Purtroppo ben poco è rimasto, sia a livello di testimonianze archeologiche che letterarie.
Cercheremo di ricostruire il passato ebraico di questa bella città dello Jonio.
Le notizie sono tratte dai seguenti testi:
Emilio Barillaro, Reliquie paleocristiane nella Locride, Quaderni di cultura 5, Nossis, San Giovanni di Gerace (RC), 1972;
Cesare Colafemmina, Per la storia degli ebrei in Calabria. Saggi e documenti, Rubbettino, Soveria Mannelli, 1996;
Enzo D'Agostino, Da Locri a Gerace, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2004;
Oreste Dito, La storia calabrese e la dimora degli ebrei in Calabria dal secolo V alla seconda metà del secolo XVI, Reggio Calabria, 1916 (ristampa anastatica: Brenner, Cosenza, 1989).
LOCRI
Per quanto quasi tutti i testi che parlino di ebrei in Calabria nell'età grecoromana diano per scontata la presenza ebraica a Locri, nessuna fonte antica ne parla, e nessun reperto archeologico che lo testimonia.
Soltanto la rilevanza di questa città e del suo porto, con la presenza contemporanea di ebrei in un centro minore come quello di Delia (Bova Marina), ci può far ragionevolmente supporre che non siano mancati da questa città, se non altro come presenza commerciale e temporanea.
In attesa di riscontri più certi, non è però possibile dirne nulla, tanto più che anche le attestazioni a Gerace sono piuttosto tardive, e possiamo solo immaginare che, come da Delia è possibile che siano passati a Bova, fondata all'interno per sfuggire all'impaludamento e alle incursioni saracene, così gli ebrei presenti a Locri siano stati parte del movimento migratorio verso Gerace.
GERACE
Sappiamo che a Gerace gli ebrei furono una presenza piuttosto rilevante, ma purtroppo (a causa della carenza di documenti che è caratteristica della Calabria e in particolare di queste zone) poche e tardive sono le testimonianze che ne abbiamo.
Le citazioni più antiche sono del 1276, nella Taxatio generalis subventionis in Justitiariatu Calabrie, però, essendo la comunità di Gerace tassata insieme al resto della città, non è possibile, come invece accade per altre comunità che ricorrono nello stesso documento, ricavarne la consistenza. Possiamo però supporre, grazie al privilegio di tassazione insieme agli altri cittadini, che la comunità godesse di determinati privilegi e che, probabilmente, fosse insediata ormai da qualche tempo.
Il 10 giugno 1311 Carlo, duca di Calabria, accoglie con un'ordinanza (Archivio storico di Napoli, Registri angioini, 202 f. 235 t.) la richiesta degli ebrei di Gerace al Re di ricostruire o riparare "veterem sinagogam": abbiamo dunque la conferma che la sinagoga esisteva almeno da alcuni decenni; inoltre (visto che non tutti gli insediamenti avevano una sinagoga, ma spesso svolgevano i riti in case private o in locali adibiti ad uso di oratorio in case private) possiamo dedurre che la loro presenza era consistente e di un certo prestigio.
Naturalmente la concessione viene data purché non sia "elevata, ampliata o abbellita, ma quale esisteva precedentemente"...
Il 12 giugno, un'altra ordinanza concede "protezione" dalle persecuzioni che gli ebrei subivano dalla popolazione, in particolare durante la Settimana Santa, senz'altro istigata dalla predicazione ecclesiastica, proibendo atti di aggressione contro gli ebrei, le cui case venivano prese a sassate.
Naturalmente la protezione è del tutto relativa, sapendo bene il Duca che nulla avrebbe potuto contro il fanatismo, per cui la stessa ordinanza impone agli ebrei di chiudere porte e finestre il giorno di Pasqua, e di non uscire per strada durante il periodo di ricordo della Passione di Gesù...
Alla stessa data, altre ordinanze prescrivono ai mastri giurati ed ai baiuli di non costringerli a portare i prigionieri davanti ai giustizieri o a portar lettere, e di non far pagare tasse oltre le loro possibilità: testimonianza di una oppressione piuttosto pressante.
Nel 1335 Guglielmo Ruffo, conte di Sinopoli, compra alcune terre da alcuni ebrei (ed altre persone) di Gerace.
Alla prima metà del XV secolo risalirebbe un'iscrizione di cui parlo in seguito.
Nel 1426 il vescovo Paolo è incaricato di vigilare sugli ebrei che prestano ad usura, che non portano il segno prescritto, sui delitti da loro commessi e sul corretto pagamento di quanto dovevano alla Chiesa, con la raccomandazione di convertire in multe pecuniarie le eventuali condanne penali. Il fatto che proprio il vescovo di Gerace sia incaricato di eseguire questo controllo in tutta la Calabria, ci fa immaginare che fosse rilevante la loro presenza nella diocesi.
Nel 1451 troviamo un Elia di Gerace, proprietario di un gregge di pecore, ma residente a Fiumara di Muro, inquisito per aver sconfinato in territorio di San Lorenzo, dove era proibito il pascolo.
