Pagine
ebraiche 24,
la newsletter dell’Unione delle Comunità ebraiche in Italia, ha parlato
recentemente dello Shabbaton che si è svolto a Palermo nei giorni scorsi.
Su
Moked dell’11 novembre 2016, si trova un breve cenno:
È in svolgimento l’intenso Shabbaton
“Radici di Sicilia” organizzato a Palermo dall’Area Cultura e Formazione
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane diretta dal rav Roberto Della
Rocca in collaborazione con la Comunità ebraica di Napoli. Momenti di studio,
approfondimento, incontro con la città. Nell’immagine l’intervento del
vicepresidente UCEI Giulio Disegni.
È
invece di oggi un articolo più esteso:
Uno shabbaton che apre una finestra su di
una realtà ebraica che sta rifiorendo e che ha molto da raccontare: quella di
Palermo. In questo fine settimana infatti il vivace gruppo ebraico palermitano
è stato al centro di diversi incontri nel capoluogo siciliano, a cui hanno
partecipato, tra gli altri, il vicepresidente dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane Giulio Disegni, il direttore dell’area Cultura e Formazione
dell’UCEI rav Roberto Della Rocca, rav Pierpaolo Pinhas Punturello e Gadi
Piperno, responsabile per l’Unione del Progetto Meridione.
Tra gli eventi dello Shabbaton, una
serata densa di storie personali e di emozioni che ha caratterizzato l’intero
appuntamento. Tre donne di diverse provenienze – ma tutte accomunate dall’aver
trascorso una parte della loro vita nel capoluogo siciliano – Fausta Carli
Finzi, Maria Antonietta Ancona ed Evelyn Aouate, hanno raccontato le loro
storie, che coincidono in qualche modo con la storia della rinascita di un
nucleo ebraico a Palermo dopo gli anni della Seconda guerra mondiale.
Fausta Carli Finzi arriva a Palermo con i
genitori e il fratello nel 1948 e quello che subito la colpisce, e poi la
coinvolge, è vedere la madre cercare di scoprire chi sono e quanti sono gli
ebrei in una città dove non esiste una Comunità e così si hanno i primi
incontri assolutamente casuali, anche semplicemente con ebrei che si trovano in
città per lavoro o per turismo (come musicisti che vengono a suonare al Teatro
Massimo o al Politeama, o professori con incarichi universitari), che vengono
invitati e “catturati” nel salotto della mamma di Fausta, Fiorenza Della
Pergola.
Sono questi contatti, che iniziano a
porre le basi di un primo nucleo ebraico anche se non strutturato a Palermo.
E poi l’incontro casuale con il padre di
Maria Antonietta Ancona, nata a Roma, ma di famiglia ebraica padovana, che
viene a Palermo dopo la guerra. I racconti del padre, ma anche i molti silenzi,
danno la forza e la motivazione alla figlia per andare alla ricerca delle
radici ebraiche paterne e per iniziare un percorso che si concluderà nel 1989 con
la sua conversione all’ebraismo.
Da allora, per la signora Ancona sarà un
non-fermarsi incessante per capire a conoscere e soprattutto cercare di
condividere con altri le proprie radici.
Infine, a raccontare la storia forse più
emblematica di ebrea errante, è Evelyn Aouate (nell’immagine), nata in Algeria
e costretta a lasciare il paese d’origine con padre, madre e due fratellini
piccoli e a rifugiarsi alla volta di Parigi dove la famiglia va a vivere: il
suo ebraismo si svilupperà nelle tradizioni e nella conservazione di una
ritualità sentita e vissuta. Poi i casi della vita la portano a Palermo e qui
avviene quasi una sorta di “miracolo”: dopo lunghi anni di vita siciliana in
cui Evelyn credeva di essere l’unica ebrea di Palermo, ad eccezione di un’altra
signora che incontra casualmente perché sua cliente, viene a conoscerne altri e
parallelamente cresce il suo interesse per approfondire la storia della
presenza ebraica in Sicilia.
Nel 2013 riceve una proposta di un
convegno sull’Ebraismo da organizzare a Palermo: la richiesta arrivava da rav
Punturello.
La presenza del rav in un dibattito
pubblico alla Libreria Broadway segna l’inizio di una vera e propria svolta per
il nucleo ebraismo palermitano: da quel momento, la signora Aouate si fa
promotrice con altri di diversi eventi e incontri e dell’organizzazione delle
feste ebraiche. Cene, feste e funzioni hanno luogo a casa Aouate, che diventa,
insieme alla professoressa Luciana Pepi, docente all’Università di Palermo, il
motore e il riferimento del gruppo ebraico palermitano. Gli eventi pubblici
invece sono ospitati in palazzi che il Comune di Palermo volentieri concede
alla realtà ebraica locale che fa capo alla Comunità ebraica di Napoli e che
fonda anche l’ISSE (Istituto Siciliano di Studi Ebraici).
Tre storie straordinarie di confine, che
danno la misura di quale sia stata la vita degli ebrei a Palermo negli ultimi
decenni.
Nel frattempo vi sono stati alcuni
ghiurim (conversioni) e sono continuate lezioni di ebraismo e l’organizzazione
di eventi, a cura della Comunità di Napoli e di Shavei Israel.
Ora gli ebrei palermitani desiderano una sede
dove trovarsi e meglio organizzarsi come gruppo e una sinagoga per le funzioni.
Temi importanti, messi sul tavolo nel confronto tenutosi ieri coordinato dal
vicepresidente Disegni, e a cui hanno partecipato rav Roberto Della Rocca, rav
Pierpaolo Pinhas Punturello e Gadi Piperno.
Nell’immagine,
la targa apposta posta all’Università di Palermo in memoria di Emilio Segre,
Camillo Artom, Maurizio Ascoli, Mario Fubini e Alberto Dina, i cinque
professori ebrei espulsi nel 1938 dall’accademia siciliana in seguito
all’entrata in vigore delle infami leggi razziste.
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