Dal volume del caro professore
Cesare Colafemmina (z.l.),
The Jews in Calabria, Leiden -
Boston, Brill, 2012, con la presentazione
di Shlomo Simonsohn, ripercorro la storia degli ebrei di Seminara (già delineata nel post precedente, Convegno e notizie su Seminara ebraica), aggiungendo qualche mia piccola considerazione.
Gli ebrei sono documentati a Seminara per
la prima volta nell’ottobre del 1270 (p.
113) insieme a quelli di Nicotera, quando Carlo I d’Angiò ordinò al
Giustiziere di Calabria di fare risarcire da cristiani ed ebrei delle due città
il soldato Pietro di Monteleone (già Giacomo Francigena, ebreo di Catania convertito),
del danno di 162 (136 secondo altre fonti) once d’oro, subìto quando i suoi beni,
come seguace angioino, erano stati saccheggiati dalle due città che parteggiavano
per Corradino di Svevia(1).
Figura interessante questo Pietro, in
quanto risulta essere uno dei pochissimi ebrei (benché convertito, ma non ci si
improvvisa soldati da un giorno all’altro) che abbiano esercitato la
professione militare.
Sono ancora presenti nel febbraio 1276 (p. 114) quando pagano 1 oncia, 1 tarì e
12 grana di tassa annuale ordinaria, risultando una delle più piccole tra le 14
comunità elencate; nel giugno dello stesso anno, per la tassa relativa alla
distribuzione della nuova moneta coniata dalla Zecca di Brindisi, pagano 13
grana (p.115), sempre una cifra tra
le minori rispetto a quelle pagate dalle altre comunità.
L’anno successivo (p. 115) diventa la comunità che paga in assoluto di meno come
tassa ordinaria, solo 1 tarì e 16 grana: un vero crollo, rispetto alla
stabilità o all’aumento (talora notevole) di quasi tutte le altre giudecche;
probabilmente vi è stato un esodo (una
conversione sembra non potersi ipotizzare, visto che la tassazione della
popolazione cristiana resta invariata, a meno che non si possa supporre che i
convertiti fossero, almeno temporaneamente, esonerati dalla tassa) di
massa, dovuto a non so quali fattori.
Dalla Platea di Sinopoli(2)
(p. 128) è citato nel febbraio 1335 un
Magister Abram, che ha una vigna in
locazione da Guglielmo Ruffo, conte di Sinopoli.
Ad aprile del 1422 un certo Ysdrael
Sacerdoto, ebreo di Termini Imerese abitante a Seminara (p. 160), promette dietro abbondante pagamento, a quattro altri
ebrei di ritornare a Termini; ignoro quale sia il motivo, come ignoro se gli
altri quattro vivessero a Seminara o a Termini.
Un anno dopo, a maggio 1424 (p 161) Juda Raffato di Seminara viene
autorizzato ad esercitare l’arte medica nel Ducato di Calabria.
A giugno del 1484, compaiono altri due ebrei:
uno, Salomon Iudeus, si era trasferito a Melicuccà; l’altro, Sabato Iudio, era
partito per ignota destinazione. Non sappiamo se e quanti altri ne fossero
rimasti nella città.
A novembre del 1493 (p. 378) gli ebrei della città vengono esonerati, avendo fatto
ricorso alla Regia Camera Sommaria, dal pagamento della tassa dovuta alla
Corte, in quanto già tassati separatamente dal resto della popolazione. Una
disposizione a cui la città aveva fatto orecchio da mercante, se meno di 5 mesi
dopo, ad aprile 1494 (p. 401) la
stessa Camera Sommaria deve ribadire l’esenzione, anche minacciando il comune di
una consistente multa se non l’avesse rispettata. È di pochi giorni successiva la
convocazione (p. 404) del siciliano Ieremia Coyno (Cohen) e di
rappresentanti della comunità presso il capitano della città; il Coyno aveva
ricevuto dalla locale Giudecca 10 ducati per sbrigare a Napoli certe importanti
faccende, impegno al quale non avrebbe tenuto fede. È possibile ipotizzare che
queste importanti faccende fossero proprio relative al ricorso per l’esonero
dalla tassazione di cui si è appena detto?
Per le tasse residuali da pagarsi da
parte degli ebrei, in numero di 22 famiglie (p.
112), per il periodo da settembre 1505 ad agosto 1507, gli ebrei di
Seminara devono una delle somme più alte (p.
508); ma la somma non viene esatta, per l’impoverimento e per l’assenza di
molti degli ebrei censiti, e a margine viene annotato che si è provveduto a
lasciar perdere.
In seguito (p. 516) le famiglie diventano 23, e benché la tassazione risulta
diminuita, ugualmente non viene pagata, e a margine si trova la stessa annotazione.
Ugualmente (p. 520) non viene pagato un “donativo” per gli esattori nominati
per le giudecche, ma questa volta a margine viene annotato che la tassa viene
pagata qualche tempo dopo: meglio tenerseli buoni gli esattori!
Con la fine della dominazione aragonese e
l’annessione al Regno spagnolo, giungiamo all’epilogo (p. 597): una breve comunicazione della Camera Sommaria ordina al
tesoriere di Calabria di fare una accurata indagine sugli ebrei e i neofiti
(ebrei convertiti) che il comune dice abbiano lasciato la città in seguito all’espulsione
decretata dai sovrani spagnoli (se ne perda la memoria!).
Questa comunicazione è importante perché
conferma che furono espulsi non solo gli ebrei, ma anche i convertiti, come
ormai è accertato da tutti i maggiori studiosi. Ma questo, con l’annessa
delicata questione degli anusim (“costretti”
alla conversione, più conosciuti come “marrani”), è un argomento che spero
prima o poi di riuscire a trattare specificamente.
Voglio solo aggiungere una annotazione
rispetto al numero degli ebrei di Seminara, che risultano essere
(probabilmente) poco meno del 10% della popolazione totale, e la vediamo impegnata
in tutti i settori professionali, come vediamo dalla presenza di un vignaiolo e
di un medio. Probabilmente col tempo aveva raggiunto una certa floridezza, dal
momento che risulta più elevata di quella delle giudecche circostanti, ma
probabilmente sempre, come mostrano le notizie su ebrei che lasciano il luogo,
sul filo della decadenza, fino alla ripetuta incapacità di pagare le tasse
dovute.
D. Corso, Cronistoria
civile e religiosa della città di Nicotera, Napoli, 1882, p. 24; Edizione a
cura della Biblioteca Comunale “R. Corso”, Nicotera, 2002.
“Risiedeva allora in Nicotera un ebreo nativo di
Catania a nome Giacomo Francigena il quale, fattosi cristiano aveva preso il
nome di Pietro da Monteleone, dalla terra in cui aveva fissato dimora. Costui
con armi e cavalli favoriva Carlo di Angiò, da cui venne decorato del cingolo
militare. Al contrario Rinaldo da Cirò trovandosi a Nicotera coi suoi seguaci
fece ribellare a favore di Corradino Nicotera e Seminara, ed i beni di Pietro
posti in questi territori furono occupati dai ribelli”
Pietro De Leo, La Platea di Sinopoli, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2006.
Nella stessa Platea risulta anche un
"Barthucius Abraam", e sebbene non sia specificato che sia ebreo, ritengo
che possiamo ragionevolmente pensarlo.
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