Continua
la scoperta di quanto meno possibili, se non probabili, presenze ebraiche in
quella zona del Catanzarese che sembrava deserta dal punto di vista ebraico, e
cioè l’area jonica che va da Squillace-Catanzaro a Monasterace-Stilo.
Si tratta
di un’area in cui non vi sono documentazioni ebraiche, letterali, documentali o
archeologiche-architettoniche, ma solo tradizioni, indicazioni toponomastiche o
onomastiche che possono fornire dei semplici indizi, e magari delle tracce di
ricerca da approfondire.
L’ultima
scoperta riguarda Chiaravalle Centrale, un paese posto nelle estreme propaggini
delle Serre. Qui l’indizio sembra essere l’esistenza della chiesa dei santi
martiri Maccabei, situata nella contrada nota come Giudeca [non dimentichiamo però che non necessariamente questo toponimo indica la presenza ebraica, ma può essere stato usato per indicare una sorta di slum, luogo abitato da gente poco raccomandabile].
Dal sito ChiaravallePro
Claravallis Chiese e Borghi di Mario
Domenico Gulli'
Chiesa dei SS. Martiri Maccabei.
La presenza della chiesa rurale
dei SS. Martiri Maccabei è la testimonianza che anche a Chiaravalle arrivarono
e si stanziarono gli ebrei[29].
La Chiesa sorgeva “in loco
volgarmente detto Giudeca”[30],
esisteva ancora nel XVIII secolo occupata da eremiti. Le carte, infatti,
raccontano che nella stessa fu sepolto, il 23 agosto del 1723, l’eremita
Giacomo Cray; che in essa morì, il 21 aprile del 1730, frate Antonio Palermo e
che, il 17 luglio 1736, nella medesima chiesa dei Santi Maccabei, morì, improvvise,
Pascale Giuseppe.
Essa è collocabile in quella
parte del territorio compresa tra la parte alta del Castello, e la zona
Buzzuccoli, proprio quella posta di fronte la zona Foraci, costeggiata dalla
strada detta Costera che collegava il borgo e la chiesa di San Nicola e i
borghi della valle del Beltrame al borgo dell’Immacolata, (tutti compresi nella
zone Madonna, Spirito Santo, Jardinello). Attualmente nella contrada dove
sorgeva la chiesa di San Nicola che dava il nome all’omonimo borgo, c’è la casa
dei Sanzo (zona Foraci).
L’attuale toponomastica della via
Maccabei, che dal Calvario porta alla chiesetta del Sacro cuore di Gesù[31],
potrebbe trarre in inganno e fare individuare il ghetto e l’ubicazione della
chiesa nella zona di Rione Cappella. Ipotesi da escludere in quanto il rione fu
costruito negli anni successivi al terremoto del 1783 e non esistevano in esso
edifici sacri.
Nel 1847, infatti, il sacerdote
Giuseppe Rauti scrivendo al vescovo del tempo, lamentava la mancanza e
auspicava la costruzione di una chiesa, essendo il “Rione Cappella lontano
dall’insieme dell’abitato più di un miglio”[32].
Della chiesa dei Santi Maccabei
parlano l’arciprete Francescantonio Squillacioti e l’economo curato don Antonio
Lipari i quali il 15 marzo del 1783, pochi giorni dopo il terremoto,
relazionarono, tra l’altro, che “la chiesa rurale dei Santi Martiri Maccabei
esige ducati 4 circa sopra le quali dee pagare la spesa per la festa, ed altri
carlini 10 per il tribunale istesso”[33].
La nota prosegue: “Attestasi
ordinatamente da me qui sottoscritto Arciprete Curato di questa terra di
Chiaravalle, qualmente esistevano pria del flagello del presente terremoto in
questa medesima Terra [...] la Chiesa Matrice, la Chiesa del Monte dei Morti,
la Chiesa sotto il titolo di Santo Niccolò Arcivescovo, [...] la Chiesa
dell’Addolorata, la chiesa rurale di Sant’Antonio Abate e la chiesa rurale dei
SS Martiri Maccabei [...]”[34].
La presenza della chiesa rurale
dei SS. Martiri Maccabei fa supporre che anche a Chiaravalle arrivarono gli
ebrei e che il loro ghetto fu designato, appunto nella zona territoriale posta
sotto il castello e di fronte alla chiesa di San Nicola.
Lo storico Fiore scrive che gli
Ebrei “vennero verso il 1200 ad abitare in Cosenza da dove poi si stabilirono
in [
] Squillace […], ed in numero che
bastarono a popolare contrade intere, sicché ne acquistarono il nome di
giudecche, la cui nominanza pure oggi ne dura in più luoghi”[35].
Essi da subito, tra il consenso e
la preoccupazione generali, occuparono un posto di grande rilievo nella società
del tempo, tanto che molte Università si preoccuparono di ottenere dal re la
conservazione, per gli ebrei, delle immunità fiscali.
