Le associazioni Antigone - Museo della ndrangheta
e
Italia - Israele Reggio Calabria
con il patrocinio della Comunità ebraica di Napoli
in occasione del Giorno della memoria
organizzano
Domenica 27 gennaio - ore 17,30
presso il Museo della ndrangheta
Reggio Calabria - Località Croce Valanidi
Via Cava Aloi (fronte plesso sportivo F.Cozza)
Via Cava Aloi (fronte plesso sportivo F.Cozza)
mostra fotografica di Deborah Cartisano
"Auschwitz, la memoria rende liberi"
con la donazione
al Museo di un ulivo di Eretz
del Keren Keyemet LeYisrael
del Keren Keyemet LeYisrael
in memoria di
Shlomo Venezia z.l.
e Lollo Cartisano (che la terra gli sia lieve)
e Lollo Cartisano (che la terra gli sia lieve)
Foto dalla pagina Facebook
dedicata a Shlomo Venezia
dedicata a Shlomo Venezia
Fu deportato da Salonicco ad Auschiwitz, dove
entrò a far parte delle squadre dei Sonderkommando, composte da internati e
destinate alle operazioni di smaltimento dei corpi dei deportati uccisi; e
sopravvissuto, si stabilì a Roma, dove testimoniò fino alla morte l’orrore dei campi
di sterminio e scrisse in un libro la sua esperienza.
Foto da LiberaInformazione
Nel 1993 venne sequestrato a scopo estorsivo
dalla 'ndrangheta, dopo essersi rifiutato, insieme alla sua famiglia, di pagare
il “pizzo” richiesto per la sua attività di fotografo; nonostante il pagamento
di un riscatto, non venne mai liberato. Solo nel 2003 il suo cadavere viene
ritrovato, grazie a una lettera anonima, scritta da uno dei rapitori, spinto
anche dall’azione e dalle parole della moglie e dalla figlia di Cartisano, Deborah.
Deborah Cartisano è fotografa
di reportage e ritratti; membro dell’Associazione Libera, impegnata nella
cultura e nel sociale, fa attività con le scuole e i gruppi territoriali,
affrontando il tema della memoria delle vittime della Mafia e di promozione sui
temi della legalità. In particolare, organizza ogni anno la "Marcia della memoria", una manifestazione-pellegrinaccio che giunge in Aspromonte, ai piedi di Pietra Cappa, dove fu ritrovato il padre.
Il reportage "Auschwitz, la memoria rende liberi" è stato
eseguito durante un viaggio in Polonia della fotografa Deborah Cartisano.
Queste foto raccontano le emozioni intense e vive provate durante la visita
al campo di sterminio, dalle quali scaturisce il forte desiderio di contribuire
alla memoria di quei tragici eventi, affinché non si ripetano più.
Dentro questo reportage c’è l’evento drammatico del rapimento del padre
dell’autrice: cel campo la prigionia paterna era come amplificata e ciò ha
permesso di raccontarla per immagini.
Visitando Auschwitz è stata vissuta la drammatica quotidianità dei
prigionieri, la loro difficoltà esibita ha mostrato tutta la sofferenza della
prigionia: questo è stato a volte insopportabile e la fotografia è diventata il
filtro che ha protetto da queste emozioni, permettendo di elaborarle in un
secondo momento.
La mostra resterà aperta
fino al 27 aprile
fino al 27 aprile
Orari: lunedì/venerdì dalle ore 9:00/13:00 e 15:00/18:00
L'ingresso è libero. Per le visite è necessaria la
prenotazione:
e-mail: salvatore.borelli@libero.it oppure 3284942872
e-mail: salvatore.borelli@libero.it oppure 3284942872
È un'occasione quanto
mai importante per ripensare all'orrore perpetrato durante la seconda guerra
mondiale verso il popolo ebraico, ma vuole essere anche un monito riflessivo
verso tutte quelle persone che non hanno il coraggio di ribellarsi contro tutte
le schiavitù, anche quelle del potere mafioso.
La
mostra sarà inaugurata da Deborah Cartisano alla presenza di Roque Pugliese
(Comunità ebraica di Napoli), Antonio Porcaro (Presidente dell’Associazione
Italia-Israele) e Maria Ficara (Associazione Antigone).
Alla
fine della manifestazione un ulivo donato dalla Comunità Ebraica di Napoli sarà
piantato nel giardino del bene confiscato. L’ulivo è dedicato alla memoria di
Shlomo Venezia e Lollo Cartisano.
Da Wikipedia
Il Museo della
ndrangheta si trova in una villa a tre piani di 200 metri quadrati
ciascuno, confiscata alla criminalità organizzata e ristrutturata nel 2006 con
la somma di 125 000 euro; è stata trasformata in un museo aperto
alla città, ai visitatori di tutto il mondo e agli studenti e ai ricercatori
interessati a portare avanti un lavoro di approfondimento sul tema della
ndrangheta e della criminalità organizzata.
Il Museo è un
progetto istituzionale fondato a dicembre 2009, grazie ad un protocollo
d’intesa firmato dalla Prefettura di Reggio Calabria, la Regione Calabria, la
Provincia di Reggio Calabria, il Comune di Reggio Calabria, la cattedra di
Etnologia dell’Università La Sapienza e la Facoltà di Lettere e Filosofia
dell’Università della Calabria.
Il progetto Museo della ndrangheta è
un’operazione culturale senza precedenti che si occupa di ricerca, analisi,
attività e programmazione sul territorio con il fine di realizzare una
conoscenza oggettiva della mentalità diffusa su cui l’elemento criminalità
organizzata attecchisce. L’obiettivo è fare i conti in modo razionale e
cosciente e intervenire sulla trasmissione di valori che informa le nuove
generazioni, agendo sui processi di inculturazione diretta e indiretta.
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