Venerdì 2 novembre (17 Cheshvàn)
Ore 08:30 (e a seguire) Hotel Orientale, Corso G. Garibaldi, 40 – Brindisi
Arrivo dei partecipanti e registrazione
Ore 10:00, I parte: “Stati Generali degli Ebrei dell’Italia Meridionale”
“Se non sono io per me, chi sarà per me?”
(Sessione aperta anche a chi ha iniziato il processo di Ghiur)
Ore 11:30, II parte: “E se anche io fossi per me, che cosa sono io?”
(Sessione riservata agli iscritti alla Comunità)
0re 13.30 Colazione
Ore 15:00, III parte: “E se non ora, quando?”
Incontro con le Istituzioni
(Sessione aperta al pubblico)
Ore 16:25: Accensione delle candele
Ore 16.35: Minchà, kabbalath shabbat e arvit
Ore 18.00: Riflessioni sulle tefilloth di shabbat (rav Scialom Bahbout)
Ore 19.00: Kiddush e cena
Sabato 3 novembre (18 Cheshvan)
Ore 8.30 Studio con rav Scialom Bahbout
Ore 09:30: Shachrit, keriath hatorà - Dvar Torà - Musaf e Kiddush
Ore 11.30 Studio a gruppi sulla parashà settimanale
Ore 12.30 Giro turistico per Brindisi
Ore 13.30 Pranzo
Ore 14.30 Riposo
Ore 16.00 Minchà
Ore 16.30 Onegh shabbath e se’udà shelishit
Ore 17.15 Arvit
Ore 17.24: Havdalà (Uscita dello Shabbàt)
Ore 18.30 Programma per i giovani
Hotel Orientale, Corso G. Garibaldi, 40 “SUPEREOI CON LA KIPPA’?”
Comics, super-eroi e scintille di Torah “THE AVENGERS"
Ore 19:00 Programma per i diversamente giovani
Palazzo Nervegna – Sala Università, Via Duomo
Presentazione del libro
IL DISEGNO SEGRETO, Il messaggio della Kabbalah nell’arte d’Italia”,
Roy Doliner Autore dei Segreti della Sistina.
Sarà presente l’Autore
Ore 21:00: Cena in Albergo
Domenica 4 novembre (19 Cheshvàn)
Ore 09:00: Shachrit
Partenza per le rispettive destinazioni
Il prezzo per pernottamento, a persona, è di euro 20,00 a notte, con un
supplemento di 10 euro per la camera singola, mentre ogni singolo pasto sarà di
12-13 euro per persona.
Under 18 e ragazzi del Benè Akiva, GRATIS,
grazie alle generose sponsorizzazioni ottenute.
Per i pagamenti rivolgersi esclusivamente agli organizzatori.
La kashrùt sarà sotto il controllo di
Rav Bahbout.
Location: Quasi tutte
le attività da programma si svolgeranno presso
HOTEL ORIENTALE
Corso G. Garibaldi, 40
in pieno Centro di Brindisi
Categoria: 4 stelle
Con parcheggio interno GRATUITO per coloro che prenoteranno
PRENOTAZIONI: Hotel
Orientale
tel. +39 0831 568451
info@hotelorientale.it
PRENOTAZIONI ED INFO:
C. Yehudà Pagliara - +39 330 877878 - avv.pagliara@virgilio.it
M. Ruth Pagliara - +39 393 1232400 - perrino.maria@alice.it
Da BrindisiWeb
LE
COLONIE EBRAICHE A BRINDISI
Documenti e ritrovamenti archeologici
hanno permesso di confermare la presenza di una fiorente
e numerosa comunità ebraica in Brindisi
sin dal IX secolo, anche se non si può escludere
una loro presenza antecedente.
Queste colonie di ebrei hanno vissuto a Brindisi alterne
vicende che li hanno visti talvolta scacciati dalla
città e talvolta invocati e favoriti, seguendo
la logica economica che da sempre li vede protagonisti
nella storia: possessori di cospicui capitali liquidi
(non potevano avere beni stabili) assumevano ruoli importanti
per le sorti economiche del popolo grazie ai loro prestiti,
che concedevano con forti interessi, un mercato che
si contendevano ai banchieri veneziani, genovesi e fiorentini.
Quando l'usura raggiungeva importi troppo elevati, per
la popolazione talvolta era utile nascondere dietro
argomentazioni religiose le motivazioni per allontanarli
e quindi non pagare i debiti contratti, per poi richiamarli
quando subentrava una crisi economica.
