Riceviamo da uno dei relatori, e pubblichiamo, questa sintesi del Convegno che si è tenuto nei giorni scorsi a Reggio sulla storia degli ebrei in città e nel suo circondario
LA STORIA E LA PRESENZA DEGLI EBREI NEL REGGINO DAL IV AL XVI SECOLO
DOTT. FELICE DELFINO
DOTT. FELICE DELFINO
Giorno
25 Ottobre, alla sala della Biblioteca della Provincia di Reggio Calabria,
l'Associazione Femminile FIDAPA locale ha organizzato, grazie all'interesse
della sua presidentessa la Dott.ssa Marilù Neri e della Prof.ssa Minella
Bellantonio, un Convegno/dibattito sul tema: "La Storia e le attività
degli ebrei reggini (IV - XVI sec). I tre relatori sono stati: (io) il Prof.
Felice Delfino, docente di religione; l’Avv. Franco Arillotta e il Dott. Natale
Zappalà. Prima di incominciare il Convegno, la Dott. Neri ha spiegato al
pubblico di cosa si occupa la FIDAPA reggina. Ha precisato infatti che: la
Sezione FIDAPA "Reggio Calabria Morgana" (Federazione Italiana Donne
Arti Professioni e Affari), ha lo scopo di promuovere coordinare e sostenere le
iniziative delle donne che operano nel campo delle Arti, delle Professioni e
degli Affari. La decisione di realizzare proprio nel mese di Ottobre un
incontro culturale, che ha come tema: La storia e le attività degli Ebrei
reggini di Ottobre, non è casuale ma ha una motivazione ben precisa.
Infatti,
per gli Ebrei (Il periodo di Settembre – Ottobre) è il mese di TISHRI, un mese
particolarmente ricco di avvenimenti per il mondo ebraico, in quanto proprio in
TISHRI, si concentrano alcune delle loro principali festività della religione
ebraica partire da ROSH HASHANAH, per poi proseguire con YOM KIPPUR e finire
con SUKKOT.
A
ROSH HASHANAH hanno fatto seguito i dieci giorni penitenziali nei quali il
popolo ebraico ha preso coscienza dei peccati compiuti durante l’anno, pregando
Dio. Questi peccati sono stati espiati nel giorno dell’espiazione lo YOM
KIPPUR, festa celebrata il decimo giorno di TISHRI, che quest’anno è caduto il
26 Settembre. Infine, il quindicesimo giorno di TISHRI, cioè dall’1 all’8 di
Ottobre, si è festeggiato SUKKOT (la festa della capanne), festa come PESACH e SHUVOT
è legata alla commemorazione dell’Esodo e ai cicli stagionali. SUKKOT
precisamente ricorda il pellegrinaggio del popolo ebraico durato quarant’anni
nel deserto. Durante questa festa vengono costruite con materiali vegetali ed
in maniera assai dettagliata alcune tipiche capanne (sukkà). Inoltre, vengono
raccolti i cedri che per gli ebrei sono frutti sacri. Infatti, nel libro del
Levitico il cedro viene descritto come il frutto dell’albero più bello indicato
da Dio a Mosè. Proprio in occasione di SUKKOT, moltissimi Rabbini provenienti
da tutto il mondo, come di consueto ogni anno, sono giunti in Calabria e
precisamente in quella porzione di territorio comprensiva tra Tortora e Cetraro,
meglio nota col nome di Costa dei cedri, per raccogliere i cedri kasher cioè
cedri puri per utilizzarli durante la funzione liturgica della festa delle
capanne.
Questi
rabbini scendono annualmente in Calabria a raccogliere i cedri non solo per
l’alta qualità di questo frutto che dipende sia dalla ricchezza delle falde
acquifere della zona, sia dalle condizioni climatiche favorevoli; ma anche
perchè la storia ebraica e quella calabrese, dall’antichità al Medioevo, sono
state strettamente legate, in quanto molte famiglie ebree erano saldamente
stabilite in Calabria ed in particolare nel reggino dove svolgevano la loro
vita sociale, religiosa e soprattutto economica. Alla base di questo
stanziamento ci sta quel particolare fenomeno migratorio di massa conosciuto
precisamente col nome di Diaspora, termine che deriva dal greco e che significa
propriamente in italiano disseminazione o dispersione.
