Parashat Noach: Bereshit (Genesi) 6,9-11,32
Haftarah: Isaia 54,1-55,5
io esigerò conto.
Dall’uomo, dall’uomo suo fratello,
esigerò conto della vita dell’uomo.
Chi versa il sangue dell’uomo,
di lui il sangue verrà dall’uomo versato;
poiché ad immagine di Dio egli ha fatto l’uomo.
E voi prolificate e moltiplicatevi
Rav Eliahu Birnbaum
In questa parashà gli abitanti della
terra provano ad avvicinarsi a Dio costruendo una grande torre materiale.
Ignorando l’impossibilità di poter superare la distanza fisica tra la creatura
ed il Creatore, fanno ricorso all’altezza materiale per potersi avvicinare a
Dio: “Costruiamo una città e una torre la cui sommità giunga al cielo e saremo
famosi perché non saremo dispersi sopra la faccia della terra.” L’ingenuità
della proposta diventa palese nell’ironica reazione del Creatore: “Scendiamo e
confondiamo le lingue perché non possano più intendersi in questo modo.” Dio
sembra sorridere di fronte alla pretesa umana di arrivare in cielo attraverso
una scala materiale.
Questo episodio si è ripetuto in
maniera costante nel corso della storia. Una infinità di uomini, con modalità
le più diverse, ha cercato una gloria trascendente dal materiale, attraverso il
potere terreno. Abbiamo cercato senza alcun limite la soddisfazione personale
esercitando il potere su altri uomini, ricorrendo a immagini e a discorsi di
apoteosi, trionfalistici ed escatologici. E tristemente, ciò accade anche ai
nostri giorni.
L’obbiettivo che si pongono i
costruttori della Torre di Babele sembrava essere totalmente positivo: essi
volevano essere uniti, non disperdersi, avvicinarsi al Creatore, raggiungere
allo stesso tempo una elevazione spirituale, collettiva ed individuale.
Nonostante l’obbiettivo avesse un carattere solo apparentemente positivo, esso
fu attuato sulla terra per decisione dello stesso Creatore. Secondo quanto
espresso da molti esegeti biblici, il paradosso consiste nel fatto che una
torre, un edificio materiale, tende ad essere motivo di separazione e di
situazioni conflittuali tra le persone, anziché essere motivo di unificazione
attorno ad un progetto spirituale.
Una costruzione intorno alla quale si
identificasse una comunità, una città, una lingua, una ideologia e che portasse
anche ad una unione omogenea di elementi culturali, non sarebbe sufficiente per
rendere tale unione sincera e stabile.
Esiste una profonda differenza tra la
costruzione di quella torre, il cui obiettivo risiedeva in se stessa, e la
funzione che svolgono le Sinagoghe ai nostri giorni, sin dai tempi del Talmud.
La Sinagoga, il Bet HaKnesset , è la Casa di Riunione e rappresenta l’ingresso,
il portone attraverso il quale le energie e le preghiere delle singole persone
si sommano e salgono verso l’alto. Sono le preghiere, le energie e le
intenzioni con cui sono pronunciate e concepite, che costituiscono il reale
soggetto dell’elevazione, non certo la Sinagoga in quanto tale, né le sue
pareti, né i suoi simboli materiali.
La Torre di Babele aveva la presunzione
di essere essa stessa, pietra su pietra, l’entrata del Cielo: è già la pretesa
di far entrare una pietra in Cielo che costituisce di per sé una grossa
profanazione. Per l’ebraismo, il Bet HaKnesset è un mezzo di aggregazione per
il raggiungimento di un obbiettivo congiunto che ogni individuo persegue
attraverso la comunità.
Nella torre di Babele il mezzo si è
trasformato in obbiettivo ed è degenerato in confusione. La struttura di questo
episodio è utile a per analizzare i differenti livelli della vita umana.
