Per quanto riguarda l'antichità, ai reperti già noti da tempo (la sinagoga di Bova Marina, la lucerna di Lazzaro e la lapide sinagogale di Reggio), si sono aggiunti di recente i bolli di anfora di Vibo e di Scolacium; ora scopro altri due reperti, noti da tempo, ma poco "pubblicizzati", che pur non segnalando nuovi luoghi (provengono infatti, di nuovo, da Lazzaro e da Vibo) rafforzano però l'antichità e la consistenza della presenza ebraica in Calabria, e, pur essendovi riferibili in modo "mediato", ne ampliano il quadro.
Nel 1995, nel corso di scavi eseguiti nella stessa zona in cui era stata trovata la lucerna con il disegno della menorah, è stata rinvenuta una tegola, risalente al VI-VII secolo dC., fessurata verticalmente, con 12 righe in greco bizantino minuscolo.
La trascrizione e la traduzione sono di Franco Mosino, Graffito protobizantino da Lazzàro (Motta San Giovanni) in "Archivio storico per la Calabria e la Lucania", LXII 1995; nell'ultima colonna metto qualche proposta di diversa traduzione (ebbene sì, nella mia ignoranza, oso!).
Autorevoli studiosi e rabbini riconoscono in questa iscrizione una formula di scongiuro ebraica, il cui testo sembra una invocazione a Dio e all'arcangelo Michele; sono presenti due nomi non ebraici di persona, ma non è un dato indicativo, in quanto spesso gli ebrei avevano nomi pagani, come oggi hanno nomi cristiani.
Non è certo che questa iscrizione sia direttamente connessa ad una presenza ebraica (potrebbe semplicemente far uso di termini ebraici come ne faranno uso le gemme magiche, di origine probabilmente gnostica, di cui parleremo in seguito), ma certo è che mostra comunque una influenza della cultura e della religione ebraiche piuttosto antiche; inoltre, il fatto che provenga dallo stesso luogo in cui è stata trovata la lucerna con la menorah, rende più credibile la presenza di una comunità ebraica ellenizzata, come in gran parte del bacino mediterraneo.
Un'altra antica traccia la troviamo a Vibo Marina, ed è qualcosa di ancora più stupefacente: si tratta addirittura di una iscrizione, sempre in greco, che fa riferimento ad un samaritano.
Era questo un popolo strettamente imparentato a quello ebraico, di cui oggi non restano che alcune centinaia di membri che vivono in Israele e parlano la lingua araba.
A differenza degli ebrei che, dall'epoca ellenistica, hanno manifestato una enorme mobilità, i samaritani sono sempre stati piuttosto stanziali, sebbene non manchino loro tracce in altri ambiti mediterranei, tra cui, probabilmente, in Sicilia, dove, secondo Paolo Orsi, avrebbero anche avuto una sinagoga.
Purtroppo questa iscrizione, risalente ad epoca imprecisata, ma comunque molto antica, è andata persa, e ci resta solo la trascrizione fatta dallo studioso vibonese Vito Capialbi, il quale riferisce che è stata trovata “prope Vibonis Valentiae portum anno 1835” e conservata presso “meo museo”. Il testo è molto breve:
Pur trattandosi di un samaritano e non di un ebreo, il ritrovamento di questa iscrizione rafforza la tesi circa la presenza di ebrei nell'antica Vibo, considerata la molto maggiore mobilità degli ebrei, la concomitante presenza dei due popoli in porti che erano negli itinerari dei commerci antichi come Vibo e Siracusa, città nella quale vivevano accanto alla locale comunità ebraica.
Linea | Testo greco | Mosino | Annotazioni |
1 | ω Θ(εο)ς Αλεξα | Il Dio ad Alessa | O Dio di Alessa |
2 | νδρου, ω Θ(εο)ς Π | ndro, il Dio a P | ndro, o Dio di P |
3 | ολυδορου και | olidoro e | |
4 | ο αγγελος Μη | l'angelo Mi | |
5 | χαηλ ροη Θ(εο)ς | chele ? Dio | |
6 | υπηντησεν | venne incontro | |
7 | αγγελος του | l'angelo del | un angelo del |
8 | μονου και | solo e | |
9 | λεγη | ? | relazione col verbo dire? |
10 | αυτω | ? | a lui? allo stesso |
11 | δεμονι | al demonio | demonio |
12 | βαρ ζων αυ | ? ? ? | |
Autorevoli studiosi e rabbini riconoscono in questa iscrizione una formula di scongiuro ebraica, il cui testo sembra una invocazione a Dio e all'arcangelo Michele; sono presenti due nomi non ebraici di persona, ma non è un dato indicativo, in quanto spesso gli ebrei avevano nomi pagani, come oggi hanno nomi cristiani.
Non è certo che questa iscrizione sia direttamente connessa ad una presenza ebraica (potrebbe semplicemente far uso di termini ebraici come ne faranno uso le gemme magiche, di origine probabilmente gnostica, di cui parleremo in seguito), ma certo è che mostra comunque una influenza della cultura e della religione ebraiche piuttosto antiche; inoltre, il fatto che provenga dallo stesso luogo in cui è stata trovata la lucerna con la menorah, rende più credibile la presenza di una comunità ebraica ellenizzata, come in gran parte del bacino mediterraneo.
Un'altra antica traccia la troviamo a Vibo Marina, ed è qualcosa di ancora più stupefacente: si tratta addirittura di una iscrizione, sempre in greco, che fa riferimento ad un samaritano.
Era questo un popolo strettamente imparentato a quello ebraico, di cui oggi non restano che alcune centinaia di membri che vivono in Israele e parlano la lingua araba.
A differenza degli ebrei che, dall'epoca ellenistica, hanno manifestato una enorme mobilità, i samaritani sono sempre stati piuttosto stanziali, sebbene non manchino loro tracce in altri ambiti mediterranei, tra cui, probabilmente, in Sicilia, dove, secondo Paolo Orsi, avrebbero anche avuto una sinagoga.
Purtroppo questa iscrizione, risalente ad epoca imprecisata, ma comunque molto antica, è andata persa, e ci resta solo la trascrizione fatta dallo studioso vibonese Vito Capialbi, il quale riferisce che è stata trovata “prope Vibonis Valentiae portum anno 1835” e conservata presso “meo museo”. Il testo è molto breve:
ΘΗΚΗ | | Teca (tomba) |
ΑΝΤΙΟΧΟΥ ΣΑ | | di Antioco Sa |
ΜΑΡΙΤΑΝΟΝ | da leggere ΜΑΡΙΤΑΝΟΥ | maritano |
Pur trattandosi di un samaritano e non di un ebreo, il ritrovamento di questa iscrizione rafforza la tesi circa la presenza di ebrei nell'antica Vibo, considerata la molto maggiore mobilità degli ebrei, la concomitante presenza dei due popoli in porti che erano negli itinerari dei commerci antichi come Vibo e Siracusa, città nella quale vivevano accanto alla locale comunità ebraica.
Nessun commento:
Posta un commento