In un registro camerale dei primi del '500 vengono citate (ovviamente a fini fiscali) le famiglie ebree di Gerace: sono 17. Sicuramente prima dei disordini dovuti alla discesa di Carlo VIII dovevano essere molti di più, se teniamo presente che a Stilo (molto meno importante sia come città che come insediamento ebraico), nello stesso periodo risultano fuggite36 famiglie ebree!
Nella Calabria meridionale solo la Judeca di Terranova contava più famiglie: 27; tenendo presente che però la comunità di Reggio non è citata.
Con questa citazione finiscono le testimonianze scritte di ebrei a Gerace: risultano presenti solo per un arco di circa 230 anni, ma non è da dubitare che in realtà la loro presenza rimonta a molto più tempo prima, e che solo nel 1511 verrà a cessare.
I LUOGHI
La sinagoga di Gerace sorgeva presso la chiesa (non più esistente) di San Giovanni Battista, nel rione tuttora detto Judeca, in una casa del quale, verso il 1990, fu ritrovato un frammento di iscrizione in ebraico della prima metà del XV secolo, nel quale si ricorda la "corona di Mosé" (almeno secondo alcune interpretazioni) ed una Anavatya, forse una donna, forse (secondo altre interpretazioni) ricordo del miqweh (il bagno rituale) che sorgeva accanto alla sinagoga (Piperno-Beer, Scaglione: Ristrutturano un'abitazione e trovano 'la corona di Mosé", in Shalom, 27 (1993), n. 1, p. 29).
Secondo altri, invece, la sinagoga (o una seconda sinagoga) era la chiesa di San Giovannello, che sorge in Piazza delle Tre Chiese, ed il cui orientamento è leggermente spostato più a sud rispetto alle altre due.
Nelle campagne di Gerace viene citata una "acqua dello Judeo alias Santa Agati", che dovrebbe essere lo stesso corso d'acqua che altrove è chiamato "Gerace o San Paolo" oppure, come ho letto altrove, Merici, sul quale sorgeva l'antico pagus denominato San Paolo (Quarterium Sancti Pauli): forse un territorio dove erano insediati altri ebrei, oppure (come oralmente mi è stato riferito) l'odierna contrada chiamata Judeu.
UNA CURIOSITÀ E ALTRO
A titolo di curiosità riporto (scusatemi se devo fare una pubblicità, ma è del tutto incidentale!) la cartina, presa da un'impresa di materiali edili, che si trova proprio nella zona di cui ho parlato precedentemente, e che ha come simbolo proprio una Stella di David!
Precedentemente avevo segnalato anche un manoscritto, "Doveri dei cuori", trattato etico di Bahyan ibn Paquda, del quale non si sa se sia stato fatto a Gerace oppure a Geraci in Sicilia; sempre in un altro post, avevo ricordato che nel cimitero ebraico di Salonicco era presente il cognome Geraci, ma anche di questo non si sa di quale delle due città sia originario.
Per quanto quasi tutti i testi che parlino di ebrei in Calabria nell'età grecoromana diano per scontata la presenza ebraica a Locri, nessuna fonte antica ne parla, e nessun reperto archeologico che lo testimonia.
Soltanto la rilevanza di questa città e del suo porto, con la presenza contemporanea di ebrei in un centro minore come quello di Delia (Bova Marina), ci può far ragionevolmente supporre che non siano mancati da questa città, se non altro come presenza commerciale e temporanea.
In attesa di riscontri più certi, non è però possibile dirne nulla, tanto più che anche le attestazioni a Gerace sono piuttosto tardive, e possiamo solo immaginare che, come da Delia è possibile che siano passati a Bova, fondata all'interno per sfuggire all'impaludamento e alle incursioni saracene, così gli ebrei presenti a Locri siano stati parte del movimento migratorio verso Gerace.
GERACE
Sappiamo che a Gerace gli ebrei furono una presenza piuttosto rilevante, ma purtroppo (a causa della carenza di documenti che è caratteristica della Calabria e in particolare di queste zone) poche e tardive sono le testimonianze che ne abbiamo.
Le citazioni più antiche sono del 1276, nella Taxatio generalis subventionis in Justitiariatu Calabrie, però, essendo la comunità di Gerace tassata insieme al resto della città, non è possibile, come invece accade per altre comunità che ricorrono nello stesso documento, ricavarne la consistenza. Possiamo però supporre, grazie al privilegio di tassazione insieme agli altri cittadini, che la comunità godesse di determinati privilegi e che, probabilmente, fosse insediata ormai da qualche tempo.
Il 10 giugno 1311 Carlo, duca di Calabria, accoglie con un'ordinanza (Archivio storico di Napoli, Registri angioini, 202 f. 235 t.) la richiesta degli ebrei di Gerace al Re di ricostruire o riparare "veterem sinagogam": abbiamo dunque la conferma che la sinagoga esisteva almeno da alcuni decenni; inoltre (visto che non tutti gli insediamenti avevano una sinagoga, ma spesso svolgevano i riti in case private o in locali adibiti ad uso di oratorio in case private) possiamo dedurre che la loro presenza era consistente e di un certo prestigio.
