Una riflessione sulla parashah del prossimo shabbat di Rav Scialom Bahbout, Rabbino Capo di Napoli e del Meridione, che ringraziamo di cuore
Le immagini sono tratte dal sito Pinterest.com
e ritraggono alcune vetrate di Marc Chagall
che si riferiscono alle tribù d'Israele
“A te, Jehudà, i tuoi fratelli
renderanno omaggio” (Genesi 49:5)”
I tuoi fratelli ti rendono omaggio, tua madre ti rende omaggio, io stesso ti rendo omaggio.
Ha detto rabbì Shimon bar Jochai: (l’omaggio va inteso nel senso che) i tuoi fratelli saranno chiamati con il tuo nome, la gente non dirà: io sono reubenì, io sono shimonì, ma io sono jehudì. Ha detto rabbi Jehudà bar Simon: come quel re che aveva dodici figli, e ce n’era lì uno che era a lui più caro di tutti gli altri; a lui dette una parte a se stante, e (dette a lui anche) un’altra parte assieme ai suoi fratelli.
I tuoi fratelli ti rendono omaggio, tua madre ti rende omaggio, io stesso ti rendo omaggio.
Ha detto rabbì Shimon bar Jochai: (l’omaggio va inteso nel senso che) i tuoi fratelli saranno chiamati con il tuo nome, la gente non dirà: io sono reubenì, io sono shimonì, ma io sono jehudì. Ha detto rabbi Jehudà bar Simon: come quel re che aveva dodici figli, e ce n’era lì uno che era a lui più caro di tutti gli altri; a lui dette una parte a se stante, e (dette a lui anche) un’altra parte assieme ai suoi fratelli.
(Bereshit Rabbà 98,6)
Thomas Mann ha scritto il libro Giuseppe e i suoi fratelli, un titolo
che da solo potrebbe far pensare alla posizione centrale avuta da Giuseppe
nella storia del popolo ebraico. Le cose non andarono in questo modo: il Midràsh
afferma che tutti riconobbero Giuda come leader della famiglia.
Ma perché Giacobbe consegnò la
guida della famiglia al figlio Giuda? I figli di Giacobbe, che avrebbero potuto
assumere la leadership della famiglia, erano nell’ordine Ruben, Simone, Levi,
Giuda e Giuseppe.
Tribù di Ruben |
Al primogenito Ruben sarebbe toccato il diritto di
guidare la famiglia, ma aveva perso ogni titolo per una serie di motivi: primo,
per la sua irruenza, manifestatasi nell’incapacità di controllare il proprio
istinto sessuale che lo aveva trascinato ad avere rapporti incestuosi con Bilà,
la concubina di Giacobbe; secondo, per non essere riuscito a salvare Giuseppe dalle
mani dei fratelli; terzo, per non aver capito che la sua proposta di
salvataggio non era realistica: infatti, come avrebbero giustificato l’accaduto
al padre e come sarebbero stati poi i rapporti all’interno della famiglia?
Infine, per la dichiarazione che sarebbe stato pronto a fare uccidere due dei
suoi figli, nel caso che Beniamino non avesse fatto ritorno a casa, se gli
avesse consentito di scendere in Egitto con i fratelli: qual è l’affidabilità
di un padre che è pronto a sacrificare i propri figli?
Tribù di Simone |
Tribù di Levi |
Simone e Levi, cui sarebbe toccato il diritto di successione in
quanto secondo e terzogenito, si erano dimostrati violenti e privi di una
strategia politica: massacrando gli abitanti di Shechem per riprendersi la
sorella Dinà, violentata e rapita da Shechem, essi avevano messo a repentaglio
tutta la famiglia di Giacobbe, costringendola a fuggire per evitare di essere a
sua volta annientata.
La loro incapacità di controllare la propria aggressività
non li rendeva idonei al ruolo di leader. Nella sua benedizione prima di
morire, Giacobbe augurò loro che venissero dispersi sul territorio, in modo da
trasformare la loro smisurata aggressività in una forma di resistenza creativa,
se distribuita tra tutte le tribù d’Israele.
