Torno a farlo oggi con questo sunto documentario sulla Castrovillari ebraica che mi è stato invitato
da Ines Ferrante, dell’associazione culturale
“Mystica Calabria” (sito internet e gruppo Facebook),
che ringrazio di cuore.
Per maggiori informazioni su Palazzo Salituri alla Giudecca e sulla sua adombrata menorah, può essere interessante seguire il gruppo Facebook Palazzo ex-Salituri e la "Giudeca" di Castrovillari
1276 - Le prime notizie storiche
sulla Judecha castrovillarese
risalgono al 1276: dalla Taxatio
subventionis Vallis Cratis et Terrae Jordanae risulta che la comunità
ebraica di Castrovillari era al quarto posto dopo quella di Reggio Calabria e
prima di quella cosentina. Il gruppo ebraico castrovillarese è attestato in un
registro di tasse tra il 1276-77, con 3 once, 19 tarì e 16 grani.
1377 - La Giudecca castrovillarese
è menzionata in un atto del 1377 relativo ad una chiesa intitolata a Santa
Caterina e costruita al suo interno dal nobile Giovanni Greco.
Nel XV secolo la comunità giudaica castrovillarese
doveva essere abbastanza fiorente: nei registri della chiesa
di san Giuliano
compaiono dal 1450 al 1492 i pagamenti fatti per l'affitto
di case
(una delle quali era adibita a sinagoga),
vigne, giardini, campi e un forno
(ancora nel 1505 gli ebrei avevano proprietà in affitto da
questa chiesa),
ma negli anni che vanno dal 1480, 1488, 1489 al 1493,
si verificarono dispute tra gli ebrei ed il Comune sempre in
materia fiscale.
1466 - Mosè Gazi e Abramuccio Russo conclusero con il nobile cosentino Nicola Antonio
de Caroleis un accordo per l'affitto di un piccolo locale sito tra le mura
della città e la Giudecca al prezzo di 10 grani annui.
1468 - Gli ebrei di
Castrovillari ottennero un grande privilegio per prestare denaro dal re
Ferrante.
1472 - Venne locato un
orto e una fornace per fare la calce situati nella contrada Terrone, poco fuori
dal Portello dei Giudei, non lontano dalla Sinagoga. Sappiamo che la zona del
Portello era sulla via che porta al fiume Coscile e che il sito Terrone doveva
essere l’area sepolcrale dei Giudei di Castrovillari.
1473 - Un contratto,
rogato il 12 gennaio 1473 dal notaio Troilo Terranova, menziona un certo Cola
Ferraro che donò in concessione una casa ad Anania de Minaem, ebrea, nella contrata della Iudeca.
1480 - Conduceva traffici
commerciali a Castrovillari Aron fisico
di Montalto insieme a Sabato de lo
Russo, probabilmente suo fratello, e fece ricorso contro l'Universitas della città che voleva
tassare la sua attività.
1481 - Amministrava in
veste di banchiere (teneva un banco del prestito) il medico Maestro Davide phisico di Tricarico che
si era visto attribuire una tassa, da lui ritenuta eccessiva, di 70 ducati.
1483 - Mosè Polito ottenne dal Comune il
permesso di ampliare la propria abitazione posta nel feudo di Sclavello, vicina
a quelli degli eredi di un certo Minach, a ridosso delle mura, avendo però cura
di aggiungere dei merli al tetto e di aprire una porta in corrispondenza del Portello de li iudei fornita di una
chiave che sarebbe stata consegnata al sindaco della città.
1485 - Il 14 giugno del
1485 «Haym Angeli de Trevi
abitatori in Montealto» acquista cento libri della Bibbia
stampati in ebraico da consegnare entro tre mesi a Castrovillari da un tale
Iosef di Angelo, cittadino romano, al prezzo di 440 capi di bestiame minuto.
Via Giudea a Castrovillari (da Paese24)
1488 - La Comunità ebraica
di Castrovillari fu tra quelle per cui la Sommaria ordinò al tesoriere
provinciale di non esigere pagamenti ulteriori, dal momento che essa
corrispondeva già la tassazione ordinaria (sali
et fochi) e che partecipava al tributo straordinario di 6.000 ducati allora
imposto. L’ordine fu poi ripetuto nel 1489, dal momento che la Comunità pagava
i tributi ordinari per Natale, Pasqua e in Agosto.
