Su Wikipedia leggo questa lista di persone uccise per eresia dalla Santa Inquisizione.
Ne riporto qui i nomi di coloro che sono stati condannati
in quanto “giudaizzanti”, perché non se ne perda la memoria. Mi sono attenuto
strettamente al testo di Wikipedia, spostando solo alcuni nomi per rendere più
chiari i legami famigliari.
Ho evidenziato in azzurro gli elementi che potrebbero
far pensare a origini calabresi.
Lo so, lo so bene, Wikipedia è molto superficiale e
contiene spesso errori anche gravi, bisogna indagare in biblioteche e
soprattutto archivi. Purtroppo per il momento non ho possibilità di farlo, e
quindi uso tutte le risorse a cui riesco ad aver accesso, compresa Wikipedia,
cum grano salis…
Per i ricercatori di cognomi: scialatevi!
Mongitore Antonino
L'atto pubblico di Fede solennemente celebrato nella città
di Palermo à 6. Aprile 1724 dal Tribunale del S. Uffizio di Sicilia (Gonnelli.it)
(Ancora da Wikipedia!) L'autodafé,
o auto
da fé o sermo generalis, era una cerimonia pubblica, facente parte
soprattutto della tradizione dell'Inquisizione spagnola, in cui veniva
eseguita, coram populo, la penitenza
o condanna decretata dall'Inquisizione. Il nome deriva dal portoghese auto da fé (in spagnolo, acto de fe), cioè atto di fede.
ZICHRONAM LIVRACHAH!
Autodafé, Palermo, 6
giugno 1511 (arsi vivi)
OSSERVAZIONI: Due le donne. Due uomini sono
di Messina (uno forse originario di Carini?), uno di Polizzi e uno di Bivona;
delle altre 6 persone non si sa la provenienza; uno dei due di Messina sembra originario
da Toledo, come lo Zapater, in spagnolo “calzolaio”. Ugualmente di origine
spagnola sembrerebbe Beatriz de Quintal, e forse anche Ana de Quintana:
probabilmente uno dei due cognomi è mal trascritto, forse si tratta di un lapsus calami da allitterazione: Ana de Quintana invece
che de Quintal. Di uno dei condannati si dice che era medico, di un altro “stagnataro”,
probabilmente “stagnaro”, quindi una sorta di idraulico, a meno che non sia il
cognome, come il precedente Zapater “calzolaio” che però era medico, forse
discendente da un calzolaio.
Antoni Carni da Messina (Carni: errata trascrizione per Carini?)
Ghabriel de Polize (Polizzi)
Giovanni Crispo*
Jacopo Rizo*
Giovanni de Toledo da
Messina
Laura Palumba
Ana de Quintana°
Beatriz de Quintal°
Gabriel Zapater, medico di
Bivona
Cola Stagnataro
*Crispo e Rizzo: “dai capelli ricci”; forse ebrei di lontana origine
nordafricana?)
° Oppure entrambe de Quintal (o Quintana?)
Autodafé(?), Palermo, 11
luglio 1512 (arsi vivi)
OSSERVAZIONI Solo per il primo si
riporta la dizione “autodafé”, che però va presumibilmente riferito anche a
tutti gli altri. Due le donne, una di Messina, l’altra di Palermo (forse originaria
di Paternò/Patorno; improbabile la provenienza da Paterno, in provincia di Cosenza,
in cui pure si suppone una presenza ebraica, verosimilmente si tratta di Paternò,
in provincia di Catania). Gli uomini sono: 5 di Palermo, 2 di Messina, uno
ciascuno di Cammarata Carini Marsala Milazzo. Di chiara provenienza sefardita
sono Garzìa e de Aragon, mentre il cognome Tudisco, fa supporre una origine askenazita.
Non abbiamo nessun indizio circa la professione di nessuno dei condannati.
Di origine calabrese
potrebbe essere Jacobo Estayte, forse originario dell’aspromontana Staiti, a
meno che non si tratti della semplice “italianizzazione” di un cognome
straniero poco comune.
