Calabria judaica - Sud ebraico

Calabria judaica ~ Sud ebraico
Storia, cultura e attualità ebraiche in Calabria
con uno sguardo al futuro e a tutto il Meridione

Secondo una leggenda, che attesta l'antica frequentazione orientale della nostra regione, Reggio fu fondata da Aschenez, pronipote di Noé.
La sinagoga del IV secolo, ricca di mosaici, di Bova Marina, è la più antica in Occidente dopo quella di Ostia Antica; a Reggio fu stampata la prima opera in ebraico con indicazione di data, il commento di Rashì alla Torah; Chayim Vital haQalavrezì, il calabrese, fu grande studioso di kabbalah, noto anche con l'acronimo Rachu.
Nel Medioevo moltissimi furono gli ebrei che si stabilirono in Calabria, aumentando fino alla cacciata all'inizio del XVI secolo; tornarono per pochi anni, richiamati dagli abitanti oppressi dai banchieri cristiani, ma furono definitivamente cacciati nel 1541, evento che non fu estraneo alla decadenza economica della Calabria, in particolare nel settore legato alla lavorazione della seta.
Dopo l’espulsione definitiva, gli ebrei (ufficialmente) sparirono, e tornarono temporaneamente nella triste circostanza dell’internamento a Ferramonti; oggi non vi sono che isolate presenze, ma d'estate la Riviera dei Cedri si riempie di rabbini che vengono a raccogliere i frutti per la celebrazione di Sukkot (la festa delle Capanne).
Questo blog è dedito in primo luogo allo studio della storia e della cultura ebraica in Calabria; a
ttraverso questo studio vuole concorrere, nei suoi limiti, alla rinascita dell'ebraismo calabrese; solidale con l'unica democrazia del Medio Oriente si propone come ponte di conoscenza e amicizia tra la nostra terra e Israele.

IN PRIMO PIANO: eventi e appuntamenti

27 gennaio 2019: Giorno della memoria

c

c

mercoledì 25 gennaio 2017

Anpi e Scout reggini insieme per la Giornata della Memoria

Reggio Calabria 25/01/2017 - L’Anpi e le Associazioni scoutistiche reggine (Agesci, Masci, Cngei e Fse) insieme per una serie di iniziative dedicate al Giorno della memoria. Al centro della due giorni la storia di resistenza clandestina delle Aquile Randagie, che si opposero al provvedimento di scioglimento di tutte le organizzazioni giovanili adottato dal fascismo nel 1927 al fine di impedire qualsiasi forma di aggregazione altra che non fosse quella del regime (Opera Balilla). Una storia di Resistenza duranta 17 anni
Una testimonianza vera di coraggio e fedeltà che da quel primo gruppo di scout portò nel 1943 al contributo fattivo nella fondazione di Oscar, un’organizzazione che portò in salvo oltre 2mila persone perseguitate dal regime, aiutandole ad espatriare in Svizzera. Gli eventi in programma vedono una serie di approfondimenti e testimonianza insieme a contributi multimediali a cura della Fondazione Baden e la presenza di Emanuele Locatelli, capo scout in servizio presso le basi scout in Val Codera, attivo divulgatore della storia delle Aquile Randagie e curatore di diverse pubblicazione in materia.
Venerdì alle ore 18 primo appuntamento nell’Auditorium Don Orione (Sant’Antonio). Sabato mattina l’incontro alle ore 10 presso il Liceo Scientifico L. da Vinci

Reggio: Associazione Anassilaos per il Giorno della memoria

Le iniziative dell'Anassilaos per la Giornata della Memoria
Reggio Calabria 25/01/2017 - “Il Giorno della Memoria 2017” sarà al centro di due incontri promossi dall’Associazione Culturale Anassilaos e di una mostra filatelica. Il primo, organizzato congiuntamente con la Biblioteca Civica “Pietro De Nava”, si terrà venerdì 27 gennaio con inizio alle ore 17,00 presso la Sala Spanò Bolani della stessa Biblioteca e avrà per tema “Donne e bambini nella Shoah” (relatore il Prof. Antonino Romeo introdotto dalla Dr.ssa Rosella Crinò, Responsabile Donna di Anassilaos).
Un dramma a parte nella Shoah e nelle vicende belliche e della Resistenza è costituito infatti dalle donne e, soprattutto dai bambini, uccisi negli eccidi delle loro comunità strappati dalle braccia dei genitori, sottoposti a crudeli ricerche pseudo-scientifiche. Prima della conferenza sarà inaugurata la Mostra filatelica “La Shoah nei francobolli” realizzata dal Circolo Filatelico dell’Associazione Anassilaos che si potrà visitare fino al 12 febbraio. Per l’occasione è stata realizzata una speciale cartolina commemorativa – su disegno dell’artista Alessandro Allegra - che sarà donata ai presenti. La Shoah - scrive in una nota esplicativa della Mostra il Presidente di Anassilaos Stefano Iorfida - ha costituito il punto di arrivo, terribile per il numero delle vittime e le immense sofferenze inferte ai corpi e alle anime di tanti milioni di individui, di tutta una serie di persecuzioni che hanno contraddistinto la vita del “popolo eletto” nel corso dei millenni sia nella terra d’origine che, successivamente, nei paesi della “diaspora”.
La mostra si apre dunque con una serie di valori bollati emessi da numerosi paesi europei per ricordare momenti e fasi della Shoah e si allarga anche ad eventi ad essa, in parte, collegati, quali soprattutto la Seconda Guerra Mondiale che ha fornito l’opportunità e l’occasione per la “soluzione finale” e la Resistenza al nazismo e al fascismo in molti paesi occupati. Shoah, 2^ Guerra Mondiale e Resistenza sono infatti eventi strettamente collegati poiché l’ annessione e l’ occupazione, in un breve volgere di anni, di gran parte dell’Europa (l’ Austria nel 1938, la Boemia e Moravia nel 1939, la Polonia nel 1939 e poi, successivamente, in rapida sequenza, nel 1940 la Danimarca, la Norvegia, i Paesi Bassi, il Lussemburgo, il Belgio e la Francia e nel 1941 la Jugoslavia, la Grecia e l’Unione Sovietica occupata fin quasi ai sobborghi di Mosca e Leningrado) nonché gli strettissimi legami politici e militari con l’Ungheria, la Bulgaria e la Romania e gli stati fantocci di Croazia e Slovacchia - territori dove era presente una numerosa comunità ebraica - ha offerto al Terzo Reich “l’opportunità” di avviare su scala europea la soluzione finale che venne estesa anche all’Italia - che da parte sua nel 1938 aveva adottato le odiose leggi razziali – allorquando. dopo l’8 settembre 1943, le truppe tedesche occuparono più della metà del territorio nazionale (da Roma in su) e favorirono la nascita della Repubblica Sociale di Salò.
Il Processo di Norimberga (1946) che ha condannato gli esponenti più in vista del Terzo Reich ancora viventi e i processi che si sono celebrati nei diversi paesi europei che hanno subito la violenza nazifascista hanno, soltanto in parte, reso giustizia alle vittime. In parte perché a Norimberga tra gli stessi vincitori sedevano alcuni carnefici della prima ora (vedi le Fosse di Katyn dove furono frettolosamente sepolti i militari polacchi uccisi dai Sovietici) e poi perché la divisione del mondo in due blocchi politici e militari contrapposti indusse a chiudere – vedi gli incompiuti processi di denazificazione e defascistizzazione – rapidamente non pochi capitoli della guerra appena conclusasi.
Resta comunque in noi – prosegue Iorfida – a settanta anni e più da quegli eventi un grande senso di sbigottimento perché nonostante gli atti generosi di singoli e comunità (il salvataggio degli Ebrei danesi e bulgari), la gran parte dei cittadini della pur civile Europa ha fatto finta di non vedere e una restante parte, all’Est come all’Ovest, ha collaborato attivamente con i nazisti a cercare, scovare e rastrellare gli Ebrei per affidarli ai carnefici. In occasione di una prossima mostra filatelica- prosegue Iorfida - sarà affrontato il tema della presenza ebraica nell’Europa di ieri e di oggi a dimostrazione che la vita, la cultura, la religione, la lingua e le tradizioni di un popolo sono sempre più forti di qualsiasi tentativo, per quanto scientificamente pianificato, di distruzione.