1491 - Nel fondo
«Corporazioni religiose» alla c. 163r del Quaternus
dell’anno 1491 si legge: «Item ponimus locasse casalenum unum in
platea siri Paulo Vito pro scola». Ancora a c. 164r: «Item ponimus habere domum unam seu muschitam iudearum cum certo gayfo
seu portico». Paolo de
Vitis, sacerdote e procuratore del clero di
San Giuliano, dotto conoscitore del greco, compilatore della platea dei beni
del monastero italo-greco di San Basilio Craterete, doveva gestire la casa alla
Piazza della Giudecca adibita alla cosiddetta «scuola» degli ebrei, da molti
storici locali erroneamente intesa come sinagoga che si trovava annessa alla
chiesa di San Giuliano, situata, dunque, ben lontana rispetto alla sua reale
ubicazione e, per giunta, incorporata ad una chiesa di rito cattolico. Si
trovava, invece, nel quartiere della Giudecca, presso il Portello dei Giudei,
in una domus che era solamente di proprietà del clero di San Giuliano. Ce
ne danno ulteriore conferma altre fonti d’archivio, pertinenti a rogiti
notarili della prima metà del XVI secolo.
1491 - Decisero di
trasferirsi a Castrovillari da Napoli i provenzali Vitale Cassi e Salomone
Natan, suo cognato.
1493/1494 - La
Sommaria si mosse nuovamente in favore degli ebrei di Castrovillari nel 1493,
quando ingiunse al capitano di ritirare un bando da lui emesso e di permettere
agli ebrei di proseguire le proprie attività economiche e nel 1494, quando
sottolineò che gli ebrei non dovevano essere sottoposti a tassazione, dal
momento che avevano ottenuto un privilegio dal sovrano.
1498 - Lionetto Musitano
da Castrovillari fu nominato dalla Corona giudice
dei correligionari cittadini
1501 - un contratto
rogato dal notaio Alfonso di Perna il 6 aprile 1501, notifica l’acquisto di una
casa da parte di Adriano Musitano comprata da Sciabida Rosso, giudeo, posta dentro Castrovillari nella contrada
della Piazza de la Iudeca.
Castrovillari: Palazzo Salituri alla Giudecca (da Paese24)
1504 - un contratto
rogato dal notaio Loisio Papasidero il 19 aprile 1504, notifica l’acquisto di
un casalino da parte di Adriano Musitano dall’ebrea Annucchia. (Giulia e Zenobia Musitano dichiarano di essere in
possesso per eredità di una taverna, consistente in più membri e con tre
botteghe, posta nella contrada della Piazza di San Giuliano di Castrovillari,
confinante con le case di Tommaso
Rodolfo, panettiere di Castrovillari. Quest’ultimo doveva essere
probabilmente un ebreo di origine tedesca impiantatosi a Castrovillari, che
esercitava il mestiere di panettiere.
1509 - E' attestata la
presenza in città di un israelita proveniente dalla penisola iberica, Maestro Mosè de Peres, che avendo preso in
affitto una vigna in località Bagnano, dava in cambio un gioiello, delle perle
e una cintura d’argento.
1510 - Sappiamo anche di
un’ebraica casa palatiata confinante
con la casa di San Giovanni Gerosolimitano mediante
muro communi e con la casa del monastero
di San Francesco e di un’altra abitazione appartenuta a tal Ysac Levit confinante con la chiesa di
San Leonardo quadam planicie mediante e
con la via pubblica. La sinagoga di Castrovillari era ancora attestata nel
1510, quando un’ebrea, di nome Annucia
de Santo, aveva fatto una donazione di 10 ducati in memoria del figlio,
subito revocata alla scoperta che l’uomo era ancora vivo. Nello stesso anno Maestro Josef Albufactzi era
testimoniato in città all’atto di affittare una grande casa sita nel quartiere
ebraico iuxta domum Sancti Iohannis
Ierosolimitani muro comuni mediante, iuxta domum monasterii Sancti Francisci
muro etiam comuni mediante, che egli aveva a sua volta in affitto dalla
nobile Loysia de Pistoya, ad Antonuccio di Franco, al prezzo di 13 tarì annui.
