Calabria judaica - Sud ebraico

Calabria judaica ~ Sud ebraico
Storia, cultura e attualità ebraiche in Calabria
con uno sguardo al futuro e a tutto il Meridione

Secondo una leggenda, che attesta l'antica frequentazione orientale della nostra regione, Reggio fu fondata da Aschenez, pronipote di Noé.
La sinagoga del IV secolo, ricca di mosaici, di Bova Marina, è la più antica in Occidente dopo quella di Ostia Antica; a Reggio fu stampata la prima opera in ebraico con indicazione di data, il commento di Rashì alla Torah; Chayim Vital haQalavrezì, il calabrese, fu grande studioso di kabbalah, noto anche con l'acronimo Rachu.
Nel Medioevo moltissimi furono gli ebrei che si stabilirono in Calabria, aumentando fino alla cacciata all'inizio del XVI secolo; tornarono per pochi anni, richiamati dagli abitanti oppressi dai banchieri cristiani, ma furono definitivamente cacciati nel 1541, evento che non fu estraneo alla decadenza economica della Calabria, in particolare nel settore legato alla lavorazione della seta.
Dopo l’espulsione definitiva, gli ebrei (ufficialmente) sparirono, e tornarono temporaneamente nella triste circostanza dell’internamento a Ferramonti; oggi non vi sono che isolate presenze, ma d'estate la Riviera dei Cedri si riempie di rabbini che vengono a raccogliere i frutti per la celebrazione di Sukkot (la festa delle Capanne).
Questo blog è dedito in primo luogo allo studio della storia e della cultura ebraica in Calabria; a
ttraverso questo studio vuole concorrere, nei suoi limiti, alla rinascita dell'ebraismo calabrese; solidale con l'unica democrazia del Medio Oriente si propone come ponte di conoscenza e amicizia tra la nostra terra e Israele.

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venerdì 22 agosto 2008

Nomi del "ghetto"

In italiano, al giorno d'oggi, il quartiere dove vivevano storicamente gli ebrei segregati viene generalmente chiamato "Ghetto", e "Quartiere ebraico" viene invece chiamato genericamente la zona di una città in cui vivono o vivevano gli ebrei o una parte di loro, indipendentemente dalla segregazione (così a Roma la zona del Portico d'Ottavia viene chiamato "Ghetto" o "Quartiere ebraico", mentre gli ebrei parlano semplicemente di "Piazza"; a New York, dove non è mai esistita la segregazione, si parla semplicemente di "Quartiere ebraico").
In Calabria e nel Sud, invece, si ha una denominazione più variata, che in parte corrisponde a quella che è stata anche in altre parti d'Italia.
Prima di presentare questi nomi, è il caso di fare una breve annotazione.
Il raggruppamento degli ebrei (o di molti di loro) in una stessa zona di una città, solo raramente (prima dell'istituzione di ghetti "ufficiali", che nelle nostre parti non sono mai esistiti perché sorti dopo che gli ebrei erano stati cacciati) gli ebrei vivevano segregati per una imposizione delle autorità: per lo più era una loro scelta, per vivere alla loro maniera tra di loro e coltivare i loro interessi sociali, intorno alla sinagoga; certo a volte non mancava la componente del timore di azioni antisemitiche, per cui tutto questo li portava spontaneamente a raccogliersi in una stessa zona della città in cui abitavano.

Judeca (con le infinite varianti Giudecca, Yudeca, Judea, ecc.) - era il nome più diffuso, che ancora oggi appartiene a strade e quartieri delle nostre città e nei nostri paesi. Questo nome generalmente indicava solo una strada, sui cui due lati si affacciavano case abitate da ebrei, e solo in pochi casi (dove più numerosi erano gli ebrei) indicavano più di una strada e/o una piazza.
Bisogna fare un'annotazione: non tutte le "Judeca" indicano necessariamente una zona abitata da ebrei. In quanto "diversi", gli ebrei venivano considerati sporchi (a dispetto delle numerose norme igieniche che dovevano osservare!) e comunque inferiori, per cui a volte questo nome è stato dato a zone abitate da miserabili o adibite a discariche o a lavori sporchi e umili, quasi come sinonimo di "stalla, porcile". Solo una presenza documentata di ebrei in zone che portano questo nome è prova di un loro insediamento, il solo nome non è sufficiente.
Oltre a questo significato "topografico", questo termine aveva anche il significato (per lo più come sintesi di "Università Giudaica", in cui "Università" indica un insieme di persone) di "Comunità"; addirittura in alcuni antichi registri viene chiamata "Judeca" anche una sola famiglia, se era l'unica ebraica della città.

Paganìa (o anche Vicolo Pagano, Via Pagana, e simili) - è un nome presente in un certo numero di paesi, e fa riferimento ovviamente al loro non essere cristiani, per cui (dimenticando che i cristiani avevano avuto proprio da loro il Dio che adoravano!) non potevano che essere dei pagani. Pagano è anche un cognome piuttosto diffuso, che, almeno in alcuni casi, trae origine da un antenato ebreo.

Cafaro (o Cafarone) - è nome tipicamente calabrese, sebbene non molto diffuso. Nella tradizione popolare viene fatto derivare da Cafarnao, città della Terra Santa, quindi con riferimento alla provenienza dei suoi abitanti; in realtà ha origine dal termine arabo "kafir" (plurale "kafirun"), propriamente "ingrato" e quindi "apostata", genericamente "infedele, miscredente". Ha quindi lo stesso senso di "pagano", visto prima, e come in quel caso, anche Cafaro è un cognome (meno comune) che può aver tratto origine da un antenato ebreo, o in qualche caso musulmano.

