Da Chabad
Il mese di Elul (iniziato il 1° settembre) è l’ultimo dell’anno ebraico, ed è considerato il mese in cui il Signore gradisce maggiormente le nostre preghiere.
Il periodo che va da Rosh Chodesh Elul (il 1° Elul) sino a Yom Kippur (il 10 Tishri, quest’anno il 9 ottobre) commemora il perdono divino per la colpa del vitello d'oro, ed è il momento migliore per fare un bilancio ed eventualmente mutare la nostra condotta, avvicinandoci alle grandi feste di Tishrì.
La prima di queste feste è Rosh haShanah (Capodanno), il 1° Tishri (quest’anno il 30 settembre), in preparazione alla quale si usano celebrare le cosiddette Selichot (Scuse, Perdoni), preghiere penitenziali per chiedere appunto al Santo perdono per i propri peccati, considerato anche che i giorni da Rosh haShanah a Yom Kippur sono considerati i giorni in cui viene effettuato il giudizio annuale delle colpe e dei meriti degli ebrei.
Da Morasha
Due sono gli usi più noti per quanto riguarda l’inizio della recitazione delle Selichot prima di Rosh ha-Shanah. I Sefarditi usano cominciare a recitare le Selichot a partire dall’indomani del Rosh Chòdesh Elul, perché “allora Mosheh salì sul Monte Sinai per ricevere le seconde Tavole ed è tempo di gradimento; inoltre vi è un riferimento nel versetto anì le-dodì we-dodì li (“io sono per il mio amico e il mio amico è per me”), le cui lettere iniziali formano la parola Elul, mentre le finali hanno il valore numerico complessivo di 40 quanti sono appunto i giorni che vanno da Rosh Chòdesh Elul a Yom Kippur.”
Gli Ashkenaziti, viceversa, cominciano soltanto a partire dalla domenica precedente Rosh ha-Shanah a meno che questa festa non cada di Martedì o Mercoledì, nel qual caso anticipano l’inizio delle Selichot alla domenica della settimana prima, in modo da poterle recitare almeno per quattro giorni prima di Rosh ha-Shanah. La Mishnah Berurah e il Baer Heitev spiegano che le Selichot sostituiscono l’antico minhag (rito) di digiunare nei Dieci Giorni penitenziali: ma dal momento che quattro di essi sono festivi e non vi si può indire un digiuno che non sia comandato dalla Torah (i due di Rosh ha-Shanah, Shabbat Shuvah e Yom Kippur) è necessario recuperarli prima di Rosh ha-Shanah. Secondo un’altra spiegazione i quattro giorni di Selichot prima di Rosh ha-Shanah si renderebbero necessari in analogia con gli animali da sacrificio, che dovevano essere presi da parte e controllati da eventuali difetti quattro giorni prima di essere immolati: nel nostro caso l’animale da sacrificio è per così dire l’uomo stesso, in procinto di presentarsi al Giudizio Divino il giorno di Rosh ha-Shanah.
Il Tanyà Rabbatì (rituale italiano) riporta in proposito un minhag lievemente differente, che comporta l’inizio della recita delle Selichot sempre nel penultimo giorno feriale di Sefer (Lunedì o Giovedì) prima di Rosh ha-Shanah: se la festa cade di Shabbat o di Lunedì si comincia il Lunedì precedente; mentre se cade di Martedì o di Giovedì si comincia il Giovedì precedente37. Questo minhag ha il vantaggio di unire insieme le varie motivazioni osservate a proposito dei minhaghim trattati in precedenza, compreso il richiamo alla salita di Mosheh sul Monte Sinai in quanto, secondo la tradizione, la salita avvenne proprio di Giovedì e la discesa di Lunedì38. Il minhag italiano fa infatti in modo che un Lunedì e un Giovedì siano sempre compresi nei giorni di Elul dedicati alle Selichot e rispetta parimenti il principio che questi siano almeno quattro.
Jonathan Pacifici
Concludiamo con le meravigliose parole del componimento che recitiamo alla conclusione
delle Selichot:
Colui che confessa i suoi peccati e riconosce le sue trasgressioni,
che ha consumato gli anni nelle vanità ed i suoi giorni nell'afflizione,
grida a causa delle sue angosce, e dichiara, durante il conflitto con i suoi nemici:
“Cadiamo nelle mani del Signore poiché grande è la sua misericordia”.
Teshuvah
L’aspetto fondamentale di queste Selichot (e di tutto questo periodo) è il concetto di Teshvah (ritorno, conversione). Leggiamo qualcosa in proposito.
"Là presso i fiumi di Babilonia..." è la prima delle recite "per tutti i giorni" di preparazione a "Yom Kippur" (il giorno dell'espiazione) nel grande ciclo del rituale ebraico (a quella, qui io ho fatto seguire l'incipit della prima Lamentazione di Geremia Profeta: "Quomodo sedes...").
"Là presso i fiumi" è situata subito dopo l'introduzione alle Selichot (di cui è parte), ovvero: «...le parole di supplica e pentimento che si recitano per dimostrare che il nostro spirito è affranto, che noi siamo piegati sotto il peso delle nostre colpe, delle nostre trasgressioni, della nostra disubbidienza.» (Rav Elio Toaff, Intr. alle Selichot del Tempio di Roma; 1986).