Secondo quanto espresso nel Talmud: “Quando esiste l’amore tra l’uomo e la
donna, anche lo spessore di una spada è sufficiente a separarli, quando l’amore
non esiste neanche un palazzo li può ricongiungere.” L’abitazione è un mezzo,
uno strumento di conservazione ma non può mai sostituire la funzione di coloro
che vi risiedono.
Da Torah.it
Da Torah.it
RAV RICCARDO PACIFICI - DISCORSI SULLA TORÀ
BERESHIT. IL GIUSTO: SOSTEGNO DEL MONDO
Dopo
averci descritto come avvenne la creazione del mondo per opera di Dio, la
Bibbia si volge subito alle vicende dell'uomo, di quell'uomo che, essendo scopo
principale della creazione, avrebbe dovuto imprimere ad essa il suggello della
sua nobiltà. E qui comincia subito il dramma della vita umana: l'uomo che era
stato creato da Dio perché coltivasse e conservasse le delizie del giardino
terrestre, l'uomo che era stato creato per il bene e per il culto delle cose
belle e vere, si allontana presto dalla sua originaria destinazione e cade
facilmente nella colpa e nel peccato.
La
Bibbia ci descrive come questa caduta avvenga quasi per un lento e fatale
abbandono alle passioni, agli istinti e alle seduzioni, sì da coinvolgere a
poco a poco tutta l'umanità di allora; anzi col progressivo aumentare di
questa, aumentano le colpe, colpe di violenza, di rapina e di depravazione,
sicché l'uomo, questo tipo d'uomo, creato da Dio, scende al più basso livello
della vita morale e Iddio, che non riconosce più in lui l'opera delle Sue mani,
ma che anzi vede in lui il distruttore dei fini della creazione, giudica
quest'umanità peccatrice degna della totale distruzione. La storia del mondo si
apre così - dopo poche generazioni col racconto delle colpe degli uomini e
delle conseguenti sanzioni punitrici, cioè con quelle linee e con quei motivi
che saranno destinati a rimanere come i più costanti nella vita del genere
umano, attraverso i secoli, fino ad oggi. Certo quell'umanità così lontana e
remota da noi, doveva essere molto diversa da questa nostra per caratteristiche
fisiche, per condizioni climatiche, per diversità di ambienti, per attitudine
di vita; e, forse, anche in queste diverse condizioni sta la ragione della
straordinaria diversità del castigo che doveva colpire quei lontani capostipiti
del genere umano; ma in mezzo a tante diversità, una cosa resta immutata ed
eguale per gli uomini di ora e di allora: la tendenza al peccare, la facilità,
direi, dì lasciarsi travolgere nella colpa fino alle più fatali conseguenze.
È questo
aspetto che dà subito ai racconti biblici un'impronta di umanità e di attualità
che ce li rende vicini e ce ne fà sentire l'eterno valore.
E
dunque, con sì funesti presagi e con una colorazione così pessimistica che si inaugura
il racconto delle vicende umane sulla terra? No. A chi legga con attenzione la
Bibbia, a chi sappia approfondirne il senso, questa impressione sembrerà senza
dubbio affrettata e inconsistente. Insieme al primo annuncio della prossima
distruzione dell'umanità, v'è anche quello della sua salvezza; la storia del
diluvio si apre con quella di Noè: il diluvio questo grande immenso uragano
distruttore è anzi annunciato per primo a Noè. Si direbbe che in tutto il
triste succedersi degli avvenimenti che porteranno al diluvio, è piuttosto la
figura di Noè e il fatto della sua salvezza che si impongono sul primo piano
del racconto, più ancora del cataclisma destinato a travolgere la terra
peccatrice. E questo sembra lo scopo della Torà quando inizia la Parashà del
diluvio con le parole: "Noè era un uomo giusto, integro egli era in mezzo
alla sua generazione" (Genesi VI, 9).
Noè
è e resterà il prototipo del giusto anche per le età successive, e "il
giusto è sostegno del mondo" (Proverbi X, 25).
