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Parashat Vaychì: Bereshit (Genesi) 47,28 -50,26
Haftarah: 1 Re 2,1-12
Per il commento alla parashah settimanale rinviamo principalmente al commento pubblicato su questo stesso blog, di Rav Scialom Bahbout, Rabbino Capo di Napoli e del meridione: Vayichì: Chi è un vero leader
Da Torah.it
Testo e traduzione
Vaichì, facsimile dal Pentateuco di Shadal
♫ Lezione sulla parashà di Vaichì, rav Shalom Bahbout
♫ Lezione sulla parashà di Vaichì, Shalom Sermoneta - fonti
La benedizione di Giacobbe ed il nucleo della gente di Israele, rav Riccardo Pacifici z”l
Jeudà, re della Teshuvà
Jacov nostro padre non è morto
Nella Tua salvezza ho sperato, oh Signore
Il sorriso del Re Messia
La Ketubà di Asenat
La preghiera ed il canto
Jacov, il giovane
Come Efraim e Menashè
Jacov, come Rabbì Jeudà Hannasi
♫ L’haftarà di Vaichì
Vaichì, facsimile dal Pentateuco di Shadal
♫ Lezione sulla parashà di Vaichì, rav Shalom Bahbout
♫ Lezione sulla parashà di Vaichì, Shalom Sermoneta - fonti
La benedizione di Giacobbe ed il nucleo della gente di Israele, rav Riccardo Pacifici z”l
Jeudà, re della Teshuvà
Jacov nostro padre non è morto
Nella Tua salvezza ho sperato, oh Signore
Il sorriso del Re Messia
La Ketubà di Asenat
La preghiera ed il canto
Jacov, il giovane
Come Efraim e Menashè
Jacov, come Rabbì Jeudà Hannasi
♫ L’haftarà di Vaichì
Il commento alla parashah settimanale di Rav Riccardo Di Segni, Rabbino Capo di Roma
Altri commenti sulla parashah settimanale sul sito ChabadRoma, da cui traiamo queste sintesi della parashah e della haftarah
Riassunto
della Parashà
Capitolo 47, 28-31. Ya’acòv visse in Egitto per 17 anni e tutta la sua
vita fu di 147 anni. Sentendo approssimarsi la morte, pregò Yosef di non
seppellirlo in Egitto, terra straniera, ma di trasportarlo nel paese e nel luogo
dove avevano trovato l’estrema dimora i padri che l’avevano preceduto. Yosef si
fece carico di tale richiesta e promise al padre che avrebbe rispettato la sua
volontà.
Tribù di Yoseph |
Capitolo 49, 1-33. Chiamò poi i suoi 12 figlioli e, quando furono tutti
finalmente radunati intorno al suo letto, espose loro – in forma poetica – il
quadro delle future vicende della loro gente. Non appena ebbe concluso il
discorso, ebbe termine la sua vita terrena ed egli si riunì ai suoi cari.
Capitolo 50, 1-26. Yosef lo pianse e poi ordinò ai medici di imbalsamare
il padre. Gli egizi lo piansero per 70 giorni; trascorso tale periodo Yosef
chiese al faraone il permesso di allontanarsi dall’Egitto per recarsi a dare
sepoltura a Ya’acòv nel luogo che egli aveva desiderato.
Ya’acòv fu trasportato e sepolto con grandi
onori nella grotta di Machpelà, nel sepolcreto degli avi. Quindi tutti fecero
ritorno in Egitto, dove Yosef calmò ancora una volta i timori dei fratelli, che
si erano riaccesi dopo la morte del padre, in merito al suo completo perdono.
Yosef morì a 110 anni, facendosi promettere
dai fratelli che avrebbero trasportato i suoi resti, nell’ora del ritorno,
nella Terra Promessa.
Così termina il primo libro della Torà, il
libro di Bereshit; in esso sono narrate le vicende dei padri del popolo
di Israel.
Haftarà in pillole
La haftara contiene le ultime
disposizioni di re David rivolte a suo figlio Shlomo – che gli sarebbe
succeduto nel governo del regno – così come la parashà riporta le ultime
volontà di Ya’acòv espresse a Yosef e poi le parole indirizzate a tutti i 12
figli riuniti intorno al suo capezzale.
Rashi ha commentato
Ya’acòv
visse… (Bereshit 47, 28).
Perché questa sezione della Scrittura è chiusa? (Per chiusa Rashi
intende unita alla precedente; infatti nei rotoli della Torà adibiti alla
lettura pubblica, ogni sezione è separata da quelle immediatamente precedenti e
seguenti secondo un ordine tradizionale).