Le Selichot si recitano dal primo giorno del mese di Elul fino al decimo giorno del mese successivo, Tishrì, ovvero Yom Kippur, quando culminerà nelle 25 ore di digiuno totale, l'implorazione del perdono degli uomini cui abbiamo fatto torti, e il porgere a dio la teshubà, ovvero il nostro pentimento, e nostra la nostra fede nel fatto che non il pentimento, bensì "l'azione riparatrice" che noi compiremo nei confronti di coloro che abbiamo offeso nel mondo, sulla terra, farà sì che Dio ci assicuri il perdono.
Così, come spiega il Talmud (Talmud = studio: la tradizione orale contrapposta a quella scritta: la Torah):
«Grande cosa è la teshubà, perché porta la guarigione al mondo».
Per questo le Selichot non preparano solo a Yom Kippur, ma anche a Rosh ha-Shanà, il capodanno ebraico, che è dopo l'ultimo giorno del mese di Tishrì (i giorni di Yom Kippur e Rosh ha-Shanà, infatti, hanno un nome: yamim noraim, giorni dell'erranza).
E nel giorno di capodanno «due libri sono aperti davanti al Giudice di tutta la terra: il libro della vita e quello della morte. Egli, dopo aver meditato il suo giudizio scrive i nomi nell'uno e nell'altro libro ed in tal modo avrà pronunciato la sua sentenza. [...] Ma "il Signore non vuole la morte del malvagio, egli vuole che si penta e viva"» (Elio Toaff, ibid.)
Un momento fondamentale delle Selichot è il ricordo dei tredici attributi dell’Eterno, rivelati a Mosè quando venne a chiedere perdono per il suo popolo dopo il misfatto dell’adorazione del vitello d’oro (Esodo, 34,6-7):
Il mese di Elul (iniziato il 1° settembre) è l’ultimo dell’anno ebraico, ed è considerato il mese in cui il Signore gradisce maggiormente le nostre preghiere.
Il periodo che va da Rosh Chodesh Elul (il 1° Elul) sino a Yom Kippur (il 10 Tishri, quest’anno il 9 ottobre) commemora il perdono divino per la colpa del vitello d'oro, ed è il momento migliore per fare un bilancio ed eventualmente mutare la nostra condotta, avvicinandoci alle grandi feste di Tishrì.
La prima di queste feste è Rosh haShanah (Capodanno), il 1° Tishri (quest’anno il 30 settembre), in preparazione alla quale si usano celebrare le cosiddette Selichot (Scuse, Perdoni), preghiere penitenziali per chiedere appunto al Santo perdono per i propri peccati, considerato anche che i giorni da Rosh haShanah a Yom Kippur sono considerati i giorni in cui viene effettuato il giudizio annuale delle colpe e dei meriti degli ebrei.
Da Morasha
Due sono gli usi più noti per quanto riguarda l’inizio della recitazione delle Selichot prima di Rosh ha-Shanah. I Sefarditi usano cominciare a recitare le Selichot a partire dall’indomani del Rosh Chòdesh Elul, perché “allora Mosheh salì sul Monte Sinai per ricevere le seconde Tavole ed è tempo di gradimento; inoltre vi è un riferimento nel versetto anì le-dodì we-dodì li (“io sono per il mio amico e il mio amico è per me”), le cui lettere iniziali formano la parola Elul, mentre le finali hanno il valore numerico complessivo di 40 quanti sono appunto i giorni che vanno da Rosh Chòdesh Elul a Yom Kippur.”
Gli Ashkenaziti, viceversa, cominciano soltanto a partire dalla domenica precedente Rosh ha-Shanah a meno che questa festa non cada di Martedì o Mercoledì, nel qual caso anticipano l’inizio delle Selichot alla domenica della settimana prima, in modo da poterle recitare almeno per quattro giorni prima di Rosh ha-Shanah. La Mishnah Berurah e il Baer Heitev spiegano che le Selichot sostituiscono l’antico minhag (rito) di digiunare nei Dieci Giorni penitenziali: ma dal momento che quattro di essi sono festivi e non vi si può indire un digiuno che non sia comandato dalla Torah (i due di Rosh ha-Shanah, Shabbat Shuvah e Yom Kippur) è necessario recuperarli prima di Rosh ha-Shanah. Secondo un’altra spiegazione i quattro giorni di Selichot prima di Rosh ha-Shanah si renderebbero necessari in analogia con gli animali da sacrificio, che dovevano essere presi da parte e controllati da eventuali difetti quattro giorni prima di essere immolati: nel nostro caso l’animale da sacrificio è per così dire l’uomo stesso, in procinto di presentarsi al Giudizio Divino il giorno di Rosh ha-Shanah.
