La
settimana scorsa abbiamo vissuto uno splendido Shabbat di fraternità e
condivisione a Bova Marina, alloggiando in una bella struttura sul mare a 200
metri dall’antica sinagoga del IV-VI secolo, nell’antica statio romana di Scyle. Si tratta della più antica sinagoga d’Occidente
(dopo quella di Ostia Antica) di cui restano tracce, in primo luogo del
bellissimo mosaico con raffigurazione della menorah (purtroppo lesionato dal
passaggio di un aratro), del nodo di Salomone e di altri motivi ornamentali.
Erano
presenti uomini e donne, giovani e meno giovani: oltre ai calabresi provenienti
da tutta la Calabria e da fuori, amici di tutta Italia, dal Nord… alle isole.
Roberto, Ettore e suo figlio Emanuel di Milano, David, Daniel e David di Roma,
Carlo e Giuseppe da Catania e Palermo, e naturalmente rav Eliyasaf Shayer, rav
yemenita da Israele, che ha condotto le tefillot e “cantato” la Torah.
Italkim,
sefarditi, temanim (yemeniti), askenaziti, un piccolo concentrato dell’universo
ebraico ha fatto per un giorno (speriamo sia solo il primo di molti altri)
rivivere dopo 1500 anni l’antica sinagoga, che il Santo Benedetto ci conceda di
vederla rinascere a nuova vita!
Nel
pomeriggio di venerdì ci siamo recati vicino alla spiaggia, e guardando il mare
verso Yerushalayim abbiamo recitato minchah e arvit e accolto la Sposa Shabbat
in tutto il suo splendore: nonostante il buio e la difficoltà di leggere, devo
dire che è stata una kabbalat Shabbat tra le più belle vissute, e come per me
per molti altri.
Quindi
la cena, con i dolci della nostra cuoca preferita (ci hanno accompagnato anche
per la colazione e tutti i pasti successivi, nonché per una imprevista distribuzione:
kol haKavod a lei per il lavoro che ha svolto con gioia e con amore!) e i
conversari notturni.
La
mattina di Shabbat abbiamo vissuto il momento più intenso e commovente,
qualcuno ha anche pianto e in tanti avevamo il groppo in gola: abbiamo svolto
la prima preghiera pubblica dopo 1500 anni sul suolo che avevano calcato con
fede e devozione i nostri padri. I ragazzi di Roma sono stati fantastici nella
conduzione di Shachrit e Mussaf ed il canto della Torah di rav Shayer ci ha
fatto vivere in pieno la nostra situazione e la nostra memoria, il nostro
presente e il nostro passato: “Il
Signore, il Signore è Dio clemente e benigno, longanime, e grandemente benevolo
e verace. Egli conserva la benevolenza anche ai millesimi discendenti”.
Quindi,
prima di tornare a “casa” per il pranzo abbiamo visitato il piccolo ma prezioso
museo che ospita, tra gli altri reperti, essenzialmente il bellissimo mosaico
di cui ho parlato precedentemente.
Pranzo,
poi Daniele di Cittanova, giovane archeologo, ci ha parlato ampiamente della
sinagoga dal punto di vista storico e artistico; oneg Shabbat, una leggera seudah
shelishit, Minchah e Arvit, e siamo giunti alla havdalah che ha concluso il
nostro Shabbat.
A
seudah reviit (ebbene sì!) ad inaugurare degnamente la nuova settimana, un
piacevole ed imprevisto incontro… interreligioso.
Mentre
stavamo mangiando entra un numeroso gruppo guidato da un prete cattolico. Da
questo gruppo si stacca un signore anziano, che viene da noi che avevamo la
kippah, ci dà la mano e ci saluta con grande calore e con grande affetto, e
dopo di lui anche altri. Abbiamo ricambiato il loro saluto offrendo loro una
bottiglia del nostro vino kasher ed un ampio assortimento dei nostri dolci, ed
il rabbino ha condotto P. Angelo Battaglia, parroco di Brancaleone, a visitare
la Sukkah che era stata costruita il giorno precedente.
Poi,
tra di noi, conversazioni fino a tardi, scambi di email, telefoni e contatti
Facebook hanno preceduto il meritato riposo prima della sveglia che per molti
era alle 4 del mattino. Che dire? Banalmente, stanchi ma felici!
Un
grazie alle forze dell’ordine che hanno vegliato sulla nostra sicurezza, e che
hanno assistito anche alla nostra tefillah: io credevo che ci prendessero per
pazzi, con quelle 3 ore e mezza di canti e preghiere in una strana ed incomprensibile
lingua, mentre invece ci è stato assicurato da altri che avevano molto
apprezzato la nostra serietà e l’impegno.
Ed
un grazie affettuoso anche agli amici di Roma e di Milano, “convocati” con
brevissimo anticipo per venire ad aiutare questa piccola realtà ebraica
calabrese che muove, con qualche difficoltà ma con grande entusiasmo, i suoi
primi passi in questa storia che ha quasi 2000 anni.
(le foto sono mie, di
Roque Pugliese, Pietro Calabrese, Raffaella Turano e di Giovanni, un amico di
Bova Marina)
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