Ghetto - per quanto spiegato prima, è un nome del tutto assente dalle nostre parti, se non nelle forme "Gattarello, Ghetterello" o "Gatticello, Ghetticello", che qualcuno a volte attribuisce ad una zona abitata da ebrei, che (a posteriori?) ebbe questo nome. Sinceramente non ne sono molto convinto, o quanto meno credo che questo possa essere avvenuto solo in un limitatissimo numero di casi, essendo questo toponimo estremamente diffuso, troppo (a mio parere) per indicare ogni volta un luogo abitato da ebrei, almeno in mancanza di altri elementi a conforto dell'ipotesi.

Bisogna aggiungere che esistono anche altre denominazioni, più o meno isolate. Come esempi, cito l'Ebraikè (con termine greco), forse odierna Judari, che viene citata in un documento del 125o, il Brebion della Metropoli di Reggio, tra Stignano e Camini; inoltre a Caulonia Marina esiste una Via Iudica, questo nome in Sicilia fa riferimento proprio a strade abitate da ebrei, ma dubito che questo sia il caso, probabilmente si tratta di un cognome.

Ebraismo attuale nel Sud

Le terre dell'Italia meridionale furono (dopo Roma) le prime in Italia che videro presenze ebraiche, che, per alcuni, risalgono a prima della distruzione del Tempio di Gerusalemme da parte di Tito (70 dC), per altri invece sono successive a questa data.
Certo è, comunque, che a partire dai secoli dell'Impero furono presenti in modo massiccio in tutto il Meridione: oltre alle tracce ricordate per la Calabria in questo blog, dobbiamo ricordare la Sicilia (come centro di commercio e di cultura), la Basilicata (famose le numerose iscrizioni di Venosa), la Campania (antichissima la comunità di Pozzuoli), non mancarono in Abruzzo e in Molise (ne fanno fede i cognomi Teramo, Ortona e molti altri) e in Sardegna, e laPuglia fu sede di importantissimi centri culturali, tanto che si arrivò a dire (parafrasando un verso biblico) "Da Bari uscirà la Legge e la parola del Signore da Otranto".
Nel Talmud il Sud Italia è ricordato più volte come Magna Grecia (Yavan shel Italia = Grecia d'Italia).
Attraverso alterne vicende, le comunità ebraiche continuarono a fiorire (con particolare splendore nella Sicilia araba) fino al XV-XVI secolo.
Alla fine del XV secolo, scacciati dai sovrani spagnoli, furono costretti a lasciare la Sicilia, e pochi anni dopo (una prima volta nel 1511 e poi definitivamente dal 1541) tutto il Regno di Napoli: a parte presenze isolate o nascoste e ritorni sporadici, si può dire che fino all'unità d'Italia tutto il Meridione fu "judenrein".
Con l'Unità, cominciarono lentamente a tornare, anche se non in grande numero, e si ricostituirono le comunità di Napoli e di Palermo, ma ancora una volta, le leggi razziali fasciste del 1938 distrussero la rinascente presenza.
Solo temporanemante, dall'8 settembre 1943 fino alla fine della guerra e poi fino al 1948, con la costituzione dello Stato di Israele, il Sud si ripopolò di ebrei, prima rifugiati dal Nord ancora occupato dai nazifascisti e poi per imbarcarsi sulle navi dirette al rinato Stato ebraico.
Al giorno d'oggi la presenza ebraica nel Meridione è piuttosto ridotta, e questo blog vuole ricostruirne la storia (dedicandoci particolarmente alla Calabria, naturalmente, ma non ignorando il resto del Sud) e seguirne l'attualità.

Nella Cartina a lato sono segnalate le comunità ebraiche presenti nel Meridione: in rosso e fucsia il territorio della Comunità di Roma (il blog si interesserà alle regioni in rosso: Abruzzo e Sardegna); in blu il territorio della comunità di Napoli (di tutta questa si interesserà il blog), con in tonalità più scura la Puglia, di "competenza" della sezione di Trani, la ricostituita Comunità che accende di speranze tutti gli ebrei del Sud e dei loro amici.
Sono in corso dei progetti per ricostituire la Comunità di Palermo, e (ancora in embrione) non mancano i tentativi di riunire gli ebrei di Calabria.

Recapiti

Napoli
: Via Cappella Vecchia 31, 80121, tel. 081 7643480, fax 081 7643480
napoliebraica@gmail.com, NapoliEbraica
Sezione di Trani - segretariato: via dell’Industria 93, 70051 Barletta, tel/fax 088 3950639
ebraicatrani@fastwebnet.it
Roma: Lungotevere Cenci, 00186, tel. 06 6840061, fax 06 68400684
info@romacer.org, RomaCER

giovedì 21 agosto 2008

Napoli: comunità ebraica protesta con Comune per condizioni cimitero
Napoli, 25 lug. -(Aki) - La comunità ebraica partenopea protesta con forza nei confronti del Comune di Napoli per lo stato di abbandono nel quale versa il cimitero ebraico della città. In una lettera scritta oggi dal presidente della comunità, Pier Luigi Campagnano, ed indirizzata al sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, si accusa l'amministrazione di essere inadempiente rispetto ad un accordo sottoscritto da oltre mezzo secolo per la gestione del cimitero.