1511 - Il 24 giugno 1511
Antonuccio di
Franco vende al clero di San Giuliano e, per
esso, al cappellano Antonello Bruno ed al procuratore Antonino Pittaro, diversi
beni stabili. Tra questi una casa palazziata, cum
quandam turricula adiacente, sita nella contrada
ubi dicitur lo Portello de li
Iudei, in confinio iuxta domum dictam la scola de li iudei, muro comuni mediante, iuxta
domum Adriani Musitani que fuit Iaco de Daneli, muro comuni mediante, iuxta
domum Iohannis Hostulani dicti et nominati Fragasso, muro quoque mediante
comuni et alios fines (Archivio di Stato
sez. di Castrovillari, fondo notarile, notaio Luigi Donato senior, protocollo
anno 1510-1511, cc. 193v-194r). Al 1511 risale, anche, la vicenda di Monna Lea, vedova di Sciabida Russo
(detto anche de Regina) e madre di Raffaele e Gioia: ella si trovava allora in
procinto di partire a seguito del decreto di espulsione e, dovendo risarcire
vari debiti contratti per mantenere la famiglia, chiese ed ottenne di poter alienare
l’unico bene rimastole nella situazione di indigenza in cui ormai versava,
ovvero una casa posta nella Giudecca. Anche Maestro Isac Levit si trovò nello stesso anno a vendere per 35
ducati a Maestro Calvano Greco la casa, sita nel quartiere ebraico (o di San
Leonardo, come si dice nel documento) vicino all’abitazione del correligionario
Mosè de Peres, il quale a sua volta, circa un mese dopo, vendette la propria ad
Antonino Pittari per 300 tomoli di grano e mezza canna di velluto nero
calabrese. Di norma gli ebrei non potevano possedere terreni e quelli che
affittavano li facevano coltivare da altri, ma sappiamo che tra il 1510 e il
1511 alcuni iniziarono a disfarsi anche degli appezzamenti di terreno, come
testimoniato dalla vendita operata dall’ebrea Rael, detta Ribiczi, che, con il consenso dei fratelli Abramo e
Midu, dette al nobile Battista Targiano una proprietà con vigne, alberi e
olivi, sita in località Fabrice, per 21 ducati. Anche il
già ricordato Mosè de Peres vendette nel 1511 un pezzo di terra con vigna. Gli
ebrei decisero, in quell' occasione, di lasciare all’Universitas la loro Sinagoga, con la promessa di poterla riavere allorquando
fossero tornati
1512 - la Sommaria dette
ordine al tesoriere di rimuovere dai ruoli fiscali di Castrovillari 2 famiglie
di cristiani novelli (*) (quelle di Berardino
Ingravera e Giancarlo de Gaeta)
e 7 di ebrei (Iosep Abufaczia, Midu
dello Rebbi, Habraham dello Rebbi, Moyses de Peres, Isac Levit de Annucz, Baruc
Sacerdoto, Salamon Cucubrelli, Laczaro Habeo e Sciabuczo de Levi de Altomonte)
dal momento che tutti si erano ormai allontanati.
La possibile menorah affrescata all'interno di Palazzo Salituri alla Giudecca
La possibile menorah affrescata all'interno di Palazzo Salituri alla Giudecca
(da StrettoWeb)
In sostanza nel 1511 gli ebrei vennero scacciati dal regno
di Napoli
da Ferdinando il Cattolico, ma un decennio dopo, già
rientrati a Castrovillari,
conducevano nuovamente case (sinagoga compresa) e terreni in
affitto
dalla chiesa di San Giuliano, come testimoniano una serie di
protocolli
notarili e di registrazioni degli introiti della chiesa
stessa
per il periodo 1521-1539.