A
Brindisi il più antico ritrovamento ebraico sembra
essere quello risalente all'832, si tratta di una epigrafe
sepolcrale (foto a lato e
sotto) ritrovata nella zona di via Tor Pisana,
nei pressi dell'attuale stazione ferroviaria, una zona
destinata a necropoli.
L'interessante pietra è oggi conservata nel Museo
Provinciale e riporta un lungo epitaffio in lingua ebraica
dedicata a Lea, una bella e giovane fanciulla morta
all'età di 17 anni, al quale viene chiesto che
per lei si aprano le porte del giardini dell'Eden (leggi).
Queste comunità, che esercitavano principalmente
il commercio di spezie, di preziosi, di sete e cotone
ed anche di schiavi, vivevano in un agglomerato di abitazioni
nel rione Giudea, non un ghetto confinate ma
un quartiere a loro riservato e separato dalla popolazione
cristiana, che corrisponde all'area collinare che va
dall'attuale chiesa dell'Annunziata sino alla Mena,
l'odierna Corso Garibaldi. La strada principale che
attraversava il rione era intitolata, nel 1321, come
"Ruga Lame Judayce", corrispondente all'attuale
via Giudea (toponimo ripristinato dopo le leggi razziali
fasciste che l'avevano trasformata in via Tunisi). Al
centro del quartiere vi era la chiesa dei SS. Simone
e Giuda, forse una precedente sinagoga, che nel 1565
era già in rovina.
Nel rione vi era anche una fontana "solo destinata
per servitio di quelle genti quando dimoravano a Brindisi,
acciò nè anche con l'acque si mischiassero
con i Cristiani".
In
epoca normanna la condizione degli ebrei in Brindisi
era migliorata rispetto all'età bizantina, in
questo periodo vi fu il passaggio degli ebrei dal dominio
diretto dei principi a quello dei vescovi, a cui era
dovuto il pagamento delle imposte.
Un documento del 1199 riporta un accordo tra Isacco,
giudice e probabile capo ebraico locale, insieme a importanti
cittadini e al comune di Brindisi, con i capitani delle
Repubblica di Venezia, al fine di non concedere ospitalità
nel porto alle navi dei pisani e dei genovesi, concorrenti
dei veneti. Lo stesso Isacco è uno dei
seguaci locali dell'ammiraglio Margherito ed esponente
di spicco del gruppo antifedericiano che tiene il controllo
della città durante il periodo anarchico, anch'egli
partecipa al saccheggio della chiesa di Santa Maria
del Ponte.
Sempre di epoca sveva è la concessione di libertà
voluta dall'imperatore Federico II, limitata
poi nel 1221 con alcune ordinanze. Lo stesso sovrano
nel 1231 protegge la colonia ebraica e gli concede "la
facoltà di concedere il pegno e il cambio",
per dare maggiore sviluppo all'economia, permettendo
agli stessi l'esercizio dell'industria e delle arti,
in particolare quello della tintoria dove gli ebrei
erano esperti, come dimostrato da una testimonianza
risalente al 1165 che informa della presenza in città
di 10 famiglie ebree che esercitavano quest'arte.
Seguirono
periodi di persecuzione con l'avvento degli angioini,
che instaurarono una politica antigiudaica. Fu fatto
obbligo per gli ebrei uomini indossare sul petto un
cerchio di panno di colore giallo tagliato orizzontalmente
nel mezzo, mentre per le donne vi era l'obbligo di un
copricapo color indaco. I giudei venivano aggrediti
dai cristiani "Cum fustibus seu lignis et armis"
e venivano obbligati a convertirsi al cattolicesimo,
oltre che a pagare forti tributi; i loro figli venivano
strappati violentemente alle famiglie per essere forzatamente
battezzati. Questa politica portò l'allontanamento
delle colonie dalla città. Nel 1409 le popolazioni
locali, che avevano sino ad allora sopraffatto in ogni
modo le comunità ebraiche, chiesero al re Ladislao
di permettere agli ebrei di prestare il denaro senza
incorrere nelle pene imposta da Stato e Chiesa, permettendo
anche interessi pari al 40-45% annui. Questa innovazione
portò un grande benessere alle colonie di giudei
pugliesi e di tutto il meridione per l'intero XV secolo,
che contrastava con le condizioni sempre critiche nel
resto d'Europa, tanto che vi fu un grosso afflusso di
ebrei stranieri.
