Montalto Uffugo si trova a nord di Cosenza, sulle pendici della Catena costiera, a poca distanza dalla Costa dei Cedri dove i rabbini di tutto il mondo vanno a raccogliere i più bei frutti per Sukkot, nella zona de i valdesi (accolti anche a Montalto e nella sua frazione Vaccarizzo), non lontano da paesi di origine albanese, tra cui Rota Greca (il paese del Giusto delle Nazioni Angelo De Fiore) e da altri luoghi di insediamento ebraico.
Inoltre, poco a sud si trova Amantea, che fu emirato arabo, ed alcuni paese ebbero forse origine dai longobardi.
In pochi chilometri un mosaico di etnie e culture hanno convissuto per secoli arricchendosi reciprocamente, fino all’epilogo, doloroso per gli ebrei, e addirittura sanguinario per i valdesi.
BIBLIOGRAFIA
Le notizie che seguono, oltre che da alcuni siti internet, in particolare quello del Comune di Montalto Uffugo, sono tratte dai seguenti testi:
(F) = Nicola Ferorelli, Gli ebrei nell’Italia meridionale dall’età romana al secolo XVIII, Torino 1915 (ristampa anastatica: Forni, Sala Bolognese, 199);
(D) = Oreste Dito, La storia calabrese e la dimora degli ebrei in Calabria dal secolo V alla seconda metà del secolo XVI, Reggio Calabria, 1916 (ristampa anastatica: Brenner, Cosenza, 1989);
(A) = Sonia Vivacqua, “Gli ebrei in Calabria” in Architettura judaica in Italia: ebraismo, sito, memoria dei luoghi, Flaccovio, Palermo, 1994;
(C) = Cesare Colafemmina, Per la storia degli ebrei in Calabria. Saggi e documenti, Rubbettino, Soveria Mannelli, 1996;
(E) = Sonia Vivacqua, “Calabria” in L’ebraismo dell’Italia meridionale peninsulare dalle origini al 1541. Atti del IX Congresso internazionale dell’Associazione italiana per lo studio del giudaismo, Congedo, Galatina, 1996.
Non ho avuto modo di consultare Carlo Nardi, Notizie di Montalto in Calabria, Rubbettino, Soveria Mannelli, 1986 (ristampa di Roma, 1954), che pure contiene varie notizie; spero di farlo al più presto.
GLI INIZI
Montalto è uno dei non rari casi calabresi (ne vedremo altri) in cui un paese è stato sede di più insediamenti ebraici; a volte questo è dovuto al fatto che quelli che anticamente erano diverse “terre”, poi unificate in un solo comune, oppure c’è anche la possibilità di diverse ondate di immigrazione, come quella proveniente dalla Sicilia nel 1492/3, quando furono cacciati dagli spagnoli; non ho elementi per saper distinguere i due casi.
L’attuale comune ospitò infatti tre comunità, nel capoluogo e nelle frazioni Parantoro e Vaccarizzo.
Mancano notizie sull’arrivo degli ebrei, le prime informazioni sono piuttosto tarde, del 1400, ma la consistenza numerica della comunità e la presenza, accanto ad una massa di basso ceto sociale, di personaggi rilevanti, ci può far immaginare che l’insediamento possa risalire almeno all’epoca angioina, nel 1200.
Il sito del comune parla di una politica di contenimento dello strapotere dei baroni e delle gerarchie ecclesiastiche attuata dai Normanni, che portò a Montalto Ebrei e Valdesi, ma purtroppo non conosco le fonti dell’informazione.
A Vaccarizzo, dove nel XIV secolo giungono i valdesi, sembra già si trovassero gli ebrei.
(D), nel capitolo sull’età angioina, ma senza citare date o fonti dice che gli ebrei abitavano in Montalto e nelle frazioni di Vaccarizzo e Parantoro.
Di Vaccarizzo, attesta che ancora ai suoi tempi vi si adoperasse il termine “mortafà”, che fin dai tempi angioini era la tassa di residenza per gli ebrei, per indicare il pagamento all’abate per l’accompagnamento funebre.
QUADRO STORICO E SOCIO-ECONOMICO
L’esistenza di questi insediamenti è importante sia per farci capire l’enorme diffusione degli ebrei in Calabria, anche in luoghi poco rilevanti, come piccoli villaggi o addirittura nelle campagne (non mancano in Calabria attestazione di pastori ebrei), sfatando il mito degli ebrei dediti solo all’usura o, nel migliore dei casi, al commercio.
