Calabria judaica - Sud ebraico

Calabria judaica ~ Sud ebraico
Storia, cultura e attualità ebraiche in Calabria
con uno sguardo al futuro e a tutto il Meridione

Secondo una leggenda, che attesta l'antica frequentazione orientale della nostra regione, Reggio fu fondata da Aschenez, pronipote di Noé.
La sinagoga del IV secolo, ricca di mosaici, di Bova Marina, è la più antica in Occidente dopo quella di Ostia Antica; a Reggio fu stampata la prima opera in ebraico con indicazione di data, il commento di Rashì alla Torah; Chayim Vital haQalavrezì, il calabrese, fu grande studioso di kabbalah, noto anche con l'acronimo Rachu.
Nel Medioevo moltissimi furono gli ebrei che si stabilirono in Calabria, aumentando fino alla cacciata all'inizio del XVI secolo; tornarono per pochi anni, richiamati dagli abitanti oppressi dai banchieri cristiani, ma furono definitivamente cacciati nel 1541, evento che non fu estraneo alla decadenza economica della Calabria, in particolare nel settore legato alla lavorazione della seta.
Dopo l’espulsione definitiva, gli ebrei (ufficialmente) sparirono, e tornarono temporaneamente nella triste circostanza dell’internamento a Ferramonti; oggi non vi sono che isolate presenze, ma d'estate la Riviera dei Cedri si riempie di rabbini che vengono a raccogliere i frutti per la celebrazione di Sukkot (la festa delle Capanne).
Questo blog è dedito in primo luogo allo studio della storia e della cultura ebraica in Calabria; a
ttraverso questo studio vuole concorrere, nei suoi limiti, alla rinascita dell'ebraismo calabrese; solidale con l'unica democrazia del Medio Oriente si propone come ponte di conoscenza e amicizia tra la nostra terra e Israele.

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lunedì 26 novembre 2012

Presenza ebraica nel Reggino dalla diaspora alla cacciata



Venerdì scorso si è svolto un incontro sulla storia degli ebrei reggini, il secondo che si è tenuto in poco tempo a Reggio. Pubblichiamo ampi stralci della relazione tenuta sul tema dal professor Felice Delfino.