Il Tanyà Rabbatì (rituale italiano) riporta in proposito un minhag lievemente differente, che comporta l’inizio della recita delle Selichot sempre nel penultimo giorno feriale di Sefer (Lunedì o Giovedì) prima di Rosh ha-Shanah: se la festa cade di Shabbat o di Lunedì si comincia il Lunedì precedente; mentre se cade di Martedì o di Giovedì si comincia il Giovedì precedente37. Questo minhag ha il vantaggio di unire insieme le varie motivazioni osservate a proposito dei minhaghim trattati in precedenza, compreso il richiamo alla salita di Mosheh sul Monte Sinai in quanto, secondo la tradizione, la salita avvenne proprio di Giovedì e la discesa di Lunedì38. Il minhag italiano fa infatti in modo che un Lunedì e un Giovedì siano sempre compresi nei giorni di Elul dedicati alle Selichot e rispetta parimenti il principio che questi siano almeno quattro.
Jonathan Pacifici
Concludiamo con le meravigliose parole del componimento che recitiamo alla conclusione
delle Selichot:
Colui che confessa i suoi peccati e riconosce le sue trasgressioni,
che ha consumato gli anni nelle vanità ed i suoi giorni nell'afflizione,
grida a causa delle sue angosce, e dichiara, durante il conflitto con i suoi nemici:
“Cadiamo nelle mani del Signore poiché grande è la sua misericordia”.
Teshuvah
L’aspetto fondamentale di queste Selichot (e di tutto questo periodo) è il concetto di Teshvah (ritorno, conversione). Leggiamo qualcosa in proposito.
"Là presso i fiumi di Babilonia..." è la prima delle recite "per tutti i giorni" di preparazione a "Yom Kippur" (il giorno dell'espiazione) nel grande ciclo del rituale ebraico (a quella, qui io ho fatto seguire l'incipit della prima Lamentazione di Geremia Profeta: "Quomodo sedes...").
"Là presso i fiumi" è situata subito dopo l'introduzione alle Selichot (di cui è parte), ovvero: «...le parole di supplica e pentimento che si recitano per dimostrare che il nostro spirito è affranto, che noi siamo piegati sotto il peso delle nostre colpe, delle nostre trasgressioni, della nostra disubbidienza.» (Rav Elio Toaff, Intr. alle Selichot del Tempio di Roma; 1986).
Le Selichot si recitano dal primo giorno del mese di Elul fino al decimo giorno del mese successivo, Tishrì, ovvero Yom Kippur, quando culminerà nelle 25 ore di digiuno totale, l'implorazione del perdono degli uomini cui abbiamo fatto torti, e il porgere a dio la teshubà, ovvero il nostro pentimento, e nostra la nostra fede nel fatto che non il pentimento, bensì "l'azione riparatrice" che noi compiremo nei confronti di coloro che abbiamo offeso nel mondo, sulla terra, farà sì che Dio ci assicuri il perdono.
Così, come spiega il Talmud (Talmud = studio: la tradizione orale contrapposta a quella scritta: la Torah):
«Grande cosa è la teshubà, perché porta la guarigione al mondo».
Per questo le Selichot non preparano solo a Yom Kippur, ma anche a Rosh ha-Shanà, il capodanno ebraico, che è dopo l'ultimo giorno del mese di Tishrì (i giorni di Yom Kippur e Rosh ha-Shanà, infatti, hanno un nome: yamim noraim, giorni dell'erranza).
E nel giorno di capodanno «due libri sono aperti davanti al Giudice di tutta la terra: il libro della vita e quello della morte. Egli, dopo aver meditato il suo giudizio scrive i nomi nell'uno e nell'altro libro ed in tal modo avrà pronunciato la sua sentenza. [...] Ma "il Signore non vuole la morte del malvagio, egli vuole che si penta e viva"» (Elio Toaff, ibid.)
Un momento fondamentale delle Selichot è il ricordo dei tredici attributi dell’Eterno, rivelati a Mosè quando venne a chiedere perdono per il suo popolo dopo il misfatto dell’adorazione del vitello d’oro (Esodo, 34,6-7):
Il Signore, il Signore,
Dio pietoso
e concessore di grazie,
longanime e molto buono
e verace,
che ricorda la bontà
a migliaia di generazioni,
che condona la colpa,
il delitto e il peccato;
e manda assolto.
1 - Il Signore (misericordioso)
2 - Dio (prode, che sa frenare la Sua ira)
3 - Pietoso
4 - Concessore di grazie
5 - Longanime
6 - Molto buono
7 - (molto) Verace
8 - Che ricorda la bontà (che si comporta in genere con bontà)
9 - A migliaia di generazioni
(che conserva la bontà a favore di migliaia di generazioni di chi è stato giusto)
10 - Che condona la colpa
11 - (Che condona) il delitto
12 - (Che condona) il peccato
12 - (Che) manda assolto
2 - Dio (prode, che sa frenare la Sua ira)
3 - Pietoso
4 - Concessore di grazie
5 - Longanime
6 - Molto buono
7 - (molto) Verace
8 - Che ricorda la bontà (che si comporta in genere con bontà)
9 - A migliaia di generazioni
(che conserva la bontà a favore di migliaia di generazioni di chi è stato giusto)
10 - Che condona la colpa
11 - (Che condona) il delitto
12 - (Che condona) il peccato
12 - (Che) manda assolto
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