Anche gli aragonesi furono favorevoli agli ebrei,
al quale fu permesso di avere sinagoghe e scuole. A
Brindisi vi sono documenti che confermerebbero la presenza
di una scuola ebraica ancora presente nel '500, ma non
è accertata la presenza di una sinagoga.
Il re Ferrante d'Aragona, spinto dai cittadini,
emanò un ordine di protezione degli ebrei poveri
presenti a Brindisi (1469) ma con la sua morte si scatenò
in tutto il regno l'odio contro questi gruppi: le popolazioni
ovunque si rifiutavano di restituire il denaro avuto
in prestito e vi furono persino violenze e saccheggi.
Per evitare la stessa sorte gli ebrei brindisini giocarono
d'anticipo e d'astuzia: con un atto pubblico del notaio
Nicola De Lacu rinunciarono al denaro prestato come
segno di riconoscenza ai cittadini per i favori da loro
ricevuti. Era il 1495.
Due anni più tardi l'intera colonia ebraica di
Brindisi, che contava 240 anime su una popolazione di
4000 persone, sospettando una nuova sommossa nei loro
confronti, decise di trasferirsi a Gallipoli mantenendo
i privilegi e le franchigie di cui godevano a Brindisi,
nel frattempo passata sotto la dominazione veneziana.
Nella città salentina furono ospitati e trattati
come normali cittadini, grazie soprattutto all'aiuto
economico che portarono al commercio locale. Da qui
pretesero il pagamento dei debiti brindisini rinunciando
all'accordo stipulato nel 1495, che si aprì un
contenzioso che durò per circa dieci anni.
Con il regno di Ferdinando il Cattolico vi fu
un inasprimento nei confronti di tutte queste comunità,
sino all'emanazione dell'editto di espulsione dal regno
di tutti gli ebrei (1510). Ma la mancanza di denaro
portò un forte rallentamento ai traffici commerciali
ed industriali, pertanto vennero nuovamente richiamati
da Carlo V nel 1520, per poi essere definitivamente
allontanati nel 1541. Dopo questa data non si sono più
avute notizie di comunità ebraiche a Brindisi.
Si
possono segnalare altri passaggi di queste comunità
nella città adriatica: una si riferisce all'esodo
di ebrei dalla Russia e da altri paesi orientali nel
1891, alcuni di questi giunsero in città e chiesero
la concessione di suoli per edificare le proprie case,
che gli fu accordata "si per senso di ospitalità,
sia perché si sperava un incremento economico
dalla presenza in città di ricchi ebrei".
Nel 1945, subito dopo la seconda guerra mondiale, in
località Bocche di Puglia venne istituito un
campo di concentramento e smistamento degli ebrei superstiti
provenienti da tutta l'Europa, in attesa di partire
per il loro nuovo stato d'Israele.
Sempre qui all'alba del 29 novembre 1956, dalla motonave
"Achylleos", sbarcarono a
Brindisi 86 profughi ebrei, in prevalenza italiani,
provenienti dall'Egitto da dove erano stati espulsi
dal governo di Nasser, a seguito della "crisi di
Suez". Molti di loro si erano imbarcati con i soli
oggetti personali e pochi soldi, lasciando tutti i beni
accumulati in anni di lavoro.
A Brindisi furono ospitati nel campo di "Bocche
di Puglia" dove furono accolti con solidarietà
e calorosa amicizia. Ripartirono nelle settimane successive
e in tanti rimasero in Italia. Di questa esperienza
parla Carolina Delburgo, all'epoca profuga di 10 anni
proveniente dal Cairo, nel suo libro di memorie "…Come
ladri nella notte…".
Immagini nel
testo (dall'alto verso il basso):
Epigrafe ebraica risalente al 832 d.C. scoperta a Brindisi
nei pressi di via Tor Pisana
via Giudea e via Annunziata oggi,
zone dell'area collinare del rione Giudea
Riferimenti
bibliografici
» Giacomo Carito - Brindisi - Nuova Guida,
1993
» Nicola Vacca - Brindisi ignorata,
1954
Sitografia
» Gli ebrei
a Trani e in Puglia nel medioevo - Tesi di laurea
di Emanuele Gianolio (web
link)
» Una nuova
Sion sulle rive dell'Adriatico (web
link)
Libri
sull'argomento:
» Angela
Frascadore, Gli ebrei a Brindisi nel '400.
