Shoah, Catanzaro e gli ebrei
legati da un filo di seta
Angela Rubino
La
nostra città conserva un legame antico col popolo ebraico
che vi si stanziò intorno al 1073 e diede notevole impulso all'attività serica
che vi si stanziò intorno al 1073 e diede notevole impulso all'attività serica
Oggi è un giorno importante per tutta l'umanità, un
giorno da imprimere bene nella memoria, perché il 27 gennaio del 1945, ha suggellato un
crimine spietato verso gruppi di persone strappate alla propria quotidianità,
private della propria dignità di esseri umani, umiliate ed uccise.
Qualcosa di spaventoso che ci mostra quanta cieca violenza si può celare dietro
il pregiudizio e la paura del diverso. Il popolo ebreo fu al centro del
genocidio nazista, che volle vedere in esso la radice dei mali della società.
Un timore questo, che il regime cercò di insinuare nella mente del
popolo al fine di renderlo, in qualche modo, complice dell'orrendo crimine
che si stava consumando a sua insaputa. Purtroppo, episodi di razzismo e di
deportazione di ebrei in campi di concentramento si ebbero anche in Italia ed
in Calabria. Oggi si ricorda il giorno in cui tutto quell'orrore ebbe fine e la
celebrazione della Shoah deve far ritornare alla mente ciò che accadde, per far
sì che non si ripeta mai più.
Noi catanzaresi dovremmo sentire maggiormente il
peso di quella tragica parentesi storica, perché in tempi molto antichi fummo
molto legati al popolo ebreo.
Essi arrivarono nella nostra città probabilmente
intorno al 1073, durante il regno di Roberto il Guiscardo e diedero un
grande impulso alla produzione e commercializzazione dei tessuti serici,
attività che ci valse una fama prestigiosa a livello Europeo. Il quartiere dove
si stanziarono fu detto "giudecca"; qui aprirono botteghe di
ricchissime mercanzie tra le quali si mescolavano i pregiati drappi di seta che
la città produceva. La capacità organizzativa ed imprenditoriale degli ebrei
valse a risollevare le attività artigianali minori, che venivano intraprese un
po' ovunque e anche l'agricoltura. Per quanto riguarda l'attività serica, ad
essi si deve il perfezionamento dell'arte, al tempo dei normanni e degli svevi.
In primo luogo, riuscirono a concentrare nelle loro mani tutto il prodotto
grezzo che si produceva con l'allevamento dei bachi da seta. Inoltre a loro si
deve la razionalizzazione della coltura degli alberi di gelso. Particolarmente
abili erano, poi, nel tessere la seta per ricavare drappi di notevole pregio e
di loro esclusiva competenza fu l'arte di tingere i tessuti con l'indaco.
Purtroppo, una delle attività intraprese dal popolo ebraico fu l'usura, e
questo valse loro molte persecuzioni non solo da parte della Chiesa. Sempre
maggiore era il numero delle proteste contro l'usura che giungevano al re.
Sicché, nel momento in cui il Governo escogitò delle misure contro l'usura i
primi ad esserne colpiti furono proprio gli ebrei, ai quali venne imposta una
tassa straordinaria d'usura.
È notevole il fatto che il Comune di Catanzaro
chiese al re che venisse fatta eccezione per quelli che ivi dimoravano. È noto,
infatti, che i prestiti in denaro e le anticipazioni versati dagli ebrei sulle
forniture permettevano all'economia locale, scarsa d'iniziative, di
sopravvivere. Essi possedevano anche il monopolio della seta e nelle fiere e
nei mercati, i commercianti stranieri dovevano rivolgersi proprio a loro per
l'acquisto di grossi quantitativi di pregiato tessuto. Comunque, nonostante i
benefici che essi, con la loro attività, apportarono al'economia della città,
il fatto di aver intrapreso l'usura fu una delle ragioni della loro cacciata da
tutto il regno di Napoli. La loro presenza aveva rappresentato un elemento di
produzione importante nella disorganizzata società catanzarese, e quando essa
venne a mancare si creò un vuoto enorme non colmato allora e né purtroppo oggi,
dopo quasi quattro secoli, da una vera borghesia produttrice.
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