Di ebrei dediti all’allevamento (e alla cultura!) ci informa (C): il 14 giugno del 1485 “Haym Angeli de Trevi abitatori in Montealto” acquista da Iosef di Angelo di Roma cento libri della Bibbia stampati in ebraico al prezzo di 440 capi di bestiame minuto.
L’interesse per la cultura di questi ebrei è testimoniato anche da due codici, rispettivamente del 1484 e del 1493, custoditi a Parma e a Oxford, forse attribuibili a Montalto.
Ma probabilmente la grossa rilevanza che assunse la comunità ebraica di Montalto fu dovuta in gran parte alla seta, di cui (D) la cita come primo centro produttore in provincia di Cosenza, la vicina capitale in cui ogni anno il 22 luglio si svolgeva la fiera della Maddalena in cui veniva stabilito il prezzo della seta in Calabria (che la esportava, greggia o lavorata, in tutta Europa).
Infatti il sito del comune dice che intorno alla metà del XV secolo una comunità di ebrei provenienti dalla Spagna e dalla Sicilia si stabilirono a Montalto, ma forse tale provenienza va ritardata di qualche decennio. Qui avviarono un fiorente mercato della seta, del velluto e della lana che trasformò il paese in un importante polo commerciale.
Numerose sono infatti le citazioni di mercanti Montaltesi, che spesso sono anche medici.
Del 1400 (D) è la prima citazione datata di ebrei montaltesi; il medico e mercante Joseph Judeus, di Montalto ma residente a Crotone, opera attivamente per sostenere i diritti di re Ladislao contro Luigi II d’Angiò, e viene da lui ricompensato con la dilazione del pagamento dei debiti, a causa delle perdite subite durante la guerra, e con il permesso di sostenere l’esame per l’esercizio della medicina in tutto il Regno, e di sostenerlo a Cosenza e non a Napoli come era obbligatorio, e dove non poteva recarsi a causa della lunghezza e dei pericoli del viaggio, nonché per le precarie condizioni economiche.
Ancora di una licenza a sostenere l’esame dell’arte medica (C) sappiamo nel 1452-3 Re Alfonso dà la licenza di sostenere l’esame di medico ad Aron de Mercadianni de Mele Russo; questo personaggio tornerà (anche lui come medico e mercante) in F nel 1480, quando con il concittadino Sabato de Russo sarà esentato dalla “tassa delle industrie delle mercancie” a Castrovillari, dove esercitava il commercio, pagando già essi le tasse a Montalto dove risiedevano; lo ritroveremo un’ultima volta (F) nel 1500, quando risulta proprietario di una casa del paese (nonostante spesso agli ebrei fosse proibita la proprietà!).
Altri due medici sono Abramo e Menico suo genero, trasferitisi nel 1491 da Montalto a Tursi in Basilicata “per exercitare et fare loro industrie et arte de medecina”, né mancano i farmacisti, i fratelli Daniele Gezache e Davit che esercitavano “l’arte della specelleria”, e dovevano essere personaggi ragguardevoli, se in quello stesso anno rifiutano l’ufficio di raccoglitori delle imposte, che su loro ricorso il re ordina venga affidato a dei cristiani.
Ma non mancavano i poveri anche tra gli ebrei montaltesi: nel 1494 David de Rotulo invia un memoriale ed ottiene di pagare 5 dei 10 ducati di cui era stato multato: il resto lo avrebbe pagato la Corte; poco prima, Vital Aym ricorse alla protezione reale per sottrarsi alle molestie dei creditori da cui aveva acquistato ferro ed altro
Della rilevanza complessiva della comunità montaltese ci dà testimonianza un capitolo di re Ferdinando I del 1481, con il quale concede agli ebrei di Cosenza “che possano gaudere tucte quelle gracie et franchicie che gaudeno li iudey de Montealto”
Del resto, nel 1494 (F) gli ebrei sono ben 1010, probabilmente incrementati da quelli provenienti dalla Sicilia, dove erano stati cacciati dagli spagnoli nel 1492/3, ma bisogna ammettere che non dappertutto erano stati accolti, quindi abbiamo un’altra testimonianza del relativo benessere di questa comunità.
AMICI E NEMICI
Un bell’episodio di dialogo “interreligioso” ante litteram ce lo offre Domenico Martire, La Calabria sacra e profana, Cosenza, 1876-78: nel 1452 il frate Simone dell’Alimena dava agli ebrei di Montalto delle elemosine, compatendoli per prossimo che sono, in particolare dava l’olio per le 60 lampade che continuamente ardevano nelle loro scole, denunciandolo un notabile locale presso san Francesco di Paola (secondo alcune tradizioni la madre era una ebrea convertita), che gli rispose di doversi giudicare la bontà dalle azioni e dal loro fine, e quella era azione finalizzata alla conversione delle anime, ed infatti due intere famiglie si convertirono, e i loro discendenti erano ancora vivi all’epoca del Martire.