Da documenti del Codice Diplomatico di Annibale
De Leo. 2002
» Carolina
Delburgo, …Come ladri nella notte…
2006
Un caso curioso (e drammatico per chi lo visse) di ebrei che capitarono involontariamente a Brindisi dopo il gerush del 1541, e che passarono anche per la Calabria, esattamente dal porto di Brancaleone: Disavventure di Ebrei capitati a Brindisi nel 1547
Ore 10:00, I parte: “Stati Generali degli Ebrei dell’Italia Meridionale”
“Se non sono io per me, chi sarà per me?”
(Sessione aperta anche a chi ha iniziato il processo di Ghiur)
Ore 11:30, II parte: “E se anche io fossi per me, che cosa sono io?”
(Sessione riservata agli iscritti alla Comunità)
0re 13.30 Colazione
Ore 15:00, III parte: “E se non ora, quando?”
Incontro con le Istituzioni
(Sessione aperta al pubblico)
Ore 16:25: Accensione delle candele
Ore 16.35: Minchà, kabbalath shabbat e arvit
Ore 18.00: Riflessioni sulle tefilloth di shabbat (rav Scialom Bahbout)
Ore 19.00: Kiddush e cena
Sabato 3 novembre (18 Cheshvan)
Ore 8.30 Studio con rav Scialom Bahbout
Ore 09:30: Shachrit, keriath hatorà - Dvar Torà - Musaf e Kiddush
Ore 11.30 Studio a gruppi sulla parashà settimanale
Ore 12.30 Giro turistico per Brindisi
Ore 13.30 Pranzo
Ore 14.30 Riposo
Ore 16.00 Minchà
Ore 16.30 Onegh shabbath e se’udà shelishit
Ore 17.15 Arvit
Ore 17.24: Havdalà (Uscita dello Shabbàt)
Ore 18.30 Programma per i giovani
Hotel Orientale, Corso G. Garibaldi, 40 “SUPEREOI CON LA KIPPA’?”
Comics, super-eroi e scintille di Torah “THE AVENGERS"
Ore 19:00 Programma per i diversamente giovani
Palazzo Nervegna – Sala Università, Via Duomo
Presentazione del libro
IL DISEGNO SEGRETO, Il messaggio della Kabbalah nell’arte d’Italia”,
Roy Doliner Autore dei Segreti della Sistina.
Sarà presente l’Autore
Ore 21:00: Cena in Albergo
Domenica 4 novembre (19 Cheshvàn)
Ore 09:00: Shachrit
Partenza per le rispettive destinazioni
Il prezzo per pernottamento, a persona, è di euro 20,00 a notte, con un
supplemento di 10 euro per la camera singola, mentre ogni singolo pasto sarà di
12-13 euro per persona.
Under 18 e ragazzi del Benè Akiva, GRATIS, grazie alle generose sponsorizzazioni ottenute.
Per i pagamenti rivolgersi esclusivamente agli organizzatori.
La kashrùt sarà sotto il controllo di Rav Bahbout.
Under 18 e ragazzi del Benè Akiva, GRATIS, grazie alle generose sponsorizzazioni ottenute.
Per i pagamenti rivolgersi esclusivamente agli organizzatori.
La kashrùt sarà sotto il controllo di Rav Bahbout.
Location: Quasi tutte
le attività da programma si svolgeranno presso
HOTEL ORIENTALE
Corso G. Garibaldi, 40
in pieno Centro di Brindisi
Categoria: 4 stelle
Con parcheggio interno GRATUITO per coloro che prenoteranno
HOTEL ORIENTALE
Corso G. Garibaldi, 40
in pieno Centro di Brindisi
Categoria: 4 stelle
Con parcheggio interno GRATUITO per coloro che prenoteranno
PRENOTAZIONI: Hotel
Orientale
tel. +39 0831 568451
info@hotelorientale.it
tel. +39 0831 568451
info@hotelorientale.it
PRENOTAZIONI ED INFO:
C. Yehudà Pagliara - +39 330 877878 - avv.pagliara@virgilio.it
M. Ruth Pagliara - +39 393 1232400 - perrino.maria@alice.it
Da BrindisiWeb
LE
COLONIE EBRAICHE A BRINDISI
Documenti e ritrovamenti archeologici
hanno permesso di confermare la presenza di una fiorente
e numerosa comunità ebraica in Brindisi
sin dal IX secolo, anche se non si può escludere
una loro presenza antecedente.
