In attesa di predisporre un post sull'antisemitismo in Calabria, e uno sugli ebrei a Catanzaro, pubblico questa recensione su un curioso romanzetto, trovata su un sito di tifosi del Catanzaro: complimenti all'autore!
“Luigi di Catanzaro”
L’antisemitismo in un racconto semiserio
ambientato tra Catanzaro, il Vaticano ed il Paradiso
di Francesco Vallone
E’ uscita da alcune settimane un’interessante pubblicazione a cura di Aldo Ventrici, instancabile e appassionato cultore della storia catanzarese. Si tratta della prima traduzione italiana - edita da Calabria Letteraria Editrice - del breve racconto “Luigi di Catanzaro” che porta la firma dello scrittore inglese Louis Golding il quale, nella sua quarantennale carriera a cavallo tra le due grandi guerre del ‘900, portò alla luce una serie di romanzi incentrati sulla vita degli ebrei in Inghilterra e sull’ideale dell’armonia razziale approdando al successo di pubblico con il celebre “Magnolia Street” da cui fu tratto anche un adattamento teatrale.
Da grande collezionista e ricercatore di opere riguardanti la storia della città di Catanzaro, Ventrici - venuto a conoscenza dell’esistenza di questo libretto di Golding pubblicato nel 1926 - è riuscito ad impossessarsi dell’opera dopo una serie di difficoltose ricerche presso le librerie antiquarie di tutto il mondo. Il lavoro aveva una tiratura di sole 100 copie, firmate di proprio pugno dall’autore: una vera e propria rarità libraria di assoluto pregio che giustificava il prezzo altissimo dei pochi esemplari sopravvissuti all’usura del tempo. Con costanza ed un briciolo di fortuna, Ventrici è riuscito a procurarsi, con poche decine di dollari, una copia informatizzata dell’opera a cura della Jewish National & University Library di Gerusalemme. La difficile attività di traduzione di un linguaggio risalente al primo Novecento, reso volutamente aspro dalla volontà dell’autore, ha portato alla scoperta di importanti considerazioni di carattere religioso, politico e sociale che si celavano dietro la fantasiosa e sarcastica vicenda raccontata da Golding.
La storia immaginaria, incentrata su una negata canonizzazione di un altrettanto fantastico beato Luigi di Catanzaro, ha inizio con il rifiuto espresso del Vaticano, allora guidato da Papa Pio XI che, secondo l’autore, era stato grande propulsore dell’attività missionaria quanto cinico e abile diplomatico. Il dibattito vede protagonista anche una folta schiera di Santi, direttamente dal Paradiso, impegnati in un divertente diverbio sull’argomento che vedrà coinvolti persino Gesù Cristo e Dio e sarà risolto dall’intervento dello Spirito Santo. Tutto questo rappresenta il pretesto per montare una lunga serie di battute goliardiche e dissacranti su personaggi e luoghi che caratterizzano il dogma della religione cristiana. Sicuramente destinato ad una ristretta cerchia di lettori appartenenti all’ampia comunità di ebrei sparsa per il mondo, l’esile volume - per ciò che ci interessa da vicino - contiene anche degli interessanti contributi sulla storia locale. Da appassionato viaggiatore, Golding infatti attraversò la Calabria prima di approdare in Sicilia e rimase affascinato dalle “strette vie” e dal suggestivo corso post-ottocentesco di una Catanzaro d’altri tempi. Nel testo ritroviamo, così, alcune citazioni relative al tenore di vita benestante della città capoluogo - che secondo lo scrittore inglese sarebbe diventato motivo di “dissolutezza” - e alla conservazione delle reliquie del beato Luigi nella chiesa di Santo Stefano, una volta eretta sulle fondamenta dell’antica Sinagoga del quartiere ebraico, sulla cui area oggi sorge Palazzo Fazzari.