Lettera aperta
Al Sindaco di Napoli
On. Rosa Russo Iervolino

Napoli 24 luglio 2008

Le voglio segnalare un ennesimo disservizio al cimitero Ebraico di Napoli di proprietà comunale.
Ma mi sembra opportuna un po’ di storia.
Nel 1954 la Comunità ebraica di Napoli stipulava con il Comune di Napoli una convenzione con cui il Comune cedeva alla Comunità ebraica un terreno nella zona cimiteriale adatto alle nostre esigenze di culto. Nella convenzione si chiariva che la manutenzione, la pulizia, il giardinaggio e la guardiania sono totalmente a carico del Comune, alla Comunità restava solo l’onere di pagare di volta in volta la porzione di suolo necessaria alle singole sepolture.
I rapporti amministrativi sono tuttora efficaci, il servizio, invece è andato sempre peggiorando anno dopo anno, per raggiungere il colmo negli ultimi tre anni. Non c’ è più un custode . Il più delle volte il cancello risulta chiuso. I visitatori potrebbero farsi aprire il cancello telefonando ad un numero indicato all’ingresso e dovrebbero venire degli incaricati con le chiavi. Questi, invece, spesso si fanno attendere anche ore o non vengono proprio. Lo stato di manutenzione è inesistente, tutte le tombe sono coperta di erbacce, in alcuni casi una foresta, tanto che non è possibile avvicinarsi alle tombe stesse ed individuare le lapidi.
Questo cimitero è frequentato da molti stranieri che hanno i propri cari sepolti a Napoli e certamente noi e la città non facciamo una bella figura.
Anche in occasione di sepolture non viene svolta alcuna pulizia e agli intervenuti si manifesta uno
stato di gravissimo degrado.
Numerose sono state le telefonate e le lettere di protesta.
Abbiamo spesso incontrato gli Assessori che si sono succeduti, tutti ben consapevoli del problema
e, a parole, pronti a risolvere il problema ma invano.
Siamo, quindi costretti a richiamare con fermezza la convenzione a suo tempo stipulata, ad invitarLa a ripristinare la guardiania con persona fissa fino alle 15,00, a far provvedere ad una assidua pulizia e manutenzione, e soprattutto a programmare interventi di giardinaggio che permettano il decoro necessario al luogo ed un agevole accesso alle tombe.

Con stima,

Comunità Ebraica di Napoli
Pier Luigi Campagnano, presidente

Bari: Cultura ebraica, cultura mediterranea

CULTURA EBRAICA, CULTURA MEDITERRANEA
Bari, 4 settembre 2008, Fortino Sant’Antonio, via Manfredi
Dal sito Napoli Ebraica
Organizzazione e cura del programma:
DEC - Dipartimento educazione e cultura dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane
Rav Roberto Della Rocca e Cristiana Colli
Con la collaborazione di Alan Naccache

Informazioni: Unione delle Comunità ebraiche italiane - http://www.ucei.it, +39 338 7797258
Comune di Bari, http://www.comune.bari.it, +39 080 5776213-5776208

Un lungo viaggio nell’Italia ebraica per valorizzare quelle tracce, non sempre evidenti ma fortemente signifi cative, che hanno contribuito allo sviluppo civico, sociale, economico e culturale delle comunità italiane.
Un incontro e un dialogo con i territori nei quali la cultura ebraica si è incontrata con altre identità, ha condiviso il senso di appartenenza, ha costruito il proprio radicamento. In Puglia, una regione che da quasi due millenni con le sue Giudecche è un punto di incontro dell’ebraismo e delle sue tante espressioni, un luogo di scambio tra storie e geografi e, un crocevia di dialoghi tra i popoli, tra la cultura ellenistica, arabo-islamica, europea e mediterranea, nel segno di quell’apertura multiculturale che caratterizza nei secoli la storia delle sue città.
Con questo spirito l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, e il suo Dipartimento Educazione e Cultura, ha scelto in collaborazione con le Istituzioni del territorio di dar vita ad un progetto che poggia sulla memoria dei luoghi e delle tradizioni ma guarda alla conoscenza, all’ebraismo vivo, contemporaneo, delle arti e del pensiero. Un ebraismo che si nutre di regole mentre accoglie le domande cruciali legate alla convivenza, all’alterità, alla differenza. Un impegno etico, il contributo di una minoranza che lotta perché ci siano sempre culture di minoranza, ricchezza e fondamento di ogni comunità emancipata.

PROGRAMMA

Ore 18.30 Saluti
Michele Emiliano, Sindaco di Bari
Pierluigi Campagnano, Presidente della Comunità Ebraica di Napoli

Interventi
Renzo Gattegna, Presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane
Nichi Vendola, Presidente della Regione Puglia

CULTURA EBRAICA, CULTURA MEDITERRANEA
Roberto Della Rocca, Rabbino e Direttore Dipartimento Cultura dell’UCEI
Alessandro Laterza, Editore
Stefano Levi Della Torre, Scrittore
David Meghnagi, Psicoanalista e docente all’Università Roma 3
Conduce Silvia Godelli Assessore al Mediterraneo

Ore 21.00 Concerto ADAR QUARTETT
Lee Colbert, voce - Anton Dressler, clarinetto e clarinetto basso - Janos Hasur, violino - Andrea Gottfried, pianoforte

Ore 22.00 Degustazione di cibi kasher cucinati sotto sorveglianza rabbinica da LeBonTon, a cura di Giovanni Terracina.
Assaggi delle specialità ebraiche di diverse provenienze e culture, askenazite, sefardite e italiane.

Iscrizione a Gerace

Da Wikipedia

Tempo fa, avevo accennato, nel post Attualità ebraiche in Calabria, ad una lapide in ebraico posta che si trova a Gerace, e qui ne propongo ora una immagine.

Si tratta di una lapide posta presumibilmente nell'antica Judeca (a meno che non si tratti di materiale di spoglio, e quindi riutilizzato in luogo diverso da quello originario), che apparterrebbe secondo alcuni ad un'antica sinagoga (una delle due forse esistenti) e secondo altri ad un miqweh (locale per il bagno rituale).
In un prossimo (?) post su Gerace ebraica (sempre in preparazione!) ne parlerò più ampiamente, per ora accontentatevi di guardarla, e se vi capita andate a vederla: per un viaggio a Gerace è un'ottima scusa, senza dimenticare le belle strade e le splendide chiese della cittadina, per non parlare delle ceramiche e della granita di mandorle!

martedì 19 agosto 2008

Cognomi ed ebraicità

Ho ricevuto parecchie email in cui mi si chiedeva se certi cognomi potessero o no essere di origine ebraica. Nei limiti delle mie possibilità, servendomi di libri e altri scritti che ho e consultando siti internet, ho cercato di dare delle risposte.