Il secondo incontro, organizzato congiuntamente con l’Associazione Amici del Museo, si terrà sabato 28 gennaio alle ore 17,30 presso la Sala San Giorgio al Corso e avrà per tema "La comunità ebraica di Reggio: una splendida realtà finita il 15 luglio 1511” (relatore il Prof. Franco Arillotta introdotto dal Prof. Pino Papasergio del Comitato Indirizzo di Anassilaos).

Angelo De Fiore, il calabrese Giusto delle Nazioni

Foto da CosenzApp
Un ricordo di Angelo De Fiore, il calabrese Giusto delle Nazioni
Grazie a Tonino Fiorentini per le fotografie del monumento a De Fiore che si trova a Rota Greca (CS), suo (e loro) paese natale

Dal sito della Polizia di Stato
Angelo De Fiore nacque a Rota Greca (Cosenza) il 19 luglio del 1895. Dopo il matrimonio si trasferì a Roma, dove vinse il concorso per Funzionario di Pubblica Sicurezza. Negli anni tragici e difficili dell’occupazione nazista, prestò servizio, presso la questura di Roma, quale dirigente dell’Ufficio stranieri e, attendendo a questo incarico, salvò centinaia di vite umane. Testimonianze di questo suo operato si rinvengono sul libro “Il ghetto sul Tevere” dove si legge: “quel De Fiore si dimostrò un campione di solerzia nel mettere a disposizione degli instancabili investigatori tedeschi i suoi schedari, quelli che decideva lui, facendone sparire molti altri, quelli che per la Gestapo non dovevano esistere”.
Altre testimonianze atte ad evidenziare l’opera di Angelo De Fiore, si ricavano dai ricordi del figlio Gaspare e della figlia Enza. Il figlio Gaspare racconta che, allora diciannovenne, si trovava a Roma in piazza Mattei, in attesa del padre. Quando questi sopraggiunge, Gaspare sta per andargli incontro, ma è sorpassato da un uomo che correndo ed urlando qualcosa in ebraico si getta ai piedi del padre abbracciandolo alle ginocchia. Dai negozi, dai magazzini, dai portoni escono numerose persone, quasi tutte donne vestite a lutto, che si fanno attorno. Parlano a voce alta, concitati.
Uno di loro dice in italiano: “È tornato il nostro Angelo Salvatore”. Ed un altro: “Gli devo la vita, gli devo la vita”. Un altro ancora, un giovane, racconta a tutti: “Ero stato preso in una retata e portato alla pensione Jaccarino di via Tasso, avevo nome e documenti falsi, ma i tedeschi insistevano. Volevano che dicessi di essere ebreo, che qualcuno aveva fattola spia, mi interrogavano, mi davano botte. Poi entra lui, mi dà uno schiaffo e mi grida: “Ti hanno preso eh? Cos’hai rubato stavolta? Lo conosco bene questo qua, un ladruncolo da poco. Mandatemelo in Questura. I tedeschi mi fecero uscire a calci”.
La figlia Enza ricorda che, finita la guerra, si recò in un negozio dietro largo Chigi, al fine di acquistare un paio di guanti di pelle. Alla cassa, chiese quanto doveva pagare e la risposta fu: “Niente signorina De Fiore”. “ Come niente? E come sa il mio nome? “ esclamò sorpresa la signorina Enza. “Lei non mi conosce“ rispose la signora che stava alla cassa, “ma io sono venuta tante volte a casa vostra per ringraziare suo padre. Diciamo così, questo regalo è pelle contro pelle “. Enza De Fiore quei guanti li ha conservati per tutta la vita.
Angelo De Fiore fu questore di Forlì ( dal 7 settembre 1953 al 15 aprile 1955), Pisa (dal 16 aprile 1955 al 31 gennaio 1956) e La Spezia (dal 12 agosto 1957 al 9 gennaio 1960). Morì a Roma, il 18 febbraio del 1969.
Per il coraggio ed i sentimenti mostrati, nel 1954 fu insignito della “Legion d’Onore” della Repubblica Francese. Già nel marzo del 1955, l’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane così gli 2 scriveva in una lettera: “La ringraziamo perché col suo fermo atteggiamento riuscì a salvare centinaia di ebrei, interpretando le inique disposizioni razziali con nobile ed umana sensibilità, collaborando con le organizzazioni ebraiche, noncurante delle conseguenze che tale atteggiamento addensava sulla sua posizione e sulla sua stessa vita”.
Nel 1966 il suo nome è stato inserito, al pari di quello di Perlasca e Palatucci, tra i “Giusti d’Israele” ed è scolpito sulla stele della Collina dell’Olocausto in Gerusalemme. Il 2 maggio del 2004, il comune di Rota Greca ha dedicato un monumento al suo illustre cittadino.

Il viaggio del Pentcho: Roma 1° febbraio

Presentazione del libro di Enrico Tromba, Stefano Nicola Sinicropi e Antonio Sorrenti, 2016.

Il libro racconta la storia di 500 ebrei che, in fuga dalla barbarie nazista, cercano di raggiungere la Palestina e la definitiva salvezza a bordo di un improbabile battello, il Pentcho. Questo viaggio della speranza si arenò su un isolotto dell’Egeo. Furono tratti in salvo da una nave della Marina Italiana e successivamente condotti all’internamento nell’isola di Rodi. Dopo oltre un anno vennero inviati nel campo di Ferramonti, in Calabria, dove la maggior parte di loro riuscì a salvarsi dai rastrellamenti nazisti. Alla presentazione intervengono: il direttore del Museo della Shoah di Roma e Consulente scientifico della Fondazione Museo della Shoah, Marcello Pezzetti; il dott. Mestan, direttore del Museo della Cultura Ebraica di Bratislava; Stanislava Šikulová, Consulente del Museo della Cultura Ebraica del Museo Nazionale Slovacco di Bratislava; il Capitano di Vascello Giosuè Allegrini, Direttore dell’Ufficio Storico della Marina Militare; Elvira Frenkel e Jacob Klein, testimoni della vicenda. Saranno presenti gli autori.

A cura del Centro di cultura ebraica della Comunità ebraica di Roma in collaborazione con Marina militare, Ambasciata della Repubblica Slovacca in Italia, Istituto Slovacco a Roma, Fondazione Museo della Shoah, Libreria Kiryat Sefer
Roma, 1° febbraio 2017, Fondazione Museo della Shoah, Casina dei Vallati, Via del Portico d'Ottavia, 29
Saluti di: Mario Venezia, Presidente della Fondazione Museo della Shoah; S.E. Ján Šoth, Ambasciatore della Repubblica Slovacca in Italia; Ruth Dureghello, Presidente della Comunità ebraica di Roma.

