Anche in questo periodo continuano ad essere rare le attestazioni di presenze ebraiche in Calabria, seppure non mancano totalmente, e permettono di immaginare che, oltre alle poche presenze accertate, possano essercene altre di cui purtroppo non ci sono rimaste tracce.
Il Fiore parla del 1200 come anno di arrivo degli ebrei in Calabria, a Corigliano da dove si sparsero a Cosenza, Belcastro, Taverna, Simeri, Tropea, Crotone, Squillace, Reggio e particolarmente a Catanzaro.
In realtà sbaglia sicuramente, in quanto, mentre non in tutti i luoghi che cita è certa una presenza così antica, in altri sono accertati precedentemente (e quindi questa sarebbe semplicemente una nuova ondata immigratoria), se nel 1150 a Bisignano Ruggero di Sicilia stabilisce la formula del giuramento per gli ebrei della Calabria; ma vediamo più da vicino i singoli luoghi in cui sono accertate presenze ebraiche per quest'epoca.
Probabilmente la sua notizia risale ad un falso storico: una lettera del 1200 con la quale Enrico VI (morto nel 1197!) raccomanda di trattare bene gli ebrei che inviava a Corigliano per il bene della città.
La diffusione dell'ebraismo in Calabria sembra anche testimoniata dall'opera di Gioacchino da Fiore (vissuto dal 1145 al 1202, e al quale alcuni attribuiscono un'origine ebraica!) Adversus Iudeos, che ne lascia intendere anche un certo livello culturale, come dimostrerebbe anche il hazan e poeta reggino Mosé.
Il Fiore parla del 1200 come anno di arrivo degli ebrei in Calabria, a Corigliano da dove si sparsero a Cosenza, Belcastro, Taverna, Simeri, Tropea, Crotone, Squillace, Reggio e particolarmente a Catanzaro.
In realtà sbaglia sicuramente, in quanto, mentre non in tutti i luoghi che cita è certa una presenza così antica, in altri sono accertati precedentemente (e quindi questa sarebbe semplicemente una nuova ondata immigratoria), se nel 1150 a Bisignano Ruggero di Sicilia stabilisce la formula del giuramento per gli ebrei della Calabria; ma vediamo più da vicino i singoli luoghi in cui sono accertate presenze ebraiche per quest'epoca.
Probabilmente la sua notizia risale ad un falso storico: una lettera del 1200 con la quale Enrico VI (morto nel 1197!) raccomanda di trattare bene gli ebrei che inviava a Corigliano per il bene della città.
La diffusione dell'ebraismo in Calabria sembra anche testimoniata dall'opera di Gioacchino da Fiore (vissuto dal 1145 al 1202, e al quale alcuni attribuiscono un'origine ebraica!) Adversus Iudeos, che ne lascia intendere anche un certo livello culturale, come dimostrerebbe anche il hazan e poeta reggino Mosé.
Dopo il 1092 Adelaide, moglie di Ruggero I d'Altavilla, concede al vescovo di Rossano la decima di tutti i proventi della città di Rossano, e poco dopo anche "decimas Judeorum Rossani et tres Judeos filios Samuel qui dicuntur cacoctenisti".
Accertato che all'epoca vi sono a Rossano degli ebrei, questo passo offre parecchi problemi: visto che nel primo documento gli ebrei non sono citati, questo significa che gli ebrei, prima, o non c'erano o erano "riservati" al governo centrale? resta poi ignoto il significato di "cacoctenisti", sono state proposte varie ipotesi: cattivi materassai, cattivi figlioli, degni di essere uccisi, io aggiungo una mia ipotesi, cattivi assassini? si tratta forse di gente accusati di qualche crimine e per questo "affidati" al vescovo? un ultimo problema: essi vengono citati separatamente dagli altri ebrei rossanesi: vengono portati a Rossano da un'altro luogo? oppure vivono in un altro luogo e le loro decime vengono donate al vescovo di Rossano?
Nel 1106, secondo quanto riferisce il Ferorelli, l'ebreo Abramo con i figli, i dipendenti e gli averi, viene donato al cappellano Jannuccio.
Alla fine del secolo, in epoca di transizione tra Normanni e Svevi, l'Imperatrice Costanza d'Altavilla, moglie di Enrico VI di Svevia e madre del futuro Federico II, conferma "ecclesiae Rossanensi decimam omnium proventuum et redditum Rossani, Sancti Mauri, et Judeorum Rossani", anche qui vengono nominati separatamente, ma le loro decime vengono donate al vescovo come quelle degli altri cittadini.