Queste colonie di ebrei hanno vissuto a Brindisi alterne vicende che li hanno visti talvolta scacciati dalla città e talvolta invocati e favoriti, seguendo la logica economica che da sempre li vede protagonisti nella storia: possessori di cospicui capitali liquidi (non potevano avere beni stabili) assumevano ruoli importanti per le sorti economiche del popolo grazie ai loro prestiti, che concedevano con forti interessi, un mercato che si contendevano ai banchieri veneziani, genovesi e fiorentini. Quando l'usura raggiungeva importi troppo elevati, per la popolazione talvolta era utile nascondere dietro argomentazioni religiose le motivazioni per allontanarli e quindi non pagare i debiti contratti, per poi richiamarli quando subentrava una crisi economica.
Queste colonie di ebrei hanno vissuto a Brindisi alterne vicende che li hanno visti talvolta scacciati dalla città e talvolta invocati e favoriti, seguendo la logica economica che da sempre li vede protagonisti nella storia: possessori di cospicui capitali liquidi (non potevano avere beni stabili) assumevano ruoli importanti per le sorti economiche del popolo grazie ai loro prestiti, che concedevano con forti interessi, un mercato che si contendevano ai banchieri veneziani, genovesi e fiorentini. Quando l'usura raggiungeva importi troppo elevati, per la popolazione talvolta era utile nascondere dietro argomentazioni religiose le motivazioni per allontanarli e quindi non pagare i debiti contratti, per poi richiamarli quando subentrava una crisi economica.
A
Brindisi il più antico ritrovamento ebraico sembra
essere quello risalente all'832, si tratta di una epigrafe
sepolcrale (foto a lato e
sotto) ritrovata nella zona di via Tor Pisana,
nei pressi dell'attuale stazione ferroviaria, una zona
destinata a necropoli.
L'interessante pietra è oggi conservata nel Museo Provinciale e riporta un lungo epitaffio in lingua ebraica dedicata a Lea, una bella e giovane fanciulla morta all'età di 17 anni, al quale viene chiesto che per lei si aprano le porte del giardini dell'Eden (leggi).
Queste comunità, che esercitavano principalmente il commercio di spezie, di preziosi, di sete e cotone ed anche di schiavi, vivevano in un agglomerato di abitazioni nel rione Giudea, non un ghetto confinate ma un quartiere a loro riservato e separato dalla popolazione cristiana, che corrisponde all'area collinare che va dall'attuale chiesa dell'Annunziata sino alla Mena, l'odierna Corso Garibaldi. La strada principale che attraversava il rione era intitolata, nel 1321, come "Ruga Lame Judayce", corrispondente all'attuale via Giudea (toponimo ripristinato dopo le leggi razziali fasciste che l'avevano trasformata in via Tunisi). Al centro del quartiere vi era la chiesa dei SS. Simone e Giuda, forse una precedente sinagoga, che nel 1565 era già in rovina.
Nel rione vi era anche una fontana "solo destinata per servitio di quelle genti quando dimoravano a Brindisi, acciò nè anche con l'acque si mischiassero con i Cristiani".
L'interessante pietra è oggi conservata nel Museo Provinciale e riporta un lungo epitaffio in lingua ebraica dedicata a Lea, una bella e giovane fanciulla morta all'età di 17 anni, al quale viene chiesto che per lei si aprano le porte del giardini dell'Eden (leggi).
Queste comunità, che esercitavano principalmente il commercio di spezie, di preziosi, di sete e cotone ed anche di schiavi, vivevano in un agglomerato di abitazioni nel rione Giudea, non un ghetto confinate ma un quartiere a loro riservato e separato dalla popolazione cristiana, che corrisponde all'area collinare che va dall'attuale chiesa dell'Annunziata sino alla Mena, l'odierna Corso Garibaldi. La strada principale che attraversava il rione era intitolata, nel 1321, come "Ruga Lame Judayce", corrispondente all'attuale via Giudea (toponimo ripristinato dopo le leggi razziali fasciste che l'avevano trasformata in via Tunisi). Al centro del quartiere vi era la chiesa dei SS. Simone e Giuda, forse una precedente sinagoga, che nel 1565 era già in rovina.
