pubblico un articolo interessante di qualche anno fa
Dal blog "La nostra storia", del Corriere della sera, curato da Dino Messina
Dal dottor Francesco Pizzo, manager e cultore di
storia, che dalla nascita di questo blog ci offre commenti sempre
sapidi, riceviamo un interessante contributo alla storia degli ebrei
nell’Italia del Sud che volentieri pubblichiamo.
Qualche anno fa Tullia Zevi, presidente delle
comunità ebraiche italiane, affermò che la storia di quelle nel
meridione non era stata ancora scritta. Aggiungiamo che presenta anche
qualche mistero. Gli ebrei in Lucania sono stati presenti come
documentato dalla sinagoga e dalle tombe di Venosa e Acerenza, sulla
direzione della via Appia da ovest a est. Ma comunità furono anche
nell’alta val d’Agri, nella città romana di Grumentum e a Montemurro –
come accertato dal Centro studi federiciano (centrostudifederici.org)
attraverso il ritrovamento di una stele a Grumentum con iscrizione in
ebraico “Mosè, figlio di Emanuel” - in generale fino al dominio
aragonese nel Regno di Napoli nel 1503, allorché Ferdinando III divenne
anche re di Napoli.
Ferdinando “il cattolico” procedette anche nel regno
napoletano all’espulsione degli ebrei, come già in Aragona ed in
Castiglia; alle comunità israelite del sud Italia che raggiungevano le
90.000 anime - secondo lo storico Francesco Renda - toccò la diaspora o
il ridursi a “marrani” o praticare forme di “criptogiudaismo”, al pari
dei 90.000 ebrei che il re Giovanni II accettò di stanziare in
Portogallo. Agli inizi degli Anni ’90 dello scorso secolo sono stati
rintracciati nel nord del Portogallo i discendenti di quei marrani, i
quali nelle festività ebraiche ancora praticavano, di nascosto, i riti
della tradizione…
Il mistero dell’ebraismo in Val d’Agri, cui si
accennava all’inizio: Viggiano, paesino di montagna (media 1000 metri
s.m.) dove si rifugiarono anche i profughi di Grumentum dopo le varie
distruzioni per mano di longobardi, saraceni e persecuzioni di
aragonesi, è noto per essere stato custode di una tradizione di
musicanti e, in special modo, di arpisti. Nessuno è riuscito a spiegare
in maniera soddisfacente i motivi di tale abilità con uno strumento,
per di più costruito in loco, nel cuore di territorio povero, difficile
e di tradizioni agro-pastorali.
Anche se in mancanza di prove documentali certe,
esistono però indizi di presenza ebraica, anche nel comprensorio del
comune lucano: a 1400 metri, in un luogo ideale per sfuggire a
persecuzioni, esiste la località “Fontana di Genova”, con una fonte
d’acqua, alle pendici del monte Sant’Enoc. Ambedue i toponimi sarebbero
facilmente riconducibili alla fonte di Jehoshua e, particolarmente, al
profeta biblico Enoc, l’eponimo del ritorno del popolo eletto alla terra
promessa. Come escludere che quei fuggiaschi avessero con loro le
famose arpe, che potrebbero aver diffuso tra gente che al massimo poteva
essere pratica di zufoli di canna. Nella Bibbia, invece, si racconta
che la fine dei lavori di costruzione del Tempio venne celebrata tra
suoni di cembali e arpeggi…
Ancora una cinquantina di anni fa si panificava nelle case di venerdì e grano e farina erano custoditi in sacchi con colori e righe che richiamavano tessuti rituali ebraici. Per non dire dei cognomi che si rintracciano copiosi sulle lapidi del cimitero del paese…
Francesco Pizzo
Ancora una cinquantina di anni fa si panificava nelle case di venerdì e grano e farina erano custoditi in sacchi con colori e righe che richiamavano tessuti rituali ebraici. Per non dire dei cognomi che si rintracciano copiosi sulle lapidi del cimitero del paese…
Francesco Pizzo
Nessun commento:
Posta un commento