Calabria judaica ~ Sud ebraico Storia, cultura e attualità ebraiche in Calabria con uno sguardo al futuro e a tutto il Meridione
Secondo una leggenda, che attesta l'antica frequentazione orientale della nostra regione, Reggio fu fondata da Aschenez, pronipote di Noé. La sinagoga del IV secolo, ricca di mosaici, di Bova Marina, è la più antica in Occidente dopo quella di Ostia Antica; a Reggio fu stampata la prima opera in ebraico con indicazione di data, il commento di Rashì alla Torah; Chayim Vital haQalavrezì, il calabrese, fu grande studioso di kabbalah, noto anche con l'acronimo Rachu. Nel Medioevo moltissimi furono gli ebrei che si stabilirono in Calabria, aumentando fino alla cacciata all'inizio del XVI secolo; tornarono per pochi anni, richiamati dagli abitanti oppressi dai banchieri cristiani, ma furono definitivamente cacciati nel 1541, evento che non fu estraneo alla decadenza economica della Calabria, in particolare nel settore legato alla lavorazione della seta. Dopo l’espulsione definitiva, gli ebrei (ufficialmente) sparirono, e tornarono temporaneamente nella triste circostanza dell’internamento a Ferramonti; oggi non vi sono che isolate presenze, ma d'estate la Riviera dei Cedri si riempie di rabbini che vengono a raccogliere i frutti per la celebrazione di Sukkot (la festa delle Capanne). Questo blog è dedito in primo luogo allo studio della storia e della cultura ebraica in Calabria; attraverso questo studio vuole concorrere, nei suoi limiti, alla rinascita dell'ebraismo calabrese; solidale con l'unica democrazia del Medio Oriente si propone come ponte di conoscenza e amicizia tra la nostra terra e Israele.
Mercoledì
30 settembre, a partire dalle ore 11.00, sarà presentato al mondo intero,
presso il padiglione CasaCorriere a Expo Milano il cedro della Calabria.
La Regione Calabria, in collaborazione con il Consorzio del Cedro di Calabria,
avrà a disposizione un’intera giornata per esporre le virtù del cedro, definito
fin da epoca biblica come il frutto più bello consegnato direttamente da Dio a
Mosé. E per questo, nello spazio del Corriere della Sera chiamato CasaCorriere, la mattinata del 30 settembre sarà
dedicata anche alla rappresentazione della Festa delle Capanne, in ebraico
Sukkot, con l’intervento del Rav dottor Moshe Lazar che ogni anno viene a
prelevare il cedro a Santa Maria del Cedro per usarlo nella cerimonia ebraica.
In contemporanea i visitatori potranno seguire su display tv e in una mostra
fotografica le varie fasi della produzione e della raccolta del pregiato
agrume.
Da ADNkronos, pubblicato il: 24/09/2015 alle 17,31
Il verde brillante dei cedri della
Calabria all'Expo di Milano
L’Expo
2015 si colora di verde, del verde brillante del cedro di Santa Maria del
Cedro, sull'alto Tirreno cosentino, in Calabria. Mercoledì 30 settembre,
infatti alle 11.00, sarà presentato al mondo intero, presso il padiglione CasaCorriere a Expo Milano, questo particolare frutto
della terra calabrese. (Il Programma)
Nell'esposizione
universale del cibo si vivrà così un momento di grande esaltazione della dieta
mediterranea, si legge in una nota del Consorzio del Cedro di Calabria, con
ricette gastronomiche dominate dall'impiego del cedro in varie applicazioni. La
Regione Calabria, in collaborazione con il Consorzio, avrà a disposizione
un’intera giornata per esporre le virtù del cedro, definito fin da epoca
biblica come il frutto più bello consegnato direttamente da Dio a Mosé.
