Prendersi
le proprie responsabilità
Yehuda ha pochissimi
minuti per salvare suo fratello Beniamino dal carcere a vita che gli si
prospetta.
Yosef, loro fratello,
che però ai loro occhi è il viceré d’Egitto, ha decretato che colui che avesse
rubato la coppa sarebbe stato punito con la schiavitu’. In pochi minuti Yehudà
deve cambiare il destino di Beniamino e salvarlo, lui che ha garantito a loro
padre Yaakov che avrebbe riportato a casa il loro fratello piccolo, l’unico
rimasto dell’amata moglie Rachele. Yehuda inizia il suo discorso non chiedendo
pietà, non implorando compassione, bensì racconta i fatti. Piano piano include
nei fatti la presenza di Yosef “viceré”, il loro incontro ed il fatto che anche
lui, uomo potente d’Egitto, ha portato Beniamino in Egitto.
Una volta che i fatti
sono chiari Yehuda parla al cuore del viceré, si prende la propria
responsabilità ed afferma di volersi sostituire al fratello, ingiustamente
colpevole.
A quel punto il cuore di
Yosef cede ed è una grande lezione quella che riceviamo da Yehuda. Una lezione
di pensiero veloce, di azione, di parole pensate e misurate, di emozioni messe
da parte per dare spazio ai fatti, alla storia, ai dati ed agire in loro nome
anche anche con emozione.
Yosef cede alle parole
di Yehuda perché queste lo accompagnano in un ragionamento che diventa richiamo
responsabile e di fronte a chi si assume le proprie responsabilità non possiamo
far altro che lodare il suo agire e stimarlo.
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