Mi unisco idealmente a loro facendo memoria di un piccolo ebreo, calabrese per sbaglio, che sotto il nostro cielo vide la luce, e che la nostra terra (che gli sia lieve) ben presto accolse.
Nella piccola area ebraica del cimitero Ferramonti (qualche anno fa in condizioni veramente pietose, chissà se si è pensato a risistemarla!) una piccola lapide desta particolare commozione, eccone il povero testo:
Leo Wellesz
nato il 2 - 1 - 1943 a Ferramonti
morto il 4 - 4 - 1943
ת נ צ ב ה
Leo (Leopold) Wellesz nacque a Cosenza (non a Ferramonti, in realtà), fu portato a Ferramonti, dove erano internati i genitori (Geza e Charlotte Proskauer) il 12 gennaio, e lì morì il 4 aprile per broncopolmonite.
Le lettere in ebraico sono una benedizione tratta dal primo libro di Samuele 25,29:
T(hy) N(fshw) TZ(rwrh) B(tzrwr) H(yym) = La sua anima sarà conservata nello scrigno della vita.
I nomi dei genitori non risultano nell'archivio dello Yad vaShem: chissà che la sua morte non sia servita a salvarli dalla Shoah, trattenendoli in quel campo vicino alla sua tomba, invece di andar via, come ebbero la possibilità di fare, e fecero, altri, che trovarono la morte ad Auschwitz.
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