Il 27 gennaio 2016, la troupe di "Sorgente di Vita" è venuta nel Campo di Ferramonti di Tarsia dove ha registrato una intervista a Dina Smadar e Eva Porcilan, discendenti dei profughi del Pentcho. Un bel servizio dove viene ricostruita l'incredibile vicenda di un barcone carico di Ebrei in fuga da Bratislava alla Palestina, dove arrivarono dopo la reclusione a Ferramonti

Dal sito di Anna Pizzuti 
ODISSEA DEL PENTCHO
Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea - Milano
Fondo Israel Kalk - "Der Pentho Trasport" di Enrico Wisla: ricordi di un passeggero di questa nave che con 520 ebrei tentò nel 1941 di raggiungere da Bratislava la Palestina attraverso il Danubio, il Mar Nero e il Mediterraneo, e che naufragò nell'Egeo. I naufraghi furono salvati dalla marina militare e internati in un primo periodo a Rodi poi trasferiti a Ferramonti-Tarsia.
Il 16 maggio 1940 la nave "Pentcho""con a bordo 520 emigranti ha lasciato il porto sul Danubio Bratislava diretta verso la Palestina. Era uno spettacolo che faceva rizzare i capelli: su un vecchio rimorchiatore danubiano, che forse serviva una volta per il trasporto di bestiame o di grano e che per l'imminente viaggio avventuroso era provvisto di alcuni tavolati ed impalcature addizionali in legno, si pigiavano emigranti disperati dalla Slovacchia, dalla Boemia, dalla Germania, dall'Austria, dall'Ungheria, dalla Polonia, ecc.
C'erano, tra di loro, circa 200 giovani idealisti e poi 200 persone adulte (coppie di sposi e persone sole) che non temevano privazioni di sorta, pur di poter rivedere i loro figli in Palestina. Si trovavano, inoltre, sulla nave, cento uomini già detenuti in vari campi di concentramento tedeschi e rilasciati alla condizione di abbandonare immediatamente la Germania. Il delitto peggiore degli organizzatori del viaggio era quello di portare con sé circa 30 bambini.  
La direzione del trasporto illegale era nelle mani della Nuova Organizzazione Sionista Mondiale che - nell'intento di compiere gesta revisioniste - promosse un trasporto illegale verso la Palestina e ha raccolto una somma notevole in valuta estera. Il prezzo di partecipazione era in media circa 100 dollari USA a testa, che dovevano essere depositati in una banca svizzera.
L'impresa era veramente avventurosa, poiché gli organizzatori del trasporto non disponevano di denaro.  
Il "Pentcho" era riuscito, tuttavia, dondolandosi, a scendere lungo il Danubio ed a raggiungere Budapest e Belgrado facendosi dare dalle rispettive comunità israelitiche danaro e viveri. Proseguendo il viaggio la nave ha raggiunto la cosiddetta "Porta di ferro" dove ha dovuto sostare nella cocente stagione estiva ben sette settimane, non avendo la commissione internazionale del Danubio ritenuto il "Pentcho" sufficientemente navigabile per attraversare le rapide del posto.  
Soltanto nell'agosto 1940 il governo Jugoslavo ha inviato in loco un vaporetto rimorchiatore che ha scortato il "Pentcho" col suo carico umano, pigiato in modo da formare una massa compatta, attraverso la "Porta di ferro" raggiungendo il territorio bulgaro.
La proposta dell'autorità jugoslava di far ritornare la nave a Bratislava o di far internare i passeggeri in Jugoslavia era stata, dalla direzione del "Pentcho", semplicemente respinta. Ed ora comincia la vera odissea del doloroso viaggio.
Durante tutto il mese di Agosto e la prima metà di settembre il "Pentcho" dondolava privo di soccorsi tra la Bulgaria e la Romania. Nessuno voleva venire in aiuto alla povera gente. Battelli-pattuglie della polizia ingiungevano alla nave insistentemente di proseguire il viaggio. Le scorte di viveri stavano per finire. Una volta gli organizzatori del viaggio erano riusciti ad indurre un ricco ebreo bulgaro, domiciliato in una piccola città danubiana, di offrire loro in dono alcuni sacchi di pane ed altri viveri. Ma la nave doveva subito proseguire il suo viaggio. In un altro posto bulgaro una commissione militare mista è salita a bordo del "Pentco" e camminando, si può dire, sopra i passeggeri che giacevano esauriti sul pavimento, ha provveduto al sequestro della bandiera bulgara issata sulla nave senza averne il diritto. E così il disgraziato battello era costretto a continuare il suo viaggio giù sul Danubio senza bandiera, cioè come una nave pirata. Ben resto anche l'olio combustibile, che azionava il motore, è finito e la nave è rimasta immobile presso uno dei tanti isolotti inabitati del fiume. In preda ad un caldo cocente ed alla fame si è impossessato dei passeggeri il primo sentimento di panico. Ed infine si è avvicinato al "Pentcho" un motoscafo provvisto di una minacciosa mitragliatrice.

Il governo rumeno ha scortato il "Pentcho" fino al vicino porto Giurgiu dove la nave, trainata da un rimorchiatore è giunta dopo due giorni. Ed ora cominciano cinque settimane terribili. In Romania era scopiata la rivoluzione e le truppe russe erano penetrate nella Bessarabia. Nessuno si preoccupava più dei 520 poveri passeggeri del "Pentcho" che ormai erano da settimane in preda alla fame. I responsabili del "Pentcho" hanno allora preso la disperata decisione di issare la bandiera del bisogno e della fame. Sull'albero di trinchetto veniva issato un drappo bianco di lino con sopra disegnata una grande croce rossa e ciò per annunciare al mondo e più particolarmente agli abitanti della piccola borgata Rustchuk che i 520 ebrei a bordo del "Pentcho" patiscono la fame. Grazie all'intermediazione del vescovo bulgaro, il comitato ebraico di assistenza ha inviato una barca piena di viveri. Al principio di settembre, allorquando alcuni coraggiosi giovani erano saltati nel Danubio allo scopo di raggiungere la vicina costa bulgara nonostante gli spari della guardia rumena (essi sono stati tuttavia catturati e riportati) ordini della superiore autorità imposero ai profughi di provvedersi di olio combustibile, di alcuni sacchi e casse di viveri e botti di acqua e di proseguire il viaggio verso il Mar Nero, dove la nave è giunta il 15 settembre 1940.
Una terribile angoscia si impossessò della gente: questo battello, incapace persino di navigare lungo il fiume doveva ora affrontare il mare. Non si pensava più neppure ai pericoli della guerra, ma soltanto alla parola "Mare". Dopo aver effettuato alcune riparazioni alle ruote a paletta, la nave ha lasciato, il 21 settembre 1940 il porto sul Mar Nero Sulina ed ha preso la via del mare. E' stata una vera fortuna che, proprio in quei giorni, il famigerato Mar Nero era piuttosto calmo, sicchè il "Pentcho" ha potuto, dondolandosi continuamente, raggiungere Costanza, la costa bulgara e quella turca e, dopo due giorni, passare il Bosforo e raggiungere Istanbul. I 520 emigranti illegali potevano allora contemplare la bellezza di Costantinopoli unica nel suo genere. Ma anche i turchi non hanno avuto pietà dei passeggeri ed hanno ordinato alla nave di proseguire il suo viaggio, ciò che essa dovette fare, nonostante la sua riserva d'acqua potabile e la sua scorta di viveri stessero per terminare.

