto del male al popolo?»(cf Esodo 5, 22). Il Santo
Benedetto gli rispose: «Peccato che essi sono scomparsi e non si ritrovano più
(riferito ai patriarchi). Io ho motivo di rammaricarmi della scomparsa dei
patriarchi, molte volte mi sono rivelato loro come il Signore Onnipotente ed
essi non mi hanno mai chiesto: “Come ti chiami?”, mentre tu hai detto: “Se mi
chiederanno qual è il tuo Nome, che cosa dirò loro?» (Shemot Raba
6; Talmud Sanhedrin 111a).
Feci
con loro un patto (Esodo 6,
4). Quando Abramo voleva seppellire Sara e non trovava una tomba, finché non ne
acquistò a caro prezzo. Così pure, nel caso di Yitchaq, lo contestarono per i
pozzi che aveva scavato. Così Giacobbe che acquistò una parte del campo per
piantare la sua tenda. Essi non criticarono il mio modo di agire, mentre tu mi
dici: «Perché hai fatto del male?». L’interpretazione midrashica, però, per
diverse ragioni non si accorda con il testo. Prima perché non è scritto: «Ed
essi non mi hanno domandato nulla riguardo al mio Nome, il Signore». Se poi tu
obietti che non fece loro conoscere il suo Nome, ecco ti dico che per prima
cosa quando si rivelò ad Abramo durante il sacrificio degli animali squartati,
è detto: Io sono il Signore che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei (cf Bereshit
15, 7). Inoltre, come si concilia il testo con le parole che seguono: Ed
anche Io ho ascoltato… pertanto di’ ai figli di Israele? Perciò io dico che
la Scrittura va spiegata secondo il senso letterale, cioè ogni parola va intesa
così come è detta. Quanto all’interpretazione midrashica, può anche essere
lecita, in quanto è detto: «Non è la mia parola come un fuoco, dice il Signore,
e come un martello che frantuma la roccia (cf Bereshit 23, 29), e
sprizzano tante scintille?» (Talmud Sanhedrin 34a; Talmud Shabbat
88b).
Come
il faraone ascolterebbe me… (Esodo
6, 12). Questa è una delle dieci deduzioni a minori ad maius che si
trovano nella Torà (cf Baraita di rabbi Yishma’el; si tratta di una
delle dieci regole esegetiche che i maestri del Talmud elaborarono. Secondo
quella che qui si applica, da un ragionamento a fortiori si stabilisce
una certa norma. Cf Bereshit Raba 92, 7).
Io
sono il Signore (Esodo 6,
29). È lo stesso ordine detto sopra: Vieni, parla al faraone…, ma poiché il
testo ha interrotto la narrazione per riferire le genealogie, qui riprende da
capo.
Moshe
disse al Signore (Esodo 6,
30). Questa è la stessa obiezione citata sopra: I figli di Israel non mi
hanno ascoltato. Il testo si ripete perché avevano interrotto la
narrazione. Questo è un modo di fare abituale per intendere: «Ma torniamo a
quanto dicevamo prima».
Da Anzarouth, sito dei Maestri
della Torah
Questo testo è il capitolo 15 del libro 'Hayé Olam di
Rabbi Yisrael Yaakov Kanievsky, uno più grandi Maestri della Torà della
generazione precedente, chiamato anche il Kehilot Yaakov (dal nome della sua
opera principale) e conosciuto come lo Steipler.
Fu anche il padre di Rabbi Haim Kanyevsky, uno dei più grandi Maestri e guide della nostra generazione, che meriti una lunga vita, una perfetta salute e che Hashem lo consoli rapidamente per la recente perdita della moglie, la Rabbanit Batsheva Kanievsky di benedetta memoria (figlia di Rav Elyashiv, anche lui uno dei più grandi Maestri e guide della nostra generazione, che meriti anche lui una lunga vita e una perfetta salute).
Fu anche il padre di Rabbi Haim Kanyevsky, uno dei più grandi Maestri e guide della nostra generazione, che meriti una lunga vita, una perfetta salute e che Hashem lo consoli rapidamente per la recente perdita della moglie, la Rabbanit Batsheva Kanievsky di benedetta memoria (figlia di Rav Elyashiv, anche lui uno dei più grandi Maestri e guide della nostra generazione, che meriti anche lui una lunga vita e una perfetta salute).
Le dieci piaghe d'Egitto:
Alcuni dei segni e dei prodigi nell'uscita
dall'Egitto
E infatti
tutti i segnali e i prodigi che Hashem benedetto compì in Egitto attraverso
Moshé Rabbenu, la pace sia su di lui, avevano lo scopo di proclamare che il
Creatore, che sia benedetto, domina il Suo mondo e dirige tutto, come è
scritto (Shemot, 9, 15-16): "Se avessi scagliato la Mia mano e avessi
colpito te e il tuo popolo con la mortalità, saresti scomparso dalla terra! E
invece, per questo ti ho lasciato in vita, per dimostrarti la Mia forza e per
proclamare il Mio nome nel mondo intero". Per questo motivo ci furono
molte piaghe diverse fra loro, malgrado una sola piaga, mantenuta fino
all'insopportabilità, sarebbe stata sufficiente a domare Faraone.
Con la
piaga del sangue si è visto che Hashem benedetto domina le acque; e così pure
all'apertura del Mar Rosso, quando le acque del mare si sono drizzate come una
diga, diventando per loro (1) un muro alla loro destra e alla
loro sinistra.
Con la
piaga delle rane si è visto che Hashem benedetto domina le creature che stanno
nell'acqua (come è detto (2): "E il fiume pullulerà di
rane"). Con la piaga degli animali feroci si è visto che Hashem benedetto
domina tutti gli animali della terra.