Federico II
Con le stesse identiche parole, nel 1223 Federico II confermerà la concessione.
Il duca Ruggero (1118 - 1148) fa analoghe concessioni ad Arnulfo, arcivescovo di Cosenza: "noviter concedo [...] decimas omnium solidorum de Judeis ac tributorum", dove quel "noviter" si riferisce ad una donazione già fatta da suo padre, Ruggero II (1095 -1154), possiamo quindi dedurre che anche a Cosenza gli ebrei fossero presenti almeno poco dopo il 1100.
Nel 1212, ormai in epoca sveva, Federico II conferma al vescovo Luca il possesso degli ebrei, anzi con maggior vigore di quanto fatto dai precedenti regnanti, siamo infatti nella prima fase del regno federiciano, in cui, ancora sottomesso al Papa, è forte il suo antisemitismo: "concedenda Ecclesiae tuae Sinagoga Iudaeorum in Civitate nostra Cusentiae [...] ut inimici Crucis Crucifixo deserviant, si forte ad notitiam Evangelicae fidei Ecclesiae serviendo pertingat"; concede quindi non solo le decime, ma tutti i redditi, vedendovi anche un mezzo utile alla loro conversione.
Il Dito, in La storia calabrese e la dimora degli ebrei in Calabria, cita un "Federico Guglielmo" che non sono riuscito ad individuare (sospetto un refuso o un errore, ma questo non inficia la validità della notizia), che nel 1127 concede alla Chiesa di Reggio il dominio sopra gli ebrei residenti, con giurisdizione civile e criminale, nonché il dazio sulla loro tintoria e sul loro fondaco; Sonia Vivacqua anticipa questa donazione al 1113, e cita nel 1180 il cantore della sinagoga e poeta, Rabbi Mosè, che a Messina conobbe il poeta Anatoli di Marsiglia in viaggio verso l'Egito: ci restano i componimenti che i due si scambiarono attestandosi reciproca amicizia.
Si tratta in realtà di una concessione attestata solo 400 anni dopo, nel corso di una disputa tra la città e la diocesi di Reggio circa la giurisdizione sugli ebrei, ma la sua esistenza non sembra dubbia.
Vincenzo d'Amato, in Memorie Historiche dell'illustrissima, famosissima e fedelissima Città di Catanzaro, ricorda come nel 1073 furono chiamati in città: "Questi [gli Ebrei], industriosi per loro natura e dediti alle mercantie et ad ogni genere di negotij, volentieri venivano ammessi nelle città più famose: onde designarono i Catanzaresi chiamarne qualche parte [...] In tal guisa allettati, ne vennero in buon numero, e perchè vollero havere nella città luogo e parte, gli assegnarono un quartiere in mezzo ad essa. (...) Giunti aprirono botteghe di ricchissime mercantie, e, mescolando con i loro negotij i drappi medesimi di seta, che ivi lavoravano, cagionarono un grande utile â cittadini et aprendo la strada al concorso di tutta la provincia per via dei loro negotij, partorivano alla città molti comodi, oltre il danaro che in abbondanza vi entrava.”
Anche per Catanzaro sembra attestata, nel 1200 ad opera del conte Riccardo Falloch, la concessione al vescovo della giurisdizione civile e criminale sulla Giudecca.
L'abside di San Zaccaria a Caulonia
In questo stesso periodo a Castelvetere (l'attuale Caulonia), l'ebreo convertito Samuele (secondo altri Nicola Pere, forse il suo nome da cristiano) fa costruire a sue spese la chiesa di san Zaccaria, a ringraziamento del santo che lo aveva "illuminato".
Celebre il Cristo Pantokrator che si trova nell'abside e che risale alla metà del XIII secolo, mentre la chiesa potrebbe essere stata edificata fin dall'XI-XII secolo.
Ancora Dito, parlando del periodo normanno e della fondazione di Monteleone, l'odierna Vibo Valentia, dice che anche lì si stabilirono gli ebrei, ma non cita nessuna fonte.