Perché
quando spirò nostro padre Ya’acòv si chiusero gli occhi e i cuori dei figli di
Israele per la sofferenza della schiavitù che da allora gli egizi cominciarono
a imporre loro. Altra spiegazione: Ya’acòv voleva rivelare ai suoi figli il
tempo della fine (della redenzione messianica) ma tale rivelazione gli fu
preclusa (Bereshit Raba 96, 1).
Grazia
e verità… (Bereshit 47, 29).
La grazia che si usa ai morti è una grazia di verità, perché non ci può
aspettare da essa alcuna ricompensa (Bereshit Raba 96, 5).
Ti
prego non seppellirmi in Egitto… (Bereshit
47, 29). Il suo suolo diverrà un giorno pidocchi che brulicheranno sotto il mio
corpo (Bereshit Raba 96, 5). Inoltre i morti che sono fuori dalla terra
di Israele rivivranno soltanto dopo aver provato la sofferenza della migrazione
sotterranea (Bereshit Raba 96, 5. Perché tutti i patriarchi chiedono ed
amano la sepoltura in terra di Israele? […] Camminerò alla presenza del
Signore nella terra dei viventi (Tehillim 116, 9) […] I morti della
terra di Israele rivivranno per primi nei giorni del Messia e godranno degli
anni del Messia […] Disse rabbi Shim’on: «Se è così, i giusti sepolti fuori
dalla terra di Israele ci perdono?». Ma cosa fa per loro il Santo, Benedetto
Egli sia? Scava delle buche nel terreno, simili a grotte, ed essi verranno
risalendo sino a giungere nella terra di Israele. Là il Santo Benedetto Egli
sia darà loro uno spirito di vita ed essi risorgeranno». In merito a questo
importante insegnamento rabbinico che sottolinea il carattere elettivo della
terra di Israele, considerata la terra della resurrezione e della vita, cf
anche Tanchuma Vaichi, 3 e Talmud Ketubot 111a).
Sul
capezzale del letto… (Bereshit
47, 31). Ya’acòv si volse verso la Shekina (Tanchuma Vaichi, 3).
Da qui si è dedotto che la Shekina sta al di sopra del capo di chi è malato (Talmud
Shabbat 12b; Talmud Nedarim 40b). Altra interpretazione: Israele si
prostrò verso Colui che era il capo del suo letto, perché il suo letto era
perfetto e non vi aveva avuto origine alcun empio. Infatti anche Yosef, che
pure era un re ed era stato prigioniero tra le nazioni, era rimasto giusto (Talmud
Pessachim 56a).
Ti
farò diventare un’assemblea di popoli…
(Bereshit 48, 4). Ya’acòv disse a Yosef: «D-o mi annunciò che avrebbe
avuto origine da me un’assemblea di popoli. Ora è vero che Egli mi
disse: una nazione, anzi un’assemblea di popoli verranno da te. Ma
dicendo una nazione Egli si riferiva Beniamino; invece l’espressione: un’assemblea
di popoli indica due nazioni oltre a Beniamino. Ora dal momento che non mi
è nato alcun altro figlio, è chiaro che D-o mi voleva rivelare con quelle
parole che una delle mie tribù era destinata a dividersi in due. E ora io do a
te questo privilegio».
Ora
i due figli… sono miei… (Bereshit
48, 5). Prima del mio arrivo presso di te. Il testo significa: «I due figli che
ti sono nati da quando tu ti sei separato da me a quando io sono arrivato
presso di te, sono miei. Essi entreranno nel novero degli altri miei figli in modo
da ricevere ciascuno la sua parte nella terra di Israele».
Quanto
a me, mentre giungevo da Paddan… (Bereshit
48, 7). Ya’acòv disse a Yosef: «Sebbene ora io ti imponga l’onere di portarmi
ad essere seppellito in terra di Canaan, io non feci lo stesso nei confronti di
tua madre, che pure morì assai vicino a Betlehem».
L’ho
sepolta là… (Bereshit 48, 7).
E non l’ho neppure portata là, a Betlehem, per introdurla nella terra di
Israele, ora io so che tu mi porti risentimento [per questo] in cuor tuo, ma
sappi, però, che è per ordine divino che ho seppellito là Rachel, tua madre,
affinché possa portare aiuto ai suoi figli quando Nevuchadnetzar li condurrà in
esilio. Quando infatti essi passeranno di là, Rachel uscirà dalla sua tomba,
piangerà e implorerà per loro misericordia. Sta scritto infatti: …Una voce
si ode in Rama, lamento e pianto amaro: Rachel piange i suoi figli (Jeremia
31, 15). Allora il Santo Benedetto Egli sia le risponderà: C’è un compenso
per la tua pena, oracolo del Signore […] I tuoi figli torneranno entro i loro
confini (Jeremia 31, 16-17. Per questa interpretazione cf Bereshit Raba
82, 10) […].
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