Nel rione vi era anche una fontana "solo destinata per servitio di quelle genti quando dimoravano a Brindisi, acciò nè anche con l'acque si mischiassero con i Cristiani".
In
epoca normanna la condizione degli ebrei in Brindisi
era migliorata rispetto all'età bizantina, in
questo periodo vi fu il passaggio degli ebrei dal dominio
diretto dei principi a quello dei vescovi, a cui era
dovuto il pagamento delle imposte.
Un documento del 1199 riporta un accordo tra Isacco, giudice e probabile capo ebraico locale, insieme a importanti cittadini e al comune di Brindisi, con i capitani delle Repubblica di Venezia, al fine di non concedere ospitalità nel porto alle navi dei pisani e dei genovesi, concorrenti dei veneti. Lo stesso Isacco è uno dei seguaci locali dell'ammiraglio Margherito ed esponente di spicco del gruppo antifedericiano che tiene il controllo della città durante il periodo anarchico, anch'egli partecipa al saccheggio della chiesa di Santa Maria del Ponte.
Sempre di epoca sveva è la concessione di libertà voluta dall'imperatore Federico II, limitata poi nel 1221 con alcune ordinanze. Lo stesso sovrano nel 1231 protegge la colonia ebraica e gli concede "la facoltà di concedere il pegno e il cambio", per dare maggiore sviluppo all'economia, permettendo agli stessi l'esercizio dell'industria e delle arti, in particolare quello della tintoria dove gli ebrei erano esperti, come dimostrato da una testimonianza risalente al 1165 che informa della presenza in città di 10 famiglie ebree che esercitavano quest'arte.
Seguirono periodi di persecuzione con l'avvento degli angioini, che instaurarono una politica antigiudaica. Fu fatto obbligo per gli ebrei uomini indossare sul petto un cerchio di panno di colore giallo tagliato orizzontalmente nel mezzo, mentre per le donne vi era l'obbligo di un copricapo color indaco. I giudei venivano aggrediti dai cristiani "Cum fustibus seu lignis et armis" e venivano obbligati a convertirsi al cattolicesimo, oltre che a pagare forti tributi; i loro figli venivano strappati violentemente alle famiglie per essere forzatamente battezzati. Questa politica portò l'allontanamento delle colonie dalla città. Nel 1409 le popolazioni locali, che avevano sino ad allora sopraffatto in ogni modo le comunità ebraiche, chiesero al re Ladislao di permettere agli ebrei di prestare il denaro senza incorrere nelle pene imposta da Stato e Chiesa, permettendo anche interessi pari al 40-45% annui. Questa innovazione portò un grande benessere alle colonie di giudei pugliesi e di tutto il meridione per l'intero XV secolo, che contrastava con le condizioni sempre critiche nel resto d'Europa, tanto che vi fu un grosso afflusso di ebrei stranieri.
Anche gli aragonesi furono favorevoli agli ebrei, al quale fu permesso di avere sinagoghe e scuole. A Brindisi vi sono documenti che confermerebbero la presenza di una scuola ebraica ancora presente nel '500, ma non è accertata la presenza di una sinagoga.
Il re Ferrante d'Aragona, spinto dai cittadini, emanò un ordine di protezione degli ebrei poveri presenti a Brindisi (1469) ma con la sua morte si scatenò in tutto il regno l'odio contro questi gruppi: le popolazioni ovunque si rifiutavano di restituire il denaro avuto in prestito e vi furono persino violenze e saccheggi. Per evitare la stessa sorte gli ebrei brindisini giocarono d'anticipo e d'astuzia: con un atto pubblico del notaio Nicola De Lacu rinunciarono al denaro prestato come segno di riconoscenza ai cittadini per i favori da loro ricevuti. Era il 1495.
Due anni più tardi l'intera colonia ebraica di Brindisi, che contava 240 anime su una popolazione di 4000 persone, sospettando una nuova sommossa nei loro confronti, decise di trasferirsi a Gallipoli mantenendo i privilegi e le franchigie di cui godevano a Brindisi, nel frattempo passata sotto la dominazione veneziana. Nella città salentina furono ospitati e trattati come normali cittadini, grazie soprattutto all'aiuto economico che portarono al commercio locale. Da qui pretesero il pagamento dei debiti brindisini rinunciando all'accordo stipulato nel 1495, che si aprì un contenzioso che durò per circa dieci anni.