Foto da Il Napoletano - La leggenda del Pentcho
Nei due giorni successivi, allorquando il "Pentcho" attraverso il Mar di Marmara e i Dardanelli raggiunse il Mar Egeo, la fame e la sete erano già all'ordine del giorno. Poiché non si poteva seguire la progettata rotta lungo la costa turca a causa della mancanza di olio combustibile, si pensò, con gli ultimi rimasugli di questi, di puntare, attraversando l'arcipelago delle isole leggendarie greche - a ciò indotti dal tempo relativamente bello e senza vento. Essendo coinciso il nostro arrivo ad Atene con le festività ebraiche, i due giorni del Capodanno, la comunità israelitica locale ci offerse in dono il giorno 4 ottobre 1940 viveri ed acqua ed anche un po' di olio combustibile per consentirci di proseguire il nostro viaggio verso la Palestina. L'olio era, però, appena sufficiente per coprire la metà del percorso, visto il razionamento vigente già in Grecia, dove si attendeva da un momento all'altro lo scoppio della guerra.
Dopo tre giorni di navigazione eravamo di nuovo in alto mare e potevamo intravedere sull'orizzonte alcuni piccoli isolotti, all'improvviso il mare si fece burrascoso e ciò determinò il destino della nave.
Nei giorni 6,7,8,9 ottobre, dopo un breve viaggio nel mare in tempesta con onde alte come una montagna che sballotto lavano la nave come un giocattolo nelle insenature dei vari isolotti greci.
Ed era, verso il mezzogiorno del 9 ottobre, allorquando il forte vento si era un po' calmato e la nave poteva di nuovo seguire la rotta sud-est stabilita in principio, avvenne la disgrazia: un guasto al motore ha impedito al "Pentcho" qualsiasi manovra.
Si pensò allora di ricorrere alle vele, ottenute con la trasformazione di alcune lenzuola, ma la tempesta diventò sempre più forte. Poiché in lontananza si intravvedevano alcuni isolotti, si puntava verso questi. Il vento, però, diventò sempre più violento e poco dopo la mezzanotte del 10 ottobre il "Pentcho" urtò contro gli scogli dell'isolotto completamente disabitato Kamilonisi (50 Km a nord di Creta e circa 80 Km ad occidente del Dodecaneso italiano) e si fracassò.
Per fortuna si è riusciti a gettare sull'isolotto alcune travi e scale, sicchè abbiamo potuto, senza badare allo spumeggiare di grosse onde, passare dalla nave ormai fracassata all'isolotto, arrampicandoci sugli scogli e prendendo terra, ormai completamente esauriti.
All'alba del giorno seguente - nel frattempo è stato constatato che l'isolotto era di estensione assai ridotta, completamente disabitato e privo di qualsiasi vegetazione, e che nel giro dell'orizzonte non si scorgeva terraferma - hanno avuto inizio i lavori di sgombero del battello che veniva continuamente sbattuto contro gli scogli. Sacchi con viveri, botto con acqua potabile erano disponibili in quantità assai limitata. Però tutte le travi in legno venivano portate a terra ed hanno potuto essere utilizzate per la costruzione di capanne di emergenza per proteggersi dalle intemperie. Al secondo giorno della vita da Robinson - era proprio Jom Kippur la festa del perdono, cioè la più importante festività osservata scrupolosamente dagli ebrei ortodossi - è stata trovata in una fessura della roccia un po' d'acqua, scoperta alla quale i 520 naufraghi debbono la loro salvezza. Nella stessa notte il battello ""Pentcho"" si sfasciò completamente ed affondò. La vita da Robinson ha durato dieci lunghi giorni ed è impossibile descriverla in poche parole. I poveri emigranti soffrivano la fame ed erano in preda ad una mortale disperazione.
Finalmente è arrivata la salvezza: il giorno 20 ottobre era verso mezzogiorno, alcuni avieri italiani - era già in corso la guerra tra la Grecia e l'Italia - avvistarono il movimento e le segnalazioni di fumo sull'isola .
Nella stessa serata accorse una nave italiana ed imbarcò tutti quanti i naufraghi. Dopo un viaggio tempestoso sbarcammo, il 23 ottobre 1940 sull'isola di Rodi nel Dodecaneso italiano dell'Egeo. In un primo tempo fummo internati in un campo di tende, ma successivamente - 24 dicembre 1940 - fummo trasferiti nei locali della caserma San Giovanni.
Il trattamento da parte delle autorità italiane fu ottimo, ma alla nostra permanente fame esse non potevano rimediare, e ciò a causa della scarsa disponibilità di viveri e dell'aumento continuo dei prezzi. Come conseguenza delle gravi privazioni, otto emigranti sono morti e molti altri hanno contratto malattie difficilmente curabili. Uno dei problemi più gravi era quello del vestiario, poiché molti dei naufraghi non possiedono alcun indumento all'infuori di quelli che hanno addosso. Auguriamoci che si troverà una persona in grado di offrire ai sinistrati un aiuto efficace e già sin d'ora i 520 naufraghi - uomini , donne e 30 bambini, inviano ai soccorritori i più sentiti ringraziamenti.

18000 giorni fa: un film su Ferramonti

18.000 giorni fa
Questo è il primo film su Ferramonti e si trova su YouTube in versione integrale. Tutt'altro che favorevoli le critiche, ma può comunque essere interessante vederlo.
Nella stessa presentazione su YouTube si dice che “Non viene considerato un bel film neanche dal punto di vista documentaristico. Pur essendo approssimativo e bozzettistico, in ogni caso è un primo tentativo di raccontare la storia, fino ad allora sconosciuta, di Ferramonti di Tarsia”.
Forse la cosa migliore si può considerare il breve intervento introduttivo di Simon Wiesenthal

Moshe, un ebreo polacco evaso dal lager di Treblinka, raggiunge la frontiera del Brennero. Qui, viene catturato dalla polizia italiana ed inviato al campo di concentramento di Ferramonti. Moshe scopre una comunità di prigionieri, che cerca di sopravvivere, ma conserva anche una speranza di riscatto e di salvezza. Nello sconvolgimento dell'Europa questo miracolo di coraggio costringe Moshe ad uscire dalla disperazione e ad impegnarsi nelle vicende del campo. La vicenda di Moshe diviene il documento di un avvenimento realmente accaduto che può testimoniare il valore costruttivo della tolleranza e del coraggio.

