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Parashat Vayishlach: Bereshit
(Genesi) 32,4 -36,43
Haftarah: Abdia 1,1-21 [sostituzione opzionale: Osea 11,7-12,12]
Da Torah.it
Il commento di Rav Pierpaolo Pin'chas Punturello, già Rabbino presso la Comunità ebraica di Napoli, alla parashah settimanale
Altri commenti sulla parashah settimanale sul sito ChabadRoma, da cui traiamo queste sintesi della parashah e della haftarah
Vayishlàch
in Breve
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Ya’acòv
torna in Terra Santa dopo una permanenza di vent’anni a Charàn. Manda dei
messaggeri a ‘Essàv sperando in una riconciliazione, ma i messaggeri gli
comunicano che il fratello è sul piede di guerra, con 400 uomini armati al
fianco.
Ya’acòv
si prepara per un possibile combattimento, prega e invia un gran dono di
centinaia di pecore e bestiame per cercare di calmare ‘Essàv. Durante la notte
Ya’acòv porta la sua famiglia e le sue proprietà oltre il fiume Yabòk e rimane
sull’altra sponda dove incontra l’angelo che rappresenta lo spirito di ‘Essàv,
con il quale lotta fino all’alba.
Ya’acòv
si sloga un’anca ma riesce a sconfiggere l’angelo che gli dà il nome Israel,
che significa colui che ha "prevalso su esseri Divini". Ya’acòv ed
‘Essàv si incontrano, si abbracciano e si baciano per poi andarsene ognuno per
la sua strada.
Ya’acòv
compra un appezzamento di terreno vicino a Shechèm dove il principe, anche lui
chiamato Shechèm, rapisce e disonora Dina la figlia di Ya’acòv. Shimòn e Levi,
fratelli di Dina vendicano l’accaduto uccidendo tutti gli abitanti maschi della
città dopo averli resi inoffensivi convincendoli a circoncidersi.
Ya’acòv
continua a viaggiare. Rachél muore mentre dà alla luce il secondo figlio,
Binyamìn e viene seppellita per strada vicino a Bet Lèchem. Reuvén perde la
primogenitura perché interferisce con la vita matrimoniale del padre. Ya’acòv
giunge a Chevròn, finalmente ricongiungendosi al padre Yitzchàk che muore a 180
anni, (Rivkà muore prima del ritorno di Ya’acòv). La parashà termina con un
resoconto dettagliato delle mogli di ‘Essàv, dei suoi figli e nipoti e delle
vicende del popolo di Seìr, dove ‘Essàv si stabilisce.
Haftarà in Pillole Vayishlàch
La
haftarà di questa settimana menziona la punizione di Edòm, un popolo che
discende da ‘Essav, del quale si parla nella parashà.
Il
profeta Ovadia, un Edomita poi convertito all’Ebraismo, descrive la punizione
destinata al popolo di Edòm. Gli Edomiti non hanno aiutato Giudea quando è
stata distrutta dai Babilonesi e hanno perfino contribuito alla carneficina.
Anni dopo, gli Edomiti stessi (ovvero l’impero Romano), distrussero il Secondo
Tempio di Gerusalemme e uccisero e resero schiavi i loro cugini Ebrei.
Nonostante
l’impero Romano sia stato uno degli imperi più potenti mai esistiti il profeta
avvisa: “Se sali alto come un’aquila, e se posi il tuo nido tra le stelle, da
lì ti porterò giù, dice il Sign-re…e la casa di Ya’acòv sarà fuoco e la casa di
Yosef la fiamma e la casa di ‘Essàv diventerà paglia, ed essi li accenderanno e
li consumeranno e la casa di ‘Essàv non avrà superstiti poiché il Sign-re ha
parlato”.
La
haftarà prosegue con una descrizione della divisione delle terra di ‘Essàv tra
gli esuli di Giudea al loro ritorno e termina con le parole note: “E salvatori
saliranno sul monte Sion per giudicare il monte di ‘Essàv, e il Regno sarà del
Sign-re”.
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