Spesso si pensa all'ebraismo siciliano come a qualcosa che appartenga ad un passato più o meno remoto, dimenticando (o meglio, ignorando) che si tratta invece di qualcosa molto più vicino a noi di quanto si possa immaginare.
Una notizia dell'Ansa ci ricorda questo passato più recente di quanto sospettiamo, e riguarda in particolare le ebree siciliane nella shoah, sulle quali un bel libro è stato scritto da Lucia Vincenti.
Esiste anche un bel gruppo Facebook su cui si possono trovare altre notizie e vedere delle bellissime foto.
Esiste anche un bel gruppo Facebook su cui si possono trovare altre notizie e vedere delle bellissime foto.
LIBRI: LE DONNE EBREE IN SICILIA E LA PERSECUZIONE RAZZIALE
IL CASO DI EGLE SEGRE DEPORTATA E UCCISA
(ANSA) - Palermo, 25 gennaio
Nella vita erano medici, imprenditrici, intellettuali, casalinghe. Erano donne affermate. La loro storia improvvisamente cambio' con le leggi razziali del 1938. Anche per le donne ebree siciliane cominciarono persecuzioni, limitazioni dei diritti civili, vessazioni. Tre di loro, che si erano trasferite al Nord, furono deportate nei lager e non tornarono piu'. Storie individuali si intrecciano a una grande tragedia collettiva nel racconto che ne fa Lucia Vincenti nel volume ''Le donne ebree in Sicilia al tempo della Shoah'' (108 pagine, 12 euro, Marlin editore).
Il caso piu' sconvolgente e' quello di Egle Segre che si era trasferita a Varese dopo avere sposato un altro ebreo veneziano, Edgardo Levy. Il 12 dicembre 1943 a Tradate un commando tedesco appoggiato da fascisti italiani arresto' la donna, che all'epoca aveva 44 anni, e i suoi due figli: Eva, 22 anni, ed Enzo, 21. Il marito si salvo' perche' era al lavoro. Madre e figli furono deportati ad Auschwitz. Egle fu uccisa all'arrivo. Eva si tolse la vita nel giugno 1944. E anche Enzo si uccidera' vita al ritorno a casa, sopraffatto da una immane tragedia familiare.
Dal sito dell'editore Marlin
Le donne ebree in Sicilia al tempo della Shoah
Dalle leggi razziali alla liberazione (1938-1943)
Introduzione di Mario Avagliano e Marco Palmieri
IL LIBRO
Cosa cambiò nella vita delle donne ebree o sposate con
ebrei al tempo del fascismo in Sicilia, in particolare dopo il varo delle leggi
razziali del 1938? Attraverso testimonianze e interviste, questo libro
ricostruisce gli stati d’animo e la reazione delle donne perseguitate,
all’interno della vicenda più complessa che riguarda gli ebrei presenti
nell’isola durante il Ventennio. La loro fu una storia di coraggio, di amore e
di resistenza. Appartenevano per lo più alla classe borghese medio-alta; erano
donne colte, che frequentavano i salotti bene delle città. Alcune di esse erano
impegnate in attività lavorative, altre avevano preferito occuparsi
esclusivamente della gestione familiare. Erano medici, imprenditrici,
scrittrici, maestre di danza, madri, casalinghe. Tutte indistintamente da un
giorno all’altro si trovarono a subire gravi limitazioni nei loro diritti
civili, in un crescendo di tragedie ed angosce, che ebbe termine con l’arrivo
degli Alleati nel luglio 1943. Per tre ebree siciliane, che si trovavano
nell’Italia del centro-nord, il destino fu quello della deportazione nei lager.
E nessuna di loro tornò a raccontare l’orrore che aveva vissuto.
L’AUTRICE
Lucia Vincenti è nata a Palermo. Laureata in
Scienze politiche, da oltre un quindicennio conduce ricerche relative alla
storia contemporanea siciliana durante il fascismo. Le sue pubblicazioni
sull’argomento sono: Comunità ebraica palermitana in “Rassegna Siciliana di
Storia e Cultura” (1998); Storia degli Ebrei a Palermo durante il fascismo
(1998); Ieri e oggi, la Sicilia e l’ebraismo. Un mancato ritorno, in “Nuove
Effemeridi” (2001); Persecuzioni antisemite in Sicilia durante il fascismo. Oblio
di un recente passato, nel catalogo della mostra “Ebrei e Sicilia” (2003); Non
mi vedrai più. Persecuzione, internamento e deportazione dei siciliani nei
lager (1938-1945) (2004); Il silenzio e le urla. Vittime siciliane del fascismo
(2007). Ha rivestito numerosi incarichi e dal gennaio 2003 fa parte del
comitato scientifico dell’Istituto Mediterraneo di Studi Universitari, Parco
Culturale Raul Wallenberg, Dipartimento di Studi Ebraici. Nel novembre 2000 è
stata nominata membro del Comitato Scientifico della Mostra “Ebrei e Sicilia”.
Ha tenuto decine di convegni, seminari e incontri presso le scuole e le
istituzioni siciliane.
Dal gruppo Facebook prendo anche la foto e la notizia su Giulia Florio,
della grande famiglia siciliana, che a Roma, con suo marito,
protesse e salvò 16 ebrei di quattro diverse famiglie durante il periodo della shoah.
della grande famiglia siciliana, che a Roma, con suo marito,
protesse e salvò 16 ebrei di quattro diverse famiglie durante il periodo della shoah.
i Fiorentino, i Di Segni, i Pavoncello e i
Sermoneta, in totale sedici persone.
Secondo la testimonianza di Settimio e
Clelia Pavoncello la sua famiglia fu nascosta nel palazzo di Giulia e Achille.
Un giorno tre tedeschi entrarono nel palazzo minacciando di arrestare gli ebrei
nascosti. Giulia li corruppe con del denaro, salvò gli ebrei e li trasferì
nell’abitazione di uno dei suoi dipendenti per poi trovare un altro ricovero
presso le suore del Buon Pastore in via della Lungara. La figlia di Giulia e
Achille, Costanza, ha raccontato che la casa dei genitori si trovava accanto a
un edificio del vecchio ghetto in via della Reginella 27, abitato da ebrei. Per
tutto il periodo della deportazione Achille e Giulia appoggiarono passerelle di
legno tra la loro terrazza e la vicina finestra di quello stabile, in modo che
in caso di rastrellamento, i vicini potessero passare nella loro casa
attraverso una finestra che rimaneva sempre aperta.
Il 6 maggio 2002, Yad Vascem ha
riconosciuto Giulia e Achille come Giusti tra le nazioni (Dossier 380), in I Giusti D’Italia, Mondadori, 2006,
Milano
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