E per
questo, nello spazio del Corriere della Sera chiamato CasaCorriere, la mattinata del 30 settembre sarà
dedicata alla rappresentazione della festa delle capanne, il cosiddetto sukkot,
con l’intervento del dottor Moshe Lazar che ogni anno viene a prelevare il
cedro a Santa Maria del Cedro per usarlo nella cerimonia ebraica. In
contemporanea i visitatori potranno seguire su display tv e in una mostra
fotografica le varie fasi della produzione e della raccolta del pregiato
agrume.
Nel
pomeriggio, sempre a #CasaCorriere, chef di consolidata esperienza daranno vita
ad uno show coocking, con la realizzazione di ricette ispirate agli aromi e ai
sapori inimitabili del cedro, ideate dagli executive. E ancora, Salvatore Benvenuto,
Samuele Cristofaro e Vincenzo Grisolia, dal maitre d’hotel Giuseppe Conte e dal
barman Franco Picerno. Un vero e proprio gran galà del Cedro, che si concluderà
con un cocktail party per la degustazione di tante prelibatezze, come i
panicelli decantati da Gabriele D’Annunzio.
“Sarà
l‘occasione migliore per noi - dice Angelo Adduci, presidente del Consorzio del
Cedro di Calabria- per anticipare la 'Festa della Raccolta' in programma dal
primo al 31 ottobre a Santa Maria del Cedro (Cosenza). All’Expo avremo modo di
far conoscere il cedro, il suo paesaggio rurale, le sue qualità gastronomiche e
terapeutiche, mentre non trascureremo di parlare dei problemi connessi alla
valorizzazione e alla commercializzazione, in un mercato globale sempre più
difficile per una produzione, come quella del cedro, che non è tanto una
produzione di nicchia, ma una produzione d’eccellenza, a fronte della forte
richiesta di genuinità e autenticità nell'alimentazione di oggi”.
Il
Rebbe Rashab (quinto Rebbe di Lubavitch)* recitava una benedizione solo su un
Etrog (cedro) di Calabria. Prendeva sempre in più un Etrog di Israele però
recitava la benedizione solo su quello della Calabria ed e' con quello che
recitava l'Hallel.
Rav
Yaacov Landa, che possa riposare in pace, che ebbe il merito per varie volte di
mangiare alla tavola del Rebbe raccontò che egli diceva sempre la prima sera di
Sukkot:"Quando il Santo Benedetto Egli sia disse a Moshe' il nostro
Maestro:"Prenderete per voi (le quattro specie vegetali)..."
mandarono degli inviati in Calabria per procurarsi dei cedri".
Si
racconta che una volta, fu impossibile ottenere dei cedri dalla Calabria ed
ebbero a disposizione solo dei cedri d'Israele. Il Rebbe recitò la benedizione
su questo cedro piangendo.
*Rabbi
Sholom DovBer Schneersohn (1860-1920) Il “Rebbe Rashab”
Tuttora ogni estate rabbini di tutto il mondo, in particolare Chabad,
si recano nella nostra Costa dei Cedri per raccogliere i frutti più belli,
che vengono poi inviati in tutto il mondo, compreso Israele.
Sukkot, la Festa delle Capanne, si può dire la festa ebraica della Calabria, dal momento che per la raccolta del cedro (il frutto indispensabile per il lulav, l'insieme dei quattro frutti che vengono agitati nelle sei direzioni dello spazio, in un rito che si ripete tutti i giorni della festa, che dura otto giorni, escluso lo Shabbat), rabbini di tutto il mondo vengono a raccoglierli nella nostra Costa dei cedri, dove si trovano i più belli di questi frutti, i più adatti ad una celebrazione della festa secondo gli alti livelli di perfezione che vengono richiesti.
Sukkot è la festa agricola dell'autunno. Nella Torah, Sukkot è chiamata Hag Haassif
(festa del raccolto – Esodo 23:16, 34:22). All’epoca biblica la sua importanza
era tale da essere chiamata Hehag (la festa) per antonomasia (1 Re 23,
42). La festa e’ il ricordo di un importante evento storico, il cammino degli
ebrei nel deserto verso la terra di Israele. La Torah identifica la Sukkà
(capanna) con le dimore temporanee degli israeliti durante questo
viaggio nel deserto (Levitico 23, 42) da cui il nome di Sukkot: Hag
haSukkot (letteralmente: festa delle capanne).
