In occasione di Chanukkah e dell’accensione
pubblica della Chanukkiah in alcune città del Meridione, Rav Scialom Bahbout,
Rabbino capo di Napoli e dell’Italia meridionale, ha diffuso un suo messaggio,
in cui parla della spiritualità di questa festa nel particolare contesto
attuale, e cioè subito dopo l’ennesima guerra in cui Israele si è trovata
coinvolta
Channukkà
5773 accensione luci a Trani
Immagine da Il quotidiano italiano
Lunedi 10
dicembre il Rav Shalom Bahbout accenderà le luci di Chanukkà presso la Sinagoga
Scolanova di Trani.
Festa della
riconsacrazione del Tempio di Gerusalemme ad opera dei Maccabei, Chanukkà
simboleggia l'orgoglio culturale e nazionale del popolo ebraico, sia nella
Diaspora che nello Stato d'Israele.
Lunedì 10
dicembre alle ore 17,15 presso la Sinagoga Scolanova di Trani avrà luogo
la celebrazione della festa di Chanukkà dell'anno ebraico 5773.
La festa di
Chanukkà dura otto giorni (quest'anno comincia al tramonto di sabato 8
dicembre) e venne istituita 2.200 anni or sono per ricordare la riconsacrazione
del Tempio di Gerusalemme ad opera dei Maccabei dopo che gli ellenisti di Siria
avevano conquistato la città santa, profanandone l’altare con culto idolatrico.
La prima azione dei Maccabei (la famiglia sacerdotale che aveva guidato la
rivolta) fu quella di accendere la Menorà, il candelabro a sette braccia; ma
per fare questa operazione era necessario disporre di olio incontaminato.
La
tradizione afferma che dopo meticolose e affannose ricerche fu trovata una
piccola ampolla contenente olio puro, che per quanto fosse sufficiente per un
solo giorno, durò ben otto giorni.
E’ questa
l’origine dell’uso di accendere nelle case e nelle sinagoghe lumi dopo l’uscita
delle stelle di sabato 8 dicembre per otto giorni consecutivi, ponendo i lumi
all’esterno o alla finestra, in modo che i passanti possano vederli.
Negli ultimi
anni è invalso l’uso di accendere questi lumi anche in una delle piazze
principali della città, quest’anno l’accensione avverrà pubblicamente in
quattro città del Meridione: Napoli, Reggio Calabria, Palermo e Trani, unica
città in tutta la Puglia.
Dopo la
preghiera della sera si procederà all'accensione del terzo lume di Chanukkà.
Quest'anno
Chanukkà è la prima festa religiosa ebraica che cade dopo il recente conflitto
in Medio Oriente; per l'occasione numerosi ebrei di Puglia saliranno a Trani
per partecipare a quella che è considerata una delle più belle ricorrenze
religiose e nazionali del popolo d'Israele.
Dopo
l'accensione delle luci Rav Shalom Bahbout, rabbino capo di Napoli e Italia meridionale,
terrà una lezione sul tema: "Chanukkà: ognuno accenderà il proprio
Candelabro senza negare quello dell'altro".
Immagine da The Mystery of San Nicandro
In vista di
una migliore preparazione alla festa di Channukkà, il Rav Shalom Bahbout ha
diffuso il seguente scritto:
Un
candelabro davanti al Mondo
"La civiltà greca era già riuscita a imporsi in tutto il bacino mediterraneo: comunque si voglia intendere questa storia, è chiaro che si trattò della vittoria di una piccola truppa, pronta a ogni sacrificio pur di non svendere la propria identità culturale di fronte a un nemico molto più numeroso e agguerrito.
"La civiltà greca era già riuscita a imporsi in tutto il bacino mediterraneo: comunque si voglia intendere questa storia, è chiaro che si trattò della vittoria di una piccola truppa, pronta a ogni sacrificio pur di non svendere la propria identità culturale di fronte a un nemico molto più numeroso e agguerrito.
Questa
“globalizzazione” culturale non incontrò alcuna resistenza in tutto il mondo
dell’epoca, anzi fu accolta come portatrice di nuova luce: gli unici a opporsi
a questa colonizzazione furono i Maccabei.
Il debito
che il mondo e le religioni devono ai Maccabei è enorme: scrive il grande
filosofo e matematico Bertrand Russel che se non fosse stato per la resistenza
opposta dai Maccabei non ci sarebbero stati né il Cristianesimo né l’Islamismo.
