Insieme agli ebrei, vissero la
tragedia della Shoah Rom, omosessuali, disabili, e anche militari italiani che
rifiutarono di combattere sotto le nere bandiere della “Repubblica” Sociale.
Alcuni di loro
furono internati in campi di concentramento o di sterminio, tra di essi vi
erano quelli che (come il cosentino Mario Martire a cui è dedicato questo post)
non si limitarono ad abbandonare le armi, ma continuarono ad impugnarle
divenendo partigiani combattenti, ridonando alla Patria parte di quella dignità
perduta con le leggi razziali e l’asservimento al regime nazista.
COSENZA: COMUNE RICORDA LA FIGURA DI MARIO MARTIRE
CON LA POSA DI UNA STELE SUL PONTE CHE PORTA IL SUO NOME
MARIO
MARTIRE: DAL COSENZA FINO ALLA GLORIA
Martire era nativo di Perito, una frazione di Pedace, la stessa che ha dato i
natali a Ciardullo.
Che, non a caso, lo inserisce, sia pure giovanissimo, tra i protagonisti del
suo primo “Lupi
della Sila”.
Chissu è Maruzzu Martire,
lupacchiu de razza bona
e de li cchiù veraci!
A postu sempre, mai te fa
nnu nquacchiu
…chissu è nnu lupacchiellu
de Peraci!…
Antonio Martire nel libro “Storie e memorie”,
che ripercorre la storia del centro presilano, traccia una accorata biografia
dell’eroe di guerra.
Antonio Martire,
“Storie e memorie”.
“… Lucida e rinverdita ritorna la mia mente e sembra poter
scorgere il giovinetto Mario, festoso e gioviale tra i suoi amici, correre tra
i vicoli, impegnarsi con entusiasmo e determinazione nel suo compito di ala
destra quando giocava a calcio nelle file della squadra del suo paese, Pedace,
e in quella dei Lupi della Sila (nella quale però era stato arretrato
tra i mediani anche in virtù della sua capacità di vedere il gioco, ndr).
Intelligente, esuberante e ardimentoso com’era, crescendo realizzò il suo sogno
di sempre: diventare aviatore. Così, dai campi sportivi passò agli aerodromi
militari per diventare pilota di valore e combattente intrepido.
Nel 1935, abbandonati definitivamente gli studi universitari
perché troppo preso dalla frenesia del volo, si arruolò volontario
nell’aviazione e, in breve tempo, ancora ventenne, venne incorporato col grado
di sottotenente in uno stormo aereo di S-81,
per andare a operare nei cieli durante la sanguinosa Guerra civile spagnola.
Uscito illeso da queste imprese, grazie a una licenza premio ebbe l’occasione
di poter tornare a Pedace ed essere così ammirato e festeggiato…”.
“Numerose furono le imprese compiute da Mario Martire nel corso della Seconda guerra
mondiale, questa volta con il grado di tenente,
al comando di una veloce squadriglia di aerei e, grazie alla sua perizia,
riuscì sempre a tornare al Campo base, anche quando operazioni ad alto rischio
nel settore mediterraneo avevano richiesto un elevato prezzo in termini di
aerei abbattuti e uomini morti ed egli stesso aveva avuto il suo velivolo
crivellato di colpi. Nelle giornate del giugno-luglio 1940 in incursioni sugli
obiettivi nemici della Corsica e del Mediterraneo orientale
egli spinse il proprio mezzo fino agli estremi limiti dell’autonomia di volo,
facendo ritorno indenne alla base dopo avere rischiosamente centrato gli obiettivi
assegnatigli. E così ancora nelle roventi giornate dell’autunno/inverno di
quell’anno per le reiterate azioni sul fronte greco che gli fruttarono la prima medaglia d’argento. A questa decorazione
doveva aggiungerne altre quattro per le sue fortunose operazioni in Palestina,
Siria, Albania ed Egitto. “Dal Nilo a Gibilterra, dal Mar Rosso a Caifa il cielo di
mille battaglie solcò vittorioso”: è questa una delle frasi
scolpite sulla lapide che il Comune di Pedace ha voluto dedicare al suo eroe
pluridecorato.
Alla fine della guerra, Mario Martire, sentendosi tradito nei
suoi ideali più veri dalla conclusione umiliante di quello che era stato un
conflitto assurdo, si arruolò nelle file dei Partigiani, agli
ordini del generale Armellini, per continuare la sua battaglia e liberare
l’Italia dai tedeschi. Mentre si trovava in Veneto, intento a svolgere missioni di
collegamento tra gruppi partigiani e commandi alleati clandestini,
una spia nazista lo scoprì e lo fece arrestare: era il 25 maggio 1944.
Mario Martire fu deportato nel campo di concentramento di Mathausen,dove morì tra atroci sofferenze
il 17
febbraio 1945, a soli 35 anni e le sue ceneri vennero
disperse”.Cosenza
volle ricordare Mario Martire dando il suo nome nella luminosa giornata del 25
aprile 1947 al nuovo ponte sul Busento sorto sul posto che i tedeschi in
ritirata nell’agosto del 1943 avevano inutilmente distrutto.
Nel 2005 è ricorso il sessantesimo anniversario della sua
deportazione a Mathausen. Purtroppo nell'indifferenza generale. Soltanto nel
2014 ci si è finalmente ricordati di Mario Martire con la posa di una stele sul
ponte a lui intitolato.
Questi i versi dedicati da Giovanni Formoso a Mario
Martire e incisi sulla stele, realizzata in marmo di Trani.
Mario Martire! Tu, che hai
esalato l’ultimo respiro col solo dolore di non poter cogliere negli occhi che
si spegnevano il dolce sole della Patria. Tu, che sei entrato nel Mondo degli
Eroi, sei e sarai sempre presente nel nostro spirito quale espressione
purissima di fede, d’indomito coraggio, di amore tenace e fervido per questa
Italia così martoriata.
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