Piu’ delle altre feste di
pellegrinaggio, Sukkot ha conservato un carattere agricolo ed e’
chiamata anche Hag Haassif (festa del raccolto) o Zeman simhatenu (momento
della nostra gioia). L’attenzione posta sul raccolto e l’abbondanza portano un
cambiamento radicale e benvenuto dopo l’austerita’ delle solenni feste di Rosh
Ha-Shanah e di Yom Kippur. Tutte le feste di pellegrinaggio sono
dei momenti di gioia, ma l’atmosfera di questa festa e’ particolarmente lieta.
La gioia è un elemento essenziale legato a Sukkot, ma anche nel
momento della gioia, la struttura temporanea e fragile della Sukkà, il
precetto più caratteristico della festa, ci ricorda la fragilita’ della vita.
Tra il tetto
della Sukkà e il cielo non deve esserci alcuna interruzione. Il tetto
deve essere fatto di materiale vegetale staccato da terra (rami, foglie,
cannucciati per la copertura dei tetti, ecc.). Si deve poter intravedere il
cielo attraverso il tetto. La Sukkà deve avere almeno tre pareti, che
possono essere fatte con qualsiasi materiale (anche in muratura). Durante la
festa, la Sukkà dovrebbe divenire la residenza fissa fino al giorno di
Hosha’ anà
Rabbà; compatibilmente con il clima italiano, ciò significa che bisogna
almeno consumarvi i pasti. E’ mizvà mangiare pane in sukkà la sera del primo e
del secondo giorno. Si dice la benedizione Lishev Basukkà
(sedersi nella capanna), solo quando si mangia pane o almeno 240g di dolci
fatti con farina. Se piove in abbondanza non si ha l’obbligo di risiedere nellaSukkà.
La seconda
caratteristica della festa è il mazzo di quattro specie che è composto da unramo di palma (lulav) due di
salice (‘aravà), tre di mirto
(hadas) e un cedro (etrog):
nei giorni di Sukkot, si prende il Lulav con la destra e il
cedro con la sinistra, li si agita ai quattro punti cardinali, in alto e in
basso, dopo aver detto la relativa benedizione.
Giorni
di Chol Ha Mo’ed – In questi giorni non si mettono i Tefillin
(italiani e sefarditi). E’ opportuno diversificare questi giorni da quelli
feriali limitando per quanto possibile le proprie attività. E’ comunque
permessa qualsiasi attività il cui rinvio potrebbe procurare dei danni. Di
Chol Ha Mo’ed si recita Musaf.
Hoshà
anà Rabbà – Il settimo giorno di Sukkot è Hoshà anà Rabbà:
in questa giornata si fanno sette giri intorno alla Tevà con il lulav e si
recitano delle particolari preghiere durante le quali si usa agitare dei
rametti di salice (‘aravà) che alla fine della preghiera vengono
battuti per terra: si usa conservare ciò che rimane di questi rami fino alla vigilia di Pesach per bruciarvi il
chametz.
Shminì
Atzeret – Si mangia in Sukkà senza dire la relativa
benedizione. Si dice Shehechejànu durante il kiddush. A Musaf
si inizia a dire Mashiv harùach umorid ha-Gheshem (“che fa soffiare il
vento e fa cadere la pioggia”). La sera dopo non si mangia in Sukkà.
Simchat
Torah – La “gioia della Torah”, giorno in cui il Chatan Torah
viene chiamato alla lettura dell’ultimo brano della Torah. Sefarditi e
ashkenaziti iniziano anche il nuovo ciclo di lettura della Torah. Gli
italiani leggono l’inizio della parashà di Bereshit da un libro
stampato. Si fanno le Hakkafot – i sette giri con i sefarim –
intorno alla Tevà.
