Più volte ho parlato della mostra inaugurata a Reggio al Museo della ndrangheta per il Giorno della memoria, il 27 gennaio scorso.
Ricordo che la mostra sarà aperta per scuole o gruppi fino al 27 aprile, inserita in un percorso di educazione alla legalità che prevede un itinerario cittadino a Reggio Calabria, che si conclude proprio qui con le fotografie realizzate ad Auschwitz da Deborah Cartisano.
Il riferimento per visitare la mostra, se vi fossero scuole o gruppi a cui proporre l’iniziativa, è borellisvt@gmail.com.
Da Sullam, la newsletter della Comunità ebraica di Napoli,
riporto il testo di presentazione della mostra scritto della fotografa stessa.
riporto il testo di presentazione della mostra scritto della fotografa stessa.
Auschwitz,
La memoria rende liberi
La memoria rende liberi
Il reportage “Auschwitz, la memoria rende liberi” è stato eseguito durante un mio viaggio in Polonia. Queste foto raccontano le emozioni provate durante la visita al Campo di sterminio di Auschwitz, emozioni intense e vive, dalle quali scaturisce il forte desiderio di contribuire alla memoria di queit ragici eventi, affinché non si ripetano più.
Dentro questo reportage c’è l’evento drammatico del rapimento di mio padre. Nel Campo la sua prigionia era come amplificata, e ciò mi ha permesso di raccontarla per immagini: visitando Auschwitz ho vissuto la drammatica quotidianità dei prigionieri, la loro difficoltà esibita mi ha mostrato tutta la sofferenza della prigionia. Questo per me è stato a volte insopportabile, ma la fotografia è stata come un filtro che mi ha protetto da queste emozioni, permettendomi di elaborarle in un secondo momento.
Nella mia esperienza personale ho visto come spesso le vittime scelgano il silenzio, e come sia difficile per molti testimoniare la propria storia. Io, seguendo le orme di mio padre, ho scelto la via dell’impegno civico e di mantenere viva la sua memoria raccontando la sua storia. Ciò ha significato vivere la mia vicenda pubblicamente, esponendo il mio dolore ma anche la mia ricerca di verità e giustizia.
Il silenzio di Auschwitz è un silenzio puro, reso visivamente dalla coltre di neve che ricopre tutto, ovatta il dolore, è una pausa da tutta la sofferenza provata. Ma la neve/silenzio ci chiede anche il rispetto per questo dolore: di fronte ad esso bisogna saper dosare le parole. O semplicemente sapersi inchinare.
Ho scelto di fotografare Auschwitz quando è tutto ricoperto di neve perché in esso c’è tutta la potenza simbolica dell’evento.
Sono impegnata da anni a testimoniare la storia di mio padre, assieme all’Associazione Libera di cui faccio parte, e per questo sento necessario e importante celebrare la memoria di chi ha perso la vita in eventi così drammatici, e credo sia rilevante che le vittime abbiano la forza di raccontare il loro dramma per contribuire alla formazione di una conoscenza-coscienza nella nostra società.
Con queste foto spero di aver dato “voce” alle tante vittime morte ad Auschwitz, che la desolata crudezza delle mie immagini sia il racconto che molti, troppi non hanno mai potuto narrare.
DeborahCartisano
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