Tribù di Giuseppe |
Giuseppe dimostrava di possedere un grande talento nel creare buone
relazioni con gli altri, ma non coi fratelli. Era un grande organizzatore e
diremmo oggi un vero genio della finanza, ma aveva un grave problema che gli
impediva di assumere la leadership: non solo non era amato dai fratelli, ma ne
era addirittura odiato. Anche quando Giuseppe si rivelò, sostenendo che in
fondo la sua vendita era stata guidata dalla Provvidenza, i fratelli continuarono
ad avere paura e a mantenere le distanze.
Tribù di Giuda |
Rimane Giuda che si era conquistato la leadership sul campo. In tutti gli
episodi in cui fu coinvolto ha dimostrato la sua ascendenza sui fratelli, la
sua visione realista della situazione, la sua capacità di assumersi fino in
fondo la sua responsabilità, la sua forza e la sua affidabilità.
Vari comportamenti segnano la
scalata di Giuda al primato.
Il primo, quando Giuseppe fu aggredito e i fratelli programmarono di
ucciderlo, Giuda propose di venderlo per non sporcarsi le mani di sangue; la
vendita avrebbe procurato loro anche un qualche vantaggio economico e li
avrebbe liberati di Giuseppe, la cui presenza avrebbe comunque continuato a
minare l’armonia familiare. Come abbiamo visto, l’idea di Ruben di riportarlo a
casa non era realistica e non avrebbe risolto il problema.
Il secondo, quando impedì al terzo figlio Shelà di “sposare” la
cognata Tamàr secondo la legge del levirato. Questo fatto indusse Tamàr a
presentarsi a Giuda - responsabile del suo stato di vedovanza, senza che le
venisse dato in sposo il fratello del marito - sotto le finte spoglie di una
prostituta. Dopo il rapporto, non avendo di che pagarla, Giuda lasciò un pegno
a Tamàr. Tamàr rimase incinta e venne condannata a morte per adulterio. Mentre
si trovava già sul patibolo, non dichiarò apertamente chi era il padre dei
figli che portava in grembo, ma lasciò a Giuda l’opzione di decidere se
riconoscere o meno il pegno della persona che l’aveva messa incinta. Giuda
affermò che la donna zadekà mimmenni,
cioè aveva ragione, era una donna giusta, la colpa era solo sua: assumendosi le
proprie responsabilità, quando potrebbe farla franca (non esisteva il controllo
del DNA…), Giuda fornì una grande prova: un vero leader non scarica sugli altri
le proprie responsabilità.
Infine, per il modo in cui convinse
Giacobbe ad acconsentire all’invio di Beniamino in Egitto assieme ai fratelli,
affermando “se non lo riporterò a te, peccherò nei tuoi confronti per tutta la
vita”, una frase molto più convincente e responsabile della proposta di Ruben.
La dimostrazione di come Giuda interpretava la sua leadership, la sua
affidabilità e la sua capacità di mantenere la promessa fatta, la fornì nel
momento in cui propone a Giuseppe di rimanere come schiavo del viceré d’Egitto
al posto di Beniamino.
Giuseppe si dimostrò un grande
leader fuori dalla sua terra, nella Diaspora, ma incapace di farlo in mezzo al
suo popolo. Giuda aveva tutte le caratteristiche necessarie a un capo: era
forte - Giacobbe lo paragonò a un leone -, affidabile, pronto ad assumersi
tutte le proprie responsabilità, capace di trovare una soluzione realistica ai
problemi e di comprendere quindi quando “tagliarsi un braccio” (liberarsi del
fratello senza sporcarsi le mani) fosse l’unica via possibile per andare avanti,
e infine era dotato di una oratoria capace di toccare il viceré (Giuseppe) nel
più profondo del cuore.
Per tutte queste qualità,
Giacobbe non ebbe dubbi nell’assegnare a Giuda la guida della famiglia e del
popolo d’Israele nel futuro: questa guida però non significa eliminazione delle
diversità espresse dagli altri, ma capacità di farle emergere per includerle nel
patrimonio genetico e culturale del popolo.
Scialom Bahbout
(Scritto per la comunità ebraica di Trani)
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