Alcune università, infatti,
scrissero al re per comunicare che “[ …] so venute certe casate de iudei, […],
non senza evidente utilità, comodo et benefitio” e per chiedere che sia loro
riconosciuta l’immunità della dogana per timore che, altrimenti, “saranno
costricti pigliare altro cammino, non senza grande interesse de la predicta
università, la quale essendo de poca abitazione, […] dicte casate se deveriano
con omne arte, industrie, et opera addlistare et tirare a la habitazione de
quella”[36].
L’interesse per la concessione di
condizioni favorevoli nei confronti degli Ebrei era determinato dalla
consapevolezza che la loro presenza fosse importante e necessaria soprattutto
perché allora solo essi, più dei preti, erano in grado di praticare il prestito
ad interesse. In anni successivi, nonostante l’esosità dei pegni che si
facevano rilasciare, alcune città chiesero al re che permettesse loro di
poterli comunque praticare “per comodità, per potersi subvenire li poveri
homini alloro necessità, et maxime per pagare li fiscali pagamenti”[37].
La loro presenza a Chiaravalle,
oltre ad essere documentata da quanto già detto,[38]
è confermata dai segni rimasti nella comunità in cui gli stessi ebrei si
inserirono, esercitando i traffici commerciali e i prestiti di denaro.
Il segno della loro presenza in
Chiaravalle può essere rintracciato nel forte attaccamento che molte persone
mostrano verso il danaro finalizzato soprattutto alla sua tesorizzazione (anche
attraverso la pratica dell’usura) e non ad un impiego dello stesso per creare
lavoro e ricchezza.
La presenza degli Ebrei si
protrasse per molti anni e, forse, a Chiaravalle non ebbe termine neanche dopo
l’editto che Ferdinando I di Spagna promulgò nel 1510, con il quale li espulse
da tutto il Regno di Napoli e da ogni altro suo territorio. Infatti, nel Defunctorum
Liber Quartus troviamo traccia della loro presenza [in realtà, come si vede in nota, non c’è traccia di presenza
ebraica, ma solo della persistenza del toponimo Giudeca] ancora
nella seconda metà del Settecento[39].
[29] La
Bibbia racconta la storia di questo popolo che ebbe la sua origine in Mesopotamia
e che visse nella Giudea, caduta, dopo la morte di Erode Agrippa, sotto il dominio romano. I disordini turbavano la vita di questa regionetanto che, nel 66 d.C., Flavio
Vespasiano guidò la
rappresaglia contro gli autori dei disordini medesimi. La rappresaglia fu continuata dal figlio Tito, che, nel 70 d.C., distrusse
Gerusalemme, determinando
la dispersione degli Ebreiper il mondo. La loro definitiva deportazione avvenne nel 132 d.C. a opera
dell’Imperatore
Adriano. Molti
ebrei trovarono riparo in Calabria, prendendo residenza in rioni separati, detti
ghetti, che, per
lungo tempo, furono
ricordaticon nomi ebraici.
[30] Archivio
Diocesano di Squillace, Lettera del 18 giugno 1847
del sacerdote Giuseppe Maria Rauti diretta al Vescovo di Squillace,
monsignor Pasquini.
[31] La
chiesetta del Sacro Cuore di Gesù fu costruita ai primi del ‘900 dal sacerdote
don Vincenzo Staglianò al suo rientro dagli Stati Uniti. A questo sacerdote si
deve anche la costruzione della casa delle Suore Immacolatine. Da un documento
autografo risulta che il lavoro e i materiali occorsi per tale realizzazione,
nel 1927 non erano ancora stati saldati dalla Madre fondatrice, Suora Brigida
Pastorino, ora beatificata.
[32] Archivio
Diocesano di Squillace, Lettera del sacerdote Giuseppe Maria Rauti del
18 giugno del 1847 in risposta alla nota del Vescovo monsignor F. Cocezio
Pasquini che chiedeva notizie sullo stato delle chiese a Chiaravalle. In
essa si legge: “Per la Commissione della Chiesa locale rispondo al di
Lei foglio del 14 andante datato di Simbario in santa visita, e per dettaglio,
analogamente al numero dei quesiti in esso marcati. A- Quali e quante chiese vi
sono in cotesto Paese? Chiesa dei Cappuccini in fabbrica; la Matrice; 1 Filiale
(l’Addolorata); 1 in campagna (dei SS Maccabei), la chiesa del Camposanto. B-
Se siano in buono Stato: Matrice in cattivissimo stato: per riattarla
necessitano duc. 2500; quella del camposanto è in fabbrica a spese del Comune;
la Filiale (Addolorata) ristorata; SS. Maccabei (ristorata); le Chiese (tutte)
sono del Padronato del Re. C- Di quali accomodi? La Matrice ha bisogno di
essere ristorata essendo tutta di rustico ed in parte riattata (spesa duc.
2500): quella del Camposanto ha bisogno di ducati 300. D- Le chiese sono
sufficienti per il bisogno del popolo? Se ne dichieredebbensi altra al Rione
Cappella lontano dall’insieme dell’abitato più di un miglio.”