Ho
aperto il convegno ricordando come la diaspora non fu unica, ma tre furono le
più importanti Diaspore che si susseguirono in epoche diverse e che causarono
l'arrivo di famiglie ebree, non solo nel reggino, ma in ogni parte del mondo
anticamente conosciuto. Infatti, come affermò lo storico Strabone: "non vi era luogo della terra senza
ebrei saldamente stabiliti". Ricordo in particolare la Diaspora
Assira, quella Babilonese, quella Romana. Proprio in occasione di quest'ultima
avvenuta nel 70 d.C., dopo la distruzione di Gerusalemme e del Tempio ad opera
del generale Tito, a Reggio Calabria e nelle zone sia costiere che
dell'entroterra dell'attuale provincia, giunse un cospicuo numero di ebrei.
Questo perché questi ebrei, prima di giungere in qualità di schiavi a Roma,
percorsero la rotta commerciale, la stessa che Paolo di Tarso fece nel 64 e che
aveva come scalo obbligato Reggio. Gli ebrei in un condizione servile, dopo
essere stati resi liberi mediante pagamento, percorrendo la via Popilia (che
collegava Capua con Catona di Reggio Calabria) si diressero in svariate zone
dell’Italia Meridionale. Una numerosa comunità ebraica era presente nel reggino
già nel IV secolo d.C., come testimoniano tre eminenti reperti archeologici: il
titulus della Sinagoga di Reggio, la lucerna di Leucopetra (l'attuale
promontorio di Capo d'Armi di Lazzaro) e soprattutto la Sinagoga di San
Pasquale di Bova Marina che è la più antica Sinagoga trovata in Italia dopo
quella di Ostia.
Ho lasciato dunque la parola all'Avv.Franco Arillotta, noto studioso reggino,
il quale ha esposto in maniera davvero brillante il discorso sulla storia della
Giudecca di Reggio ed i suoi aspetti toponomastici ed urbanistici. Nel far ciò,
l'avvocato ha intrattenuto i partecipanti al convegno mostrando alcune
interessantissime immagini mediante le quali ha fatto vedere dove era ubicata
la giudecca e la sinagoga a Reggio. L'Avv. Arillotta ha esposto una sua tesi
sulla collocazione della Sinagoga al di fuori della Giudecca. Secondo quanto egli
afferma: la Giudecca era inizialmente collocata nel luogo dove si trovava la
Sinagoga (cioè attualmente nei pressi delle Poste). Quando successivamente ci
fu l'ampliamento urbano, in epoca normanna, gli Ebrei (anzi per la precisione
Giudei, come ci tiene a precisare bene l’Avvocato, in quanto provenienti dalla
Giudea) costruirono la Giudecca più a nord e lasciarono la Sinagoga nel suo
luogo d'origine. L’Avvocato ha poi sottolineato un notevole contributo
culturale dato dagli ebrei reggini. Si tratta del Commentario al Pentateuco del
Rashi, realizzato dall’ebreo Abram ben Garton. Quest’opera stampata a caratteri
mobili e scritta in ebraico, datata 1475, rappresenta la prima opera stampata a
caratteri ebraici che riporta la sua datazione. Altra bellissima immagine fatta
vedere ai presenti è una stampa del Saint-Non di fine XVIII sec., dimostra la
natura commerciale della città reggina, in quanto raffigura mercanti, ebrei,
turchi e genovesi a Reggio. L’Avvocato conclude, il suo affascinante discorso
sottolineando che nonostante fosse stato emanato nel 1451 l’editto di
espulsione degli ebrei dal Regno di Napoli, molti ebrei furono ancora presenti
nel reggino, fino al XVIII secolo.
È
arrivato il momento di Natale Zappalà, giovane docente di storia, il quale ha
esposto le argomentazioni inerenti alle attività svolte dagli ebrei reggini. Il
Prof. Zappalà ha spiegato come i giudei fossero abilissimi non solo nel
commercio, ma anche in ogni settore dell’economia: dalla produzione della seta
alla tintoria, dalla medicina all’usura. Soprattutto un grande contributo lo
portarono nell’industria serica e in una attività strettamente legata ad essa,
la tintoria (gli ebrei portarono dall’India la colorazione dell’indaco). Famose
erano le sete lavorate a Seminara. Gli Ebrei, inoltre, il giorno di Maria
Maddalena, fissavano il prezzo della seta da mettere sul mercato. Anche
quest’aspetto sottolinea il fatto che essi detenevano il monopolio della seta.
