Calabria judaica - Sud ebraico

Calabria judaica ~ Sud ebraico
Storia, cultura e attualità ebraiche in Calabria
con uno sguardo al futuro e a tutto il Meridione

Secondo una leggenda, che attesta l'antica frequentazione orientale della nostra regione, Reggio fu fondata da Aschenez, pronipote di Noé.
La sinagoga del IV secolo, ricca di mosaici, di Bova Marina, è la più antica in Occidente dopo quella di Ostia Antica; a Reggio fu stampata la prima opera in ebraico con indicazione di data, il commento di Rashì alla Torah; Chayim Vital haQalavrezì, il calabrese, fu grande studioso di kabbalah, noto anche con l'acronimo Rachu.
Nel Medioevo moltissimi furono gli ebrei che si stabilirono in Calabria, aumentando fino alla cacciata all'inizio del XVI secolo; tornarono per pochi anni, richiamati dagli abitanti oppressi dai banchieri cristiani, ma furono definitivamente cacciati nel 1541, evento che non fu estraneo alla decadenza economica della Calabria, in particolare nel settore legato alla lavorazione della seta.
Dopo l’espulsione definitiva, gli ebrei (ufficialmente) sparirono, e tornarono temporaneamente nella triste circostanza dell’internamento a Ferramonti; oggi non vi sono che isolate presenze, ma d'estate la Riviera dei Cedri si riempie di rabbini che vengono a raccogliere i frutti per la celebrazione di Sukkot (la festa delle Capanne).
Questo blog è dedito in primo luogo allo studio della storia e della cultura ebraica in Calabria; a
ttraverso questo studio vuole concorrere, nei suoi limiti, alla rinascita dell'ebraismo calabrese; solidale con l'unica democrazia del Medio Oriente si propone come ponte di conoscenza e amicizia tra la nostra terra e Israele.

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giovedì 16 aprile 2020

La peste e gli ebrei in Calabria

In questo tempo di coronavirus, mi è venuto da pensare alla storia di persecuzione degli ebrei visti come “untori”, propagatori di peste, la cui leggenda è antica e diffusa.
Ho cercato di vedere se questa accusa ha colpito gli ebrei anche in Calabria, nel corso della sua storia.
Ho trovato soltanto tre episodi di questa accusa, ma credo che, potendo aver accesso ad altri testi ed archivi non disponibili su internet, potrebbero essercene altri.

Nel libro di Anna Foa, Ebrei in Europa: Dalla Peste Nera all'emancipazione XIV-XIX secolo, troviamo che la leggenda degli ebrei untori nasce nel 1348 in Francia, nel Delfinato, diffondendosi poi in Savoia, dove il conte Amedeo VII d'Aosta promosse un'inchiesta, a seguito della quale dodici ebrei furono sottoposti a tortura, e a Châtel, sul lago di Ginevra, il mercante di seta ebreo Agimet ammise di aver sparso polveri velenose su incarico di un rabbino di Chambéry, in pozzi e cisterne di Venezia, Calabria, Puglia e Tolosa, nel corso dei suoi viaggi d'affari”. Sappiamo bene quanto valessero queste confessioni estorte tramite UN PO' di tortura...

Riporto qui il testo di questa “confessione”, in italiano tradotto da Google (e leggermente da me rivisto), dal testo in inglese Jewish History Sourcebook: The Black Death and the Jews 1348-1349 CE, che potete leggere nel sito della Fordham University, per verificare la correttezza della traduzione.
Le annotazioni tra parentesi tonde sono le mie; quelle tra parentesi quadre si trovano invece nel testo in inglese.

