Calabria judaica - Sud ebraico

Calabria judaica ~ Sud ebraico
Storia, cultura e attualità ebraiche in Calabria
con uno sguardo al futuro e a tutto il Meridione

Secondo una leggenda, che attesta l'antica frequentazione orientale della nostra regione, Reggio fu fondata da Aschenez, pronipote di Noé.
La sinagoga del IV secolo, ricca di mosaici, di Bova Marina, è la più antica in Occidente dopo quella di Ostia Antica; a Reggio fu stampata la prima opera in ebraico con indicazione di data, il commento di Rashì alla Torah; Chayim Vital haQalavrezì, il calabrese, fu grande studioso di kabbalah, noto anche con l'acronimo Rachu.
Nel Medioevo moltissimi furono gli ebrei che si stabilirono in Calabria, aumentando fino alla cacciata all'inizio del XVI secolo; tornarono per pochi anni, richiamati dagli abitanti oppressi dai banchieri cristiani, ma furono definitivamente cacciati nel 1541, evento che non fu estraneo alla decadenza economica della Calabria, in particolare nel settore legato alla lavorazione della seta.
Dopo l’espulsione definitiva, gli ebrei (ufficialmente) sparirono, e tornarono temporaneamente nella triste circostanza dell’internamento a Ferramonti; oggi non vi sono che isolate presenze, ma d'estate la Riviera dei Cedri si riempie di rabbini che vengono a raccogliere i frutti per la celebrazione di Sukkot (la festa delle Capanne).
Questo blog è dedito in primo luogo allo studio della storia e della cultura ebraica in Calabria; a
ttraverso questo studio vuole concorrere, nei suoi limiti, alla rinascita dell'ebraismo calabrese; solidale con l'unica democrazia del Medio Oriente si propone come ponte di conoscenza e amicizia tra la nostra terra e Israele.

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sabato 15 ottobre 2016

Cittadinanza italiana ai discendenti degli ebrei espulsi dal Sud?

Dopo le leggi approvate in Spagna e in Portogallo, anche in Italia il 3 settembre 2015 è stata presentata dai deputati Maria Gaetana Greco ed Emanuele Fiano la proposta di legge C.3291, recante il titolo “Riconoscimento della cittadinanza italiana ai discendenti da famiglie coinvolte nella diaspora ebraica del 1492”.
La proposta, il 6 ottobre 2015, è stata assegnata in sede referente alla I Commissione Affari Costituzionali, e in sede consultiva, per la richiesta del parere, alle Commissioni II Giustizia, III Affari Esteri e V Bilancio. L’esame non è ancora iniziato.
Segue il testo della proposta di legge, preceduto dalla relazione di presentazione.

Editto di espulsione degli ebrei del 1492 in lingua siciliana

Riconoscimento della cittadinanza italiana


ai discendenti da famiglie coinvolte nella diaspora ebraica del 1492

Onorevoli Colleghi! Con la presente proposta di legge si intende intervenire sul riconoscimento della cittadinanza ai discendenti da famiglie coinvolte della diaspora ebraica del 1492.
I possedimenti del Re Ferdinando II di Spagna in terra italiana, nel corso dei secoli antecedenti il 1492, comprendevano gran parte del meridione d'Italia.
In quel periodo storico tali territori erano abitati per circa il 20 per cento da italiani di religione ebraica e costituivano la colonia ebraica più popolata nell'area mediterranea.
La guerra per la conquista della città di Granada in Spagna vide la popolazione ebraica schierarsi in favore dei musulmani e contro Re Ferdinando II il quale, battuti i musulmani e conquistata la città, volle punire tutto il popolo di religione ebraica presente all'interno del suo regno, disponendo l'editto del 1492, che prevedeva l'espulsione di tutti i residenti di religione ebraica e la conseguente confisca di tutti i loro possedimenti.
L'editto ebbe rapida applicazione e i cittadini di religione ebraica del meridione, in poco tempo dovettero fuggire lasciando nei territori ogni loro avere.
Molti italiani ripararono all'estero e molti edificarono le giudecche del settentrione italiano.
A distanza di molti secoli, la Spagna ha riconosciuto il diritto dei discendenti dei cittadini colpiti da tale diaspora, di conservare la cittadinanza dello Stato di provenienza.
Oggi, le istituzioni ebraiche del meridione d'Italia, Charta delle Judeche di Sicilia e Calabria, con l'Istituto internazionale di cultura ebraica, nonché il suo comitato scientifico presieduto dal professore Rav. Scialom Bahbout, rabbino capo di Venezia, ritengono necessario ricordare tale diaspora e sollecitare il Parlamento italiano a concedere a coloro che ne faranno richiesta, dimostrando la loro discendenza dagli italiani della diaspora del 1492, la cittadinanza italiana.
L'approvazione della presente proposta di legge è quindi necessaria, al fine di riparare a un grave torto subito dalla popolazione ebraica del tempo e di ricostituire quel notevole patrimonio umano che tanto slancio aveva dato e può dare all'economia ed allo sviluppo del nostro Paese.
Esso costituisce, pertanto, un atto simbolico di riparazione storica, anche se virtuale, al fine di porre rimedio al grave atto di ingiustizia perpetrato in passato e rappresenta un nobile gesto di accoglienza verso quanti, discendenti di cittadini italiani, vogliano ritornare alla loro storia e alle loro radici, anche territoriali, per prendere coscienza della loro italianità mai perduta.