GENERE: Storico
ANNO: 1994
REGIA: Gabriella Gabrielli
ATTORI: Maurizio Donadoni, Silvia Cohen, Franco Diogene, Massimo Foschi, Franco Interlenghi, Natalia Loeni, Ubaldo Lo Presti, Gianfranco Barra, William Berger, David Brandon, Pier Paolo Capponi, Alfredo Pea, Stefano Sabelli, Giovanni Visentin
SCENEGGIATURA: Gabriella Gabrielli, Roberto Leoni
FOTOGRAFIA: Erico Menczer
MONTAGGIO: Gianfranco Amicucci
MUSICHE: Gianfranco Plenizio
PRODUZIONE: Maximago per Istituto Luce, Ministero del turismo e dello spettacolo, RaiUno
DISTRIBUZIONE: Istituto Luce - Italnoleggio cinematografico
PAESE: Italia
DURATA: 98 Min
FORMATO: Normale

CRITICA
Gian Luigi Rondi, Il Tempo, 5 febbraio 1994
"Forse, a confronto degli orrori cui vicende simili ci hanno abituati, tutte quelle attenzioni e quelle generosità sanno un po' troppo di favola, ma desunte come sono da episodi autentici riescono a coinvolgere e ad apparire plausibili, anche perché il testo dl Roberto Leoni e la regia di Gabriella Gabrielli, pur rischiando qua e là un certo patetismo, tendono, specie nella prima parte, a mantenere toni asciutti e non di rado perfino risentiti con pagine di innegabile rigore. (...) Nonostante, dopo, la seconda parte, un po' approssimativa anche nelle sue ellissi, approdi con facilità eccessiva al lieto fine, consentendo addirittura al protagonista di ritrovare l'amore, sia coniugale, sia paterno: in cifre superficialmente emotive. Lo interpreta con accenti seri, Maurizio Donadoni; la donna cui si legherà è Silvia Cohen; fra gli altri ebrei del campo, William Berger; il militare buono è Pier Paolo Capponi; i fascisti cattivi sono Stefano Sabelli e Giovanni Visentin, forse un po' caricaturali. C'è anche Franco Interlenghi, barba bianca e saio da frate, pronto ad aiutare".

Stefano Martina, Il Messaggero, 11 febbraio 1994
"Alcune forzature drammaturgiche saranno state anche inevitabili (benché non si possa dire lo stesso per la stereotipata approssimazione di alcuni personaggi: il gerarca impettito, il medico in orbace perfido ma codardo, il secondino butto e umano che storpia i nomi stranieri), e magari ci sarebbe stato abbastanza materiale per fare di "18.000 giorni fa" una miniserie tv di maggior efficacia e profondità narrative. Il vero dubbio che il film lascia, se confrontato con l'attuale spirito del tempo, è che il nostro carattere nazionale nel frattempo sia mutato molto, e non certo in meglio. Ma forse è solo un'impressione. La banalità del bene non avrà un gran mercato, tuttavia è pur sempre rassicurante"

Paolo D'Agostini, la Repubblica, 9 febbraio 1994
"Il film è questo, un film molto povero (compresa la convenzione che consente a tutti di comunicare agevolmente in lingua Italiana) che non solo per colpa della povertà è troppo didascalico ma senza un filo di demagogia sulla presunta bontà naturale degli italiani in confronto alla barbarie nazista, onesto, limpido, lineare. Vanno almeno citati, della compagnia numerosa ed evidentemente complice dell'ispirazione civile, Silvia Cohen, Massimo Foschi, Alfredo Pea, Gianfranco Barra, William Berger, Franco Interlenghi, David Brandon"

Arcigay Cosenza: Lo sterminio dimenticato

Dal sito Eventa

 

Lo sterminio dimenticato - Discussione, musica e immagini

Eos Arcigay Cosenza

Giovedì 26 gennaio 2017 - 16,30

"Come per tutti gli elementi indesiderati, anche per gli omosessuali si aprirono i cancelli dei campi di concentramento.
A migliaia (il numero preciso non si saprà probabilmente mai) vennero marchiati con un triangolo rosa, costretti a subire aberranti esperimenti medici, torture ed umiliazioni mentre quelli più forti che riuscivano a resistere, venivano soppressi nelle camere a gas...
Un dramma, quello degli omosessuali, che non terminò neppure con la fine della guerra".
Come ogni anno, in occasione della "Giornata della Memoria", 27 Gennaio, Eos Arcigay Cosenza si unisce al ricordo.
Per ricordare attraverso discussioni, musica e immagini il peso del razzismo, l'atroce crudeltà della violenza. La discussione sarà aperta a tutt* e sarà guidata dalla proiezione di immagini e video.
Interverranno:
Alessandra Carelli (Rete universitaria per il Giorno della memoria);
Maria Pina Iannuzzi (Presidente Anpi Cosenza);
Centro Antiviolenza Roberta Lanzino - Cosenza.
Vi aspettiamo nella nostra sede (Corso Telesio 98, Casa delle Culture) il 26 Gennaio alle ore 16,30.

"Le cose di Eos" A fine evento sarà presentata e resa pubblica una nuova serie di incontri a tema LGBTI ***


Aggiornamenti e notizie sulla pagina Facebook dell’evento 

Cosenza: Giorno della memoria 2017

 

In una intensa tre giorni di cultura, il Comune di Cosenza celebra il Giorno della memorie, affiancando al ricordo della Shoah quello del Porrajmos (il genocidio di Rome e Sinti) e il genocidio degli armeni


Tre giornate di riflessione per non dimenticare. Sono quelle promosse dall'Amministrazione comunale per giovedì 26, venerdì 27 e sabato 28 gennaio per sensibilizzare l'opinione pubblica e soprattutto le giovani generazioni in ricordo della Shoah, la persecuzione dei cittadini ebrei, e delle altre persecuzioni razziali, come quella subita dal popolo armeno sulla quale sarà aperta una particolare finestra.
Il programma delle iniziative, coordinato dalla delegata alla Cultura del Sindaco Mario Occhiuto, Eva Catizone, è stato messo in piedi dall'Amministrazione comunale con la collaborazione del Conservatorio di musica “Stanislao Giacomantonio” e la partecipazione del Liceo Musicale “Lucrezia Della Valle”.
Le giornate della memoria saranno ufficialmente aperte giovedì 26 gennaio, alle ore 10,00, alla Casa della Musica, dai saluti del Sindaco Mario Occhiuto, del Prefetto Gianfranco Tomao, dell'Assessore alla scuola e alla formazione della coscienza civica Matilde Lanzino Spadafora, del Direttore del Conservatorio “Stanislao Giacomantonio” Giorgio Feroleto e di Roque Pugliese, responsabile della Comunità ebraica per la Calabria.
La collaborazione tra Comune e Conservatorio e la specificità del contesto assumono un significato particolare, in quanto il nuovo corso di musiche tradizionali del “Giacomantonio” si inserisce a pieno titolo nelle iniziative pensate dal Comune per le giornate della memoria. “Nel prossimo futuro - sottolinea in una dichiarazione il Direttore del Conservatorio Giorgio Feroleto - la collaborazione tra le due istituzioni, per la promozione ed il consolidamento della cultura musicale in città, porterà sicuramente ad ottimi risultati”.
Il clou della prima giornata sarà, subito dopo i saluti istituzionali, la conversazione sul tema “La musica nella cultura yiddish” con la partecipazione di Rudi Assuntino e Marta Petrusewicz. Rudi Assuntino, cantautore, regista e autore televisivo, appartiene a quel gruppo di intellettuali ed artisti che, all'inizio degli anni sessanta diede vita, a Milano, ad una importante attività di studio e ricerca della espressività popolare, del canto sociale e della canzone popolare e politica italiana. Traduttore di Master of war di Bob Dylan (L'uomo che sa) e di Eve of destruction (L'alba della fine) di Barry Mc Guire, Assuntino ha pubblicato nel 1998, insieme a Wlodeck Goldkorn, per l'editore Sellerio, e successivamente per l'editrice polacca Znak e per la tedesca Verlag C.H.Beck, il libro “Il Guardiano. Marek Edelman racconta” che contiene le memorie del vice comandante dell'insurrezione del Ghetto di Varsavia, cardiologo, leader di Solidarnosc, difensore del popolo bosniaco e dei diritti civili, uno dei maggiori testimoni della storia del ventesimo secolo, scomparso nel 2009.
Ma la presenza a Cosenza di Rudi Assuntino è legata alla conversazione, durante la quale sarà affiancato dalla docente universitaria Marta Petrusewicz, sul tema della musica nella cultura yiddish, con particolare riferimento a Mordechaj Gebirtig, il più grande autore della canzone yiddish, al quale Assuntino ha dedicato, nel 1997, il volume “Le mie canzoni”, edito da “La Giuntina” e da cui ha tratto lo spettacolo “Tre figliole” che sarà proiettato alla Casa della Musica di Cosenza nel corso della manifestazione di apertura delle giornate della memoria e che venne presentato a Torino, Roma, Cracovia e Varsavia e registrato dal canale culturale satellitare RAISAT nel 1999.

