Proprio in questi giorni ricorre
l'anniversario delle leggi razziste del regime fascista, che aprirono la strada
alla persecuzione degli ebrei in Italia.
Da Wikipedia
"Un documento fondamentale, che ebbe un ruolo non
indifferente nella promulgazione delle cosiddette leggi razziali è il Manifesto
degli scienziati razzisti (noto anche come Manifesto della Razza), pubblicato
una prima volta in forma anonima sul Giornale d'Italia il 15 luglio 1938 con il
titolo Il Fascismo e i problemi della razza, e poi ripubblicato sul numero uno
della rivista La difesa della razza il 5 agosto 1938 firmato da 10 scienziati.
Il 25 luglio
1938 - dopo un incontro tra i dieci redattori della tesi, il ministro della
cultura popolare Dino Alfieri e il segretario del PNF Achille Starace - la
segreteria politica del PNF comunica il testo completo del lavoro, corredato
dall'elenco dei firmatari e degli aderenti"
Rileggete: 25
luglio 1938. E proprio il 25 luglio di 5 anni dopo il regime fascista
cadrà. Servono altri commenti? Sappiamo che in ogni generazione il popolo ebraico
avrà il suo Amalek, ma da tutti il Signore li libererà, seppur attraverso
enormi sofferenze e fin quasi lo sterminio, con il suo braccio potente e la sua
mano distesa.
AM YISRAEL CHAY!
Fausta Carli Finzi
(da Sullam,
newsletter della Comunità ebraica di Napoli)
http://www.napoliebraica.it/wordpress/sullam
La
presenza ebraica a Palermo doveva essere rilevante tra le due guerre se la
legge del 30/10/1930 prevedeva la costituzione di una comunità nel capoluogo
siciliano.
Oltre
alle illustri famiglie Yung, Arentz, Hoffman, Baumann, Gherscfeld erano
presenti cinque docenti universitari che nel ’38, con la promulgazione delle
leggi razziali, vennero espulsi dall’ateneo. Sembra esser stato l’unico caso
nell’isola, in quanto i rettori di Catania e Messina si affrettarono a
dichiarare che i rispettivi atenei erano “immuni da contaminazioni giudaiche”.
Per
iniziativa dell’Istituto siciliano distudi ebraici chiunque transiti ora nel bellissimo atrio di Palazzo
Steri, sede del Rettorato dell’Università è indotto a meditare davanti alla
lapide che gli ricorda sull’espulsione subita da Camillo Artom, Maurizio
Ascoli, Alberto Dina, Mario Fubini ed Emilio Segré.
La
cerimonia dello scoprimento della lapide, che ha visto la partecipazione del
rettore, del sindaco, del vicepresidente dell’Unione delle comunità ebraiche,
del vicepresidente della nostra Comunità e della titolare della cattedra di
ebraistica e filosofia medioevale ebraica, giovane ebrea iscritta alla Comunità
di Napoli, mi hanno fatto ricordare che molti dei docenti espulsi dalle
università del Nord ripararono in Svizzera e lì organizzarono quasi senza
l’ausilio di testi didattici delle classi liceali che consentirono poi ai
giovani ebrei, pure internati nello stesso campo, di conseguire brillantemente
la maturità appena finita la guerra.
Un
insegnamento ebraico ci dice che se si sa reagire alle avversità dopo la notte
più cupa si vedrà sorgere l’alba.
“Chiedo scusa a
nome dell’Università e del mio predecessore dell’epoca che ha firmato il
decreto di espulsione di cinque docenti che avevano la sola colpa di essere
ebrei”. Ad affermarlo il rettore Roberto Lagalla nel corso della manifestazione
con cui l’Ateneo ha commemorato i docenti espulsi a causa delle leggi razziali.
L’iniziativa, proposta dall’Istituto siciliano di studi ebraici nella persona
del presidente Evelyne Aouate, ha aperto il programma annuale “Univercittà
Prize”, la manifestazione concepita con l’intento di collegare, la proposta
culturale dell’Ateneo con le realtà e le proposte delle arti, delle
professioni, dell’associazionismo e della vita pubblica della Città.
Nel corso della
serata si è svolta la cerimonia della collocazione di una targa nell’atrio
dello Steri con i nomi dei docenti espulsi. Un appuntamento storico con cui
l’Università, alla presenza di rappresentanti del mondo ebraico, ha voluto
ricucire lo strappo avvenuto nel 1938, quando cinque illustri professori hanno
perduto cattedra e stipendio in osservanza di due decreti legge che sancivano
l’espulsione da ogni scuola, dall'asilo fino all'università, di studenti e
insegnanti ebrei italiani e l'espatrio di tutti gli ebrei stranieri.
Sulla targa,
realizzata a mano dallo staff di tecnici guidati dall’architetto Domenico
Policarpo sono incisi i nomi di Emilio Segre, ordinario di Fisica sperimentale,
futuro Premio Nobel; Maurizio Ascoli, clinico famoso per avere scoperto una
cura contro la tubercolosi, cui è intitolata un’aula del Policlinico di
Palermo; l'italianista Mario Fubini, straordinario di Letteratura, l’ordinario
di Ingegneria elettronica Alberto Dina e il fisiologo Camillo Artom.
“Ricordare
quello che è successo nel periodo dell’oppressione del popolo ebraico durante
la seconda guerra mondiale – ha detto il vice presidente UCEI Roberto Jarac - è
fondamentale per costruire la coscienza della Nazione. Il nostro sforzo
educativo è volto infatti, alla creazione delle coscienze soprattutto dei
giovani che siano poi l’antidoto che quanto accaduto non si verifichi più in
futuro”.
Lo storico
Matteo Di Figlia, nel suo intervento, ha ripercorso il tragico periodo nazifascista,
tratteggiato la figura del rettore Giuseppe Maggiore, un gigante della cultura
e luminare del “Diritto penale” a livello nazionale ed europeo che si macchiò
della colpa di firmare il decreto di espulsione dei docenti dall’Università.
“Ma non dobbiamo dimenticare nemmeno – ha aggiunto il docente - i tanti
studenti espulsi dall’Università a cui venne privato il diritto di studiare”.
Il sindaco
Leoluca Orlando ha plaudito all’iniziativa dell’Università che permette di
continuare il dialogo tra le culture e le religioni nella città di Palermo.
Infine la prof.
Luciana Pepi si è augurata che questa iniziativa “sia un input al pensare e
contribuisca che ognuno non sia preda dell’indifferenza”.
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