Felice Delfino

Certamente molti reggini saranno a conoscenza della presenza nella nostra città e nei suoi dintorni di Greci, Romani, Bizantini, Normanni, Svevi, Angioini ed Aragonesi, tuttavia non tutti sapranno che oltre queste etnie, fin dall’epoca tardo-antica, fu presente nel Reggino anche un popolo proveniente dall’Oriente, che diede un contributo non tanto dal punto di vista sociale e culturale, quanto piuttosto dalla prospettiva prettamente economica: si tratta degli Ebrei.
Esamineremo dunque le cause che spinsero gli ebrei ad abbandonare la loro terra d’origine, la Palestina, per collocare la loro vita religiosa, sociale, culturale ed economica nel Reggino.
Alla base di questo stanziamento ebraico sta quel particolare fenomeno migratorio meglio noto col nome di diaspora, che tradotto dal greco significa propriamente dispersione, disseminazione.
Bisogna precisare che la diaspora non fu univoca in quanto in lassi cronologici assai diversi si verificarono svariati flussi migratori, ma per quel che ci riguarda, ci riferiamo all’ultima, quando nel 70 d.C. il Tempio di Gerusalemme fu distrutto definitivamente dal generale romano Tito, figlio di Vespasiano, il quale era a comando di diverse legioni: V Macedonica, X Fretensis, XII Fluminata, XV Apollinaris.
È Interessante sottolineare che la X legio Fretensis fu costituita dal primo Imperatore romano Ottaviano Augusto in riva allo Stretto di Messina in occasione della battaglia contro Sesto Pompeo. Questa legione arruolava tra le sue fila soldati reggini e bruzi. Dunque questo significa che anche soldati reggini parteciparono alla distruzione di Gerusalemme e del Tempio.
Una volta rasa al suolo la Città Santa ed il suo luogo di culto, gli ebrei furono deportati in schiavitù a Roma. Per giungere dall’Oriente all’Occidente le navi romane cariche di schiavi ebrei seguirono la rotta commerciale, quella stessa percorsa da San Paolo nel 64, che aveva come scalo obbligato Reggio Calabria. Alcuni ebrei liberi scelsero di fermarsi nella città in riva allo Stretto, una piccola parte di schiavi fu portata a lavorare le terre del Bruzio e dell’Italìa, mentre la maggior parte di essi fu condotta a Roma. Alcuni di questi schiavi ebrei giunti nella capitale dell’Impero Romano, dopo aver riscattato il loro status socialis da servus in libertus mediante corrispettivo pagamento in denaro versato dai fratelli ebrei più ricchi, nei pressi di Roma costruirono la prima comunità ebraica: quella di Ostia, la cui sinagoga è stata ritrovata e datata dagli archeologi al II sec., dunque la più antica della penisola italiana. Anche nel Reggino è stata ritrovata una sinagoga quella di San Pasquale di Bova Marina, l’antica Delia in epoca romana. Questa sinagoga è stata invece datata IV sec.
Non tutti gli ebrei liberti vollero però restare nel Lazio, e muovendosi attraverso le vie romane si spostarono lungo la penisola. Attraversando la via consolare Popilia, che collegava Capua con Catona, provincia Di Reggio Calabria, scesero nel Meridione e qui costruirono numerose giudecche.
Ebrei furono anche a Catona, ultima statio della via Popilia attestata dal Lapis Pollae, il Marmo di Polla, che consacrò il borgo di Catona “Ad Fretum Ad Statuam” (Dallo Stretto alla statua). Il marmo di Polla fa infatti riferimento allo Stretto di Messina, meglio conosciuto all’epoca come Passo di Scilla o Ad Portum, e alla statua del dio Nettuno, dio dei mari a cui tutti i catonesi erano devoti in quanto abili pescatori e al quale officiavano doni per una pesca propizia.
A Catona, che si chiamava a quel tempo Columna Reggina (anche se alcuni studiosi affermano che fu Cannitello), esisteva un porto, il secondo d’importanza dopo quello di Reggio, collegato da un torrente navigabile al porto di Fiumara di Muro, conosciuta al tempo dei Romani come Cenicolo.
Altro elemento che fa protendere verso la tesi secondo cui ci fu una presenza ebraica anche a Catona, è individuabile dal toponimo Cannameli (il cui significato etimologico è canna da miele, e non canna inteso come mezzo di misura e miele nel senso di fortezza come sostiene erroneamente Mons. Pensabene). La località Cannameli, che si trova nelle vicinanze dell’attuale Kalura, fa presupporre che qui gli Ebrei vi producessero le canne da zucchero, altra attività agli ebrei congeniale.
Certamente ebrei furono presenti già in epoca antica e prima dell’età imperiale. Sappiamo con esattezza che alcune famiglie ebraiche si erano stabilite in terra reggina nel IV secolo come testimoniano tre reperti: il titulus della Sinagoga di Reggio, la lucerna di Leucopetra, la Sinagoga di Bova Marina, scoperte archeologiche tutte datate dagli esperti al IV secolo.
Il titulus, custodito all’interno del “Museo della Magna Grecia di Reggio Calabria” riporta impressa una scritta in greco: “TON IOUDAION” tradotta in italiano “dei Giudei”, che gli archeologi hanno ricostruito come “SYNAGOGE TON IOUDAION” (Sinagoga dei Giudei). Il fatto che fosse scritta in greco è un dato interessante perché sta ad indicare che gli ebrei reggini parlavano il greco, che però utilizzavano solo per motivazioni prettamente commerciali, in quanto all’interno della loro giudecca parlavano tra essi soltanto l’ebraico.
L’altro reperto del IV secolo è stato trovato a Lazzaro (l’antica Leucopetra). È una lucerna ad olio con inciso il bollo della menorah (il candelabro a sette braccia) trovata all’interno di una necropoli. Eminente è il rinvenimento avvenuto a San Pasquale di Bova Marina,  (l’antica Delia) di una sinagoga.
Certamente comunità ebraiche furono presenti nel Reggino come in tutto il Meridione, anche nel Medioevo fino al XVI secolo: abbiamo presenze ebraiche documentate a Grotteria, Gerace, Torre di Bruzzano, Bruzzano, Condoianni, Motta Bovalina, Brancaleone, Bianco, Pizzo, Rocca Angitola, Castelmonardo, Sant’Eufemia, Nicastro , Belcastro, Stilo, S. Lorenzo, Motta S. Giovanni, Bova, Sant’Agata, Bagnara, Oppido, Gioia, Melicuccà , San Giorgio, Terranova, Borrello, Rosarno, Pentidattilo, Seminara, Fiumara di Muro, Mesuraca, Crotone, Isola, Reggio Calabria, Polistena, Tropea, Vibo, Briatico, Mileto, Nicotera, Sinopoli, Calanna, Polia, Monterosso, Castelvetere, Squillace, Catanzaro, Le Castella, Cutro, Amndolea.
Durante la permanenza di queste famiglie ebraiche nel territorio calabrese, i loro rapporti con i sovrani furono differenti a seconda del Casato al potere, divenendo oggetto ora di persecuzioni, in altre occasioni invece di lusinghe, destinatari di particolari privilegi e concessioni e, richiestissimi dalle universitas (nome medioevale dei comuni), che per i benefici da essi apportati, sapevano di non poter fare a meno di essi.
Gli ebrei scelsero il Reggino, sia nell’antichità che nel Medioevo in quanto la zona si presentava come punto logistico di grande validità per immettersi facilmente all’interno del circuito commerciale non solo con la Sicilia, ma anche con l’intera area mediterranea. Gli ebrei infatti erano abilissimi commercianti, espertissimi anche in ogni altro settore dell’economia.