Questo episodio è interessante per vari aspetti: oltre alla presenza di numerosi poveri, vediamo che nella nostra terra amicizia (sebbene finalizzata ad una conversione, ma non con i metodi violenti o costrittivi che verranno usati in seguito) e antisemitismo convivono; inoltre, è interessante l’accenno alle “loro scole”, al plurale: possiamo supporre che vi fosse più di una sinagoga, davanti ai cui Aron ardesse la luce perpetua? o si trattava di una sinagoga e di una scuola?
Una testimonianza di antisemitismo la leggiamo nel libro di Paolo Preto, Epidemia, paura e politica nell'Italia moderna: nel 1422 a Montalto, Vaccarizzo e Parantoro gli ebrei vengono accusati dal popolo di aver avvelenato le acque delle fontane di Montalto e dei paesi vicini spargendo delle malefiche polveri.
EPILOGO
Ma raggiunto il massimo fiorire, siamo ormai all’epilogo: con la calata di Carlo VIII dalla Francia, portatore di un messaggio antisemita, peggiorate le condizioni economiche anche dei cristiani che si dedicano all’assalto delle giudecche, gli ebrei si convertono o si disperdono, e nel 1497 (A) si ha la trasformazione della sinagoga in chiesa; secondo il sito della Conferenza episcopale, invece (ma anche qui non conosco le fonti), la la sinagoga fu soppressa nel 1497 e le rendite furono destinate alla chiesa matrice, mentre la scuola fu lasciata all’Università (da intendersi come comune), che la trasformò nella Cappella della Madonna delle Grazie: avremmo così un’altra prova della ricchezza non solo economica, ma anche culturale della comunità, che aveva sia una sinagoga che una scuola.
Nel 1509 (C) le famiglie di Montalto risultano essere 705: 440 latini, 163 ultramontani (valdesi) e 102 neofiti; non risultano esserci più ebrei.
Infine, nel 1511 anche i “cristiani novelli” devono partire, e la storia degli ebrei di Montalto sembra finire.
Ma finisce veramente? Cesare Colafemmina, “Gli ebrei in Calabria e in Basilicata” in Minoranze etniche in Calabria e in Basilicata, Di Mauro, Cava dei Tirreni, 1988, ci riporta che un frate inquisitore, in Calabria dal 1654 al 1659, scrive nella sua relazione: “in Montalto trovasi un gran numero di famiglie che traggono discendenza da Giudei, e comunemente vengono riputate segrete osservatrici della legge Mosaica. Le superstiziose cerimonie loro sono famose per tutta la Provincia, e note a ciascheduno. Festeggiano il sabato, aborriscono la carne di porco. Non comprano animali morti, ma vivi e gli scannano all’uso de gl’Ebrei con l’aggiunta di certa orazione sciocca, ma superstiziosa. Non vogliono mangiar ne’ vasi c’habbiano servito ad uso d’altri Cristiani. Altri profani riti osservano ancora, ma con molta avveduta ritiratezza non ammettendo alla notizia de’ segreti di casa alcuna persona straniera, né fidandosi de’ loro figlioli, mentre son fanciulli”.
No, non credo che la storia degli ebrei di Montalto sia finita davvero nel 1511.
URBANISTICA
Nel XVI secolo a Montalto, al di fuori della cinta muraria si insediarono due comunità etnico-religiose: ebrei e valdesi, nei rispettivi quartieri Cafarò (analogamente al Cafarone o Cafarnao di Cosenza) e Borgo Ultramontano. Gli ebrei organizzarono il loro quartiere in uno spazio chiuso su due lati, idoneo ad espletare la funzione commerciale cui essi erano debiti.
Ancora oggi in via Panfilo Mollo è possibile vedere i resti di un negozio ebraico le cui entrate sono state completamente murate.
Leggiamo cosa ci dice (A) di Parantoro: “Si tratta di una trentina di case nei pressi dell’incrocio della via che da San Fili porta a Montalto con quella che conduce a Vaccarizzo. Dalla via si diparte una stradina di campagna, l’unica diramazione in quel gruppetto di edifici, sulla quale sorgono tre case. Sulla prima la targa recita: Giudeca Soprana, sull’ultima, una decina di metri più in basso, Giudeca Sottana”.
Non so se queste targhe esistano ancora, ma è proprio di questi giorni è il bando per il rifacimento di questa Via Giudecca… probabilmente le ultime tracce di questo passato verranno cancellate, anche se mi auguro che non avvenga.