Vorrei però fare alcune annotazioni circa questo aspetto, visto che spesso la domanda se un cognome sia ebraico sottintende l'altra domanda: "Sono ebreo? o quanto meno sono di origine ebraica?".
Inoltre, la questione ha due aspetti diversi, uno dal punto di vista storico, e l'altro dal punta di vista religioso.
Cominciamo dunque dal... comincio, precisando che mi occuperò dei cognomi "italiani" e non di quelli appartenenti ad ebrei venuti in Italia in tempi più o meno recenti (Sadun, Hassan, ecc.), sui quali non so nulla.


Punto di vista storico
1) Alcuni cognomi (Levi, Zevi, Sonnino, Modigliani, Di Porto, ecc.) sono sicuramente ebraici come origine, anche se oggi (per via di matrimoni misti e di conversioni più o meno forzate) non tutti quelli che portano questi cognomi sono ebrei.
2) Altri cognomi possono essere di origine sia ebraica che "cristiana": Pugliese, Calabria, Calabrese, Milano, ecc. Un siciliano che veniva ad abitare in Calabria, per esempio, poteva assumere il soprannome U sicilianu, poi divenuto il cognome Siciliano; un ebreo calabrese, per distinguersi dai numerosi siciliani o spagnoli venuti arrivati dopo le varie cacciate, poteva assumere il soprannome U calabrisi, poi divenuto il cognome Calabrese, oppure poteva essere anche il cognome dato ad un trovatello.
3) Altri cognomi sono di per sé "cristiani", ma (ne conosco più di un caso) appartengono a persone o famiglie che oggi sono ebrei. Questo può essere accaduto in seguito a conversione di un antenato, oppure in seguito al matrimonio di una ebrea con un cristiano, nel caso i figli siano allevati nella fede ebraica, o abbiano scelto di aderirvi.
Un caso simile è quello di alcuni cognomi "cristiani" che sono caratteristici di discendenti da famiglie ebraiche, e sono quelli di convertiti, che assumevano il cognome del nobiluomo o della nobildonna che li teneva a battesimo, o cognomi come Cristiano, Di Gesù e simili, che essi stessi si davano per testimoniare la sincerità (sì, qualche volta reale!) della loro conversione.
4) Un caso particolare è quello di alcuni cognomi che in Calabria non indicano con certezza cognomi di origine ebraica, mentre in altri luoghi appartengono a famiglie ebraiche.
Ne ho individuati almeno due.
Cimino è un cognome che trae origine da un antenato che coltivava o commerciava il cumino, una spezie di origine orientale, ed è molto diffuso in Calabria, senza per questo essere necessariamente di origine ebraica, dal momento che anche "latini" o greci potevano coltivarlo, ed anche arabi commerciarlo. A Salonicco in Grecia, invece questo cognome, nella forma Tzimino (in greco la c dolce diventa tz) appartiene (o apparteneva?) a famiglie ebraiche.
Nella stessa città greca Tiano è cognome ebraico, come in altri luoghi di lingua germanica è presente come cognome ebraico Diahn; il cognome Tiano, Diano (attestato come cognome appartenente ad un ebreo calabrese nel medioevo), Diana sono molto diffusi in Calabria, e possono essere di remota origine ebraica.
5) Un altro caso particolare è quello dei soprannomi. Si possono avere cognomi assolutamente "cristiani", ma in famiglia si tramanda un soprannome come Sabbateja, e quindi è possibile che ci sia una lontana ascendenza ebraica; viceversa si può avere un soprannome come U Giudeu, che in realtà allude alla "parsimonia" di un antenato.
Per concludere, mentre nel caso 1) possiamo essere certi di una reale origine ebraica più o meno remota, negli altri casi (che sono la maggioranza) si possono fare solo supposizioni, che dovrebbero essere sostenute da ricerche storiche, anagrafiche e genealogiche non sempre molto semplici: nel caso della Calabria si tratterebbe di risalire indietro a cinque secoli fa, quando gli ebrei furono cacciati dalla nostra terra! Visto lo stato dei nostri archivi parrocchiali o civili, l'impresa è quanto mai complicata.
Dal punto di vista individuale, diventa quindi estremamente difficile accertare una origine ebraica, mentre più facile è supporre che un paese o un'are che veda una forte presenza di cognomi di possibile origine ebraica, abbia nei tempi antichi ospitato una comunità di ebrei, specialmente se accanto a questo vi è la presenza di usanze che all'ebraismo rimandano.

Punto di vista religioso
(NB: in questo discorso vi sono molte semplificazioni, che sicuramente diventano superficialità e inesattezze, quindi... prendete cum grano salis quello che scrivo!)
Se dal punto di vista storico le cose di vista sono complicate, da quello religioso diventano complicatissime.
Infatti, una semplice discendenza da un antenato ebreo non ha assolutamente nessuna rilevanza agli occhi dell'ebraismo, e questo per un duplice motivo, che risale alla definizione halachica (ovvero secondo la giurisprudenza ebraica) di chi sia l'ebreo: è ebreo chi è figlio di una donna ebrea o chi si è convertito all'ebraismo.
Quindi, una volta accertato che il trisnonno del trisnonno del trisnonno era ebreo, ci troveremmo (da questo punto di vista) davanti ad una fatica inutile: la ricerca va fatta in linea matrilineare!
Ma ancora non basta: se un ebreo non pratica l'ebraismo, non per questo cessa di appartenervi, e i suoi figli lo stesso, se fanno la circoncisione e praticano l'ebraismo; mentre invece se ha abbracciato e praticato un'altra religione i suoi discendenti (a meno di una conversione) non sono più in nessun modo ebrei.

