Dietro
richiesta, inizio qui a trattare succintamente dell’ebraismo in Basilicata.
Questa
piccola regione italiana ha avuto una sua interessante storia ebraica, sicuramente
meno rilevante, dal punto di vista quantitativo, di molte altre regioni, ma non vi sono assenti spunti di assoluto interesse, che per certi aspetti ne fanno un unicum nel panorama ebraico italiano.
Dopo
questa prima sintetica presentazione generale, seguiranno, se Dio vuole, altri
post “cumulativi” sulle varie aree, più due che riguarderanno rispettivamente
Venosa con la sua necropoli ebraica e le celebri catacombe, e Oppido Lucano,
con la storia del convertito normanno Giovanni, Ovadiyah secondo il suo nome
ebraico, detto appunto da Oppido, che per lungo tempo è stato ritenuto invece
originario di Oppido Mamertina, in provincia di Reggio Calabria.
Le
notizie sono prese in massima parte dall’ottimo e ben documentato sito Italiajudaica.
In
tutto le località lucane indicate come sede di presenze ebraiche sono 20, di cui 15 in
provincia di Potenza e solo 5 in provincia di Matera.
Geograficamente
si raggruppano in due grossi agglomerati: 8 ai confini con la Calabria, intorno
al massiccio del Pollino, e 7 intorno a Melfi e al massiccio del Vulture; 3
altri centri, tra cui Matera, si collocano verso la Puglia, e altri due, al
centro della regione, Potenza e Tricarico, fanno quasi da raccordo tra queste
tre aree.
La
presenza ebraica copre circa un millennio, in base alle testimonianze archeologiche e documentarie,
iniziando dal VI secolo, con la necropoli di Venosa, e concludendosi, come in
tutto il Meridione d’Italia, nel XVI secolo, con la cacciata da parte dei nuovi
sovrani spagnoli.
Naturalmente non si può escludere una presenza più lunga,
iniziata ben prima di quanto i reperti archeologici ci fanno pensare, e
conclusasi (o mai conclusa?) ben più tardi, con il già noto fenomeno dei Bené
Anusim (il marranesimo).
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