A Monteleone, Ferorelli aggiunge molti altri luoghi (Nicastro, Nicotera, Seminara, Acri, Brahalla = Altomonte, Regina = Lattarico, oltre a Castrovillari e Gerace, ed altri ancora che non cita ma che sono riportati negli stessi documenti) la cui presenza sarà accertata all'inizio del periodo angioino, deducendone che dovevano già esistere almeno in epoca sveva, e lo stesso deduce dalle argomentazioni di De Lorenzo, Un terzo manipolo di monografie e memorie reggine e calabresi (Arena, Galatro, Tritanti = Maropati), ma qui siamo nel campo delle semplici deduzioni, maggiori possibilità le attribuirei a Corigliano (attestata dal Fiore), Crotone (vista la sua rilevanza come centro commerciale e portuale, che presto apparirà come sede della principale comunità ebraica, che non può essere sorta improvvisamente dal nulla) e Gerace (dove presto vedremo il restauro di una sinagoga definita "antica"); inoltre, anche se non ci sono testimonianze per questa epoca, è possibile che vi fossero ebrei a Mileto, la capitale normanna.
Lasciando da parte le illazioni, possiamo dire che in questi secoli la presenza ebraica è accertata a Catelvetere, Catanzaro, Cosenza, Reggio e Rossano: abbiamo quindi un terzo "spostamento" degli insediamenti. Se in epoca antica li troviamo documentati per la Calabria centro meridionale e in epoca bizantina prevalentemente nel nord della regione, in epoca normanno-sveva sono presenti un po' ovunque, ma essenzialmente nelle maggiori città.
Questo corrisponde ai fenomeni urbanistici dell'epoca, con il concentramento delle popolazioni nelle città, grazie al fenomeno del cosiddetto "incastellamento".
Accertato che all'epoca vi sono a Rossano degli ebrei, questo passo offre parecchi problemi: visto che nel primo documento gli ebrei non sono citati, questo significa che gli ebrei, prima, o non c'erano o erano "riservati" al governo centrale? resta poi ignoto il significato di "cacoctenisti", sono state proposte varie ipotesi: cattivi materassai, cattivi figlioli, degni di essere uccisi, io aggiungo una mia ipotesi, cattivi assassini? si tratta forse di gente accusati di qualche crimine e per questo "affidati" al vescovo? un ultimo problema: essi vengono citati separatamente dagli altri ebrei rossanesi: vengono portati a Rossano da un'altro luogo? oppure vivono in un altro luogo e le loro decime vengono donate al vescovo di Rossano?
Nel 1106, secondo quanto riferisce il Ferorelli, l'ebreo Abramo con i figli, i dipendenti e gli averi, viene donato al cappellano Jannuccio.
Alla fine del secolo, in epoca di transizione tra Normanni e Svevi, l'Imperatrice Costanza d'Altavilla, moglie di Enrico VI di Svevia e madre del futuro Federico II, conferma "ecclesiae Rossanensi decimam omnium proventuum et redditum Rossani, Sancti Mauri, et Judeorum Rossani", anche qui vengono nominati separatamente, ma le loro decime vengono donate al vescovo come quelle degli altri cittadini.
Federico II
Con le stesse identiche parole, nel 1223 Federico II confermerà la concessione.
Il duca Ruggero (1118 - 1148) fa analoghe concessioni ad Arnulfo, arcivescovo di Cosenza: "noviter concedo [...] decimas omnium solidorum de Judeis ac tributorum", dove quel "noviter" si riferisce ad una donazione già fatta da suo padre, Ruggero II (1095 -1154), possiamo quindi dedurre che anche a Cosenza gli ebrei fossero presenti almeno poco dopo il 1100.
Nel 1212, ormai in epoca sveva, Federico II conferma al vescovo Luca il possesso degli ebrei, anzi con maggior vigore di quanto fatto dai precedenti regnanti, siamo infatti nella prima fase del regno federiciano, in cui, ancora sottomesso al Papa, è forte il suo antisemitismo: "concedenda Ecclesiae tuae Sinagoga Iudaeorum in Civitate nostra Cusentiae [...] ut inimici Crucis Crucifixo deserviant, si forte ad notitiam Evangelicae fidei Ecclesiae serviendo pertingat"; concede quindi non solo le decime, ma tutti i redditi, vedendovi anche un mezzo utile alla loro conversione.