Naturalmente la concessione viene data purché non sia "elevata, ampliata o abbellita, ma quale esisteva precedentemente"...
Il 12 giugno, un'altra ordinanza concede "protezione" dalle persecuzioni che gli ebrei subivano dalla popolazione, in particolare durante la Settimana Santa, senz'altro istigata dalla predicazione ecclesiastica, proibendo atti di aggressione contro gli ebrei, le cui case venivano prese a sassate.
Naturalmente la protezione è del tutto relativa, sapendo bene il Duca che nulla avrebbe potuto contro il fanatismo, per cui la stessa ordinanza impone agli ebrei di chiudere porte e finestre il giorno di Pasqua, e di non uscire per strada durante il periodo di ricordo della Passione di Gesù...
Alla stessa data, altre ordinanze prescrivono ai mastri giurati ed ai baiuli di non costringerli a portare i prigionieri davanti ai giustizieri o a portar lettere, e di non far pagare tasse oltre le loro possibilità: testimonianza di una oppressione piuttosto pressante.
Nel 1335 Guglielmo Ruffo, conte di Sinopoli, compra alcune terre da alcuni ebrei (ed altre persone) di Gerace.
Alla prima metà del XV secolo risalirebbe un'iscrizione di cui parlo in seguito.
Nel 1426 il vescovo Paolo è incaricato di vigilare sugli ebrei che prestano ad usura, che non portano il segno prescritto, sui delitti da loro commessi e sul corretto pagamento di quanto dovevano alla Chiesa, con la raccomandazione di convertire in multe pecuniarie le eventuali condanne penali. Il fatto che proprio il vescovo di Gerace sia incaricato di eseguire questo controllo in tutta la Calabria, ci fa immaginare che fosse rilevante la loro presenza nella diocesi.
Nel 1451 troviamo un Elia di Gerace, proprietario di un gregge di pecore, ma residente a Fiumara di Muro, inquisito per aver sconfinato in territorio di San Lorenzo, dove era proibito il pascolo.
In un registro camerale dei primi del '500 vengono citate (ovviamente a fini fiscali) le famiglie ebree di Gerace: sono 17. Sicuramente prima dei disordini dovuti alla discesa di Carlo VIII dovevano essere molti di più, se teniamo presente che a Stilo (molto meno importante sia come città che come insediamento ebraico), nello stesso periodo risultano fuggite36 famiglie ebree!
Nella Calabria meridionale solo la Judeca di Terranova contava più famiglie: 27; tenendo presente che però la comunità di Reggio non è citata.
Con questa citazione finiscono le testimonianze scritte di ebrei a Gerace: risultano presenti solo per un arco di circa 230 anni, ma non è da dubitare che in realtà la loro presenza rimonta a molto più tempo prima, e che solo nel 1511 verrà a cessare.
I LUOGHI
La sinagoga di Gerace sorgeva presso la chiesa (non più esistente) di San Giovanni Battista, nel rione tuttora detto Judeca, in una casa del quale, verso il 1990, fu ritrovato un frammento di iscrizione in ebraico della prima metà del XV secolo, nel quale si ricorda la "corona di Mosé" (almeno secondo alcune interpretazioni) ed una Anavatya, forse una donna, forse (secondo altre interpretazioni) ricordo del miqweh (il bagno rituale) che sorgeva accanto alla sinagoga (Piperno-Beer, Scaglione: Ristrutturano un'abitazione e trovano 'la corona di Mosé", in Shalom, 27 (1993), n. 1, p. 29).
Secondo altri, invece, la sinagoga (o una seconda sinagoga) era la chiesa di San Giovannello, che sorge in Piazza delle Tre Chiese, ed il cui orientamento è leggermente spostato più a sud rispetto alle altre due.
Nelle campagne di Gerace viene citata una "acqua dello Judeo alias Santa Agati", che dovrebbe essere lo stesso corso d'acqua che altrove è chiamato "Gerace o San Paolo" oppure, come ho letto altrove, Merici, sul quale sorgeva l'antico pagus denominato San Paolo (Quarterium Sancti Pauli): forse un territorio dove erano insediati altri ebrei, oppure (come oralmente mi è stato riferito) l'odierna contrada chiamata Judeu.
UNA CURIOSITÀ E ALTRO
A titolo di curiosità riporto (scusatemi se devo fare una pubblicità, ma è del tutto incidentale!) la cartina, presa da un'impresa di materiali edili, che si trova proprio nella zona di cui ho parlato precedentemente, e che ha come simbolo proprio una Stella di David!
Precedentemente avevo segnalato anche un manoscritto, "Doveri dei cuori", trattato etico di Bahyan ibn Paquda, del quale non si sa se sia stato fatto a Gerace oppure a Geraci in Sicilia; sempre in un altro post, avevo ricordato che nel cimitero ebraico di Salonicco era presente il cognome Geraci, ma anche di questo non si sa di quale delle due città sia originario.
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