Giornate della memoria alla Casa della Musica:
il programma completo con i titoli e gli orari della maratona cinematografica 
Subito dopo l'incontro con Rudi Assuntino e Marta Petrusewicz, il programma proseguirà con l'inizio delle proiezioni cinematografiche a tema. Una vera e propria maratona di film sul cinema e le persecuzioni.
Sarà il film L'isola in via degli Uccelli del regista danese Soeren Kragh Jacobsen, tra i fondatori del movimento “Dogma 95”, ad aprire ufficialmente, alle ore 12,00, la rassegna cinematografica. Il programma prevede, poi, alle ore 14,00, la proiezione de La Rosa bianca - Sophie Scholl diretto dal regista tedesco Marc Rothemund. Decisamente per bambini, ma capace anche di parlare agli adulti, il terzo titolo della rassegna: il film di animazione Galline in fuga, diretto da Peter Lord e Nick Park, della scuderia Dreamworks e che sarà proiettato alla Casa della Musica alle ore 16,00. Un successo della stagione cinematografica 2015 è il quarto titolo in programma, sempre giovedì 26 gennaio, alle ore 18,00: Il labirinto del silenzio di Giulio Ricciarelli, regista italiano, alla sua opera prima, selezionato dalla Germania per la corsa all'Oscar per il miglior film straniero. Ultima proiezione di giovedì 26 gennaio è il bellissimo e recentissimo Il figlio di Saul, film del regista ungherese László Nemes, vincitore dell'Oscar 2016 per il miglior film straniero e, nel 2015, del Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes.
La seconda giornata di proiezioni cinematografiche dedicate al ricordo della Shoah e delle altre persecuzioni razziali inizierà venerdì 27 gennaio, alle ore 9,00, con il film Jona che visse nella balena di Roberto Faenza. Alle ore 11,00, seconda proiezione con Arrivederci, ragazzi di Louis Malle, Leone d'oro a Venezia nel 1987. Dichiaratamente autobiografico, il film fa riferimento ad un fatto storico di cui il regista fu testimone durante la seconda guerra mondiale. Dalla regista ungherese Márta Mészáros arriva, invece, il film che sarà proiettato il 27 gennaio alle ore 14,00, La settima stanza, nel quale l'autrice riflette le sue personali esperienze subite sia durante il regime fascista di Horty, sia durante la rivolta d'Ungheria del 1956. Particolarmente significativa la proiezione delle ore 16,00. In programma, infatti, il documentario di Paolo Santoni, Tzigari, una storia rom. La proiezione di “Tzigari”, a cura dell'Associazione Lav Romanò, è promossa dalla Commissione Cultura di Palazzo dei Bruzi, presieduta dalla consigliera comunale Alessandra De Rosa, e sarà preceduta da un'introduzione di Fiore Manzo, attivista dell'Associazione Lav Romanò e di Enzo Abruzzese, vice presidente della stessa Associazione. Dopo la proiezione del documentario sarà dato ampio spazio al dibattito con il pubblico. Nella rassegna cinematografica della Casa della Musica non poteva mancare un titolo come Train de vie (ore 18,00) del regista rumeno Radu Mihaileanu, autore di una spiritosissima e amara commedia, divenuta una sorta di cult del genere che mescola dramma e umorismo. A chiudere la maratona cinematografica sarà il film di Margarethe Von Trotta Rosenstrasse (ore 20,00), microstoria di un capitolo dell'Olocausto.

Altre iniziative collaterali saranno, sia il 26 che il 27 gennaio, alla Biblioteca civica, la consultazione libera di testi e documenti d'epoca riguardanti la Shoah, l'attivazione della filodiffusione su tutta l'isola pedonale di Corso Mazzini con musica della tradizione ebraica ed armena, tratta quest'ultima dal canzoniere di Charles Aznavour (ambasciatore ONU per l'Armenia, ambasciatore itinerante dell'Armenia per l'Unesco oltre ad essere eroe musicale del suo Paese di appartenenza).

Cinque sensi di marcia: La città dei Bruzi in ricordo della Shoah
In occasione delle giornate della memoria l'Amministrazione comunale propone, inoltre, sabato 28 gennaio, con inizio alle ore 15,30, un'edizione speciale di “Cinque sensi di marcia”, la collaudata iniziativa promossa dall'Assessorato al turismo e marketing territoriale guidato da Rosaria Succurro, in collaborazione con l'Associazione di Promozione Turistica “Città di Cosenza” e l'Associazione “Cosenza Autentica”. Tema dell'edizione speciale di “Cinque sensi di marcia” è “La città dei Bruzi in ricordo della Shoah”.
L'itinerario proposto condurrà i partecipanti alla scoperta dei segni materiali e immateriali che la comunità ebraica ha lasciato nella città di Cosenza. Il raduno è previsto alle 15.30 alla Confluenza dei fiumi. L’itinerario si articolerà nel centro storico, percorrendo Lungo Crati Miceli e, attraversando la “postierla”, antica porta secondaria delle mura cittadine, raggiungerà via Cafarone, il cui toponimo, secondo alcune tesi, riporterebbe alla memoria Cafarnao, antica città della Galilea, centro spirituale dell’evangelizzazione di Gesù. Qui è prevista una sosta a Palazzo Gervasi che potrebbe, secondo ultime ipotesi, svelare nuove indicazioni riguardo alla localizzazione del quartiere ebraico e della Sinagoga. Si proseguirà alla volta di Salita Liceo raggiungendo Piazza dei Follari, luogo di memoria della straordinaria operosità della comunità ebraica che favorì la produzione e la diffusione della seta. Tappa successiva, il Monastero delle Vergini realizzato, secondo le fonti, sul sito dell’antica Sinagoga. Dopo la visita alla Chiesa, sarà percorsa via Gaetano Argento fino a raggiungere alcuni dei pannelli del museo storico all’aperto, posti nelle vicinanze della Chiesa di San Francesco d’Assisi, che mostreranno ancora una volta l’importante espansione artigianale della seta nel periodo svevo. Attraverso via del Seggio si arriverà in Piazza Duomo per una visita in Cattedrale, riconosciuta il 12 ottobre 2011 patrimonio testimone di cultura di pace dall’UNESCO. Tutte le iniziative delle giornate della memoria a Cosenza saranno gratuite.