Per concludere: essere discendenti di ebrei del 1500 (e tantomeno portare un cognome di origine ebraica più o meno certa) non ha nessun significato dal punto di vista religioso, e nemmeno etnico (noi calabresi siamo tutti discendenti da ebrei, come siamo tutti discendenti da greci, da latini, da normanni, da arabi, ecc.).
Che poi l'"anima ebraica" si trasmetta di generazione in generazione, e possa portare alla fine ad una conversione, questo, è poi questione tutta personale, che nulla ha a che fare con un cognome.

lunedì 18 agosto 2008

SOS Diaspora!

L'anno scorso ho conosciuto in Calabria un ebreo, ed un'altro l'ho conosciuto quest'anno.
Entrambi sono contenti di vivere nella nostra terra, ma entrambi lamentano numerosi problemi, che si aggiungono a quelli che vivono tutti i calabresi, ebrei e non.
Sono isolati e non si conoscono tra di loro; sono lontani dai centri di vita e cultura ebraica, e quanto a sinagoghe, neppure sognarle; si trovano in una realtà che, insieme ad amicizia, offre anche tanti pregiudizi; hanno problemi nel vivere la kasherut e la quotidianità dell'essere ebreo, per non parlare delle feste e dell'osservanza dello shabbat; faticano a procurarsi libri e ad assicurarsi (posono farlo soprattutto tramite internet) una formazione ebraica, per sé e per i figli; soprattutto sono preoccupati per questi, ai quali hanno difficoltà ad assicurare la milah, il bar/bat mitzvah, e generalmente un'educazione ebraica, e li vedono destinati al matrimonio misto ed all'assimilazione.
Vero è che esiste la sinagoga riformata di Serrastretta, ma questi ebrei che ho conosciuto, pur stimando Barbara Aiello, appartengono all'ebraismo ortodosso, e con questo vogliono avere rapporti.

Quest'anno ho conosciuto una persona a Roma, che mi ha assicurato che hanno la possibilità di essere seguiti (loro ed i loro figli) dall'Unione delle comunità ebraiche, che può, certo non risolvere tutti i loro problemi, ma quantomeno essere loro di supporto per vivere meglio l'essere ebrei in una realtà difficile e lontana come la nostra, e venir loro incontro nel sostenere alcune delle maggiori difficoltà.

Voglio quindi lanciare un appello a questi ebrei calabresi,
e invito chi ne conoscesse altri a trasmetterlo loro.
Vi chiedo di scrivermi privatamente alla mia email
kaulon@yahoo.it
per potervi mettere in contatto con persone
che possono esservi d'aiuto
e (se lo vorrete, nella massima discrezione)
eventualmente potervi mettere in contatto tra di voi.

Dalla Haggadah all'esorcismo

Nel libro di Agostino Pertusi, Scritti sulla Calabria greca medievale (Rubbettino, Soveria Mannelli, 1994), a pagina 203 viene riportato il testo (scritto in calabrese con caratteri greci) di una Preghiera per uno spirito impuro, ripreso da un eucologio (raccolta di preghiere) del XV-XVI sec., il codice Vat. 1538, ff. 15r-18v.
Si tratta di una filastrocca numerica, progressiva da 1 a 12 e regressiva da 12 a 1 (secondo questo schema: 1, 2-1, 3-2-1, 4-3-2-1, e così via), con una conclusione legata al numero 13.
Ne dò il testo qui di seguito.

Che unu su' lu Diu che regnia
Dui su' li tavuli di Moisès
Che su' tri li patriarchi: Abbraam, Esaac e Giacob
Che su' quattru li vangelista
Che su' cinqui li chiaghi di Cristu
Sei su' li candileri che allumaru a Gerusalem
Sette su li candili che allumaru in Galilea avanti alla Virgini Maria quandu so filliu parturiu
Otto su' li animi giusti all'arca di Noè
Nove su' li ordini di li Angeli
Dieci su' li cumandamenti di Ddiu
Undici foru li disipuli di Cristu
Dodeci li apostoli
(alla fine)
Unu su' lu Diu che regnia
Su tredeci cun tredeci non l'algiu che udigiru:
schiatta Farauni cun ttutti soi companiuni.

(le parole in grassetto non sono state comprese neanche dal Pertusi, io azzardo l'ipotesi che udigiru possa essere u diciru, variante di u dìssaru = lo dissero, dal momento che il nesso greco τζ viene usato per trascrivere sia la c che la g dolci).

Quando l'ho letta ho sobbalzato: ho riconosciuto Uno, chi sa?, la filastrocca che viene cantata (con la stessa modalità progressiva e regressiva fino al 13) alla fine della Haggadah di Pesach, per la gioia dei bambini e l'insegnamento dei grandi!
Eccone il testo, in grassetto rosso i versi che sono uguali alla versione precedente:

Uno io lo so. Uno è Dio che in cielo è. Uno fu ed uno è.
Due chi sa? Due io lo so. Due le tavole della Legge.
Tre chi sa? Tre io lo so. Tre i padri nostri sono, Abramo, Isacco e Iaakov.
Quattro chi sa? Quattro io lo so. Quattro le madri di Israel, Sarà, Rivkà, Rachele e Leà.
Cinque chi sa? Cinque io lo so. Cinque i libri della Torà.
Sei chi sa? Sei io lo so. Sei i libri della Mishnà.
Sette chi sa? Sette io lo so. Sette i giorni con lo shabbat.
Otto chi sa? Otto io lo so. Otto i giorni della milà (circoncisione).
Nove chi sa? Nove io lo so. Nove i mesi della partoriente.
Dieci chi sa? Dieci io lo so. Dieci sono i comandamenti.
Undici chi sa? Undici io lo so. Undici sono i cohavim (mi sembra siano i fratelli di Giuseppe).
Dodici chi sa? Dodici io lo so. Dodici sono le tribù.
Tredici chi sa? Tredici io lo so. Tredici sono gli attributi (di Dio).

