Calabria judaica - Sud ebraico

Calabria judaica ~ Sud ebraico
Storia, cultura e attualità ebraiche in Calabria
con uno sguardo al futuro e a tutto il Meridione

Secondo una leggenda, che attesta l'antica frequentazione orientale della nostra regione, Reggio fu fondata da Aschenez, pronipote di Noé.
La sinagoga del IV secolo, ricca di mosaici, di Bova Marina, è la più antica in Occidente dopo quella di Ostia Antica; a Reggio fu stampata la prima opera in ebraico con indicazione di data, il commento di Rashì alla Torah; Chayim Vital haQalavrezì, il calabrese, fu grande studioso di kabbalah, noto anche con l'acronimo Rachu.
Nel Medioevo moltissimi furono gli ebrei che si stabilirono in Calabria, aumentando fino alla cacciata all'inizio del XVI secolo; tornarono per pochi anni, richiamati dagli abitanti oppressi dai banchieri cristiani, ma furono definitivamente cacciati nel 1541, evento che non fu estraneo alla decadenza economica della Calabria, in particolare nel settore legato alla lavorazione della seta.
Dopo l’espulsione definitiva, gli ebrei (ufficialmente) sparirono, e tornarono temporaneamente nella triste circostanza dell’internamento a Ferramonti; oggi non vi sono che isolate presenze, ma d'estate la Riviera dei Cedri si riempie di rabbini che vengono a raccogliere i frutti per la celebrazione di Sukkot (la festa delle Capanne).
Questo blog è dedito in primo luogo allo studio della storia e della cultura ebraica in Calabria; a
ttraverso questo studio vuole concorrere, nei suoi limiti, alla rinascita dell'ebraismo calabrese; solidale con l'unica democrazia del Medio Oriente si propone come ponte di conoscenza e amicizia tra la nostra terra e Israele.

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domenica 13 gennaio 2019

Mario Martire: aviatore calabrese a Mauthausen


Insieme agli ebrei, vissero la tragedia della Shoah Rom, omosessuali, disabili, e anche militari italiani che rifiutarono di combattere sotto le nere bandiere della “Repubblica” Sociale.
Alcuni di loro furono internati in campi di concentramento o di sterminio, tra di essi vi erano quelli che (come il cosentino Mario Martire a cui è dedicato questo post) non si limitarono ad abbandonare le armi, ma continuarono ad impugnarle divenendo partigiani combattenti, ridonando alla Patria parte di quella dignità perduta con le leggi razziali e l’asservimento al regime nazista.

COSENZA: COMUNE RICORDA LA FIGURA DI MARIO MARTIRE
CON LA POSA DI UNA STELE SUL PONTE CHE PORTA IL SUO NOME



MARIO MARTIRE: DAL COSENZA FINO ALLA GLORIA
Martire era nativo di Perito, una frazione di Pedace, la stessa che ha dato i natali a Ciardullo. Che, non a caso, lo inserisce, sia pure giovanissimo, tra i protagonisti del suo primo “Lupi della Sila”.
Chissu è Maruzzu Martire, lupacchiu de razza bona
e de li cchiù veraci!
A postu sempre, mai te fa nnu nquacchiu
…chissu è nnu lupacchiellu de Peraci!…
Antonio Martire nel libro “Storie e memorie”, che ripercorre la storia del centro presilano, traccia una accorata biografia dell’eroe di guerra.
Antonio Martire, “Storie e memorie”.
“… Lucida e rinverdita ritorna la mia mente e sembra poter scorgere il giovinetto Mario, festoso e gioviale tra i suoi amici, correre tra i vicoli, impegnarsi con entusiasmo e determinazione nel suo compito di ala destra quando giocava a calcio nelle file della squadra del suo paese, Pedace, e in quella dei Lupi della Sila (nella quale però era stato arretrato tra i mediani anche in virtù della sua capacità di vedere il gioco, ndr). Intelligente, esuberante e ardimentoso com’era, crescendo realizzò il suo sogno di sempre: diventare aviatore. Così, dai campi sportivi passò agli aerodromi militari per diventare pilota di valore e combattente intrepido.
Nel 1935, abbandonati definitivamente gli studi universitari perché troppo preso dalla frenesia del volo, si arruolò volontario nell’aviazione e, in breve tempo, ancora ventenne, venne incorporato col grado di sottotenente in uno stormo aereo di S-81, per andare a operare nei cieli durante la sanguinosa Guerra civile spagnola. Uscito illeso da queste imprese, grazie a una licenza premio ebbe l’occasione di poter tornare a Pedace ed essere così ammirato e festeggiato…”.
“Numerose furono le imprese compiute da Mario Martire nel corso della Seconda guerra mondiale, questa volta con il grado di tenente, al comando di una veloce squadriglia di aerei e, grazie alla sua perizia, riuscì sempre a tornare al Campo base, anche quando operazioni ad alto rischio nel settore mediterraneo avevano richiesto un elevato prezzo in termini di aerei abbattuti e uomini morti ed egli stesso aveva avuto il suo velivolo crivellato di colpi. Nelle giornate del giugno-luglio 1940 in incursioni sugli obiettivi nemici della Corsica e del Mediterraneo orientale egli spinse il proprio mezzo fino agli estremi limiti dell’autonomia di volo, facendo ritorno indenne alla base dopo avere rischiosamente centrato gli obiettivi assegnatigli. E così ancora nelle roventi giornate dell’autunno/inverno di quell’anno per le reiterate azioni sul fronte greco che gli fruttarono la prima medaglia d’argento. A questa decorazione doveva aggiungerne altre quattro per le sue fortunose operazioni in Palestina, Siria, Albania ed Egitto. “Dal Nilo a Gibilterra, dal Mar Rosso a Caifa il cielo di mille battaglie solcò vittorioso”: è questa una delle frasi scolpite sulla lapide che il Comune di Pedace ha voluto dedicare al suo eroe pluridecorato.
Alla fine della guerra, Mario Martire, sentendosi tradito nei suoi ideali più veri dalla conclusione umiliante di quello che era stato un conflitto assurdo, si arruolò nelle file dei Partigiani, agli ordini del generale Armellini, per continuare la sua battaglia e liberare l’Italia dai tedeschi. Mentre si trovava in Veneto, intento a svolgere missioni di collegamento tra gruppi partigiani e commandi alleati clandestini, una spia nazista lo scoprì e lo fece arrestare: era il 25 maggio 1944.


Mario Martire fu deportato nel campo di concentramento di Mathausen,dove morì tra atroci sofferenze il 17 febbraio 1945, a soli 35 anni e le sue ceneri vennero disperse”.Cosenza volle ricordare Mario Martire dando il suo nome nella luminosa giornata del 25 aprile 1947 al nuovo ponte sul Busento sorto sul posto che i tedeschi in ritirata nell’agosto del 1943 avevano inutilmente distrutto.
Nel 2005 è ricorso il sessantesimo anniversario della sua deportazione a Mathausen. Purtroppo nell'indifferenza generale. Soltanto nel 2014 ci si è finalmente ricordati di Mario Martire con la posa di una stele sul ponte a lui intitolato.
Questi i versi dedicati da Giovanni Formoso a Mario Martire e incisi sulla stele, realizzata in marmo di Trani.
Mario Martire! Tu, che hai esalato l’ultimo respiro col solo dolore di non poter cogliere negli occhi che si spegnevano il dolce sole della Patria. Tu, che sei entrato nel Mondo degli Eroi, sei e sarai sempre presente nel nostro spirito quale espressione purissima di fede, d’indomito coraggio, di amore tenace e fervido per questa Italia così martoriata.

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