Da Avot Sefarad, il decreto di Alhambra del 1492,

con cui gli ebrei furono espulsi dalla Spagna e dai suoi possedimenti,
comprese Sicilia e Sardegna


PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

1. Possono richiedere la cittadinanza italiana coloro che dimostrano, in base al cognome e alla discendenza, di appartenere in linea genealogica a una famiglia di origini italiane di religione ebraica residente fino al 1492 nei territori oggetto della diaspora ebraica.
2. La cittadinanza italiana può essere richiesta anche da coloro la cui madre abbia perso il cognome ebraico di origine italiana a causa di matrimonio con una persona di origini ebraiche italiane residente fino al 1492 nei territori oggetto della diaspora ebraica.
3. Le condizioni di cui ai commi 1 e 2 sono valutate da un comitato scientifico costituito da rabbini indicati dall'Istituto internazionale di cultura ebraica.
4. Le domande per il riconoscimento della cittadinanza italiana ai sensi dei commi 1 e 2 devono essere inviate all'ambasciata italiana dello Stato nel quale risiede il richiedente o a un ufficio di anagrafe dello Stato italiano. Tali enti trasmettono le domande al comitato scientifico di cui al comma 3 per il parere, che lo stesso comitato provvede a comunicare all'ente richiedente. Qualora il parere sia positivo, l'ufficiale di anagrafe del luogo ove risiedeva la famiglia di origine provvede a iscrivere il richiedente nelle liste del comune, dandone comunicazione allo stesso richiedente.

Vorrei aggiungere due mie piccole osservazioni personali.
La prima riguarda il testo introduttivo di presentazione, dove si parla di “atto simbolico di riparazione storica, anche se virtuale”: non capisco in che senso è solo “virtuale”, tanto più che poco prima si parlava di “ricostituire quel notevole patrimonio umano che tanto slancio aveva dato e può dare all'economia ed allo sviluppo del nostro Paese”. Se è un atto solo virtuale, come può dare slancio allo sviluppo del Paese?

I luoghi di dispersione degli ebrei calabresi (e meridionali),
da un precedente post del blog
La seconda osservazione riguarda quella che, secondo me, è un’imprecisione storica contenuta nella relazione introduttiva, che ha poi ripercussione nel corpo del testo della proposta di legge. Si afferma infatti della cacciata dal Meridione degli ebrei nel 1492, il che corrisponde solo parzialmente a verità: nel 1492 gli ebrei (oltre che dalla Spagna) furono cacciati dai suoi possedimenti, tra cui quelli italiani, che non comprendevano però tutto il Sud Italia, ma solo Sicilia e Sardegna. Dal resto del Mezzogiorno (passato alla Corona spagnola nel 1503) gli ebrei vennero espulsi una prima volta nel 1511 e poi definitivamente nel 1541.
Manca quindi nel testo della proposta di legge la possibilità di richiedere la cittadinanza italiana a quelli che furono cacciati dal Meridione continentale. Vero è che quelli siciliani costituivano la maggioranza di tutti gli ebrei italiani del tempo, ma è anche vero che non pochi furono gli ebrei ed i neofiti che dovettero abbandonare Calabria, Puglia, Campania, ed altre regioni in cui la presenza ebraica è meno conosciuta: Basilicata, Abruzzo, Molise.

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