Calabria judaica - Sud ebraico

Calabria judaica ~ Sud ebraico
Storia, cultura e attualità ebraiche in Calabria
con uno sguardo al futuro e a tutto il Meridione

Secondo una leggenda, che attesta l'antica frequentazione orientale della nostra regione, Reggio fu fondata da Aschenez, pronipote di Noé.
La sinagoga del IV secolo, ricca di mosaici, di Bova Marina, è la più antica in Occidente dopo quella di Ostia Antica; a Reggio fu stampata la prima opera in ebraico con indicazione di data, il commento di Rashì alla Torah; Chayim Vital haQalavrezì, il calabrese, fu grande studioso di kabbalah, noto anche con l'acronimo Rachu.
Nel Medioevo moltissimi furono gli ebrei che si stabilirono in Calabria, aumentando fino alla cacciata all'inizio del XVI secolo; tornarono per pochi anni, richiamati dagli abitanti oppressi dai banchieri cristiani, ma furono definitivamente cacciati nel 1541, evento che non fu estraneo alla decadenza economica della Calabria, in particolare nel settore legato alla lavorazione della seta.
Dopo l’espulsione definitiva, gli ebrei (ufficialmente) sparirono, e tornarono temporaneamente nella triste circostanza dell’internamento a Ferramonti; oggi non vi sono che isolate presenze, ma d'estate la Riviera dei Cedri si riempie di rabbini che vengono a raccogliere i frutti per la celebrazione di Sukkot (la festa delle Capanne).
Questo blog è dedito in primo luogo allo studio della storia e della cultura ebraica in Calabria; a
ttraverso questo studio vuole concorrere, nei suoi limiti, alla rinascita dell'ebraismo calabrese; solidale con l'unica democrazia del Medio Oriente si propone come ponte di conoscenza e amicizia tra la nostra terra e Israele.

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lunedì 9 maggio 2016

Pesach libico e Pasqua calabrese

In alcuni paesi della Calabria è usanza fare colazione la mattina di Pasqua (o comunque mangiare durante la giornata) la frittata con ricotta e salsiccia oppure soppressata o zzùzziji (ciccioli di maiale), e la cuzzupa (detta anche guta, sguta o cudduraci).
Le ricette della cuzzupa sono le più varie, ancora più variate dei suoi nomi, e vanno da una sorta di pandolce o panbrioche fino ad un vero e proprio impasto dolce, a seconda dei paesi, e probabilmente anche delle ricette e delle tradizioni famigliari. Quello che le accomuna tutte è la presenza dell'uovo sodo, in numero variabile. sebbene si usino anche alcune forme prive di uova.
La frittata di ricotta e soppressata è quanto di più taref (sarebbe il contrario di kasher, che significa "adatto, alla consumazione da parte degli ebrei") possa esserci, dal momento che prevede non solo l'uso di prodotti di carne di maiale, ma soprattutto vede la compresenza di un latticino insieme alla carne, che è una delle proibizioni più forti della "dietetica" ebraica.
E quindi perché mai in un blog dedicato alla Calabria ebraica si parla di qualcosa che di ebraico non sembra avere proprio niente?
Bisogna dire che da poco si è conclusa la festa di Pesach (la Pasqua ebraica), che dura 7 giorni in Israele e 8 nei paesi d'esilio. La caratteristica principale di questi giorni di festa è che non si mangia nulla di lievitato. In alcuni paesi dell'Africa settentrionali era tradizione tra gli ebrei festeggiare la mattina dopo la fine della festa il ritorno all'alimentazione normale, con un particolare pasto festivo che si chiama "mimuna".

Si tratta di un pasto particolarmente sontuoso in Marocco, con uso massiccio di dolci e l'invito rivolto anche agli amici ed ai vicini non ebrei.

Più sobria invece la mimuna tripolina, che prevede semplicemente la consumazione di un pandolce con l'uovo e della frittata con merguez (salsicce di pecora o montone) e, come è ovvio, rigorosamente senza latte, ricotta o altri formaggi.

Non vi pare che questo piatto di mimuna (la foto, e anche il pasto, è di un amico ebreo tripolino) abbia davvero molto ma molto in comune con la cuzzupa con l'uovo e la frittata con salsiccia della colazione pasquale di alcuni paesi calabresi?