Rabbino capo di Napoli e del Meridione, sulle parashot settimanali
I figli d'Israele
dissero loro (a Mosè e a Aronne): magari fossimo morti per mano del Signore in
Egitto, seduti vicino alle pentole della carne e mangiavamo pane in abbondanza,
mentre ci avete condotti in questo deserto per far morire di fame tutto questo
popolo. Il Signore disse a Mosè: Ecco io farò piovere per voi un nutrimento dal
cielo, il popolo andrà a raccoglierne giorno per giorno quanto gli è
necessario, in tal modo io lo metterò alla prova, (per vedere) se egli vuole
obbedire alle mie leggi o no. ... E i figli d'Israele mangiarono la manna per
quarant'anni, fino a quando arrivarono alla terra abitata - mangiarono la manna
fino a quando arrivarono ai confini della terra di Canaan.
(Esodo 16: 3- 4, 35)
Rabbi Eliezer hamoda'ì
dice: in Egitto gli ebrei erano schiavi di re. Andavano al mercato - prendevano
pane, carne e pesci e ogni cosa, e nessuno glielo impediva. Andavano nei campi
- prendevano uva, fichi e melograni e nessuno glielo impediva.
(Mekhiltà ad loc.)
Gli ebrei erano schiavi
in Egitto da ottant'anni. Gli egiziani andavano nel deserto e catturavano un
montone o un cervo e lo scannavano, mettevano la pentola sul fuoco, cucinavano
e mangiavano, mentre gli ebrei stavano lì a guardare, ma non mangiavano, com'è detto:
"Quando sedevamo vicino alla pentola della carne - nel mangiare pane a sazietà. Non è scritto quando mangiavamo,
ma quando eravamo vicino alla pentola della carne - nel mangiare a
sazietà, in quanto mangiavano
pane ma senza carne.
(Shemoth rabbà 16: 4)
"Il popolo andrà a
raccoglierne giorno per giorno" Chi ha creato il giorno - ha creato il suo
alimento. Da qui ha detto rabbi
Eliezer hamoda'ì: chi ha di che mangiare oggi e dice cosa mangerò domani? E'
una persona priva di fede. Com'è detto: "affinché io lo metta alla prova
per vedere se obbedisce alle mie leggi o no"
(Mekhiltà ad loc.)
La raccolta della manna
di James Tissot, da Wikipedia
La
rievocazione che gli ebrei fanno qui della schiavitù egiziana ha
dell'incredibile: nessun accenno al duro lavoro, all'uccisione dei bambini,
alle angherie degli aguzzini, ma solo molta nostalgia per l'abbondanza di cibo
di cui godevano in Egitto. I maestri del midràsh leggono le proteste ebraiche
in modi assai diversi: secondo un maestro, in quanto schiavi del re d'Egitto,
gli ebrei potevano avere accesso a ogni ben di Dio; mentre secondo un altro
maestro, essi in realtà avevano un ricordo appannato del passato: vivevano sì
nel paese dell'abbondanza, ma senza averne mai potuto godere pienamente. La
memoria dell'uomo è selettiva e tende a idealizzare il passato, tracciandone
un'immagine assai diversa dalla realtà, e gli ebrei sono stati spesso maestri
in questo, tornando ad abitare in paesi che non si erano affatto dimostrati
ospitali. In realtà, le proteste degli ebrei erano dovute in qualche modo allo
status di uomini liberi: infatti una volta liberati, gli ebrei divenivano
completamente responsabili del proprio destino, non potevano più appoggiarsi al
proprio padrone, assumendo un atteggiamento simile a quello di un impiegato che
all'improvviso si ritrova nei panni, piuttosto scomodi, di imprenditore. "Gli
ebrei erano stati tratti fuori dall'Egitto, ma l'Egitto non era ancora stato
tratto fuori dagli ebrei": la libertà loro donata era un banco di
prova che gli ebrei non riescono a superare, perché sono ancora completamente
immersi nell'Egitto.
Fallita
la prova della libertà, gli ebrei vengono sottoposti a una nuova: la prova
della manna dal cielo. Ma che prova è mai questa: ognuno vorrebbe avere la
manna dal cielo! Vediamo alcune risposte a questa domanda:
Rashi sostiene che la prova consisteva nel vedere se gli
ebrei sarebbero usciti di sabato a prendere la manna, cosa che era stato loro
proibita..
Nahmanide rigetta l'opinione di Rashi in quanto il testo
afferma che la prova consisteva proprio nel dono della manna e non nelle regole
connesse alla sua raccolta di sabato. Nahmanide sostiene che la prova
consisteva nel fatto di doversi accontentare proprio di una vita basata
sull'uso della manna come unico alimento, un cibo davvero strano e comunque
limitato (anche se un noto midrash sostiene che essa aveva tutti i sapori del
mondo!)
Sforno sostiene che la prova consisteva proprio nel fatto
che la manna dal cielo rendeva la vita fin troppo facile: una volta risolto il
problema della sopravvivenza, gli ebrei avrebbero goduto di molto tempo libero.
Cosa ne avrebbero fatto? Si sarebbero dedicati alla Torà oppure ad attività
futili?
Le
ultime due opinioni sono accomunate dal fatto che entrambe pongono l'accento
sulla manna come cibo: un cibo monotono (Nahmanide), un cibo che lascia troppo
tempo libero (Sforno).
Rashbam sostiene invece che il Signore voleva mettere alla
prova il popolo e vedere se possedeva la Middàt habittachon, il requisito e
l'attributo della fiducia in Dio. Questa opinione è simile a quanto dice il midrash:
Chi ha di che mangiare oggi e dice cosa mangerò domani, è una persona priva di
fede. La prova consisteva quindi nel fatto di dover dipendere ogni giorno dal
cibo che il Signore avrebbe mandato al popolo, e questo perché Non assomiglia
chi ha il pane nel cesto, a chi non ce l'ha. Il popolo non supererà anche
questa prova e nel corso delle sue peregrinazioni nel deserto tornerà a
lamentarsi con queste parole: Ma ora noi siamo come disseccati: non v'è nulla,
solo alla manna sono i nostri occhi (Numeri 11: 6)
Pur
con tutta la sua ricchezza, il pane ottenuto dalla terra d'Egitto in totale
mancanza di libertà, costituiva una base illusoria per la vita; il pane del
cielo, pur essendo così semplice e monotono, ha alimentato il popolo ebraico
per quarant'anni, consentendogli di arrivare alla terra promessa.
In
cosa consiste un'economia basata sulla manna? Accontentarsi di ciò che è
strettamente necessario e avere la sicurezza che la manna tornerà a cadere
anche il giorno dopo e non c'è bisogno di "accumulare" sempre più
sostanze.
Perché,
in fondo, la benedizione hamotzì lechem min haaretz (che produci il pane dalla
terra), in ultima analisi va interpretata anche nel senso che ogni alimento,
esattamente come la manna, è lechem min hashamaim (pane dal cielo).
Nessun commento:
Posta un commento