SCHEDE FILM RASSEGNA “IL CINEMA E LE PERSECUZIONI”
Giuseppe Di Donna

“L'isola in via degli uccelli” di Soeren Kragh Jacobsen
Tratto dal romanzo di Uri Orlev, “L'isola in via degli Uccelli” ne interpreta fedelmente le pagine, narrando la storia di Alex, ragazzo undicenne che sopravvive ai rastrellamenti dei tedeschi nel ghetto di Varsavia dedicandosi alla lettura dei libri d'avventura, soprattutto “Robinson Crusoe”. Grazie alla lezione imparata da Robinson, Alex costruisce, all'ultimo piano di un edificio in via degli Uccelli, un mondo sicuro, un'isola tutta sua, accessibile solo mediante una scala di corda. Qui si predispone ad aspettare il ritorno del padre, convinto che prima o poi lo rivedrà. Quando il genitore farà ritorno in via degli Uccelli, ritroverà Alex, molto debole, ma vivo. La ritrovata unione consente a padre e figlio di andare avanti. Oggi Alex è diventato uno scrittore.

La Rosa bianca - Sophie Scholl di Marc Rothemund
Siamo a Monaco, nel 1943. Mentre la guerra di Hitler devasta l'Europa, un gruppo di coraggiosi giovani universitari decide di ribellarsi al nazismo e alla sua disumana macchina da guerra. Nasce così la “Rosa Bianca”, un movimento di resistenza al Terzo Reich. Sophie Scholl è l'unica donna che si unisce al gruppo, una ragazza come tante, che il tempo, però, fa maturare in una combattente audace ed impegnata. Il 18 febbraio 1943, Sophie ed il fratello Hans vengono scoperti ed arrestati mentre distribuiscono volantini all'università. Nei giorni a seguire, l'interrogatorio di Sophie da parte di Mohr, ufficiale della Gestapo, si trasforma in uno strenuo duello psicologico.

Galline in fuga di Peter Lord e Nick Park
Modelli dichiarati del regista e del produttore sono i film sulla seconda guerra mondiale e sull'eroismo dei soldati alleati prigionieri dei tedeschi, come “La grande fuga” e “Stalag 17”. E 17 è il numero della baracca da dove parte la rivolta del pollaio dove le cinque simpatiche galline protagoniste sono rinchiuse. Preoccupate per la loro sorte, per salvare le “penne” escogitano un piano che li possa portare fuori dall'allevamento di pollame di Mrs.Tweedy, verso la salvezza e lontano dai soprusi.

Il labirinto del silenzio di Giulio Ricciarelli
Ambientato nel 1958, il film racconta la storia del giovane procuratore Johann Radmann che, in un momento in cui nessuno ha voglia di ricordare i tempi del regime nazionalsocialista, si imbatte in alcuni documenti che aiutano a dare il via al processo contro alcuni importanti personaggi pubblici che avevano prestato servizio ad Auschwitz. Ma gli orrori del passato e l'ostilità che avverte nei confronti del suo lavoro portano Johann vicino all'esaurimento. E' quasi impossibile per lui trovare l'uscita da questo labirinto: tutti sembrano essere stati coinvolti o colpevoli.
Lusinghieri i giudizi espressi dalla critica all'indirizzo de “Il labirinto del silenzio”. Un film limpido, forse ingenuo come il suo protagonista, ma semplice e perciò incisivo.

Il figlio di Saul di László Nemes
Protagonista del film è Saul Ausländer , membro dei Sonderkommando di Auschwitz, i gruppi di ebrei costretti dai nazisti ad assisterli nello sterminio degli altri prigionieri. Mentre lavora in uno dei forni crematori, Saul scopre il cadavere di un ragazzo in cui crede di riconoscere suo figlio. Tenterà allora l’impossibile: salvare le spoglie e trovare un rabbino per seppellirlo. Ma per farlo dovrà voltare le spalle ai propri compagni e ai loro piani di ribellione e di fuga.

Jona che visse nella balena di Roberto Faenza
Tratto dalle pagine autobiografiche di Jona Oberski (“Anni d'infanzia”), il film ripercorre la tragedia del lager e la follia dell'antisemitismo nazista ricostruite attraverso lo sguardo candido e innocente di un bimbo ebreo olandese, rinchiuso nel campo di Bergenbelsen nel 1942. Strappato al suo mondo di giochi per essere gettato con violenza tra i reticolati del lager, Jona impara a vivere e a guardare con lo sgomento attonito di chi è stato costretto dalla vita a diventare grande troppo in fretta.

Arrivederci, ragazzi di Louis Malle
“Arrivederci, ragazzi” racconta il romanzo di formazione dell'undicenne Julien Quentin che, insieme al fratello François, nella Parigi del 1944, occupata dai nazisti, si separa giocoforza dalla madre, a causa della guerra, per “riparare” in un collegio di gesuiti dove il rettore introduce anche tre ragazzi un po' più grandi, uno dei quali, Jean Bonnet, timido, misterioso e molto sensibile, attira subito la curiosità di Julien, che è un po' il leader del gruppo. Tra Julien e Jean nasce pian piano una profonda amicizia che si rafforza ancora di più quando il primo capisce che l'altro non è cattolico come lui, ma ebreo e il suo vero nome è Kippelstein.
Julien capisce che la guerra è una cosa orribile e matura moralmente, quando i ragazzi ebrei del collegio vengono portati nei campi di concentramento dopo essere stati denunciati per vendetta alla Gestapo dallo sguattero del collegio, scoperto e licenziato perché faceva mercato nero per guadagnare qualche extra.

La settima stanza di Márta Mészáros
Nel film la Mészáros racconta la storia di Edith Stein, docente di filosofia, allieva del filosofo Husserl, nata ebrea, convertita al cattolicesimo, divenuta suora carmelitana e morta in una camera a gas nazista nel 1942. La Stein venne santificata nel 1987. Una biografia pulita e ardente, diretta nei toni giusti, senza cadere nelle trappole che una storia così intensa poteva tendere. In Edith Stein Márta Mészáros vede un modello femminile di perfezione, affascinata com'è dalla sua forza di volontà nel combattere i mali della società per raggiungere la verità.

Tzigari, una storia rom di Paolo Santoni
“Tzigari” racconta l’incredibile storia di un rom italiano a cavallo delle due guerre mondiali, svelando pagine inedite della persecuzione razziale fascista e della partecipazione dei Rom alla guerra di resistenza. Nella cultura rom e sinti non esiste una memoria scritta. Poco si sa dei circa 500.000 “zingari” che furono uccisi in Europa tra il 1940 e il 1945 e delle migliaia di Rom e Sinti italiani che furono internati negli 80 campi di concentramento istituiti dal regime fascista. La testimonianza di “Tzigari” è una voce autentica che giunge diretta dall’interno del popolo rom. Costruito intorno alla sua storia, il documentario offre una prospettiva inedita ed esclusiva della Seconda Guerra Mondiale, gettando una luce nuova su alcune pagine oscure e rimosse della nostra Storia.

Train de vie di Radu Mihaileanu
Una sera del 1941 Schlomo, chiamato da tutti il matto, irrompe allarmato in un piccolo villaggio ebreo della Romania: i nazisti, fa sapere, stanno deportando tutti gli abitanti ebrei dei paesi vicini e fra poco toccherà anche a loro. Durante il consiglio dei saggi, che subito si riunisce, Schlomo tira fuori una proposta un po' bizzarra che però alla fine viene accolta: per sfuggire ai tedeschi, tutti gli abitanti organizzeranno un falso treno di deportazione, ricoprendo tutti i ruoli necessari, gli ebrei fatti prigionieri, i macchinisti, e anche i nazisti in divisa, sia ufficiali che soldati. Così riusciranno a passare il confine, ad entrare in Ucraina, poi in Russia per arrivare infine in Palestina, a casa.