Ci chiediamo
però se il messaggio che i Maccabei volevano trasmettere è stato davvero
recepito dal mondo; i popoli hanno fatto propria l’idea che l’identità
spirituale, culturale e storica di un popolo è la cosa più preziosa che detiene
e che non deve essere violentata da altri? L’idea che la verità dell’altro è
rispettabile quanto la propria è diventata veramente retaggio di tutti?
La risposta
a queste domande purtroppo non può che essere negativa e la perdurante crisi in
Medio Oriente ne è una prova.
La negazione
di eventi storici rilevanti e fondanti del popolo ebraico da parte del mondo
arabo e islamico è una delle affermazioni più incredibili e fantasiose cui
abbiamo assistito negli ultimi anni: il Tempio costruito dal re Salomone (là
dove i Musulmani molti secoli dopo costruirono la Moschea di Al Akza e di Omar)
non sarebbe mai esistito, Gerusalemme (città che non viene mai ricordata nel
Corano) non sarebbe mai stata capitale del popolo ebraico.
Si tratta
non solo di una “ricostruzione fantasiosa” della Storia, ma anche un segno
evidente della mancanza di riconoscenza di quanto il popolo ebraico ha dato al
mondo, negando così il debito religioso e culturale che questi popoli hanno nei
confronti del popolo ebraico.
Questo
negazionismo (che si associa a quello della negazione della Shoah) è alla base
di quanto è avvenuto nella recente guerra scatenata dai palestinesi a Gaza
(evacuata da anni spontaneamente da Israele e con la quale Israele non ha
nessun contenzioso territoriale), dopo che Hamas per mesi e mesi ha aggredito
con razzi lanciati da Gaza la popolazione civile israeliana .
Il rifiuto e
la negazione di Israele, iniziata con i massacri del 1929 di Hevron (città in
cui gli ebrei risiedono da oltre 3.000 anni), continuò con la guerra lanciata
contro lo Stato d’Israele dopo la proclamazione dell’Indipendenza nel 1948:
l’emigrazione forzata di 1.000.000 di ebrei dai Paesi arabi hanno completato il
rifiuto arabo e musulmano nei confronti del popolo del Libro, cui le altre due
religioni monoteiste si sono ispirate.
La lezione
di Chanukkà deve essere ancora recepita da quella parte del mondo che continua
ad aggredire verbalmente Israele negandone la storia, le persecuzioni e le
discriminazioni subite.
Oggi come
allora gli ebrei in terra d’Israele sono rimasti gli unici ad accendere la
lampada della libertà e della democrazia, del riconoscimento del diritto degli
altri ad esprimere la propria identità, tanto che nel suo Parlamento siede una
folta rappresentanza della minoranza araba.
Ancora una
volta “i pochi contro i molti” sono stati costretti a far uso delle armi,
rinunciando all’uso della parola che ha sempre caratterizzato la cultura
ebraica.
Non è un
caso che lo Stato d’Israele abbia assunto come suo simbolo la Menorà, il
Candelabro affiancato da due rami d’ulivo. Il candelabro è il simbolo della
luce primordiale che il Creatore stesso ha dato al mondo nel momento della
Genesi (“Dio disse sia la luce e la luce fu”); l’ulivo è il simbolo della pace
e della fine di ogni guerra e ricorda l’ulivo che la colomba portò a Noè alla
fine del Diluvio universale.
Chanukkà è
sempre attuale: la resistenza di Israele per circa quattromila anni è una
testimonianza del fatto che l’insegnamento dei Maccabei non è stato vano e che
Israele vuole preservare intatta la propria cultura, basata sulla luce e sulla
pace.
Quest’ultima
sarà raggiunta solo quando i palestinesi capiranno che i loro veri alleati sono
gli ebrei che abitano in Israele.
Nonostante
gli eventi tragici di questi ultimi mesi, nonostante le aggressioni cui sono
stati soggetti, anche quest’anno gli ebrei accenderanno il Candelabro nella
Diaspora e in Israele. E l’accensione verrà ancora una volta fatta
pubblicamente, nella la speranza che i suoi detrattori e nemici riconoscano
l’insegnamento che è celato nella luce che da esso emana: come gli ebrei, così
ogni popolo potrà così accendere la propria Chanukkà, senza spegnere quella
degli altri."
Scialom Bahbout
Rabbino Capo di Napoli e Italia Meridionale
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