Antonino de Marino
Antonio Corbiseri, di
Carini
Bernardino Babula, di
Messina
Cola Angelo La Muta, di
Palermo
Gabriel Garzìa
Ghabriel Compagno, di
Milazzo
Jacobo Estayte, alias Jacopo Staiti di Messina
Joan de Aragon
Joan de Leofante, di
Palermo
Joanne Lo Porto
Joannis Antoni Tudisco, di
Marsala
Luis Yelpo
Manfrè La Muta, di Palermo
Margaritella di Balsamo,
di Messina
Paulo Santafè di Cammarata
Porcio Monterusso, di
Palermo
Simon de Leofante, di
Palermo
Soprana de Paternò o
Patorno, di Palermo
Arsi vivi, autodafé,
Palermo, 29 settembre 1513 (arsi vivi?)
OSSERVAZIONI Di due uomini e due donne
invece che “arsi vivi” si dice solo “arsi”; non so se si tratti di persone arse
in effigie o dopo che sono state uccise o comunque morte in altro modo e poi
arse. Ben 19 su 43 sono donne, quasi la metà. Quanto alla provenienza, 17 sono
di Palermo (di cui uno forse originario di Polizzi e uno addirittura di Bologna)
13 sono di Marsala, una delle
quali di origini calabresi; 2 di Naro e Sciacca; uno ciascuno di Agrigento
(all’epoca Girgenti), Castronovo (PA), Mazara, Messina, Polizzi (forse
originario di Termini), Termini Imerese, Trapani (forse originario di Vezzini,
CT); due sono detti “di Sammarco”, e il fatto che di uno di due si dia il
cognome, Spataro, mi fa pensare che provengano da qualche località che si
chiama San Marco, ma non saprei di quale località possa trattarsi). Due donne
vengono definite “neofita”, evidentemente avevano fatto una finta conversione,
una delle quali perfino “neofita giudaizzante ostinata”.
Scarse, ma non del tutto assenti, le notizie circa le
professioni: merciere, mastro candelaro, maestro insegnante, mastro ferraro, mastro
mezzano (che non so cosa sia, ma dall’appellativo “mastro” sembrerebbe anche
lui un artigiano); del Ferrario di Termini non so se si tratti di un cognome o
di una indicazione di professione. Di due donne, che sembrerebbero sposate con cristiani,
si indica il mestiere del marito: un mastro sellaro (del Sellaro di Marsala,
invece, non è chiaro se si tratti di un cognome o del mestiere esercitato) ed
un marinaio, facendo di quest’ultima l’unica appartenente ad una classe “inferiore”.
La cosa più notevole di questo autodafé sembra però essere la
presenza di coppie e nuclei famigliari. Abbiamo quindi gli 8 “de Balsamo”,
forse “aromatari” o “speziali”, profumieri o farmacisti, di Palermo, più la
moglie di uno di loro; i 4 Balvo di Marsala, un padre con il figlio, la figlia
e presumibilmente un altro parente; i 3 o 4 Barbera/Barbera/Imbarbara di
Marsala, tra cui una coppia di sposi; un’altra coppia di sposi, i de Macrì (cognome diffusissimo in
Calabria) di Palermo; 2 de Attuni di Marsala, non so se in rapporti di
parentela e quali.
Graffiti sulle pareti dello Steri di Palermo, il palazzo in cui venivano rinchiuse
le vittime dell’Inquisizione Spagnola (da L'identità di Clio)
Bartolomeo di Balsamo, di
Palermo
Leonora de Balsamo di
Palermo, moglie di Bartolomeo di Balsamo
Antonella de Iona di
Palermo
Guglielmo de Balsamo o de
Bausano, di Palermo
Angiulo de Balsamo di
Palermo
Antonia de Balsamo di
Palermo, madre di Nicolò Balsamo
Cola de Balsamo di
Palermo, figlio di Antonia de Balsamo
Margarita de Balsamo di
Palermo, moglie di Cola de Balsamo e nuora di Antonia de Balsamo
Francesca de Balsamo di
Palermo
Joan Antonio Balvo, di
Marsala
Jacopo Balvo di Marsala,
figlio di Joan Antonio Balvo
Perna Balvo di Marsala,
figlia di Joan Antonio Balvo
Francesco Balvo di Marsala
Bernardino Imbarbara, o
Barbera, di Marsala
Giacoma Barbara di
Marsala, neofita (errore di trascrizione?
In realtà è il seguente?)
Giacomo Barbera di Marsala
(errore di trascrizione? In realtà è la
precedente?)