L'umanità
è punita, ma l'umanità sarà salva per quel giusto; qui siamo dinanzi
all'umanità senz'altro appellativo, e pure qui sono già affermati in pieno quei
principi, quelle verità che l'Ebraismo più tardi proclamerà non come sue ma
come patrimonio di tutti gli uomini. Che il giusto, a qualunque terra o
qualunque popolo appartenga, abbia il suo gran peso nell'economia morale del
mondo, è una verità che l'Ebraismo non si stancherà mai di ripetere; e questa
stessa verità viene qui non solo enunciata teoricamente, ma, ciò che vale assai
più, viene applicata praticamente rispetto alla Divina universale giustizia.
Noè è lo "Zaddiq" per i meriti del quale l'umanità è degna di
rinascere, è l'uomo che può far rifiorire una nuova semenza di vita, è l'uomo
che può anzi che dovrà far rinascere la vita su nuove basi; da lui, dallo
"Zaddiq"avrà origine una nuova umanità. Non importa se i più grandi
cataclismi distruttori si abbatteranno sull'umanità peccatrice: il diluvio
universale o qualsiasi altro castigo potranno cancellare dalla faccia della
terra gli uomini e le genti che hanno violato la legge di Dio, ma anche in
mezzo alle più fitte tenebre, un raggio di luce potrà ancora illuminare il
mondo.
Da esso
come dalla luce del primo giorno potrà rinascere la nuova vita e la nuova
umanità; quel raggio - segno visibile dello spirito - potrà sempre accrescersi
e dilatarsi fino a solcare l'intero Cielo e abbracciare la sottostante terra,
come l'arco iridescente della divina promessa che risplende luminoso sulle
fatiche e sugli affanni degli uomini.
Genesi 6:9-11:32
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I compagni di viaggio, il corvo e la colomba
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È interessante soffermarsi anche sul linguaggio e
sullo stile del midrash
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Sono le parole delle nostre tefillòt e della Torà
che studiamo, che sono inalzate al di sopra delle acque
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Il ritorno al mondo della realtà può sembrare una discesa
verso un livello inferiore
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Gli anni migliori sono quelli dell’infanzia e della
prima gioventù, quando non sentiamo ancora il peso delle responsabilità che
incombono sugli adulti
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Ibn Ezra cita anche un’altra opinione secondo la
quale avrei costruito più di un'Arca, ovvero un'intera flotta
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Ciò che minaccia lo spirito raramente è palese e,
alle volte, non è nemmeno avvertibile, è un male insidioso
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Nonostante il fatto che Noach era un uomo giusto,
egli esce dall’arca con una ferita
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Se non vogliamo affogare nelle grandi acque del
mondo, l'unico modo è entrare nella Tevà
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Se l’immagine riflessa del viso non è pulita,
significa che il nostro stesso viso non è pulito
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L’alluvione biblica rappresentava la metamorfosi
essenziale alla realizzazione dell’obiettivo della Creazione
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Solo chi ha subito il danno può raddrizzare la
situazione; solo chi ha sofferto in prima persona ha il diritto di perdonare
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Non ha visto il cartello? Vuole fare l’eroe? – o
passare immediatamente all’azione e tentare di salvarlo?
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Rav Yirmia bar Elazar insegna che c’erano tre
gruppi, ognuno dei quali aveva progetti diversi per la torre
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Andrebbe compreso il motivo per cui potendo interpretare
le parole 'nelle sue generazioni' a favore di Noach, alcuni saggi ne
suggeriscono l’interpretazione in un modo che dipinge Noach come una persona
imperfetta
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In gran parte del mondo 'Am Israel è in mezzo ad un
diluvio, gli spettri dell'antisemitismo da molti creduto ormai "di una
volta" si sono ripresentati senza alcuna differenza
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Sapreste condurre la vostra arca a buon porto?
Potremmo essere tentati ad alzare le braccia dallo
scoraggiamento, a rifiutare di partecipare alla ricostruzione di un mondo nel
quale certe ingiustizie e certe iniquità sono insopportabili
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