Oltre la seta commerciavano tantissimi altri prodotti, anche nelle fiere
locali, tra cui cito per importanza la fiera franca di agosto istituita a
Reggio Calabria nel 1357,
in epoca Angioina. Tra i tanti prodotti non poteva
certamente mancare il vino reggino. Il vino reggino era uno dei vini principi
dell’antichità, insieme al vino Sorrentino e quello Priverno. Questo vino
prodotto a Reggio era un prodotto altamente qualitativo da essere utilizzato
dagli Ebrei per le loro celebrazione liturgiche (un prodotto Kosher insomma). Per
conservare questo vino furono realizzate apposite anfore vinarie, definite
dagli archeologi KEAY LII, le quali
venivano prodotte in molte fornaci locali tra cui a Pellaro. Alcune KEAY LII rinvenute, hanno sigillato il bollo
della Menorah (il candelabro a sette braccia, simbolo dell’ebraismo) e dunque
sono di chiara provenienza ebraica.
Gli
ebrei furono una inesauribile fonte di ricchezza per l’economia locale e
arricchirono non solo la Regia Corte, ma anche le autorità ecclesiastiche,
quando ad esse venne concessa la giurisdizione di alcune Giudecche. Io stesso
(Prof. Delfino), ho sottolineato, come il
loro allontanamento dal reggino e dalle restanti zone del Regno di Napoli fu un
grave errore che comportò gravissime conseguenze a livello economico. Alla base
della loro scacciata, ci furono due fattori: l’antisemitismo e l’odio che i
cristiani locali nutrivano nei loro confronti perché li dipingevano come
terribili usurai. Il Concilio Lateranense IV, presieduto da Papa Innocenzo III,
aveva dato agli Ebrei (oltre l’obbligo a portare un segno distintivo, il siman, e a volte anche un particolare cappello), l’esclusiva del
prestito di denaro col diritto d’interesse, che poi fu fissato dal sovrano
Svevo, Federico II, nel Liber Augustalis,
ad una percentuale non superiore al 10%, norma che in realtà gli Ebrei
rispettavano. La popolazione li odiava veramente perché erano accusati dalla
popolazione di essersi arricchiti alle loro spalle e perciò trovò pretesti per allontanarli, come
l’episodio della Chiesa di Santa Barbara a Reggio. In tale circostanza, come
aveva ricordato in precedenza l’Avv. Franco Arillotta, poiché la Sinagoga era
stata edificata proprio in vicinanza di questa Chiesa Cristiana, che il
terremoto del 1908 distrusse, molti cristiani si ribellarono protestando
arditamente al sovrano Aragonese, perché questi Ebrei li disturbavano durante
le loro funzioni religiose. Il re allora trovò un compromesso per non
scontentare né i Giudei, né i Cristiani. Decretò infatti o che la Sinagoga
venisse demolita o usata dagli stessi Cristiani e che comunque gli Ebrei
venissero pagati per costruirne una nuova in altra zona.
Questo
e altri piccoli, sporadici avvenimenti di intolleranza portarono al primo
Editto di Espulsione, quello del 1511. Tuttavia, qualche anno dopo il loro
allontanamento, i reggini, che erano soffocati dai debiti contratti con i
banchieri cristiani, li richiamarono. La presenza ebraica nel reggino perdurò
per un lasso di tempo non superiore ai 30 anni, perché nel 1541, venne
decretata la loro definitiva espulsione.
Ho
infine concluso sottolineando come la presenza giudaica fu determinante in
maniera positiva per le sorti dell’economia reggina e che, il loro
allontanamento fu un gesto sconsiderato che pesò come un macigno e provocò
impoverimento e degrado.
Purtroppo
non tutti oggi conoscono la storia degli ebrei reggini e la maggior parte dei
cittadini di Reggio, ma anche tutti i calabresi in generale, conoscono ed
esaltano il nostro glorioso passato magnogreco, senza però dare il giusto
valore alla presenza giudaica. Sarebbe più opportuno invece avere anche di essa
una piena conoscenza, in quanto solo questa conoscenza può darci la
consapevolezza di chi siamo e verso dove dirigiamo i nostri passi. Come infatti
disse la famosa psicanalista Melanie Kleine:
“Noi siamo il
nostro passato, reinterpretato al presente, per proiettarlo verso il futuro”.
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