Non appena
si conclude il giorno solenne di Yom Kippùr, è usanza focalizzarsi su i
preparativi per la festività di Sukkòt. Durante i prossimi quattro giorni,
tutti sono impegnati a comprare le Quattro Specie, a costruire la Sukkà e,
naturalmente, a cucinare per i vari pasti festivi.
Domenica
27 settembre
14 Tishrei
Vigilia di Sukkòt
Se non hai
finito di costruire la Sukkà è arrivato il momento di farlo! È usanza preparare
le Quattro Specie, legandole assieme, nel pomeriggio di oggi. Clicca qui
per istruzioni.
È usanza
dare un po' di tzedakà extra in questo giorno poiché la vera gioia è quella
nel condividere con gli altri.
Donne e
ragazze accendono le candele prima del tramonto e recitano due benedizioni, clicca qui per il testo e qui per gli orari di Moed nella tua città. Se
si accende dopo il tramonto, è necessario farlo da una fiamma che è stata
accesa prima dell'entrata della festa.
Dopo le
preghiere serali, si mangia un pasto festivo. Stasera è mitzvà mangiare in
Sukkà, anche se piove forte, è necessario almeno fare il kiddush e mangiare
almeno 27 grammi di challà nella Sukkà per adempiere alla mitzvà. Si dice la
seguente berachà, Ba-ruch A-tà Ado-nai E-lo-henu-Me-lech Ha-olam Asher
Ki-deshanu Be-mitzvo-tav Ve-tzi-vanu Le-shev Ba-Sukkà. Molti usano intingere
la challà nel miele.
Stasera
iniziano i festeggiamenti tradizionali di Simchàt Bet Hashoevà, è usanza
cantare e ballare in ricordo dei festeggiamenti per l'attingere dell'acqua,
che venivano tenuti ogni sera di Sukkòt nel Bet Hamikdàsh.
Lunedi
28 settembre
15 Tishrei
1° giorno di Sukkòt
Si recita
la benedizione sulle Quattro Specie, una delle mitzvòt speciali relative a
Sukkòt: essa consiste nel tenere un cedro, una foglia di palma, tre rametti
di mirto e due rametti di salice legati insieme. Dopo avere recitato la
benedizione, si scuotono nelle quattro direzioni e verso l’alto e il basso.
Preghiera
del mattino (shachrít). Si recita l'hallèl, seguito dalle hoshanòt.
Si tirano
fuori i Sefarìm dall'Aròn Hakodèsh.
Lettura
della Torà: Levitico 22:26-23:44 e Numeri 29:12-16.
Haftarà:
Zecharia 14:1-21.
I kohanìm,
sacerdoti, benedicono i presenti con la benedizione sacerdotale durante la
preghiera di musàf.
Pasto
festivo in Sukkà, si fa kiddùsh, ‘l‘hamotzì’ e si mangia il pasto festivo.
Donne e
ragazze accendono le candele dopo il tramonto e recitano due benedizioni, clicca qui per il testo e qui per gli orari nella tua città. È necessario
accendere i lumi da una fiamma che è stata accesa prima dell'entrata della
festa.
Dopo le
preghiere serali (arvit) si recita il Kiddush, si fa l‘hamotzì e si mangia il
pasto festivo.
Continuano
i festeggiamenti tradizionali di Simchàt Bet Hashoevà, è usanza cantare e
ballare in ricordo dei festeggiamenti per l'attingere dell'acqua, che
venivano tenuti ogni sera di Sukkòt nel Bet Hamikdàsh.
Martedi
29 Settembre
16 Tishrei
2° giorno di Sukkòt
Si recita
la benedizione sulle Quattro Specie, una delle mitzvòt speciali relative a
Sukkòt: essa consiste nel tenere un cedro, una foglia di palma, tre rametti
di mirto e due rametti di salice legati insieme. Dopo avere recitato la
benedizione, si scuotono nelle quattro direzioni e verso l’alto e il basso,
(benedizione 5 e 3 - quest’ultima si recita soltanto la prima volta che si
compie la mitzvà ogni anno).
