Continuano le riflessioni sulle parashot dello
shabbat di Rav Scialom Bahbout,
Rabbino Capo di Napoli e del Meridione, che ringraziamo di cuore
Rabbino Capo di Napoli e del Meridione, che ringraziamo di cuore
Io indurirò il cuore del Faraone e moltiplicherò i miei segni e i miei
prodigi in terra d’Egitto
(Esodo 7, 3).
Ha detto rabbi Jochanàn: (a partire) da questo gli eretici hanno un buon argomento per dire: non dipendeva da lui pentirsi.
Ha detto rabbi Jochanàn: (a partire) da questo gli eretici hanno un buon argomento per dire: non dipendeva da lui pentirsi.
Shemoth rabbà 13, 4
Ha
detto Resh Laqish: qual è il significato di quanto è scritto (Proverbi 3: 34):
“Quanto al malvagio, egli si comporta con scherno, all’umile dona grazia”?
A chi viene per rendersi impuro - gli si apre (le porte); a chi viene per purificarsi - lo si aiuta.
A chi viene per rendersi impuro - gli si apre (le porte); a chi viene per purificarsi - lo si aiuta.
TB Shabbath 104a
Immagine dal sito Bl.UK
Rabbì
Jochanan e Resh Laqish sono due Maestri che spesso discutono tra loro
sull’applicazione pratica della Torà, mentre sembra che qui stiano cercando di fornire
una risposta a una questione che sembra essere filosofica, e cioè se l’uomo sia
dotato o meno di libero arbitrio. Si tratta di una questione antica e per certi
versi sembra inutile, noioso e del tutto teorico tornare a discuterne. In
realtà, la ricaduta immediata di questa discussione è se un tribunale può
comminare una pena a una persona nel caso questa abbia commesso un misfatto in
uno stato di costrizione. Libertà e responsabilità costituiscono un binomio
inscindibile nell’ebraismo: lo afferma la Torà nel colloquio tra il Signore e Caino (Genesi
4:7): tu potrai dominarlo (il tuo
istinto), e lo confermano i Maestri quando dicono: Le porte del ritorno (cioè del pentimento) non vengono mai chiuse.
Come
giustificare quindi l’affermazione secondo la quale Dio avrebbe indurito il
cuore del Faraone?
A
questa domanda sono state date molte risposte e cercherò qui di esaminarne
alcune.
Shadal sostiene che la Bibbia attribuisce a Dio le azioni che risultano strane e incomprensibili all’uomo (in
questo caso la testardaggine del Faraone, di fronte ai disastri che avevano già
messo in ginocchio l’Egitto).
Umberto Cassuto afferma invece che non vi sarebbe differenza tra
le due espressioni “Il Signore indurì il cuore del Faraone” e “Il Faraone
indurì il suo cuore” in quanto in ultima analisi nello stile biblico –
direttamente o meno – tutte le azioni
vengono attribuite a Dio: un’interpretazione che suona strana in quanto
sappiamo che ogni particolare del testo è rilevante e va interpretato.
Rabbì Ovadià Sforno conferisce alle due espressioni un senso
completamente diverso da quello cui ci ha abituato la tradizione: è stato
proprio l’indurimento del cuore che avrebbe consentito al Faraone di poter fare
le scelte nella massima libertà, senza essere costretto a cedere ad alcuna
pressione. Incapace di sopportare la durezza degli eventi, il Faraone avrebbe
mandato via gli ebrei non perché convinto dalla potenza divina, ma piuttosto
perché non sarebbe più stato in grado di sopportare le piaghe.
Rabbi Chaim ben Atar fornisce una risposta alla questione su un piano
filosofico: il Signore può eliminare
dalla propria conoscenza un fatto che egli stesso ha conseguito con la sua
stessa conoscenza, e questo proprio per evitare che l’uomo si giustifichi
affermando di aver agito in stato di costrizione. Ogni contraddizione tra la
preveggenza e la perfezione divina viene così eliminata.
Rabbi Jeshaià Horowitz sostiene che il Signore conosce perfettamente il
carattere dell’uomo, sa cosa l’uomo sceglierà
di fare, ma l’uomo ha sempre la possibilità di reagire e di cambiare il
proprio carattere e quindi è responsabile delle proprie azioni. Ciò sarebbe
possibile in quanto uomo e Dio hanno una nozione di tempo diversa: il presente,
il passato e il futuro sono presenti contemporaneamente nella mente divina.
Egli conosce ogni evento per il fatto che conosce se stesso e, poiché ha dato
all’uomo il libero arbitrio, non può conoscere le azioni dell’uomo se non solo
dopo che l’uomo le ha fatte e ha quindi lasciato in alto una traccia della sua
azione. E questo perché il prima, il dopo e il durante in Dio coincidono.
Maimonide risponde alla nostra questione dando una
interpretazione sul piano della sociologia del comportamento. In effetti, fino
alla quinta piaga il Faraone aveva la piena libertà di azione (la Torà afferma che fu il Faraone
a indurire il proprio cuore), ma il fatto di avere continuato a persistere nel
suo comportamento gli rese più difficile, se non addirittura impossibile,
cambiare atteggiamento: le sue colpe finirono per creare una barriera tra
l’uomo e il pentimento: ecco quindi perché, nelle piaghe successive, è scritto
che Dio indurì il cuore del Faraone.
Una situazione simile viene descritta da Shakespeare quando Lady Macbeth,
oramai completamente sommersa dal male, riconosce di sentirsi sopraffatta dal
male e di essere incapace di cambiare il proprio comportamento (si veda in
particolare il terzo atto).
Tornando
ora alle parole di Resh Laqish, va notato che egli traccia una differenza tra
la prima e la seconda parte del verso dei Proverbi: nella prima, il soggetto è
l’uomo stesso, è l’uomo che si volge al male (jalitz), mentre nella seconda è il Signore che gli dà (ittèn) grazia. Alla discesa verso il
male non vengono frapposti ostacoli, ma neanche aiuti; mentre nell’ascesa verso
il bene all’uomo umile verrà dato sostegno: saranno le sue azioni positive che
lo porteranno sempre più in alto.
In
definitiva, secondo Maimonide, è l’uomo che ha la possibilità di scegliere su
quale strada incamminarsi, ma tanto più egli si inoltra sulla strada del male,
tanto più gli sarà difficile tornare indietro.
La
tentazione di scaricare le proprie responsabilità sugli altri (la società, la
situazione, i media, etc.) è sempre in agguato. La strada del ritorno è sempre aperta, ma sta all’uomo
che si è mosso nella direzione del male, assumendo comportamenti lesivi del
prossimo e della società, fermarsi prima che sia troppo tardi; questa strada è
certamente ardua e lo è tanto più quanto più ci si immerge in comportamenti
difformi dalle norme. Ogni azione negativa si può trasformare in un boomerang
che finisce per distruggere chi lo ha lanciato: così è stato per il Faraone,
così per altri nemici di Israele, e così può accadere a chiunque commetta
azioni che intaccano la sua personalità, prima ancora di quella delle persone
verso cui sono dirette.
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