Con il regno di Ferdinando il Cattolico vi fu un inasprimento nei confronti di tutte queste comunità, sino all'emanazione dell'editto di espulsione dal regno di tutti gli ebrei (1510). Ma la mancanza di denaro portò un forte rallentamento ai traffici commerciali ed industriali, pertanto vennero nuovamente richiamati da Carlo V nel 1520, per poi essere definitivamente allontanati nel 1541. Dopo questa data non si sono più avute notizie di comunità ebraiche a Brindisi.
Un documento del 1199 riporta un accordo tra Isacco, giudice e probabile capo ebraico locale, insieme a importanti cittadini e al comune di Brindisi, con i capitani delle Repubblica di Venezia, al fine di non concedere ospitalità nel porto alle navi dei pisani e dei genovesi, concorrenti dei veneti. Lo stesso Isacco è uno dei seguaci locali dell'ammiraglio Margherito ed esponente di spicco del gruppo antifedericiano che tiene il controllo della città durante il periodo anarchico, anch'egli partecipa al saccheggio della chiesa di Santa Maria del Ponte.
Sempre di epoca sveva è la concessione di libertà voluta dall'imperatore Federico II, limitata poi nel 1221 con alcune ordinanze. Lo stesso sovrano nel 1231 protegge la colonia ebraica e gli concede "la facoltà di concedere il pegno e il cambio", per dare maggiore sviluppo all'economia, permettendo agli stessi l'esercizio dell'industria e delle arti, in particolare quello della tintoria dove gli ebrei erano esperti, come dimostrato da una testimonianza risalente al 1165 che informa della presenza in città di 10 famiglie ebree che esercitavano quest'arte.
Seguirono periodi di persecuzione con l'avvento degli angioini, che instaurarono una politica antigiudaica. Fu fatto obbligo per gli ebrei uomini indossare sul petto un cerchio di panno di colore giallo tagliato orizzontalmente nel mezzo, mentre per le donne vi era l'obbligo di un copricapo color indaco. I giudei venivano aggrediti dai cristiani "Cum fustibus seu lignis et armis" e venivano obbligati a convertirsi al cattolicesimo, oltre che a pagare forti tributi; i loro figli venivano strappati violentemente alle famiglie per essere forzatamente battezzati. Questa politica portò l'allontanamento delle colonie dalla città. Nel 1409 le popolazioni locali, che avevano sino ad allora sopraffatto in ogni modo le comunità ebraiche, chiesero al re Ladislao di permettere agli ebrei di prestare il denaro senza incorrere nelle pene imposta da Stato e Chiesa, permettendo anche interessi pari al 40-45% annui. Questa innovazione portò un grande benessere alle colonie di giudei pugliesi e di tutto il meridione per l'intero XV secolo, che contrastava con le condizioni sempre critiche nel resto d'Europa, tanto che vi fu un grosso afflusso di ebrei stranieri.
Anche gli aragonesi furono favorevoli agli ebrei, al quale fu permesso di avere sinagoghe e scuole. A Brindisi vi sono documenti che confermerebbero la presenza di una scuola ebraica ancora presente nel '500, ma non è accertata la presenza di una sinagoga.
Il re Ferrante d'Aragona, spinto dai cittadini, emanò un ordine di protezione degli ebrei poveri presenti a Brindisi (1469) ma con la sua morte si scatenò in tutto il regno l'odio contro questi gruppi: le popolazioni ovunque si rifiutavano di restituire il denaro avuto in prestito e vi furono persino violenze e saccheggi. Per evitare la stessa sorte gli ebrei brindisini giocarono d'anticipo e d'astuzia: con un atto pubblico del notaio Nicola De Lacu rinunciarono al denaro prestato come segno di riconoscenza ai cittadini per i favori da loro ricevuti. Era il 1495.
Due anni più tardi l'intera colonia ebraica di Brindisi, che contava 240 anime su una popolazione di 4000 persone, sospettando una nuova sommossa nei loro confronti, decise di trasferirsi a Gallipoli mantenendo i privilegi e le franchigie di cui godevano a Brindisi, nel frattempo passata sotto la dominazione veneziana. Nella città salentina furono ospitati e trattati come normali cittadini, grazie soprattutto all'aiuto economico che portarono al commercio locale. Da qui pretesero il pagamento dei debiti brindisini rinunciando all'accordo stipulato nel 1495, che si aprì un contenzioso che durò per circa dieci anni.