Sono molte le considerazioni che si potrebbero fare su questo testo, mi limito solo ad alcune: l'inserzione di elementi leggendari (i sei candelieri a Gerusalemme, o le sei candele davanti a Maria in Galilea, quando invece partorì in Giudea!), la trasformazione di una filastrocca in una formula esorcistica, ma soprattutto la conferma della rilevanza della cultura ebraica che inserisce un suo testo tra le preghiere cristiane.
Particolarmente significativo riguardo alla forza dell'impronta ebraica mi sembra il verso relativo al numero 3, che rimane centrato sui patriarchi, quando in ambito cristiano sarebbe stato più "logico" un riferimento alla Trinità; così trovo rilevante che per il numero 8 siano stati presi i giusti dell'arca di Noé  quindi con un richiamo alla Torah, piuttosto che, per esempio alle beatitudini.
Significativo è anche, al numero 13, "schiatta Farauni cun ttutti soi companiuni", che mi ricorda il Grande hallel (Salmo 136) che fa parte anch'esso della Haggadah, e che dice: "fece affogare il faraone ed i suoi soldati".

Per concludere, riporto un breve commento su questa filastrocca, apparentemente ingenua ma ricca di contenuto:
"In Uno chi sa l'elemento giocoso della filastrocca dal ritmo sempre più rapido è unito ad una gradevole funzione educativa per i più piccoli che apprendono e memorizzano le risposte ai tredici indovinelli. I maestri, superando la semplice apparenza, vedono in questo canto una elencazione dei meriti passati e futuri che permisero la liberazione dei nostri padri: Uno, la fede in Dio. Due, l'accettazione delle tavole della legge. Tre, l'accettazione dell'eredità spirituale dei patriarchi. Quattro, i meriti delle donne che mantennero salda la famiglia anche in condizioni di schiavitù. Cinque, aver accolto la Torà e applicato le sue leggi. Sei, aver accolto la Torà orale (Mishnà) e applicato le sue leggi. Sette, aver osservato il sabato anche in Egitto. Otto, aver sempre praticato la milà. Nove, aver procreato, nonostante tutto. Dieci, il rispetto dei Dieci Comandamenti. Undici, il merito degli undici figli di Giacobbe che mantennero i loro nomi e non si assimilarono in Egitto. Dodici, il merito delle tribù che restarono un solo popolo. Infine, tredici, oggi invocando i tredici Attributi di Dio possiamo sperare nella venuta del Masciah e nella redenzione finale".

Nuove vecchie tracce

Reduce dai primi 10 giorni di vacanza in Calabria, torno con nuove scoperte e indizi sull'ebraismo in Calabria, piccole tracce, ma che confermano la nostra storia ed invitano ad approfondirla.

Il territorio tra Isca e Sant'Andrea
1) Ho avuto il piacere di conoscere il professor Marziale Mirarchi, un preparatissimo studioso di storia locale, appassionato e colto, e con una biblioteca splendida.
Mi ha regalato il suo libro Isca, da Sanagasi ai gioni nostri (Catanzaro, 1986), nel quale trovo citato varie volte (in un documento del 1843) un luogo detto "Testa del Giudeo", al confine tra il territorio di Isca e di Sant'Andrea.
Ignoro di cosa si tratti (una roccia? una cima? altro?) , se conservi ancora questo nome e, nel caso il nome sia cambiato, come si chiami attualmente; potrebbe essere poco indicativo (ci sono casi di nomi simili in posti dove mai nessun ebreo è stato, e tanti potrebbero essere i motivi di una denominazione del genere), ma resta il fatto che è il primo possibile indizio ebraico nell'ampia zona che va da Monasterace a Squillace, unica zona della Calabria nella quale finora non avevo trovato nessun riferimento ebraico.

2) Chiacchierando con mia madre, ho scoperto che fino ad alcuni decenni fa a Guardavalle (provincia di Catanzaro, sullo Jonio, al confine con la provincia di Reggio), paese nel quale è nata e vissuta fino al matrimonio, per il lutto erano in vigore alcune usanze tipicamente ebraiche, quali il coprire gli specchi nella casa del defunto e i parenti, amici e vicini che portavano il cibo, poiché era vietato per una settimana accendere il fuoco.
Le stesse usanze, ed in più i pasti consumati sedendo per terra, li ho trovati in un libro su Bovalino, paese una cinquantina di chilometri a sud.
Parlando di queste cose, mi è stato chiesto come mai queste ed altre usanze di un popolo minoritario, visto con sospetto (ma non sempre) e che viveva separato (anche se talvolta meno di quanto comunemente si pensa) si siano potute trasmettere e radicare in un ambiente maggioritario e per lo più ostile.
La mia spiegazione istintiva (ma se qualcuno ne ha di migliori, è pregato di scriverlo!) è che tale comunicazione di usanze risale all'epoca in cui gli ebrei furono cacciati, e quelli rimasti costretti alla conversione e al nascondimento.
Ma troppo radicate erano in loro le tradizioni che avevano ricevuto, per cui nei momenti forti della vita e della morte era per loro normale praticare le usanze delle loro famiglie: per una donna "convertita" e sposata con un cristiano, sarà stato istintivo coprire gli specchi; per un uomo "convertit" e sposato con un cristiano, sarà stato istintivo dire alla moglie di non accendere il fuoco, e così via.
Questo tanto più che generalmente il livello culturale della popolazione ebraica era notevolmente più elevato della circostante popolazione cristiana, e quindi i loro gesti potevano avere una maggiore autorevolezza.

