Con notevole ritardo, esce finalmente sulla stampa notizia della Giornata della cultura a Bova Marina; resto in fiduciosa attesa di poter finalmente publicare qualcosa anche sulle iniziative a Cittanova e a Santa Maria del Cedro.
il Quotidiano della Calabria - Giovedì 11 settembre 2008
Enza Cavallaro
Una bella immagine del mosaico della sinagoga di Bova Marina,
gentilmente concessami dagli amici Antonio Sorrenti e Linda Gjzeli
Convegno a Bova Marina in occasione della Giornata Europea della cultura ebraica
Un luogo di incontro di civiltà - Relazioni sulla storia e la presenza in Calabria
Bova Marina - E' stato un vero successo l' incontro di studi sul tema “Il territorio di Bova, luogo di incontro delle grandi civiltà. Il ruolo dell'Ebraismo”, organizzato in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica. La manifestazione, promossa dall'amministrazione comunale, con il patrocinio dell'amministrazione provinciale, si è svolta a Bova Marina.
Dopo i saluti istituzionali, è stata la volta di Cesare Colafemmina, docente di Epigrafia e antichità ebraiche dell'Università di Bari, uno dei più autorevoli studiosi della storia e delle tradizioni ebraiche nell'Italia Meridionale.
La Calabria è stata culla dell'Ebraismo dall'800 al 1500; da essa la Diaspora ebraica si è propagata presso il continente europeo. Nel Medioevo la presenza di una consistente colonia ebraica concentrata nella Giudecca di Rossano favorì lo sviluppo dell'economia e del pensiero ebraico. Essa divenne altresì punto di riferimento dell'attività commerciale e politica sotto il dominio angioino, a dispetto di una legislazione sempre meno permissiva e tollerante verso gli Ebrei dell'Italia meridionale.
Il declino della comunità ebraica tranese, conseguentemente ai decreti di espulsione emanati dal Regno di Napoli, alle conversioni coatte incoraggiate dalla Chiesa e al dilagante Marranesimo non hanno mai inficiato il focolare ebraico che oggi ha ripreso vigore anche a Trani. Nell'exursus storico, Colafemmina ha parlato della presenza ebraica sotto gli Aragonesi e gli Spagnoli, di cui nella valle del Sinni non è rimasta pressoché memoria.
A Chiaromonte si conosce un quartiere Giudea, che secondo la tradizione popolare si chiamava così perché da esso Ponzio Pilato, il procuratore romano della Giudea dal 26 al 36 d. C., di passaggio nella città, avrebbe prelevato uno dei soldati che parteciparono alla crocifissione di Gesù! L'eventuale collegamento del quartiere con il locale insediamento ebraico è andato, quindi, perduto e si escogitò una nuova spiegazione del nome. Da notare che, stranamente, il toponimo non ricorre né nella tradizione orale né in quella documentaria a Senise, a Tursi e a Carbone, dove i giudei furono di casa e operarono. Si trova invece a San Severino Lucano, un centro sorto all'inizio del XVI secolo e per il quale non c'è menzione di dimora stabile di giudei.
Una situazione analoga si trova in Calabria a Tritanti, Caccuri, Scala Coeli, Morano; in Puglia a Celle S.Vito, San Vito dei Normanni, Ortelle, Cerfignano, Minervino di Lecce; nelle località montane abruzzesi di Pereto, Civitaretenga, Paganica e Santo Stefano di Sessanio. E' quindi più che probabile che il toponimo non implichi sempre un antico insediamento ebraico e che abbia assunto anche altri significati.
Un'ampia area recintata, per esempio, sulla sommità del “monte” di Tiriolo (Catanzaro) è chiamata Giudecca, toponimo di cui Giudea è variante, e al nome viene dato il significato di recinto per rinchiudere e proteggere il bestiame. Dal fatto, quindi, che il toponimo indicasse in origine il luogo in cui abitavano i giudei, e fosse già per questo connotato un po' negativamente (non dimentichiamo i pregiudizi religiosi e sociali che circolavano nei confronti dei giudei), esso prese a indicare il quartiere, o la via, abitata per lo più da non abbienti, forse anche da emarginati e da girovaghi, o semplicemente il luogo in cui si custodivano gli animali domestici, grossi o minuti.
La molteplicità di significati del toponimo, tuttavia, resta ancora da precisare e approfondire. Non sono mancati interventi e ringraziamenti per la lezione magistrale del professore Colafemmina.
La Giornata Europea della Cultura Ebraica è ormai divenuta una piacevole consuetudine della prima domenica di settembre. La sfida di aprire nello stesso giorno le porte delle sinagoghe, dei musei, dei siti ebraici, ha incontrato il crescente interesse, la curiosità, la voglia di conoscere del pubblico non ebraico.
Si riteneva, erroneamente, che le comunità ebraiche fossero luoghi chiusi, poco accessibili. La Giornata della Cultura ha offerto un'occasione unica per vincere anche questo pregiudizio. E' dimostrato che oggi, nel vecchio continente come nelle giovani democrazie dell'est europeo, le comunità ebraiche vogliono aprirsi alla società circostante, partecipare, farsi conoscere, confrontarsi, portando il contributo della propria cultura e dei propri valori.
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