GIORNATA EUROPEA DELLA CULTURA
EBRAICA IN CALABRIA
ZAMBRONE (VV) 18
settembre 2016
Nella
suggestiva cornice del Centro sociale di Zambrone stracolmo di presenze si è
celebrata domenica 18 settembre la Giornata Europea della Cultura Ebraica. Plurale,
multi prospettico e polisemico il tema della manifestazione: “Lingue e dialetti
ebraici”.
Inevitabile
punto di partenza le 22 lettere dell’alfabeto ebraico presentate attraverso una
mostra di preziose maioliche esposte su pannelli con relativa esplicazione
semantica. Porte aperte dunque ai grafemi rappresentati da cui si evince che
come in nessun altra lingua ciascuna lettera è portatrice di storia e identità,
di valori umani, numerici e divini, di costante presenza di Dio in rapporto con
l’uomo.
Questa
la premessa per entrare nel vivo della manifestazione che ha visto un singolare
parterre alla presenza straordinaria del dott. Umberto Piperno - rabbino capo
della Comunità ebraica di Napoli - e del dott. Roque Pugliese, Referente e
Consigliere della stessa Comunità.
Ai
saluti e della Presidente del Consiglio comunale Marina Grillo, è seguito
l’intervento del Sindaco, avv. Corrado L’Andolina, che ha puntualizzato il
carattere scientifico dei contributi, suggeriti da uno studio linguistico del
territorio vibonese incentrato sull’osservazione, la comparazione e la
speculazione.
Molti
i contributi colti inerenti al tema della giornata e tratti dalle lezioni del
poeta siciliano Ignazio Buttitta, degli scrittori della tradizione ebraica e
della letteratura contemporanea sionista: le lingue e i dialetti come simbolo
ed espressione di libertà, le parole concepite come fonte generativa perché
producono parole, dall’unione di tante piccole parole, la storia di una
identità proprio come il popolo ebraico, minoranza, che grazie alla lingua
esprime invece una profondissima cultura.
Perché
lingue e dialetti ebraici? Assieme a quelli già classificati possiamo
aggiungere la lingua dei marrani? La innegabile eredità linguistica che i
marrani dell’hinterland vibonese hanno lasciato nell’italiano locale? La
Dirigente Scolastica Licia Bevilacqua ha affrontato proprio il tema del
Linguaggio nella storia e nella tradizione ebraica supportata da fonti scritte
e ricerche sul campo per il recupero linguistico. La linguistica storica
insegna che l’incontro di lingue e parlate diverse che convivono nello stesso
contesto topografico e sociale diventano generatori di lingua. Pur considerando
la lingua come strumento di identità non possiamo da essa togliere quella
liquidità che non definisce una lingua per sempre e non la esime da
contaminazioni che generano fusioni di parole e neoformazioni linguistiche
dovute a calchi di traduzione o calchi semantici ravvisabili pur nelle
differenti stratificazioni plurisecolari. Le numerose diaspore hanno fatto il
resto: gli insediamenti ebraici non sono stati solo fisici e la fisicità è
passata attraverso reciproche cessioni di lingua e parlate locali che hanno
creato una affascinante fusione di lessemi e neoformazioni. Questo è accaduto a
Piscopio come a Soriano, dove l’editto di espulsione degli ebrei di Calabria
del 1510 ha generato il marranesimo ma non ha annullato la storia e la memoria
e l’eredità linguistica degli ebrei. Con stupore e compiacimento di tutti i
presenti la Dirigente Bevilacqua ha quindi elencato e commentato onomastica,
toponomastica, parole ed espressioni idiomatiche oggi proprie della nostra
lingua e radicate nelle parlate locali dell’interland vibonese.
Ha
fatto seguito l’intervento della prof.ssa Clara Elisabeth Baez, ebrea sudamericana
yiddish in Calabria che ha offerto una chiara testimonianza personale di come lo
Yiddish, dialetto degli ebrei dell’Europa dell’Est, sia stato sua lingua madre
invece in Uruguay. Mondi che si incontrano e mondi che non conoscono confini
attraverso la lingua nell’intervento dal titolo “Yiddish, una lingua scomparsa?”.
Mondi passati in rassegna dalla Baez in modo chiaro, pertinente e coinvolgente
attraverso letteratura, cinema, teatro, umorismo, sitografia e didattica di una
lingua che, sconosciuta a molti, è divenuta familiare attraverso Erri De Luca e
Moni Ovadia.
Carico
di emozioni l’intervento del Consigliere Roque Pugliese sul Commento al canto
dell’esodo dialettale. Anche questa è stata una testimonianza scientifica di quanto
l’eredità linguistica ebraica sia stata presente perfino nelle preghiere
recitate nel periodo pasquale nel piccolo paese limitrofo a Vibo Valentia,
Sant’Onofrio, intorno agli anni Cinquanta. Partendo dalla voce registrata di
un’anziana testimone del passaggio storico del canto ebraico di Pesach (Echad
Mi Yodea) alla simile preghiera divenuta cattolica (Chi era uno?), il
Consigliere ha dato una sapiente e puntuale lettura comparata dei due testi
spiegandone significato e messaggio ebraico.
Appassionata
e coinvolgente è stata poi l’interpretazione dello stesso testo cantato da
Franco Pugliese accompagnato da un trio di violoncello, tastiera e flauto dolce.
A
trarre le conclusioni della manifestazione è stato il Rabbino Umberto Piperno
che con illuminata sapienza unita ad estrema chiarezza ha affrontato il tema La
Lingua Santa e l’Alfabeto, riprendendo con l’ausilio di preziosi spunti della
Toràh e del Talmud il significato delle principali lettere ebraiche considerate
strumento e protoplasma di creazione e redenzione insieme, facendo espresso
richiamo al risveglio di coloro che usano la lingua per creare ponti fra
persone, per fare di ciascuna lettera verità per comporre giorno per giorno il
futuro individuale e collettivo secondo il forte potere della parola “capace di
togliere le pietre dal pozzo”.
La
presenza del Rabbino ha dato un valore aggiunto al tema della giornata sia in
termini di avvicinamento del nostro territorio al mondo ebraico ancora
esistente nei cognomi marrani (Lazzaro, Zaccaria, Elia) e notoriamente ebraici
(La Rocca, D’Amico, Piperno) sia nel recupero di quelle fonti tradizioni
ebraiche ambiguamente vestite di cattolicesimo.
La
visita del Rabbino presso le tombe della famiglia Piperno di Piscopio e alla
cappella D’Amico sovrastata da una suggestiva Menoràh sono state non un ritorno
al passato marrano ma il richiamo ad un costante presente.
La
manifestazione si è aperta sulle note di Hatikva e tutti gli interventi sono
stati preceduti da musiche della tradizione ebraica eseguite professionalmente
dai giovani del complesso bandistico di Zambrone con i rispettivi maestri e
cantate in lingua ebraica dalla vocalista Mariachiara Carrozzo.
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