Calabria judaica - Sud ebraico

Calabria judaica ~ Sud ebraico
Storia, cultura e attualità ebraiche in Calabria
con uno sguardo al futuro e a tutto il Meridione

Secondo una leggenda, che attesta l'antica frequentazione orientale della nostra regione, Reggio fu fondata da Aschenez, pronipote di Noé.
La sinagoga del IV secolo, ricca di mosaici, di Bova Marina, è la più antica in Occidente dopo quella di Ostia Antica; a Reggio fu stampata la prima opera in ebraico con indicazione di data, il commento di Rashì alla Torah; Chayim Vital haQalavrezì, il calabrese, fu grande studioso di kabbalah, noto anche con l'acronimo Rachu.
Nel Medioevo moltissimi furono gli ebrei che si stabilirono in Calabria, aumentando fino alla cacciata all'inizio del XVI secolo; tornarono per pochi anni, richiamati dagli abitanti oppressi dai banchieri cristiani, ma furono definitivamente cacciati nel 1541, evento che non fu estraneo alla decadenza economica della Calabria, in particolare nel settore legato alla lavorazione della seta.
Dopo l’espulsione definitiva, gli ebrei (ufficialmente) sparirono, e tornarono temporaneamente nella triste circostanza dell’internamento a Ferramonti; oggi non vi sono che isolate presenze, ma d'estate la Riviera dei Cedri si riempie di rabbini che vengono a raccogliere i frutti per la celebrazione di Sukkot (la festa delle Capanne).
Questo blog è dedito in primo luogo allo studio della storia e della cultura ebraica in Calabria; a
ttraverso questo studio vuole concorrere, nei suoi limiti, alla rinascita dell'ebraismo calabrese; solidale con l'unica democrazia del Medio Oriente si propone come ponte di conoscenza e amicizia tra la nostra terra e Israele.

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martedì 18 dicembre 2012

Lettera aperta di Rav Bahbout al Sindaco di Napoli



Lettera aperta di Rav Scialom Bahbout,
Rabbino Capo della Comunità di Napoli e del Meridione,
al Sindaco di Napoli,
Luigi De Magistris
Il Mattino (edizione di Napoli), del 18/12/2012

Immagine da PugliaLive





Egregio dottor de Magistris,

la sua iniziativa di offrire la cittadinanza onoraria ad Abu Mazen, leader dei Palestinesi di Cisgiordania, nella misura in cui si propone di dare un contributo alla soluzione di un lungo conflitto, può essere condivisibile. Tuttavia, se non verrà accompagnata da iniziative tese a creare un'atmosfera di pacificazione tra le parti e se non sarà seguita da iniziative verso il territorio e verso le altre popolazioni coinvolte nei conflitti presenti nel Mediterraneo e nel Medio Oriente, rischia di essere un'iniziativa di parte e alla fine inutile e dannosa. Come uno del milione di profughi dai Paesi arabi (la Libia) ho una conoscenza diretta del conflitto arabo-israeliano: mio padre, mio nonno e mio bisnonno sono nati a Gerusalemme e vi hanno abitato fin dai tempi dell'Impero Ottomano, quindi assai prima che si parlasse del problema palestinese e a buon diritto possono essere dichiarati palestinesi ante litteram. Mio padre era suddito della Palestina britannica e parlava e scriveva correntemente l'arabo classico e quello palestinese. Proprio per questo mio background mi permetto di darle alcuni consigli sulle iniziative da prendere nello specifico sia per quanto riguarda il conflitto tra palestinesi ebrei e palestinesi arabi che per quanto riguarda gli altri Paesi arabiche sono stati coinvolti nel conflitto.
1. Dovrebbe chiedere ad Abu Mazen di fare le seguenti dichiarazioni: ritrattare sia in inglese che in arabo quanto esposto nella sua tesi di dottorato in Storia presso il Collegio orientale di Mosca in cui bontà sua ritiene che si possa ridurre il numero delle vittime del nazismo a poche centinaia di migliaia; dichiarare che rinuncia al terrorismo come arma di pressione e condanna l'uso che ne fa Hamas con il lancio di oltre 15mila missili da Gaza verso Israele; condannare ancor più il lancio di missili verso Gerusalemme (ma non sarebbe santa anche per i musulmani?); riconoscere il diritto all'esistenza dello Stato d'Israele; fare una campagna di informazione interna alle nuove generazioni di arabi palestinesi per spiegare come ha avuto inizio il conflitto (ivi compresi i Pogrom compiuti a Hevron verso la popolazione ebraica, la rinuncia all'applicazione della risoluzione dell'ONU del 1947 che prevedeva la spartizione della Palestina tra arabi ed ebrei, il successivo attacco di tutti i Paesi arabi per eliminare la presenza ebraica etc.): una vera pacificazione inizia dalla conoscenza dei fatti a tutti i livelli e a tutte le latitudini; trasformare la Palestina araba in una società basata sulla democrazia e il riconoscimento della diversità (si pensi alla discriminazione e alla persecuzione nei confronti degli omosessuali); organizzare un sistema basato sulla giustizia e non sulla giustizia sommaria come accaduto, ad esempio, nei giorni dell'ultimo conflitto in cui sono stati barbaramente uccisi dei palestinesi arabi e sottoposti poi al ludibrio popolare.
2. In qualità di Sindaco veramente amante della dovrebbe: offrire la cittadinanza onoraria a una personalità dello Stato d'Israele che occupi un ruolo politico omologo a quello di Abu Mazen, chiedendo nel contempo una serie di impegni e dichiarazioni, quali ad esempio la rinuncia a fare nuovi insediamenti; prendere iniziative della stessa portata tese a difendere le minoranze in tutti i Paesi del Medio Oriente in cui vi sono conflitti (Siria, Egitto, Iraq, Arabia Saudita etc.); fare una vasta campagna di informazione, con la presenza di studiosi e persone coinvolte, sul conflitto arabo-israeliano nelle scuole e nelle istituzioni a partire dalle decisioni dell'ONU; organizzare una visita da parte dell'amministrazione napoletana nello Stato d'Israele, in Cisgiordania e a Gaza; inviare scolaresche del Napoletano nello Stato d'Israele, in Cisgiordania e a Gaza; organizzare iniziative comuni nel campo della cultura e dello sport. Certamente la sua amministrazione saprà indicare alcune altre strade per far sì che l'informazione sia la più ampia e obiettiva possibile perché, al di là degli slogan, è nell'interesse di tutti - noi cittadini italiani, palestinesi arabi e israeliani - conoscere la verità e costruire un futuro comune di pace a partire dalla verità dei fatti. Napoli, come città che si trova nel centro del Mediterraneo, deve assumere una posizione equilibrata e non di parte, perché altrimenti perderebbe di credibilità, già minata dopo le decisioni prese in merito all'accoglienza riservata alla flottiglia.
Limitarsi a dare la cittadinanza ad Abu Mazen, oltre che essere una decisione di parte, sarebbe solo una decisione di facciata, senza nessun risvolto pratico e senza nessuna possibilità di incidere positivamente sul processo di pace, che è interesse di noi tutti. La pace - e se vogliamo il Nobel della Pace - non può essere raggiunta con iniziative di parte: sono pronto a incontrarla per studiare un piano operativo per lo sviluppo di un programma di pace che possa fare di Napoli città della pace.
Scialom Bahbout
Rabbino Capo di Napoli e del Meridione

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