Il 24 novembre 1777, fatte le tre denunce per tre giorni festivi consecutivi, nella messa parrocchiale, riunito il popolo alla messa "pro matrimonio per verba de pręsenti contrahendo inter Angelum Menniti filium quondam Antonini et Lauram Abramo filiam quondam Brunonis ex alienigenis modo habitantibus in restricto huius terrę et parocchię archipresbyteralis, quibus denunciationibus expletis, et constita eorum libertate, cum licentia in scriptis obtenta" seguono le varie formalità, autorizzazione del vicario episcopale, autorizzazione del parroco, testimoni, ecc. ecc., con l'indicazione che il matrimonio è celebrato non dall'arciprete parroco ma da un altro sacerdote, e non nella chiesa arcipresbiterale ma nella chiesa di San Giuseppe, che si trova abbastanza distante dal centro del paese, in quella che attualmente è la frazione Annà del comune di Melito Porto Salvo (di cui fa oggi parte Pentedattilo, stupendo paese purtroppo spopalato).
Quello che ci interessa in modo particolare è la frase in rosso, in cui ci sono almeno tre termini passibili di diverse traduzioni.
alienigenis
Dal latino “alienigena” o “alienigenus”, che letteralmente significa “nato altrove, straniero, forestiero” in particolare nel senso di “nati fuori dal Regno”, ma che estensivamente si può anche tradurre con “di diversa origine, estranei”.
modo
Può essere il sostantivo “modus” (modo, maniera, modalità) nel caso ablativo, ed in tal caso (considerando l’uso spesso errato del latino dell’epoca) la frase potrebbe essere un sinonimo di “alienigenorum modo”, cioè “alla maniera di stranieri, con costumi estranei”.
Ma può anche trattarsi dell’avverbio “modo”, che a sua volta ha due significati: “ora, adesso” oppure “soltanto”
restricto
Dall’aggettivo “restrictus” e di non comune uso sostantivo, potrebbe significare genericamente “distretto, zona, contrada” o più specificamente “luogo riservato, luogo a parte”.
Sono dunque possibili svariate traduzioni, alcune delle quali presentano differenze di semplici sfumature, altre invece sono sostanziali.
1) Secondo l’amico Lionel va tradotta come “che vivono con costumi estranei in un luogo riservato sul territorio di questa parrocchia arcipresbiterale”.
2) A mio parere sarebbe migliore quest’altra traduzione: “dei forestieri che ora abitano in una zona di questa parrocchia arcipresbiterale”.
3) Una terza possibilità mi è stata indicata sul forum del Circolo di studi storici “Le Calabrie”: “degli stranieri che abitano soltanto un luogo riservato di questa parrocchia arcipresbiterale”.
Naturalmente, in ognuna delle tre ipotesi (ma forse ne sono possibili anche altre!) resta l’ambiguità di “alienigenis”, che potrebbe indicare sia persone non nate a Pentidattilo (in particolare al di fuori del Regno delle Due Sicilie) che persone estranee per cultura, tradizioni o religione.
Personalmente propendo per questa seconda ipotesi, in quanto nei registri parrocchiali, quando qualcuno degli sposi o dei loro genitori non è del luogo, ne viene indicata la provenienza.
Inoltre il cognome Abramo della sposa mi fa pensare che questa “estraneità” consista in una origine ebraica.
Infine si può notare che grammaticalmente “ex alienigenis modo habitantibus” potrebbe riferirsi sia a Laura Abramo e al padre, che anche allo sposo, rientrando così tra gli estranei anche quest’ultimo, secondo la tradizione dei “marrani” di sposarsi tra di loro.
Particolare che potrebbe essere confermato dagli altri matrimoni della famiglia Menniti che si trovano in questi registri parrocchiali che Lionel sta magistralmente elaborando insieme a Giacomo Arcidiaco.
Dei quattro matrimoni dei Menniti, uno è con Abramo (sulla cui possibile origine ebraica non ci sono dubbi), uno con Muscato (Moscati e Moscato sono tutt’ora cognomi ebraici), uno con Toscano (cognome che è anche ebraico) ed infine uno con Morabito, cognome che secondo alcuni indica anch’esso una origine ebraica (in realtà è un cognome arabo, riferito ai “murabitun”, i sapienti, i devoti, termine che tra gli ebrei viventi nel mondo arabo indicava anche i saggi tra gli ebrei).
Per quanto strano, quasi stupefacente possa sembrare, potremmo dunque essere davanti ad un ulteriore indizio sulla presenza, ancora nel XVIII secolo, a distanza di oltre due secoli dalla loro cacciata dalla Calabria e dal Meridione, di qualche nucleo che, pur convertito al cattolicesimo, conservava in qualche modo il ricordo dell’origine ebraica (quanto ad una pratica segreta per quanto minimale e corrotta della religione, non abbiamo modo di ricavarlo da questo documento).
La cosa non è del tutto isolata: come abbiamo visto parlando di Monasterace, Placanica e Crotone, non è rara la presenza di quelli che vengono chiamati “ebrei fatti cristiani”.
Non sarà del tutto inutile ricordare che a Pentedattilo un’antica presenza ebraica è accertata almeno nel 1503-4 (ridotta ormai ad una o due famiglie, alla vigilia della prima espulsione) secondo il registro del tesoriere della Calabria Ultra
Inoltre, numerosi sono i luoghi intorno a Pentedattilo dove ugualmente sono accertate presenze ebraiche, dal IV secolo dC in poi.
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