Preghiera
del mattino (shachrít). Si recita l'hallèl, seguito dalle hoshanòt.
Si tirano fuori i Sefarìm dall'Aròn Hakodèsh.
Lettura
del Sefer: Levitico 22:26-23:44 e Numeri 29:12-16.
Haftarà: I
Re 8:2-21.
I kohanìm,
sacerdoti, benedicono i presenti con la benedizione sacerdotale durante la
preghiera di musàf.
Minchà
Arvìt e
Havdalà.
Continuano
i festeggiamenti tradizionali di Simchàt Bet Hashoevà, è usanza cantare e
ballare in ricordo dei festeggiamenti per l'attingere dell'acqua, che
venivano tenuti ogni sera di Sukkòt nel Bet Hamikdàsh.
Mercoledi
30 Settembre
17 Tishrei
3° giorno di Sukkòt
Chol Hamoed
Chol
Hamoéd, i giorni intermedi di Sukkòt, sono considerati giorni parzialmente
festivi. Si mangia in Sukkà, si aggiunge Ya’alè VeYavò nella Birkat Hamazòn e
nelle preghiere, si recitano Hallel e Musaf nella preghiera del mattino.
Tefillà
del mattino, si recita l'Hallèl e le Hoshanòt. Si tirano fuori due sefarìm.
Preghiera
del mattino, con l'aggiunta di ya'alè veyavò nell'amidà. Si recita l'hallèl.
Lettura del Sefer: Numeri 29:17-22
Haftarà:
Ezekiele 38:18-39:15.
Si prega
il Musàf festivo.
Si
recitano le preghiere di Minchà e Arvìt.
Continuano
i festeggiamenti tradizionali di Simchàt Bet Hashoevà, è usanza cantare e
ballare in ricordo dei festeggiamenti per l'attingere dell'acqua, che
venivano tenuti ogni sera di Sukkòt nel Bet Hamikdàsh.
Dopo il
tramonto si fa havadalà
Giovedi
1 Ottobre - 18 Tishrei
4° giorno di Sukkòt
2° Giorno di Chol Hamoèd
Chol
Hamoéd, i giorni intermedi di Sukkòt, sono considerati giorni parzialmente
festivi. Si mangia in Sukkà, si fa la benedizione sulle Quattro Specie (ma
non di Shabbat), si aggiunge Ya’alè VeYavò nella Birkat Hamazòn e nelle
preghiere, si recitano Hallel, Hoshanòt e Musaf nella preghiera del mattino.
Alcuni usano non indossare i Tefillìn in questi giorni.
Si recita
la benedizione sulle Quattro Specie, una delle mitzvòt speciali relative a
Sukkòt: essa consiste nel tenere un cedro, una foglia di palma, tre rametti
di mirto e due rametti di salice legati insieme. Dopo avere recitato la
benedizione, si scuotono nelle quattro direzioni e verso l’alto e il basso.
Tefillà
del mattino, si recita l'Hallèl e le Hoshanòt. Si tira fuori un sefer.
Lettura del Sefer: Numeri 29:20-28.
Si dice
Musàf e si aggiunge Ya'alè veYavò nell'Ammidà e nella Birkàt hamazòn.
Continuano
i festeggiamenti tradizionali di Simchàt Bet Hashoevà, è usanza cantare e
ballare in ricordo dei festeggiamenti per l'attingere dell'acqua, che
venivano tenuti ogni sera di Sukkòt nel Bet Hamikdàsh.
Venerdi
2 Ottobre - 19 Tishrei
5° giorno di Sukkòt
3° giorno di Chol Hamoéd
Chol
Hamoéd, i giorni intermedi di Sukkòt, sono considerati giorni parzialmente
festivi, anche per quanto riguarda il lavoro. Si mangia in Sukkà, si fa la
benedizione sulle Quattro Specie (ma non di Shabbat), si aggiunge Ya’alè
VeYavò nella Birkat Hamazòn e nelle preghiere, si recitano Hallel, Hoshanòt e
Musaf nella preghiera del mattino. Alcuni usano non indossare i Tefillìn in
questi giorni.