In realtà nel volume ritroviamo tutta una serie di suggestioni ideologiche che, da lì a poco, avrebbero trovato conferma nella dilagante ondata antisemita del preciso disegno nazista di epurazione della razza. Non mancano, perciò, gli sfoghi rabbiosi di uno scrittore che era una icona della cultura ebraica del suo tempo e portatore sano dell’idea di convivenza multietnica e tolleranza religiosa. Catanzaro, a differenza del clima di tensione antisemita vissuto a Manchester ed al pari di quella Via Della Magnolia creata da Golding nell’omonimo romanzo, aveva ospitato gli ebrei per più di quattro secoli: un fatto, questo, che segnò in maniera decisiva l’andamento dell’economia calabrese. Affollando il centro del borgo medievale, le famiglie ebree entrarono a far parte attivamente di un tessuto sociale che faceva della libertà di circolazione e di soggiorno di tutti i popoli il connotato di una precisa identità mercantile ispirata all’ideale di una sana convivenza democratica. Come descritto da Corrado Jannino nella prefazione, gli ebrei erano i proprietari delle botteghe più tassate e titolari di miniere, fonderie e tintorie. L’attività più redditizia era legata al commercio della seta che non di rado vedeva la partecipazione di mercanti ebrei nelle fiere di tutta la regione. E ogni volta, al loro ritorno, tutta la città li aspettava per festeggiare a suon di balli e canti i loro buoni affari. Gli ebrei - gli unici che sapevano tutti leggere e scrivere - riuscirono per molto tempo a mantenere la loro autonomia di culto e di pensiero fino a quando, nel 1496, il patto di reciproca utilità e prosperità collettiva fu spezzato con la distruzione della Sinagoga e la cacciata della comunità giudaica dalla città. Oggi a Catanzaro non si rinviene alcun simbolo attestante la lunga permanenza degli ebrei in città che contribuì a comporre i tasselli dell’identità locale sulla base della pari dignità sociale e solidarietà tra cristiani e giudei.
Aldo Ventrici con la sua minuziosa traduzione, brillantemente impreziosita da un adattamento letterario di notevole spessore, ha voluto arricchire la storia e la cultura locale traducendo e presentando un autore di chiara fama nel panorama letterario anglosassone e consegnando all’attenzione dei lettori, non solo catanzaresi, una pagina sconosciuta ed inedita di letteratura internazionale.
“Luigi di Catanzaro”
L’antisemitismo in un racconto semiserio
ambientato tra Catanzaro, il Vaticano ed il Paradiso
di Francesco Vallone
E’ uscita da alcune settimane un’interessante pubblicazione a cura di Aldo Ventrici, instancabile e appassionato cultore della storia catanzarese. Si tratta della prima traduzione italiana - edita da Calabria Letteraria Editrice - del breve racconto “Luigi di Catanzaro” che porta la firma dello scrittore inglese Louis Golding il quale, nella sua quarantennale carriera a cavallo tra le due grandi guerre del ‘900, portò alla luce una serie di romanzi incentrati sulla vita degli ebrei in Inghilterra e sull’ideale dell’armonia razziale approdando al successo di pubblico con il celebre “Magnolia Street” da cui fu tratto anche un adattamento teatrale.
Da grande collezionista e ricercatore di opere riguardanti la storia della città di Catanzaro, Ventrici - venuto a conoscenza dell’esistenza di questo libretto di Golding pubblicato nel 1926 - è riuscito ad impossessarsi dell’opera dopo una serie di difficoltose ricerche presso le librerie antiquarie di tutto il mondo. Il lavoro aveva una tiratura di sole 100 copie, firmate di proprio pugno dall’autore: una vera e propria rarità libraria di assoluto pregio che giustificava il prezzo altissimo dei pochi esemplari sopravvissuti all’usura del tempo. Con costanza ed un briciolo di fortuna, Ventrici è riuscito a procurarsi, con poche decine di dollari, una copia informatizzata dell’opera a cura della Jewish National & University Library di Gerusalemme. La difficile attività di traduzione di un linguaggio risalente al primo Novecento, reso volutamente aspro dalla volontà dell’autore, ha portato alla scoperta di importanti considerazioni di carattere religioso, politico e sociale che si celavano dietro la fantasiosa e sarcastica vicenda raccontata da Golding.