GLI EBREI DEL REGGINO E LA SETA
Tra le tante attività svolte dagli ebrei che dimoravano nell’area reggina, le più importanti, oltre il commercio, furono la produzione della seta strettamente legata all’allevamento dei bachi e la coltivazione dei gelsi, le cui foglie sono il nutrimento dei bachi; il prestito, la tipografia, la medicina.
Nella provincia di Reggio Calabria, furono gli Ebrei a dare un tangibile impulso nella diffusione e nell’incremento dell’industria della seta e nel suo commercio. Ben presto essi furono però accusati dai mercanti Genovesi e dai Lucchesi di monopolizzare il mercato. In effetti, essi detenevano il monopolio del commercio della seta, cosa che si evince chiaramente, dal fatto che “il giorno della Maddalena” era loro consentito dai regnanti, di fissare il prezzo della seta da immettere sul mercato. Le proteste della popolazione calabrese indirizzate ai regnanti, che volevano l’allontanamento degli ebrei dal Regno di Napoli, si fecero sempre più pressanti, e nel 1511 un’ordinanza del re Ferdinando di Aragona, li costrinse ad abbandonare il nostro paese. Quest’editto di cacciata non fu in realtà l’unico, in quanto gli ebrei furono reintegrati più tardi nel Regno di Napoli, dal sovrano Aragonese, quando ci si rese conto che il loro allontanamento aveva provocato un terribile crollo economico a causa dell’incapacità dei produttori locali improvvisatisi commercianti.
Gli ebrei erano commercianti oltre che di seta e di altri pregiati tessuti, anche di altri prodotti. Essi si distinsero anche nel commercio del vino reggino.

IL COMMERCIO DEL VINO REGGINO
Gli ebrei commerciavano anche il vino reggino, vino che come afferma nei Depno Sofistai Ateneo di Naucrati era uno dei vini principi dell’antichità insieme al vino Sorrentino e al vino Priverno. Si trattava di un vino di altissima qualità il cui segreto è riscontrabile  non solo per le viti pregiate, ma anche grazie all’utilizzo della pece Aspromontana con cui venivano rivestite le anfore vinarie. Il vino reggino era tanto rinomato che addirittura furono costruiti contenitori appositi denominati KEAY LII. Alcune di queste anfore sono state ritrovate aventi il bollo della Menorah e pertanto appartenenti agli ebrei reggini che commerciavano questo vino o lo utilizzavano per la sua purezza come prodotto Kasher durante le loro celebrazioni liturgiche.

Tra le principali attività dagli ebrei svolte nel reggino è bene ricordare anche l’usura.
Quando col Concilio Lateranense IV, Papa Innocenzo III, vietò ai cristiani di prestare denaro, escluse da questo veto gli ebrei, a patto che i tassi d’interesse dei prestiti non fossero elevati. In realtà la Mishnà vietava anche agli ebrei di prestare denaro se non per ragioni di sustentamento.
Oltre al commercio, alla produzione della seta e all’usura, gli ebrei reggini si dedicarono anche ad altri settori: medicina, stamperia (ricordiamo a tal proposito che proprio a Reggio Calabria fu realizzata la prima opera stampata della regione, mediante la stampante a carattere mobili. Si tratta del Commentario al Pentateuco del Rabbino Rashi, copia realizzata da Abram ben Garton) ed a tantissime altre attività, che portarono ricchezza ad essi stessi, ma anche al territorio in cui erano stanziati. Per questo si accattivarono l’invidia dei locali e questa fu la vera  motivazione della richiesta della loro scacciata.
Agli atti notarili invece la causa del loro allontanamento appare di carattere prettamente religioso, motivata dall’accusa che gli ebrei disturbavano chiassosamente con i loro riti la celebrazione liturgica cristiana svolta all’interno della Chiesa di Santa Barbara.
Questo è un dato assai interessante perché chi di storia e di archeologia s’intende sa benissimo che le sinagoghe oltre ad essere costruite rivolte verso Oriente, cioè verso la città Santa di Gerusalemme, erano normalmente collocate all’interno delle loro Giudecche.
All’interno dell’area circoscritta della Giudecca, gli ebrei svolgevano la loro vita sociale distaccata da quella degli abitanti locali coi quali avevano rapporti esclusivamente di tipo commerciale ed economico.
La Giudecca di Reggio Calabria, così come le restanti Giudecche, vennero evacuate definitivamente in seguito all’ultimo Editto di espulsione di Ferdinando I detto “il Cattolico”, e questo sancì la fine della presenza ebraica nel Regno di Napoli. La loro permanenza sarebbe sicuramente stata positiva per il mantenimento e l’incremento dell’economia meridionale, purtroppo questo documento emanato dal re Aragonese con così troppa ingenuità, avrà così dirompenti ripercussioni che peseranno come un grossissimo macigno, provocando conseguenze di degrado, gravi ferite sul piano economico-sociale, che saranno risanate solo parzialmente parecchio tempo dopo con ingenti sforzi dei locali. L’alto livello di floridezza e di benessere raggiunto in Calabria, durante la presenza ebraica, resterà solo un triste ricordo, che comunque non deve essere mai dimenticato.

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