1525 - la Sommaria,
sollecitata dai proti degli ebrei del Regno, si era pronunciata affinché il
duca di Castrovillari non ponesse ostacoli alla raccolta delle tasse in città
1532 - E' attestata anche
la presenza della famiglia Campigno (il
figlio Davide, alias Raffaele, ed il padre Jacob, ormai vedovo di Preziosa).
1533 - Da un atto risulta
che venne locato a Federico Musitano un portico sito in contrada Portelli
presso la Sinagoga.
1535 - Il 22 novembre
1535 il reverendo Sisto Signazzi, vescovo di Vico, compra da Battista Romano un
fondaco in loco dicto lo Portello de li Iudei, iuxta
domum venerande ecclesie Sancti Iuliani, quam tenent Iudei pro schola
1541- Gli ebrei vennero
definitivamente scacciati dal regno di Napoli a meno che non si convertissero
al cristianesimo (neofiti). Dal resoconto di un procuratore della chiesa di San
Giuliano si rileva che si davano tre carlini ad ogni ebreo rimasto che riceveva
il battesimo (°).
1562 - Da un atto del
1562 sappiamo che il reddito annuo derivante dalla locazione del portico
esistente davanti l’ex Sinagoga era di grana cinque.
Bibliografia
Fondo Corporazioni religiose, Archivio di Stato sezione di Castrovillari,
vol. 1, busta n. 1
N. Ferorelli, Gli ebrei nell’Italia Meridionale dall’età romana al secolo XVIII,
riedizione a cura di Filena Patroni Griffi, Napoli 1990.
C. Colafemmina, Per
la storia
degli ebrei in Calabria. Saggi e documenti,
Soveria Mannelli 1996
T.Rizzo, Gli ebrei a Castrovillari tra il XV e il XV secolo, in Sefer Yuhasin 16-17 (2000-2001), pp.
47-55.
C. Colafemmina, The Jews in Calabria,
Leiden-Boston 2012.
G. Russo, Inediti documenti di archivi e biblioteche calabresi,
G. Russo, Esaù Ruffo da Bagnara a Castrovillari. Note da documenti inediti tra la
fine del XV e l’inizio del XVI secolo, in «Archivio Storico per la Calabria e la Lucania», LXXX, 2014, pp.
89-110.
(*) Dunque, al contrario di quanto si crede normalmente, con l'editto del 1511 non furono scacciati solo gli ebrei che rifiutavano di convertirsi, ma ormai era in vigore tacito, anche se non ancora proclamato ufficialmente, il principio della "limpieza de sangre", la purezza razziale; principio che costituirà la base del moderno antisemitismo e con il tentativo di annientamento degli ebrei, indipendentemente dalla religione che professavano, ma solo in quanto "di sangue ebraico".
(°) Nell'espulsione del 1541, invece, almeno in base a questa testimonianza, fu consentito di rimanere agli ebrei che accettassero di convertirsi. Le mie informazioni erano diverse, sapevo che l'editto era dello stesso tono di quello del 1511; cercherò di capire meglio se era diverso il testo dell'editto in proposito, se era stata Castrovillari (sempre piuttosto benevola verso i "suoi" ebrei) a prendersi questa... licenza poetica, oppure che altro.
(*) Dunque, al contrario di quanto si crede normalmente, con l'editto del 1511 non furono scacciati solo gli ebrei che rifiutavano di convertirsi, ma ormai era in vigore tacito, anche se non ancora proclamato ufficialmente, il principio della "limpieza de sangre", la purezza razziale; principio che costituirà la base del moderno antisemitismo e con il tentativo di annientamento degli ebrei, indipendentemente dalla religione che professavano, ma solo in quanto "di sangue ebraico".
(°) Nell'espulsione del 1541, invece, almeno in base a questa testimonianza, fu consentito di rimanere agli ebrei che accettassero di convertirsi. Le mie informazioni erano diverse, sapevo che l'editto era dello stesso tono di quello del 1511; cercherò di capire meglio se era diverso il testo dell'editto in proposito, se era stata Castrovillari (sempre piuttosto benevola verso i "suoi" ebrei) a prendersi questa... licenza poetica, oppure che altro.
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