Rosenstrasse di Margarethe Von Trotta
Ruth è una signora newyorkese che ha appena perso il marito. Nei giorni di lutto comincia a riflettere sempre più sulla religione ebraica ortodossa e questo la porta a disapprovare anche il matrimonio della figlia Hannah con il sudamericano Luis. Per capire le ragioni di un cambiamento tanto radicale, Hannah si reca a Berlino dove conosce Lena Fisher, che da bambina aveva incontrato sua madre a Rosenstrasse: la strada in cui, nel 1943, centinaia di donne si riunirono per manifestare contro la deportazione dei loro mariti ebrei. Il film della von Trotta mostra un lato nascosto ma vero della Shoah. Un intreccio di destini a cavallo del tempo, storia minuscola e maiuscola raccontata con un alto senso del dovere morale e dell'informazione.

martedì 24 gennaio 2017

Giorno della memoria 2017: Anpi di Catanzaro

Giornata della Memoria, le iniziative dell'Anpi
All’Istituto Casalinuovo di Catanzaro Lido verrà allestita anche una mostra
Come avviene da anni in occasione del 27 gennaio, il Comitato Provinciale dell’ANPI unitamente alle Sezioni di Soverato, del Reventino, di Cropani/Sersale si prepara a partire da mercoledì 25 a celebrare con la dovuta attenzione e senza retorica la Giornata della Memoria. Attività ed iniziative che intrecciano sempre il valore della Storia e della Memoria.
Non basta solo ricordare; non serve limitarsi al ricordo doloroso per le tragedie del nazifascismo. È necessario l’approfondimento, la conoscenza dei fatti e soprattutto sapere declinare al presente il valore della Memoria. Ricordare gli orrori della Shoah, del Porrajmos, lo sterminio degli omosessuali, degli handicappati e dei deportati politici è senz’altro di primaria importanza. Ma accanto a questo è necessario fermarsi sui tanti orrori che stanno avvenendo oggi nel mondo civile e nella civilissima Europa. Muri e fili spinati; persecuzioni e morte non sono solo fatti di ieri. Avvengono sotto i nostri occhi e bene facciamo a parlarne in questi giorni.
Luoghi privilegiati degli incontri saranno le scuole. All’Istituto Casalinuovo di Catanzaro Lido dove verrà allestita anche una mostra, il 27 gennaio se ne parlerà con Concetta Carrozza, il Presidente dell’ANPI Mario Vallone e Don Giacomo Panizza della Comunità Progetto Sud. A Soverato all’Istituto Tecnico Calabretta il 25 e all’Istituto U.Foscolo il 27 con i Dirigenti Scolastici Domenico Servello e Maria Spano; il Presidente della Sezione Fausto Pettinato e Germano Di Marco dell’Aned. A Botricello all’I.I.S: con Rosetta Falbo, il Francesco Bruno e il Presidente della Sez. Intercomunale Salvatore Borelli. Altre iniziative in programmazione all’Istituto Rodari di Soveria Mannelli-Carlopoli.

Oltre alle scuole, il 27 nella sala del Consiglio Comunale di Gasperina, incontro con la cittadinanza al quale parteciperà il prof. Charlie Barnao sociologo dell’UMG. A Soverato incontro serale alla “Libreria Non ci resta che leggere” con Domenico Lucano. Altra iniziativa da segnalare la sera del 27 nella sala del Consiglio comunale di Gimigliano. Per tutti gli aggiornamenti, orari e locandine si possono visitare le pagine facebook ANPI.

(Purtroppo mancano gli orari di tutti gli appuntamenti previsti)

Giorno della memoria 2017: Calendario calabrese

24 gennaio 9.30 Campo di Concentramento di Ferramonti di Tarsia - Sala conferenze

9,30-12,45 e 14,30-16,45 Reggio, Museo nazionale archeologico

16.30 Castrovillari Biblioteca U. Caldora

18,30 Reggio, Museo nazionale archeologico

20,00 Reggio Concerto presso il teatro Francesco Cilea 

24 gennaio - 2 febbraio Castrovillari Biblioteca U. Caldora

24 gennaio - 12 febbraio Reggio, Museo nazionale archeologico

25 gennaio 9.30 Campo di Concentramento di Ferramonti di Tarsia - Sala conferenze Sul filo della cultura… per non perdere la memoria
11.00, Celebrazione religiosa presso la chiesa SS. Pietro e Paolo di Tarsia

17.30 Vadue di Carolei (CS) Mostra Vedere l’Altro, vedere la Shoah Inaugurazione e premiazione del concorso fotografico 

25-30 gennaio Vadue di Carolei (CS) Mostra Vedere l’Altro, vedere la Shoah 

26 gennaio 9.30 Campo di Concentramento di Ferramonti di Tarsia - Sala conferenze Presentazione del film La croce a stella di Salvatore Lo Piano 

10.00 Cosenza Casa della musica Conversazione sulla musica nella cultura yiddish 
12.00-18.00 (ogni due ore) Maratona cinematografica su Cinema e persecuzioni 

20,15 Roma, Auditorium Parco della Musica Serata colorata - Musiche dal campo di internamento di Ferramonti 

27 gennaio 9.00; 11.00; 14.00; 16.00; 18.00 Cosenza Casa della musica
Maratona cinematografica su Cinema e persecuzioni 

9.30 Campo di Concentramento di Ferramonti di Tarsia
Celebrazione religiosa e deposizione corona al monumento dedicato agli internati di Ferramonti
Consegna delle medaglie d’onore ai cittadini italiani, militari e civili, deportati e internati nei lager

11.15 Spilinga (VV) (vedi locandina a sinistra)
Villa comunale Incontro su "Shoah, memoria e responsabilità educativa".
Mostra fotografica "Ritorno alla vita. Liberati ma non liberi" realizzata dagli alunni del liceo linguistico Leonardo da Vinci di Civitanova Marche (MC) 

17.00 Castrovillari Sala dell’associazione “Khoreia 2000

Gimigliano 17.30 Sala consiliare del Comune
Presentazione del libro "Il ritorno" di Luigi Antonio Rotella Critelli

Reggio 18.00 Auditorium don Orione - Santuario di sant’Antonio

28 gennaio 9.30 - Campo di Concentramento di Ferramonti di Tarsia - Sala conferenze
Iniziativa #ioricordo - Artisti riuniti per Ferramonti

10.00 Reggio Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci”
(Vedi locandina a destra)
Aquile Randagie. Gli scout che siribellarono al fascismo 1928-1945 


15.30 Campo di Concentramento di Ferramonti di Tarsia - Sala conferenze
Giornata di studio a cura dell’Associazione Kiwanis Club Cosenza 

15.30 Cosenza “Cinque sensi di marcia”, camminata con tema La città dei Bruzi: In ricordo della Shoah 

16.30 San Marco Argentano (vedi locandina a sinistra)
 Sala consiliare Ferramonti “Memorie restituite” 

29 gennaio 9.30 - Campo di Concentramento di Ferramonti di Tarsia - Sala conferenze Convegno La Memoria 

1° febbraio 18.00 Roma Casina dei Vallati Presentazione del libro Il viaggio del Pentcho 


Per le iniziative dell'Anpi provinciale di Catanzaro dal 25 al 27 gennaio, di cui ho saputo solo tardivamente, si veda il post 

Giorno della memoria 2017: Anpi di Catanzaro