Con la
piaga delle cavallette si è visto che Hashem benedetto domina tutti i
volatili. Tutti obbediscono alla Sua volontà e ai suoi decreti, che il Suo
Nome sia benedetto: fu decretato che venissero in massa a devastare l'Egitto -
e vennero. Ma fino a Goshen, luogo di residenza dei Figli d'Israele, nemmeno
uno di loro osò inoltrarsi: tutti rispettarono il limite, perché questo era
l'ordine del Creatore del mondo, sia benedetto il Suo Nome.
Con la
piaga delle cavallette si è visto anche che il Creatore, che sia benedetto,
domina il vento, perché le cavallette arrivarono per via di un forte vento
dell'Est; e quando Moshé Rabbenu chiese di allontanarle, furono portate via da
un violentissimo vento dell'Ovest, come spiegato nella Parashà (3).
Con la
piaga della mortalità degli animali si è visto che che Hashem benedetto domina
sulla vita degli esseri viventi: fu decretata la morte del bestiame
dell'Egitto, che infatti morì, mentre tra il bestiame degli Ebrei non morì
nemmeno un animale.
Con la
piaga [della morte] dei primogeniti si è visto che Hashem benedetto ha il
potere sulla vita dell'uomo: i primogeniti egizi morirono tutti in un solo
istante, in conformità all'avvertimento di Moshé Rabbenu, la pace sia su di
lui; invece i primogeniti ebrei restarono in vita.
Con la
piaga dei pidocchi si è visto che Hashem benedetto domina la terra, perché la
polvere del suolo fu rigirata e trasformata in pidocchi, che colpirono solo
gli Egizi e non gli Ebrei.
Con la
piaga delle ulcere si è visto che la salute dell'uomo e le sue malattie sono
tutte in mano a Hashem benedetto. Fu decretato che gli Egizi subissero delle
ulcere e infatti ne furono colpiti, mentre gli Ebrei non subirono ulcere
perché perché tutto avviene per Suo decreto, sia benedetto il Suo Nome.
Con la
piaga dell'oscurità si è visto che è il Creatore, che sia benedetto, a
illuminare la Terra: per Suo decreto, sia benedetto il Suo Nome, i luminari
illuminano e per Suo decreto smisero di illuminare e si formò l'oscurità.
Dal fatto
che gli Egizi prestarono [agli Ebrei] i loro beni preziosi, utensili d'oro e
d'argento, indumenti e beni di grande entità (come spiegato nella Parashà (4),
pur dopo avere subìto tante e terribili piaghe per via degli Ebrei, si è visto
che il Creatore, che sia benedetto, domina la benevolenza, come è scritto
(Shemot 12, 36): "E Hashem ispirò negli Egizi la benevolenza verso il
popolo [ebraico]" e fu questa benevolenza che costrinse loro a prestare
[i loro beni] malgrado che la loro ragione non fosse per niente d'accordo.
E nella
Parashà di Beshallach (Shemot 14, 24): "E Hashem osservò il campo
dell'Egitto attraverso una colonna di fuoco [...] e staccò le ruote dei loro
carri" si è visto che il Creatore, che sia benedetto, domina il fuoco e
brucia con i Suoi decreti, perché fu il fuoco a bruciare le ruote di tutti i
carri, mentre le altre parti dei carri non furono intaccate (e cosi pure nella
piaga della grandine (5): "E la fiamma bruciava
dentro la grandine").
Durante
l'apertura del Mar Rosso, il mare obbedì al Suo decreto, sia benedetto il Suo
Nome: si trasformò in terraferma fino al passaggio dell'ultimo degli Ebrei,
poi sommerse e fece annegare gli Egizi in modo che non ne scampò nemmeno uno,
come spiegato nella Parashà (6). Ciò avviene perché il Suo
decreto, sia benedetto il Suo Nome, si realizza interamente senza nessuna
eccezione.
E gli Ebrei
videro gli Egizi morti sulla riva del mare e videro che Hashem benedetto
ripaga misura per misura. Faraone aveva decretato (Shemot 1, 22):
"Getterete nel fiume ogni neonato maschio", ed ecco Faraone, il suo
esercito e i migliori dei suoi soldati annegati nel Mar Rosso. E infatti disse
Yitrò (Shemot 18, 11): "Adesso so che Hashem è più grande di tutte le
divinità, perché [proprio] ciò con cui [gli Egizi] avevano complottato [si abbatté]
su di loro". Ciò che fu tradotto (7): "Proprio la cosa con la
quale gli Egizi pensavano di colpire gli Ebrei, con essa furono colpiti (8)."
Note
del traduttore:
(1) Gli Ebrei. Per l'episodio dell'apertura del Mar
Rosso, si veda Shemot, capitoli 14 e 15. Qui si fa riferimento in particolare
ai versetti 14, 22 e 15, 8.
(2) Shemot 7, 28.
(3) Parashà di Bo, il passaggio si trova in Shemot 10,
12-19.
(4) Shemot 12, 35-36.
(5) Shemot 9, 24.
(6) Parashà di Beshallach, il brano si trova in Shemot
14, 21-29.
(7) Si tratta ovviamente della traduzione della Torà in
Aramaico da parte di Onkelos.
(8) Ciò che Rashi opportunamente commenta: "Con
l'acqua volevano eliminarli e con l'acqua furono eliminati". Cioè gli
Egizi pensavano di eliminare gli Ebrei annegando i loro neonati maschi, e fu
proprio attraverso l'acqua che gli Egizi furono puniti, annegati nel Mar
Rosso.
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