Lucrezia Barbera di
Marsala, moglie di Giacomo
Gerardo de Macrì di Palermo
Lucrezia de Macrì di Palermo, moglie di Gerardo
Giovanni d'Attuni o de
Attini, di Marsala
Perna de Attuni, di
Marsala
Lisa La Muta di Palermo,
moglie di Manfrè La Muta (che era stato
vittima dell’autodafé dell’anno precedente)
Marco di Termini di
Polizzi
Alfonso Sellaro di Marsala
Andrea Carubba di Sammarco
Antonia Romano di Mazara,
vedova
Beatrice Calabrese di Marsala, moglie di marinaio
Clara de Polizzi di
Palermo, madre di Angela Marinara (che non
mi risulta da altre fonti, forse una donna arsa in un altro autodafé?)
Gianbattista Ferrario di
Termini
Guglielmo Geremia di Naro,
cerdone (non ho idea di cosa significhi)
Isabella de Andrea di Naro
Joan de Leofante, alias
Giovanni Elefante, di Sciacca, merciere
Giovanni Santiglia, di
Palermo
Joannis de Vezini alias
Giovanni Vicini, di Trapani
Lucia Cimatore di Palermo
Nicolao Bonfiglio, di
Castronovo, mastro candelaro
Paolo Spataro di Sammarco,
maestro insegnante
Petro de Bononia, alias
Pietro di Bologna, di Palermo, mastro ferraro
Rosa Sartorii, di Messina,
moglie del fu mastro Nardi Sartorii, neofita giudaizzante ostinata
Simone Marinaro, di
Palermo, mastro mezzano (arso)
Vincenzo Maymuni o
Maimone, di Sciacca (arso)
Violante Gallardo o
Gagliardo, di Marsala, moglie di Alonco Gallardo, mastro sellaro (arsa)
Isabella La Matina, di
Girgenti (arsa)
Editto di espulsione degli
ebrei del 1492 in Lingua Siciliana
(dal canale YouTube di Ismaele 555)
(dal canale YouTube di Ismaele 555)
Arsi vivi, autodafé,
Palermo, 10 agosto 1515 (arsi)
OSSERVAZIONI 4 uomini e 3 donne; solo
di un uomo e una donna si dice “arsi vivi”; per gli altri solo “arsi”; due sono
di Palermo, di cui uno originario di Milazzo; uno rispettivamente di Caccamo,
Marsala e Trapani; di due il cognome fa supporre l’origine siracusana.
Particolare il caso di Desiata e Giacomo Siracusa. Desiata è
detta “moglie di Bartolomeo Siracusa”; non so se si tratti di un errore e sia in
realtà moglie di Giacomo (che uno dei due nomi sia quello ebraico e l’altro quello
da convertito?) o se questo Bartolomeo è un cristiano, oppure se è riportato
come ebreo in qualche altro documento; né possiamo essere sicuri che, non
essendo marito e moglie, pur portando lo stesso cognome siano parenti.
Desiata Siracusa, di
Giuliana, moglie di Bartolomeo Siracusa (arsa viva)
Giacomo Siracusa, alias
Jacobo Siracusa, di Giuliana, mastro (arso)
Bernardo di Milazzo, di
Palermo (arso)
Granusa La Serna, di
Marsala (arso)
Paulo de Antilla, di
Palermo (arso)
Perna Messina, di Caccamo
(arso)
Francesco La Sala, di
Trapani (arso vivo)
Ricordo altri due “giudaizzanti”.
Una Russo di Paternò (CT), “relapsa”, cioè convertita al
cristianesimo e poi tornata all’ebraismo,
Diana Rosso di Paternò, relapsa
(arsa, autodafé Palermo, Piano della Loggia, 19 maggio 1549)
Ed infine non un siciliano, ma un abruzzese, quindi sempre del
Regno di Napoli, di cui si dice “eretico”, ma il luogo della sua esecuzione mi
fa sospettare che potesse invece trattarsi di un “giudaizzante” o, più
probabilmente, di un “relapso”, come potrebbe essere in altri casi, ed in
particolare in quello di fine
XVI secolo in Calabria, dove a Reggio furono arsi vivi 4 luterani ed altri 11
(di cui ben 7 frati!) nella vicina San Lorenzo, sulle pendici dell’Aspromonte,
dove una comunità ebraica era stata presente in passato. Ma questa è un’altra storia, sulla quale spero di avere tempo e modo di
indagare.
Gisberto di Milanuccio di
Penne, eretico (arso vivo, Roma, Piazza Giudia, 15 giugno 1558)
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