Tefillà
del mattino, si recita l'Hallèl e le Hoshanòt. Si tira fuori un sefer.
Lettura del Sefer: Numberi 29:23-31.
Si dice
Musàf e si aggiunge Ya'alè veYavò nell'Ammidà e nella Birkàt hamazòn.
Diciotto
minuti prima del tramonto si accendono le candele di Shabbat, preferibilmente
in Sukkà. (clicca qui per il testo e qui per gli orari nella tua città). È necessario
accendere i lumi da una fiamma che è stata accesa prima dell'entrata della
festa.
Dopo le
preghiere di Arvìt si mangia il pasto di Shabbat in Sukkà.
Continuano
i festeggiamenti tradizionali di Simchàt Bet Hashoevà, è usanza cantare e
ballare in ricordo dei festeggiamenti per l'attingere dell'acqua, che
venivano tenuti ogni sera di Sukkòt nel Bet Hamikdàsh.
Shabbat
3 Ottobre - 20 Tishrei
6° giorno di Sukkòt
4° giorno di Chol Hamoed
Chol
Hamoéd, i giorni intermedi di Sukkòt, sono considerati giorni parzialmente
festivi, anche per quanto riguarda il lavoro. Si mangia in Sukkà, si fa la
benedizione sulle Quattro Specie (ma non di Shabbat), si aggiunge Ya’alè
VeYavò nella Birkat Hamazòn e nelle preghiere, si recitano Hallel, Hoshanòt e
Musaf nella preghiera del mattino. Alcuni usano non indossare i Tefillìn in
questi giorni.
Tefillà
del mattino di Shabbat, si recita l'Hallèl e le Hoshanòt. Si tirano fuori due
sefarìm.
Lettura
del Sefer: Esodo 33:12-34:26 e Numeri 29:26-34.
Haftarà:
Ezekiele 38:18-39:15.
Si
recitano le preghiere di Minchà e Arvìt, seguiti dall'havdalà.
Continuano
i festeggiamenti tradizionali di Simchàt Bet Hashoevà, è usanza cantare e
ballare in ricordo dei festeggiamenti per l'attingere dell'acqua, che
venivano tenuti ogni sera di Sukkòt nel Bet Hamikdàsh.
Domenica
4 Ottobre - 21 Tishrei
7° Giorno Sukkòt
5° Giorno di Chol Hamoed
Hoshanà Rabbà
È
considerato il giorno del giudizio finale per l’anno nuovo. È usanza rimanere
svegli tutta la notte precedente studiando Torà e leggendo, tra l'altro, il
Libro di Deuteronomio e i Salmi. In questo giorno è mitzvà aggiungere un ramo
di salice alle Quattro Specie. Inoltre si prendono 5 rami di salice legati
assieme e li si tengono in mano mentre si dicono le preghiere di Hosha’anót.
Infine li si sbattono per terra 5 volte per ‘mitigare i cinque livelli di
durezza’. Oggi è l’ultima opportunità per dire la benedizione della Sukkà.
Tefillà
del mattino, si recita l'Hallèl e le Hoshanòt. Si tira fuori un sefer.
Lettura del Sefer: Numberi 29:26-34.
Donne e
ragazze accendono le candele e recitano due benedizioni, clicca qui per il testo e qui per gli orari di Moèd nella tua città. Se
si accende dopo il tramonto, è necessario farlo da una fiamma che è stata
accesa prima dell'entrata della festa.