[33] Archivio
privato Mirarchi Marziale, Documento 075. Il documento è
datato 15 marzo 1783 ed è firmato dall’Arciprete Francescantonio Squillacioti e
controfirmato dal Sindaco mastro Giuseppe Staglianò e dagli eletti Meliti
Michele e Francesco Catricalà.
[36] Galasso
G., Economia e Società nella Calabria del
Cinquecento, Guida Editore, Napoli, 1992, pagg. 98-99.
[38] Ossia
dall’esistenza in Claravallis di un luogo detto “Judea” o “Judeca”; dalla
toponomastica, che segnala ancora una strada detta dei Maccabei; dalla chiesa
del Sacro Cuore di Gesù, che ospita un altare dedicato a tali Santi;dalla
presenza della chiesa dei “Santi Maccabei” costruita probabilmente dagli Ebrei
di Chiaravalle. Gli ebrei Maccabei divennero santi combattendo contro il re
pagano, come si riscontra in AA. VV., La Bibbia, i re, i salmi,
Mondadori Editore, Milano, 2006, pag. 244: "Mattatia ed i suoi figli si
ribellarono agli ordini del re che chiedeva che tutti abbandonassero le leggi
dei Padri e sacrificassero ad altri idoli. Per non offendere i voleri del
Padre, disse: Chiunque ha zelo per la legge e vuol difendere l’alleanza mi
segua. […] Noi combatteremo contro chiunque venga a darci battaglia in giorno
di sabato e non moriremo tutti come son morti i nostri fratelli nei
nascondigli. […] Ora, figli, mostrate zelo per la legge e date la vostra vita
per l’alleanza dei nostri padri. […] Non abbiate paura delle parole dell’empio
perché la sua gloria andrà a finire ai rifiuti e ai vermi; oggi è esaltato,
domani non si trova più, perché ritorna alla sua polvere e i suoi calcoli
falliscono. Figli, siate valorosi e forti nella legge, perché in questa sarete
glorificati. Ecco qui vostro fratello Simone, che io so uomo saggio:
ascoltatelo sempre, egli sarà vostro padre. Giuda Maccabeo, forte guerriero
dalla sua gioventù, sarà capo del vostro esercito e condurrà la battaglia
contro i pagani. Radunate, dunque, intorno a voi quanti praticano la legge e
vendicate il vostro popolo; rendete il meritato castigo ai pagani e applicatevi
all’ordinamento della legge. Poi li benedisse e si riunì ai suoi padri. A
Mattatia sorse il figlio Giuda chiamato Maccabeo. Egli seguì le orme del padre,
lottò contro le ingiustizie, vinse e, per la sua fede e per la fede dimostrata
dai suoi fratelli, tutti divennero Santi della Chiesa di Cristo.”
[39] Archivio
parrocchiale di Chiaravalle Centrale, Defunctorum
Liber Quartus: “L’anno del Signore 1739 morì Antonina Macrì moglie
di Andrea Staglianò, all’età di 60 anni, nella sua casa là dove si dice sotto
la Gideca. Il suo corpo fu sepolto in Matrice.” Ed ancora: “L’anno del Signore
1742 il giorno 11 ottobre morì Gallo Domenica, vedova di Vono Giuseppe, all’età
di 78 anni circa, nella casa posta là dove si dice volgarmente la Giudecca. Il
suo corpo fu sepolto in Matrice.”
In The Jews of
Calabria di Cesare Colafemmina, a pagina 359 viene citato un ebreo
autorizzato a raccogliervi il cotone:
"Abram Levi, a Jew of Messina, hires himself out to Giovanni de Angelo, son of Domenico, to cut cotton in Satriano in Calabria for four months".
Nello
stesso post avevo segnalato anche, riportato dal mai abbastanza elogiato sito
Italia Judaica,
Stalettì.
Alla fine del 1508 Iacob Moscato, giudeo, si trasferì da Motta San Giovanni a Stalettì ed in data 31 marzo 1509 la Camera della Sommaria ordinò al tesoriere provinciale di esigere i suoi contributi fiscali nel luogo del suo nuovo domicilio.
Alla fine del 1508 Iacob Moscato, giudeo, si trasferì da Motta San Giovanni a Stalettì ed in data 31 marzo 1509 la Camera della Sommaria ordinò al tesoriere provinciale di esigere i suoi contributi fiscali nel luogo del suo nuovo domicilio.
ASNa
(Archivio di Stato di Napoli), Sommaria, Licterarum deductionum
foculariorum 2, c. 100r.
Entrambe queste notizie ci parlano di presenze ebraiche temporanee e/o isolate, che non ci autorizzano ad immaginare permanenze più numerose e prolungate, ma, nel darci informazioni sulla mobilitazione della popolazione ebraica dell'epoca non ci proibiscono di immaginarle. Ovviamente, in mancanza di fonti, possiamo appunto solo immaginarle.
Incidentalmente, segnalo la presenza in Calabria del cognome Moscato, che, soprattutto nella sua variante Moscati, è cognome di ebrei di altri luoghi d'Italia.
Si aggiunge a Funaro e Piperno, presenti soprattutto a Roma, e a Politi (Livorno) e Ortona (Casale Monferrato).
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