Con il regno di Ferdinando il Cattolico vi fu un inasprimento nei confronti di tutte queste comunità, sino all'emanazione dell'editto di espulsione dal regno di tutti gli ebrei (1510). Ma la mancanza di denaro portò un forte rallentamento ai traffici commerciali ed industriali, pertanto vennero nuovamente richiamati da Carlo V nel 1520, per poi essere definitivamente allontanati nel 1541. Dopo questa data non si sono più avute notizie di comunità ebraiche a Brindisi.
Si
possono segnalare altri passaggi di queste comunità
nella città adriatica: una si riferisce all'esodo
di ebrei dalla Russia e da altri paesi orientali nel
1891, alcuni di questi giunsero in città e chiesero
la concessione di suoli per edificare le proprie case,
che gli fu accordata "si per senso di ospitalità,
sia perché si sperava un incremento economico
dalla presenza in città di ricchi ebrei".
Nel 1945, subito dopo la seconda guerra mondiale, in località Bocche di Puglia venne istituito un campo di concentramento e smistamento degli ebrei superstiti provenienti da tutta l'Europa, in attesa di partire per il loro nuovo stato d'Israele.
Sempre qui all'alba del 29 novembre 1956, dalla motonave "Achylleos", sbarcarono a Brindisi 86 profughi ebrei, in prevalenza italiani, provenienti dall'Egitto da dove erano stati espulsi dal governo di Nasser, a seguito della "crisi di Suez". Molti di loro si erano imbarcati con i soli oggetti personali e pochi soldi, lasciando tutti i beni accumulati in anni di lavoro.
A Brindisi furono ospitati nel campo di "Bocche di Puglia" dove furono accolti con solidarietà e calorosa amicizia. Ripartirono nelle settimane successive e in tanti rimasero in Italia. Di questa esperienza parla Carolina Delburgo, all'epoca profuga di 10 anni proveniente dal Cairo, nel suo libro di memorie "…Come ladri nella notte…".
Nel 1945, subito dopo la seconda guerra mondiale, in località Bocche di Puglia venne istituito un campo di concentramento e smistamento degli ebrei superstiti provenienti da tutta l'Europa, in attesa di partire per il loro nuovo stato d'Israele.
Sempre qui all'alba del 29 novembre 1956, dalla motonave "Achylleos", sbarcarono a Brindisi 86 profughi ebrei, in prevalenza italiani, provenienti dall'Egitto da dove erano stati espulsi dal governo di Nasser, a seguito della "crisi di Suez". Molti di loro si erano imbarcati con i soli oggetti personali e pochi soldi, lasciando tutti i beni accumulati in anni di lavoro.
A Brindisi furono ospitati nel campo di "Bocche di Puglia" dove furono accolti con solidarietà e calorosa amicizia. Ripartirono nelle settimane successive e in tanti rimasero in Italia. Di questa esperienza parla Carolina Delburgo, all'epoca profuga di 10 anni proveniente dal Cairo, nel suo libro di memorie "…Come ladri nella notte…".
Immagini nel
testo (dall'alto verso il basso):
Epigrafe ebraica risalente al 832 d.C. scoperta a Brindisi nei pressi di via Tor Pisana
via Giudea e via Annunziata oggi, zone dell'area collinare del rione Giudea
Epigrafe ebraica risalente al 832 d.C. scoperta a Brindisi nei pressi di via Tor Pisana
via Giudea e via Annunziata oggi, zone dell'area collinare del rione Giudea
Riferimenti
bibliografici
» Giacomo Carito - Brindisi - Nuova Guida, 1993 » Nicola Vacca - Brindisi ignorata, 1954
Sitografia
» Gli ebrei a Trani e in Puglia nel medioevo - Tesi di laurea di Emanuele Gianolio (web link) » Una nuova Sion sulle rive dell'Adriatico (web link)
Libri
sull'argomento:
» Angela Frascadore, Gli ebrei a Brindisi nel '400. Da documenti del Codice Diplomatico di Annibale De Leo. 2002 » Carolina Delburgo, …Come ladri nella notte… 2006 |
Un caso curioso (e drammatico per chi lo visse) di ebrei che capitarono involontariamente a Brindisi dopo il gerush del 1541, e che passarono anche per la Calabria, esattamente dal porto di Brancaleone: Disavventure di Ebrei capitati a Brindisi nel 1547
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