3) Vagando per Gioiosa Jonica, dove ero andato a trovare alcuni amici, visito la bellissima chiesa barocchetta dell'Addolorata, ed uscendo vedo che la via che la fiancheggia si chiama Vico Pagano.
Via Pagana, Vicolo Pagano, Strada dei Pagani erano spesso nomi di strade abitate da ebrei (considerati pagani, in quanto non andavano in chiesa) e Paganìa era sinonimo di Giudecca; la Giudecca di Cittanova era nei pressi della chiesa dell'Addolorata, e presso il ghetto di Roma sorge la chiesa di Santa Maria del Pianto, con allusione alla tristezza della Madonna per l'incredulità degli ebrei.

4) La quarta traccia riguarda un antico testo in calabrese, ma scritto con l'alfabeto greco, che ha sicuramente un'origine ebraica, e del quale parlerò nel prossimo post: Dalla Haggadah all'esorcismo.

Trani: Giornata della cultura ebraica

Comunità Ebraica di Napoli - Sezione di Trani
Segretariato: via dell’Industria 93 – 70051 Barletta
tel/fax 0883950639 cell 3402381725

Domenica 7 settembre si svolgerà in 27 nazioni d'Europa la Giornata europea della cultura ebraica.
Anche Trani celebrerà la Giornata presso la Sinagoga Scolanova e l'intero quartiere ebraico.
Anche la città di Oria sarà ufficialmente presente a Trani con il proprio gonfalone e i giovani del Rione La Giudea di Oria.
L'anno prossimo sarà Trani la città italiana capofila della Giornata.

L'anno prossimo sarà Trani la città italiana capofila della Giornata Europea della Cultura Ebraica che si svolge in 27 Paesi d'Europa (inclusa la Bosnia-Erzegovina e la Turchia) e che apre sinagoghe, siti e patrimoni ebraici al pubblico.
L'edizione 2008 è stata assegnata a Milano e Mantova come città capofila.
Quest'anno la Giunta dell'Unione Comunità Ebraiche Italiane ha scelto Trani (attualmente Sezione della Comunità ebraica di Napoli) quale città italiana capofila dell'edizione 2009.
E' questo un grande riconoscimento alla presenza ebraica del Meridione, alla sua attività culturale, religiosa e sociale per riavvicinare gli Ebrei pugliesi a una vita ebraicamente attiva e i non ebrei a scoprire il fascino storico di una delle più antiche comunità della Diaspora: Trani.
Ma Trani città capofila 2009 è altresì il risultato degli sforzi della Comunità madre di Napoli, del suo rappresentante presso l'UCEI Arch. Fabrizio Gallichi e della comunità ebraica tranese affinchè venga restituita alla Puglia il posto che gli compete nel panorama ebraico italiano.
Pertanto, sin dall'edizione di quest'anno della Giornata, Trani si mobiliterà perchè l'edizione del 2009 sia un appuntamento di alto spessore culturale, organizzativo e mediatico dell'Ebraismo nel Mezzogiorno.
Anche la città di Oria (anch'essa città pugliese dall'illustre retaggio ebraico) sarà presente a Trani in veste istituzionale con il proprio gonfalone ma anche con i colori del Rione La Giudea, quartiere di Oria vincitore delle ultime 2 edizioni del celebre Palio.
Una delegazione del Rione La Giudea sarà presente a Trani il 7 settembre nei loro costumi tradizionali.
Graditissimo è il ritorno a Trani del Trio musicale Nigunim Italyà, che già l'anno scorso si esibirono durante la Giornata Europea nel loro repertorio ebraico della tradizione kletzmer e sefardita.
Sono previste numerose attività a partire da settembre di quest'anno: corsi di lingua ebraica, storia dell'Ebraismo nell'Italia meridionale, incontri sulla storia e l'attualità dello Stato di Israele e incontri con scrittori e rabbini israeliani, rotocalco televisivo sulla vita e la cultura ebraica a Trani e nel Mezzogiorno, concerti di musica ebraica, pubblicazione del nuovo Lunario di Trani e dei canti ebraici di Sannicandro Garganico e iniziative speciali per il Giorno della Memoria 2009.

Questo il programma di domenica 7 settembre:

ore 10,30 nel piazzale antistante la Sinagoga Scolanova: TRANI, EBRAISMO E CULTURE DEL MEDITERRANEO. Conferenza programmatica sull'attività religiosa, culturale e sociale della Sezione ebraica di Trani nella stagione 2008-2009 in vista della Giornata Europea della Cultura Ebraica 2009 che avrà Trani città capofila. Interverranno Autorità regionali, provinciali e comunali, rappresentanti dell'UCEI e autorità rabbiniche.

ore 16,30 nella Sinagoga Scolanova: L'EBRAICO E' FACILE. Lezione di lingua ebraica inaugurale del corso di ebraico che si terrà settimanalmente in Sinagoga.

ore 17,30 nella Sinagoga Scolanova; il nuovo morè della comunità ebraica tranese MICHELE DE PRISCO terrà una lezione di Torà.

Dalle 9,00 alle 13,00 nelle vie del quartiere ebraico: Promenade dei giovani del Rione LA GIUDEA DI ORIA negli abiti tradizionali del Palio.

Dalle 9,00 alle 13,00 e dalle 18,00 alle 22,00 nella Sinagoga Scolanova: visite libere e guidate.

Dalle 18,00 alle 21,00 nel piazzale antistante la Sinagoga Scolanova: racconti, poesie, musiche e canzoni kletzmer e sefardite eseguite dal NIGUNIM TRIO ITALYA'.

Nel piazzale antistante la Sinagoga, kosher point con degustazione di specialità gastronomiche ebraiche, stand librario-discografico e artigianato ebraico faranno da cornice alla Giornata.
(per ricevere la newsletter della Comunità di Trani, potete richiederla a ebraicatrani@fastwebnet.it).