Il Dito, in La storia calabrese e la dimora degli ebrei in Calabria, cita un "Federico Guglielmo" che non sono riuscito ad individuare (sospetto un refuso o un errore, ma questo non inficia la validità della notizia), che nel 1127 concede alla Chiesa di Reggio il dominio sopra gli ebrei residenti, con giurisdizione civile e criminale, nonché il dazio sulla loro tintoria e sul loro fondaco; Sonia Vivacqua anticipa questa donazione al 1113, e cita nel 1180 il cantore della sinagoga e poeta, Rabbi Mosè, che a Messina conobbe il poeta Anatoli di Marsiglia in viaggio verso l'Egito: ci restano i componimenti che i due si scambiarono attestandosi reciproca amicizia.
Si tratta in realtà di una concessione attestata solo 400 anni dopo, nel corso di una disputa tra la città e la diocesi di Reggio circa la giurisdizione sugli ebrei, ma la sua esistenza non sembra dubbia.
Vincenzo d'Amato, in Memorie Historiche dell'illustrissima, famosissima e fedelissima Città di Catanzaro, ricorda come nel 1073 furono chiamati in città: "Questi [gli Ebrei], industriosi per loro natura e dediti alle mercantie et ad ogni genere di negotij, volentieri venivano ammessi nelle città più famose: onde designarono i Catanzaresi chiamarne qualche parte [...] In tal guisa allettati, ne vennero in buon numero, e perchè vollero havere nella città luogo e parte, gli assegnarono un quartiere in mezzo ad essa. (...) Giunti aprirono botteghe di ricchissime mercantie, e, mescolando con i loro negotij i drappi medesimi di seta, che ivi lavoravano, cagionarono un grande utile â cittadini et aprendo la strada al concorso di tutta la provincia per via dei loro negotij, partorivano alla città molti comodi, oltre il danaro che in abbondanza vi entrava.”
Anche per Catanzaro sembra attestata, nel 1200 ad opera del conte Riccardo Falloch, la concessione al vescovo della giurisdizione civile e criminale sulla Giudecca.
L'abside di San Zaccaria a Caulonia
In questo stesso periodo a Castelvetere (l'attuale Caulonia), l'ebreo convertito Samuele (secondo altri Nicola Pere, forse il suo nome da cristiano) fa costruire a sue spese la chiesa di san Zaccaria, a ringraziamento del santo che lo aveva "illuminato".
Celebre il Cristo Pantokrator che si trova nell'abside e che risale alla metà del XIII secolo, mentre la chiesa potrebbe essere stata edificata fin dall'XI-XII secolo.
Ancora Dito, parlando del periodo normanno e della fondazione di Monteleone, l'odierna Vibo Valentia, dice che anche lì si stabilirono gli ebrei, ma non cita nessuna fonte.
A Monteleone, Ferorelli aggiunge molti altri luoghi (Nicastro, Nicotera, Seminara, Acri, Brahalla = Altomonte, Regina = Lattarico, oltre a Castrovillari e Gerace, ed altri ancora che non cita ma che sono riportati negli stessi documenti) la cui presenza sarà accertata all'inizio del periodo angioino, deducendone che dovevano già esistere almeno in epoca sveva, e lo stesso deduce dalle argomentazioni di De Lorenzo, Un terzo manipolo di monografie e memorie reggine e calabresi (Arena, Galatro, Tritanti = Maropati), ma qui siamo nel campo delle semplici deduzioni, maggiori possibilità le attribuirei a Corigliano (attestata dal Fiore), Crotone (vista la sua rilevanza come centro commerciale e portuale, che presto apparirà come sede della principale comunità ebraica, che non può essere sorta improvvisamente dal nulla) e Gerace (dove presto vedremo il restauro di una sinagoga definita "antica"); inoltre, anche se non ci sono testimonianze per questa epoca, è possibile che vi fossero ebrei a Mileto, la capitale normanna.
Lasciando da parte le illazioni, possiamo dire che in questi secoli la presenza ebraica è accertata a Catelvetere, Catanzaro, Cosenza, Reggio e Rossano: abbiamo quindi un terzo "spostamento" degli insediamenti. Se in epoca antica li troviamo documentati per la Calabria centro meridionale e in epoca bizantina prevalentemente nel nord della regione, in epoca normanno-sveva sono presenti un po' ovunque, ma essenzialmente nelle maggiori città.
Questo corrisponde ai fenomeni urbanistici dell'epoca, con il concentramento delle popolazioni nelle città, grazie al fenomeno del cosiddetto "incastellamento".
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