Da Sullam, newletter della Comunità ebraica di Napoli, un testo del 16 ottobre 2008, ma sempre attuale
Sukkot e l’ospitalità
di Pierpaolo Pinhas Punturello
Maimonide ha
ammonito che chi siede e mangia comodamente con la sua famiglia all'interno
delle proprie mura e non condivide con i poveri l'esecuzione di un qualsiasi
pranzo di mitzvà, di fatto non vive la mitzvà del pranzo festivo con gioia
bensì in nome del suo solo stomaco. Ospitare nel mondo ebraico non vuol dire semplicemente
esprimere convivialità e cortesia verso gli altri, ma adempiere ad un vero e
proprio comandamento seguendo l’esempio di Avraham nostro padre, ma anche di
Itrò suocero di Moshè.
Secondo una
tradizione kabbalista del 16° secolo, sulla base di fonti precedenti contenute
nel testo mistico dello Zohar, Il Libro dello Splendore, attribuito in
ultima composizione al maestro Moshè de Leòn (1250-1305), per ogni notte di
Sukkot riceviamo la visita di uno dei sette grandi uomini dell’antico Israele
che entrano nelle nostre sukkòt,
capanne, ovunque esse si trovino. " Quando un uomo si siede all'ombra
della fede in sukkah, la Shekhinah [Divina Presenza] diffonde le sue ali su di
lui e Abramo e altri cinque giusti al cospetto di D.o (e David con loro) fanno
la loro dimora con lui… Un uomo dovrebbe gioire ogni giorno del festival con
questi ospiti”. L'ispirazione ebraica rispetto al dovere di ospitalità risale
appunto ad Avraham ed è per questo motivo che lui è il primo ospite d'onore.
Avraham aveva infatti l’abitudine di sedersi al di fuori della propria tenda in
attesa di cogliere l'opportunità di invitare i viandanti all'ombra della
stessa, mentre lui in persona preparava per loro un pasto con i migliori
prodotti disponibili.
Un midrash, racconto omiletico, sostiene in
qualche modo che la prima tenda, su cui si basa l’esistenza del precetto di
risiedere in una capanna durante Sukkot, sia stata costruita da Avraham, quando
ha ospitato i tre Angeli che erano venuti ad annunciare a Sara, sua moglie, la
futura nascita di Itzhak (Genesi 18,1-10). L’idea della presenza di questi
ospiti, ushpizin in aramaico, è stata
poi codificata attraverso un testo di benvenuto, oggi contenuto in tutti i
libri di preghiere legati alla festa di Sukkòt, secondo una formula che
suonerebbe come un invito a cena, per così dire: "Invito a cena il mio
eccelso ospite, Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuseppe, Mosè, Aronne,e David...”.
In molte
comunità sefardite si usa collocare sotto la sukkà una speciale sedia sulla
quale si posano libri liturgici per l'ushpizin ed in tempi più recenti è
diventato popolare in alcuni ambienti “invitare” anche le matriarche e altri
importanti donne di Israele quali Sara, Rachele, Rebecca, Lia Miriam, Avigail
ed Ester. La presenza degli ushipizin richiama fortemente il nostro dovere
verso i poveri, poiché la tradizione afferma che gli ushipizin stessi rifiutano
di entrare in un sukkah dove i poveri non sono i benvenuti, ma allo st esso
tempo fa riflettere molto su quanto in troppi ambienti ebraici si sia persa la capacità
e la volontà di ospitare.
Non ospitiamo
perché non abbiamo case kasher adatte ad ogni tipo di ospite, non ospitiamo perché
non sapremmo comportarci nei confronti delle diversità di approcci religiosi
che potremo incontrare nel nostro cammino o semplicemente non ospitiamo perché
non abbiamo ritmi ebraici nelle nostre vite e quindi non abbiamo più occasioni
di incontro con altri ebrei. Sukkòt può essere vissuto anche come un nuovo
inizio per una identità ebraica forte e consapevole di sé che non teme il
confronto e l’ospitalità, proprio come una Sukkà che è costruita all’esterno
delle nostre case, in pubblico e senza alcun problema identitario, senza timore
alcuno, senza complessi di ebraicità da nascondere.