Giornata della cultura ebraica 2008

Anche quest'anno, la prima settimana di settembre ricorre la Giornata europea della cultura ebraica, il cui tema è "Musica e parole".
Per la prima volta, in Calabria si svolgono eventi in tre luoghi diversi.
In questo post riporterò gli eventi che si svolgeranno in Calabria e nel Meridione (particolarmente ricco il programma di Trani, sede di un'antica e gloriosa comunità ebraica recentemente ricostituita, con grande gioia di tutti coloro che amano la cultura e il popolo ebraico).
La gioia è accresciuta dalla notizia che nel 2009 proprio Trani sarà città capofila della Giornata in Italia: proprio per questo dedico a Trani un altro post con maggiori ragguagli.
Per maggiori informazioni, potete fare riferimento all'apposita
pagina del sito dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane.


(il programma è provvisorio, per maggiori informazioni rivolgersi ai recapiti indicati)

CALABRIA
BOVA MARINA

Comune di Bova Marina - Piazza del Municipio - Tel. 0965/760812
centrostudi_triveneto@yahoo.it
Ore 10.00 visita alla Mostra sulle origini ebraiche della Calabria e proseguimento al mosaico.
Ore 11.00 visione dei due filmati della trasmissioni "Sorgente di Vita" 1986 e 2006.
Ore 12.00 visita al sito archeologico.
Ore 18.00 visita al sito archeologico.
Ore 21.00 concerto di musica del coro di Palmi composto da 60 elementi.

CITTANOVA
Villa comunale, Giardino dei Giusti - Tel. 3381334856 - Centrostudi_triveneto@yahoo.it
ore 18,00: visita guidata alla Giudecca - mostra di tavole su Eretz Yisrael del secolo scorso.
Ricostruzione dei nomi di provenienza ebraica presenti a Cittanova tra il ‘600 e il ‘700.
Lunedì 9 settembre - ore 21,00: Concerto polifonico della Corale di Palmi su “Musica e canti ebraici”.

SANTA MARIA DEL CEDRO
Tel. 0985.5497 - uf.comunicasmaria@libero.it
Mostra iconografica - Carcere dell’Impresa
L’ebraismo in Italia - Sala Consiliare, Via dei Brutii - ore 10.00
Intervengono tra gli altri:Pietro D'Amico (Proc. Gen. Corte d’Appello Catanzaro), Alessandro Meluzzi (Psichiatra, psicoterapeuta, Comitato scientifico Cnogresso sul peccato originale), Mosè Lazar (Scuola Ebraica “Merkos”), Franco Galiano (Pres. Accademia internazionale del cedro), Francesco Maria Fazio (Sindaco di Santa Maria del Cedro), Franco Piceno (Assessore alla cultura).
Musica e parole con: Coro Polifonico Harmònia Alvatar Jazz Quartet - Carcere dell’Impresa - ore 20.30


CAMPANIA
NAPOLI
Sinagoga - Via della Cappella Vecchia 31 - 081/7643480 - c.e.na@virgilio.it
Ore 11.00 conferenza del Professor Sergio Lattes, docente presso il conservatorio di Milano, dal titolo: "Ispirazione ebraica nella musica europea del XX secolo"
Ore 17.30 Raiz con i Radicanto in concerto, “Cordoba, Salonicco, Napoli. L’influenza degli ebrei di Sefarad nella musica mediterranea”
Nella stessa giornata inaugurazione della mostra: "Ebrei di Salonicco 1492-1943. La diplomazia italiana e l'opera di rimpatrio"
La mostra, allestita dal Museo Ebraico di Bologna, sarà ospitata nelle sale della comunità fino a fine ottobre. I volontari del servizio civile e gli iscritti alla Comunità guideranno i visitatori alla scoperta della Sinagoga e della sua storia e, illustrando i pannelli della mostra, metteranno in luce il forte legame tra Salonicco e la Comunità di Napoli.
La Sinagoga e la mostra saranno aperte dalle 10.00 alle 14.00 e dalle 15.00 alle 19.00

PUGLIA
SAN NICANDRO GARGANICO
Ass. Donato Manduzio - Via del Gargano, 88 - Tel. 0882.475151 - incoronata.giuliani@tiscali.it
- Visita alla sinagoga , dove verranno presentate le principali festività del calendario ebraico e la cucina ebraica : molti divieti ma anche tanta fantasia.
- Visita al museo con testimonianze della vita religiosa ebraica
- Visita al cimitero

TRANI
Comunità Ebraica di Napoli - Sezione di Trani - segretariato: via dell’Industria 93 – 70051 Barletta - tel/fax 0883950639 - cell 3402381725
Ore 10,30 nel piazzale antistante la Sinagoga Scolanova: Trani, ebraismo e culture del Mediterraneo. Conferenza programmatica sull'attività religiosa, culturale e sociale della Sezione ebraica di Trani nella stagione 2008-2009 in vista della Giornata europea della cultura ebraica 2009 che avrà Trani città capofila. Interverranno Autorità regionali, provinciali e comunali, rappresentanti dell'UCEI e autorità rabbiniche.
ore 16,30 nella Sinagoga Scolanova: L'ebraico è facile. Lezione di lingua ebraica inaugurale del corso di ebraico che si terrà settimanalmente in Sinagoga.
Dalle 9,00 alle 13,00 e dalle 18,00 alle 22,00 nella Sinagoga Scolanova: visite libere e guidate.
Dalle 18,00 alle 21,00 nel piazzale antistante la Sinagoga Scolanova: racconti, poesie, musiche e canzoni kletzmer e sefardite eseguite dal Nigunim Trio Italyà.
Per tutta la giornata, nel piazzale antistante la Sinagoga, kosher point con degustazione di specialità gastronomiche ebraiche, ascolto di musica ebraica, stand librario-discografico e artigianato ebraico faranno da cornice alla Giornata.