(Immagine tratta dal sito di Shavei Israel Italia)
L'anno di nostro Signore 1348.
Venerdì 10 ottobre, a Châtel (attualmente in Francia, Savoia settentrionale), nel castello dello stesso, si è svolta l'inchiesta giudiziaria fatta per ordine della corte dell'illustre Principe nostro signore, Amedeo, Conte di Savoia, e i suoi sudditi contro gli ebrei di entrambi i sessi che erano lì imprigionati, ognuno separatamente [Gli ebrei venivano talvolta imprigionati separatamente per prevenire il suicidio (o piuttosto per impedire che si sostenessero l'un l'altro?)] . Ciò avvenne dopo che le voci pubbliche erano diventate correnti e un forte clamore era sorto a causa del veleno messo da loro nei pozzi, nelle sorgenti e in altre cose che i cristiani usano, chiedendo che morissero, che fossero giudicati colpevoli e, quindi, che dovrebbero essere puniti. Di seguito la loro confessione fatta alla presenza di molte persone degne di fiducia.
L'ebreo Agimet, che viveva a Ginevra e fu arrestato a Châtel, fu lì un po' (!) torturato e poi liberato. E dopo molto tempo, dopo essere stato nuovamente sottoposto un po' (!!!) a tortura, ha confessato alla presenza di moltissime persone degne di fiducia, che vengono successivamente menzionate. Tanto per cominciare è chiaro che nella Quaresima appena passata, Pultus Clesis de Ranz aveva mandato proprio questo ebreo a Venezia per comprare sete e altre cose per lui. Quando questo venne a conoscenza del rabbino Peyret, un ebreo di Chambéry che era un maestro della loro legge, mandò a chiamare questo Agimet, per il quale aveva cercato, e quando venne davanti a lui gli disse: "Siamo stati informati che andrai a Venezia a comprare seta e altri articoli. Qui ti do un pacco di mezza campata (una campata era una misura di un metro e mezzo o due e mezzo circa, a seconda dei sistemi in uso nelle varie località) di dimensioni che contiene della pozione e del veleno preparati in una sottile borsa di cuoio cucita. Distribuiscilo tra i pozzi, le cisterne, e le fonti intorno a Venezia e agli altri luoghi in cui vai, per avvelenare le persone che usano l'acqua dei suddetti pozzi che saranno stati avvelenati da te, vale a dire, i pozzi in cui il veleno sarà stato posto.".
Agimet prese questo pacco pieno di veleno e lo portò con sé a Venezia, e quando arrivò lì ne gettò e ne sparse una parte nel pozzo o nella cisterna di acqua fresca che era lì vicino al Fondaco dei Tedeschi, per avvelenare la gente che usava l'acqua di quella cisterna. E dice che questa è l'unica cisterna di acqua dolce in città. Dice anche che il citato rabbino Peyret ha promesso di dargli tutto ciò che voleva per i suoi problemi in questo settore. Di propria iniziativa Agimet ha confessato inoltre che, dopo che ciò era stato fatto, se ne andò subito per non essere catturato dai cittadini o da altri, e che andò personalmente in Calabria e in Puglia e gettò il veleno sopra citato in molti pozzi. Confessa anche di aver messo un po' di questo stesso veleno nel pozzo delle strade della città di Ballet (?).
Confessa inoltre di aver messo parte di questo veleno nella fontana pubblica della città di Tolosa e nei pozzi che si trovano vicino al mare [Mediterraneo]. Alla domanda se nel momento in cui ha disperso il veleno e avvelenato i pozzi sopra menzionat tutte le persone fossero morte, ha detto che non lo sapeva in quanto aveva lasciato in fretta tutti i luoghi sopra citati. Alla domanda se qualcuno degli ebrei di quei luoghi fosse colpevole della questione suddetta, ha risposto che non lo sapeva. E ora, con tutto ciò che è contenuto nei cinque libri di Mosè e nella pergamena degli ebrei, dichiarò che ciò era vero e che non mentiva saggiamente, qualunque cosa potesse accadergli [Questo ebreo non sembra sapere che i libri di Mosè e il rotolo degli ebrei siano identici!].
 
(Immagine tratta dal sito Conoscere la storia)
Tre mesi dopo, a Basilea, a 250 km da Chatel, avrà inizio una serie di pogrom che colpirà in particolare gli ebrei dei paesi della Germania e dei Paesi Bassi.
Il 9 gennaio l’intera comunità ebraica venne rinchiusa in una casa di legno, posta su un’isola del Reno, e bruciata viva; lo stesso accadrà in numerose altre località.
Questo accadde nonostante l'opposizione delle autorità religiose e, per lo meno in un primo momento, di quelle civili.
Verrà poi emesso un decreto che proibì a qualunque ebreo di stabilirsi in città per i due secoli seguenti.

La seconda informazione la troviamo in Paolo Preto, Epidemia, paura e politica nell'Italia moderna, dove si riferisce che nel 1422 a Montalto Uffugo (CS) e nelle due sue attuali frazioni di Vaccarizzo e Parantoro gli ebrei vengono accusati dal popolo di aver avvelenato le acque delle fontane di Montalto e dei paesi vicini spargendo delle malefiche polveri.

Mi lascia un po' perplesso la terza breve citazione di un episodio di peste di cui vengono accusati gli ebrei, dal sito Fame di Sud:
una cronaca bovese, redatta del 1774 dall’erudito Domenico Alagna, ricorda che gli ebrei furono scacciati solo nel 1577, con l’accusa di aver diffuso la peste”.

La mia perplessità nasce dal fatto che gli ebrei erano stati cacciati dalla Calabria, come da tutto il Meridione, una prima volta nel 1511 e poi definitivamente, dopo un breve e sporadico ritorno, nel 1541. In particolare, nella Calabria Ultra (la Calabria meridionale) già dopo il 1511 non si hanno testimonianze di presenze ebraiche, salvo qualcuna singola che si era attardata nel lasciarla per motivi vari (ragioni di salute o convertiti che chiedevano di poter restare).

Purtroppo non si tratta di una leggenda che appartiene solo al passato. Nel corso della mia ricerca ho trovato su internet addirittura un intero blog teso ad avvalorare tutti i pregiudizi plurisecolari sugli ebrei, ed in particolare la loro fama di “untori” .
E anche sul coronavirus non è difficile cogliere tesi antisemite. Per esempio, lo Stato di Israele viene accusato di averlo inventato per poter poi vendere il vaccino; oppure gli Stati Uniti (ovviamente al soldo dei Rothschild e dei Rockfeller, trascurando che questi ultimi invece ebrei non sono) lo avrebbero creato per indebolire la Cina.
È triste dirlo: niente di nuovo sotto il sole.

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