Testo e foto di Mena Filpo
Dopo giornate di freddo intenso, è un sole
splendente che accoglie il mio risveglio ed è piacevolissimo affrontare il
breve viaggio autostradale che separa la mia città dal campo di Ferramonti.
È da giorni che programmo di essere lì in orario,
per l’inizio delle cerimonie organizzate in quel giorno ma, soprattutto, presente
se lo Shofar dovesse suonare. Sarà per me la prima volta e la strada sembra
allungarsi.
Arrivo e, varcando quel cancello, provo sempre
le stesse emozioni: il cuore batte, un nodo alla gola non mi lascia deglutire e
rivedo con gli occhi della mente, poggiato al banco della farmacia di famiglia,
l’amico di mio padre Ladislao Schwarz, medico ebreo ungherese che, dopo il suo
internamento a Ferramonti, aveva scelto di vivere ed esercitare la sua
professione nel mio paese.
Tornando da scuola lo trovavo a chiacchierare
con papà che era stato suo giovane assistente durante i suoi studi di medicina.
Alto, con baffoni bianchi macchiati dalla
nicotina della sua perenne sigaretta tra le dita che usava aspirare solo sette
volte e poi buttava via….”altrimenti, ninna, fa male”, mi diceva.
Uomo affascinante con gli occhi penetranti ed
intelligenti, aveva il vezzo di portare gli occhiali non dietro le orecchie ma
sopra di esse.
Con questo ricordo vivo e perenne che ho di lui
mi avvio per il campo
guardandomi intorno aspettando l’inizio della
cerimonia.
Numerose scolaresche, intanto, invadono con i
loro cappellini colorati il prato e, mentre, li guardo ripenso ad i tanti passi
che lo calpestarono quando era solo un acquitrino umido e paludoso, circondato
da baracche.
La cerimonia comincia sentita, commossa,
interessante come sempre e, poi, ecco…è
il momento dello Shofar!
E’ allora che sento il cuore scoppiare, le
lacrime gonfiare i miei occhi e cercare a testa bassa la presenza di Dio!
Lo Shofar continua a suonare con gli occhi che,
seppur chiusi, lasciano scendere ormai copiose lacrime.
Chiedo perdono.
Penso a tutti coloro i quali sono nel vento.
Penso al dottor Schwarz che terminò i suoi giorni
nel paese che aveva scelto per formare la sua famiglia e circondarsi di amici
sinceri!
Chi era Ladislao Schwarz
Da Il diario di Castrovillari del 24 gennaio 2009
Dedicato
a Ladislao Schwarz il Giorno della Memoria
L’indimenticato medico
chirurgo ungherese di cui il prossimo 15 marzo ricorre il centenario della
nascita
Nella
ricorrenza della Giornata della Memoria, Castrovillari non dimentica e anche
quest'anno si presenta un'occasione preziosa per riattraversare le pagine più
buie della storia del '900.
In
questo senso, l'Amministrazione Comunale di Castrovillari, in sinergia con la
Biblioteca Civica “U. Caldora”, la Mediateca di Castrovillari, ATI Infomedia e
la Fondazione Internazionale “Ferramonti di Tarsia per l'amicizia tra i
popoli”, ha promosso per domenica 25 gennaio, alle ore 17.00, presso il Teatro
Sybaris del Protoconvento Francescano, una giornata celebrativa di memoria
condivisa per non dimenticare.
La
manifestazione si aprirà con i saluti del sindaco, prof. Francesco Blaiotta.
Interverranno
il dott. Carlo Spartaco Capogreco (Presidente della Fondazione Ferramonti”) che
presenterà la XXI edizione del Memoria-meeting Fondazione Ferramonti e la
dr.ssa Teresa Grande, docente Unical, con il coordinamento della dr.ssa Maria
Pina Cirigliano, collaboratrice Mediateca Castrovillari.
Nell'ambito
della manifestazione, sarà proiettato il film “18.000 giorni fa” (1993) della
regista Gabriella Gabrielli, liberamente tratto dal libro di Carlo Spartaco
Capogreco “Ferramonti: la vita e gli uomini del più grande campo d'internamento
fascista 1940- 1945”, ambientato proprio a Ferramonti.
Nel
foyer del teatro sarà, inoltre, allestita una mostra collettiva sul tema
“Identità e memoria” con la collaborazione di artisti che, con grande
sensibilità, hanno voluto dare il loro pregevole contributo attraverso le loro
opere.
A
Castrovillari, il Giorno della Memoria, sarà dedicato al dr. Ladislao Schwarz,
indimenticato medico ungherese, internato nel campo “Ferramonti” di Tarsia nel
1942
Nato
a Budapest il 15 marzo 1909, figlio di Antonio e di Elisa Herzog, compì i suoi
studi in Italia laureandosi, a Catania, in Medicina e Chirurgia e rivelando sin
da giovane un grande talento come medico e scienziato.
Egli
aveva intrapreso le sue ricerche relative a due studi scientifici: il primo riguardava
un filo di sutura radiopaco che permetteva di controllare, con semplice radiografia
lo stato delle suture interne, mentre l’altro, si riferiva ad un cranio
trasparente e permetteva una comparazione in tutte le proiezioni tipiche ed
atipiche della craniologia Rongten.
Quando
fu arrestato a Milano nel 1940, a causa delle leggi razziali, fu costretto a
interrompere i suoi studi scientifici.
Con
l’arresto e l’internamento, gli fu proibito l’esercizio della professione e
qualsiasi attività ad essa collegata.
Internato
dapprima ad Alberobello, il Dr. Schwarz chiese di essere trasferito altrove,
sempre come internato, per potersi rendere utile se non come medico, come
infermiere o tecnico addetto alla sala operatoria.
L’istanza
del 20/10/1942, tesa anche ad ottenere qualche strumento per proseguire le sue
ricerche, venne accolta, e il 22 novembre 1942, dal campo di Alberobello fu
inviato nel campo di internamento di Ferramonti.
Qui,
ritrovandosi con nutrito numero di professionisti, (medici, ingegneri,
musicisti, ecc.), tra i quali anche l’austriaco Gustav Brenner, divenuto poi un
eccellente libraio editore di Cosenza, continuò ad esercitare con zelo la sua professione,
prestando soccorso anche gli abitanti delle zone limitrofe.
Nonostante
tutto, riuscì ad approfondire i suoi studi, tanto da divenire, ben presto noto
in tutta la provincia e nello stesso campo di Ferramonti, eseguì con ottimi
risultati una trapanazione del cranio intervento mai eseguito fino ad allora.
All’indomani
della “Liberazione”, su invito di un medico di Cosenza, prestò servizio presso
l’Ospedale Civile del luogo.
Nel
1947, si trasferì a Castrovillari dove fu un apprezzatissimo medico sposando da
li a poco, Donna Teresa Pellegrini.
Nel
1959 conseguì presso l’Università di Roma la libera docenza in patologia
chirurgica.
Fu
autore di numerose pubblicazioni che ottennero vasto successo nel campo
medicoscientifico, alcune sue recensioni furono adottate dalla Facoltà di
Medicina di Bologna.
Morì
a Castrovillari nell’ottobre del 1977.
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