Calabria judaica - Sud ebraico

Calabria judaica ~ Sud ebraico
Storia, cultura e attualità ebraiche in Calabria
con uno sguardo al futuro e a tutto il Meridione

Secondo una leggenda, che attesta l'antica frequentazione orientale della nostra regione, Reggio fu fondata da Aschenez, pronipote di Noé.
La sinagoga del IV secolo, ricca di mosaici, di Bova Marina, è la più antica in Occidente dopo quella di Ostia Antica; a Reggio fu stampata la prima opera in ebraico con indicazione di data, il commento di Rashì alla Torah; Chayim Vital haQalavrezì, il calabrese, fu grande studioso di kabbalah, noto anche con l'acronimo Rachu.
Nel Medioevo moltissimi furono gli ebrei che si stabilirono in Calabria, aumentando fino alla cacciata all'inizio del XVI secolo; tornarono per pochi anni, richiamati dagli abitanti oppressi dai banchieri cristiani, ma furono definitivamente cacciati nel 1541, evento che non fu estraneo alla decadenza economica della Calabria, in particolare nel settore legato alla lavorazione della seta.
Dopo l’espulsione definitiva, gli ebrei (ufficialmente) sparirono, e tornarono temporaneamente nella triste circostanza dell’internamento a Ferramonti; oggi non vi sono che isolate presenze, ma d'estate la Riviera dei Cedri si riempie di rabbini che vengono a raccogliere i frutti per la celebrazione di Sukkot (la festa delle Capanne).
Questo blog è dedito in primo luogo allo studio della storia e della cultura ebraica in Calabria; a
ttraverso questo studio vuole concorrere, nei suoi limiti, alla rinascita dell'ebraismo calabrese; solidale con l'unica democrazia del Medio Oriente si propone come ponte di conoscenza e amicizia tra la nostra terra e Israele.

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domenica 13 novembre 2016

Shabbaton di rinascita a Palermo

Pagine ebraiche 24, la newsletter dell’Unione delle Comunità ebraiche in Italia, ha parlato recentemente dello Shabbaton che si è svolto a Palermo nei giorni scorsi.
Su Moked dell’11 novembre 2016, si trova un breve cenno:

È in svolgimento l’intenso Shabbaton “Radici di Sicilia” organizzato a Palermo dall’Area Cultura e Formazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane diretta dal rav Roberto Della Rocca in collaborazione con la Comunità ebraica di Napoli. Momenti di studio, approfondimento, incontro con la città. Nell’immagine l’intervento del vicepresidente UCEI Giulio Disegni.

È invece di oggi un articolo più esteso:



Uno shabbaton che apre una finestra su di una realtà ebraica che sta rifiorendo e che ha molto da raccontare: quella di Palermo. In questo fine settimana infatti il vivace gruppo ebraico palermitano è stato al centro di diversi incontri nel capoluogo siciliano, a cui hanno partecipato, tra gli altri, il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Giulio Disegni, il direttore dell’area Cultura e Formazione dell’UCEI rav Roberto Della Rocca, rav Pierpaolo Pinhas Punturello e Gadi Piperno, responsabile per l’Unione del Progetto Meridione.
Tra gli eventi dello Shabbaton, una serata densa di storie personali e di emozioni che ha caratterizzato l’intero appuntamento. Tre donne di diverse provenienze – ma tutte accomunate dall’aver trascorso una parte della loro vita nel capoluogo siciliano – Fausta Carli Finzi, Maria Antonietta Ancona ed Evelyn Aouate, hanno raccontato le loro storie, che coincidono in qualche modo con la storia della rinascita di un nucleo ebraico a Palermo dopo gli anni della Seconda guerra mondiale.
Fausta Carli Finzi arriva a Palermo con i genitori e il fratello nel 1948 e quello che subito la colpisce, e poi la coinvolge, è vedere la madre cercare di scoprire chi sono e quanti sono gli ebrei in una città dove non esiste una Comunità e così si hanno i primi incontri assolutamente casuali, anche semplicemente con ebrei che si trovano in città per lavoro o per turismo (come musicisti che vengono a suonare al Teatro Massimo o al Politeama, o professori con incarichi universitari), che vengono invitati e “catturati” nel salotto della mamma di Fausta, Fiorenza Della Pergola.
Sono questi contatti, che iniziano a porre le basi di un primo nucleo ebraico anche se non strutturato a Palermo.
E poi l’incontro casuale con il padre di Maria Antonietta Ancona, nata a Roma, ma di famiglia ebraica padovana, che viene a Palermo dopo la guerra. I racconti del padre, ma anche i molti silenzi, danno la forza e la motivazione alla figlia per andare alla ricerca delle radici ebraiche paterne e per iniziare un percorso che si concluderà nel 1989 con la sua conversione all’ebraismo.
Da allora, per la signora Ancona sarà un non-fermarsi incessante per capire a conoscere e soprattutto cercare di condividere con altri le proprie radici.
Infine, a raccontare la storia forse più emblematica di ebrea errante, è Evelyn Aouate (nell’immagine), nata in Algeria e costretta a lasciare il paese d’origine con padre, madre e due fratellini piccoli e a rifugiarsi alla volta di Parigi dove la famiglia va a vivere: il suo ebraismo si svilupperà nelle tradizioni e nella conservazione di una ritualità sentita e vissuta. Poi i casi della vita la portano a Palermo e qui avviene quasi una sorta di “miracolo”: dopo lunghi anni di vita siciliana in cui Evelyn credeva di essere l’unica ebrea di Palermo, ad eccezione di un’altra signora che incontra casualmente perché sua cliente, viene a conoscerne altri e parallelamente cresce il suo interesse per approfondire la storia della presenza ebraica in Sicilia.
Nel 2013 riceve una proposta di un convegno sull’Ebraismo da organizzare a Palermo: la richiesta arrivava da rav Punturello.
La presenza del rav in un dibattito pubblico alla Libreria Broadway segna l’inizio di una vera e propria svolta per il nucleo ebraismo palermitano: da quel momento, la signora Aouate si fa promotrice con altri di diversi eventi e incontri e dell’organizzazione delle feste ebraiche. Cene, feste e funzioni hanno luogo a casa Aouate, che diventa, insieme alla professoressa Luciana Pepi, docente all’Università di Palermo, il motore e il riferimento del gruppo ebraico palermitano. Gli eventi pubblici invece sono ospitati in palazzi che il Comune di Palermo volentieri concede alla realtà ebraica locale che fa capo alla Comunità ebraica di Napoli e che fonda anche l’ISSE (Istituto Siciliano di Studi Ebraici).
Tre storie straordinarie di confine, che danno la misura di quale sia stata la vita degli ebrei a Palermo negli ultimi decenni.
Nel frattempo vi sono stati alcuni ghiurim (conversioni) e sono continuate lezioni di ebraismo e l’organizzazione di eventi, a cura della Comunità di Napoli e di Shavei Israel.
Ora gli ebrei palermitani desiderano una sede dove trovarsi e meglio organizzarsi come gruppo e una sinagoga per le funzioni. Temi importanti, messi sul tavolo nel confronto tenutosi ieri coordinato dal vicepresidente Disegni, e a cui hanno partecipato rav Roberto Della Rocca, rav Pierpaolo Pinhas Punturello e Gadi Piperno.
Nell’immagine, la targa apposta posta all’Università di Palermo in memoria di Emilio Segre, Camillo Artom, Maurizio Ascoli, Mario Fubini e Alberto Dina, i cinque professori ebrei espulsi nel 1938 dall’accademia siciliana in seguito all’entrata in vigore delle infami leggi razziste.

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