La storia immaginaria, incentrata su una negata canonizzazione di un altrettanto fantastico beato Luigi di Catanzaro, ha inizio con il rifiuto espresso del Vaticano, allora guidato da Papa Pio XI che, secondo l’autore, era stato grande propulsore dell’attività missionaria quanto cinico e abile diplomatico. Il dibattito vede protagonista anche una folta schiera di Santi, direttamente dal Paradiso, impegnati in un divertente diverbio sull’argomento che vedrà coinvolti persino Gesù Cristo e Dio e sarà risolto dall’intervento dello Spirito Santo. Tutto questo rappresenta il pretesto per montare una lunga serie di battute goliardiche e dissacranti su personaggi e luoghi che caratterizzano il dogma della religione cristiana. Sicuramente destinato ad una ristretta cerchia di lettori appartenenti all’ampia comunità di ebrei sparsa per il mondo, l’esile volume - per ciò che ci interessa da vicino - contiene anche degli interessanti contributi sulla storia locale. Da appassionato viaggiatore, Golding infatti attraversò la Calabria prima di approdare in Sicilia e rimase affascinato dalle “strette vie” e dal suggestivo corso post-ottocentesco di una Catanzaro d’altri tempi. Nel testo ritroviamo, così, alcune citazioni relative al tenore di vita benestante della città capoluogo - che secondo lo scrittore inglese sarebbe diventato motivo di “dissolutezza” - e alla conservazione delle reliquie del beato Luigi nella chiesa di Santo Stefano, una volta eretta sulle fondamenta dell’antica Sinagoga del quartiere ebraico, sulla cui area oggi sorge Palazzo Fazzari.
In realtà nel volume ritroviamo tutta una serie di suggestioni ideologiche che, da lì a poco, avrebbero trovato conferma nella dilagante ondata antisemita del preciso disegno nazista di epurazione della razza. Non mancano, perciò, gli sfoghi rabbiosi di uno scrittore che era una icona della cultura ebraica del suo tempo e portatore sano dell’idea di convivenza multietnica e tolleranza religiosa. Catanzaro, a differenza del clima di tensione antisemita vissuto a Manchester ed al pari di quella Via Della Magnolia creata da Golding nell’omonimo romanzo, aveva ospitato gli ebrei per più di quattro secoli: un fatto, questo, che segnò in maniera decisiva l’andamento dell’economia calabrese. Affollando il centro del borgo medievale, le famiglie ebree entrarono a far parte attivamente di un tessuto sociale che faceva della libertà di circolazione e di soggiorno di tutti i popoli il connotato di una precisa identità mercantile ispirata all’ideale di una sana convivenza democratica. Come descritto da Corrado Jannino nella prefazione, gli ebrei erano i proprietari delle botteghe più tassate e titolari di miniere, fonderie e tintorie. L’attività più redditizia era legata al commercio della seta che non di rado vedeva la partecipazione di mercanti ebrei nelle fiere di tutta la regione. E ogni volta, al loro ritorno, tutta la città li aspettava per festeggiare a suon di balli e canti i loro buoni affari. Gli ebrei - gli unici che sapevano tutti leggere e scrivere - riuscirono per molto tempo a mantenere la loro autonomia di culto e di pensiero fino a quando, nel 1496, il patto di reciproca utilità e prosperità collettiva fu spezzato con la distruzione della Sinagoga e la cacciata della comunità giudaica dalla città. Oggi a Catanzaro non si rinviene alcun simbolo attestante la lunga permanenza degli ebrei in città che contribuì a comporre i tasselli dell’identità locale sulla base della pari dignità sociale e solidarietà tra cristiani e giudei.
Aldo Ventrici con la sua minuziosa traduzione, brillantemente impreziosita da un adattamento letterario di notevole spessore, ha voluto arricchire la storia e la cultura locale traducendo e presentando un autore di chiara fama nel panorama letterario anglosassone e consegnando all’attenzione dei lettori, non solo catanzaresi, una pagina sconosciuta ed inedita di letteratura internazionale.
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