Il tema ha coinvolto studiosi di storia militare per il recupero dal fondo marino di reperti della seconda guerra mondiale.
I lavori sono stati introdotti dal responsabile del progetto Pasquale Parisi, funzionario della Regione Calabria, e moderati dalla giornalista e manager communication del progetto Alessandra Tuzza. Tra gli altri , hanno dato il loro contributo gli studiosi Christian Muehldorfer Voght, direttrice del Museo storico-tecnologico di Peemünde, Alexandre Klausmeier, dell’università del Brandemburgo (Germania), Joseph Magro Conti, authority all’Ambiente e programmazione di Malta; Linda Klups, presidente del Comitato scientifico internazionale per il patrimonio militare di Varsavia.
“Landscapes of war” - ha affermato il sottosegretario agli Affari della Presidenza della Regione Calabria, Vincenzo Falcone - è un progetto transnazionale, cofinanziato direttamente dalla Commissione europea nell’ambito del programma “Cultura 2000”, che si prefigge il compito di valorizzare il patrimonio storico riconducibile alla seconda guerra mondiale. Ferma restando la consapevolezza della delicatezza - ha rimarcato Falcone - che un evento ancora relativamente vicino a noi riveste, per tutte le lacerazioni e i lutti che esso ha provocato nel territorio europeo, questo programma dovrà essere occasione per trasformare siti e residuati bellici del passato in simboli di pace e di convivenza civile per i popoli di oggi e di domani”.
L’attenzione degli interventi è stata prevalentemente assorbita da due elementi storici che hanno coinvolto la regione nella prima metà del XX secolo. E vale a dire il Campo di concentramento fascista di Ferramonti di Tarsia e la battaglia navale di Punta Stilo del 9 luglio del 1940.
Dal sito della "Rivista marittima"
Sul primo, è attiva una fondazione, promossa dallo storico Carlo Spartaco Capogreco, uno dei massimi esperti nazionali in materia di internamento civile nel ventennio fascista, i cui intenti sono quelli di far sì che la memoria di quanto è qui accaduto non vada dispersa. E al tempo stesso affinché la visita a questo sito serva alle giovani generazioni quale occasione di riflessione sui valori di pace e solidarietà fra i popoli.
Ancora in fase di valutazione è la proposta che lo stesso Capogreco lanciò nel 2003 che mira a istituire un Museo-archivio-laboratorio nazionale del confino e dell’internamento, “una sorta di Casa della memoria - precisa il promotore - per ricordare - sono le parole di Capogreco - la solidarietà e la fratellanza di lotta contro il fascismo realizzatisi tra gli individui deportati e le popolazioni civili”.
Lo scontro al largo di Punta Stilo vide contrapporsi la Royal Navy britannica, comandata dall’ammiraglio Cunningham, contro la Regia Marina italiana, sotto le direttive dell’ammiraglio Campioni.
Come è stato rimarcato nel convegno, esso “fu l’evento che registrò la più grande concentrazione di mezzi navali in tutto il Mediterraneo”. Il bilancio finale, limitato alle sole perdite, parla di un cacciatorpediniere (il Pancaldo, che ebbe sedici morti) e di un sommergibile, per la Marina italiana; di un cacciatorpediniere, un piroscafo e di diciotto aerei, per quella inglese.
Al di là di quello che sia stato l’epilogo (la storiografia offre pareri discordanti a riguardo), resta aperto il discorso di una ripresa del lavoro di recupero di reperti e cimeli di quello che è passato alla storia come “il primo scontro navale nel Mediterraneo” nella seconda guerra mondiale. Per quanto riguarda l’intero territorio europeo, il progetto “Landscapes of war” si prefigge di “dare accesso fisico e intellettuale a una vasta gamma di siti e di testimonianze del conflitto del 1939-’40 per mantenerne vivo l’orrore” nell’Europa allargata e pacificata di oggi.
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