Particolare della Menorah, nel mosaico
pavimentale della Sinagoga di Bova Marina,
dal sito del parco archeologico ArcheoDeri
Due beni verso la riqualificazione. Stanziati fondi per la sinagoga e l’area di S. Pasquale
Dalla Regione 600mila euro per Bova
di Enza Cavallaro
La Regione stanzia 600 mila euro per Bova Marina. Anche l’area di San Pasquale e la sinagoga di Bova Marina rientrano tra i trenta interventi di valorizzazione e tutela dei beni culturali che saranno finanziati dalla Giunta Regionale. Seicentomila euro dei ventotto milioni stanziati vanno a Bova Marina.
Una scelta ben precisa, secondo Caligiuri, che sottolinea “l’importanza di questi investimenti per l’intera economia regionale” La “Sinagoga “di Bova Marina è una delle poche testimonianze certe degli insediamenti di comunità ebraiche nel meridione di Italia ed è l’unica sinagoga antica scoperta in Italia dopo quella di Ostia risalente al I secolo d.C. Qui i visitatori con il suono dello shofar, corno di ariete che assume significato di redenzione e classici canti si sono riuniti in preghiera.
La Sinagoga, sita in località “Delia” di San Pasquale, è venuta alla luce nel 1983 ed è riferibile al IV secolo d.C. Le fondazioni murarie appartengono ad un edificio orientato a Sud-Ovest composto da due nuclei principali e una terza parte che, in base alle tentate ricostruzioni,dovrebbe corrispondere all’accesso alla Sinagoga. Nella parte centrale sono stati rinvenuti, peraltro, alcuni resti di pavimentazione musiva, il che induce ad identificare il vano con l’”aula della Preghiera” dotata di una cavità nella parete semicircolare, dove veniva custodita la Torah,i due rotoli della Legge.
particolare della Sinagoga di Bova Marina,
dal sito del parco archeologico ArcheoDeri
In attesa della costruzione del museo a San Pasquale.
La descrizione della sinagoga suddetta che si riferisce al IV secolo subisce, però, una trasformazione planimetrica nel VI secolo d.C. La struttura venne infatti cambiata, vennero spianati i dislivelli di terreno, rasi al suolo i vani orientati a sud-ovest, abbattuti vari ambienti. L’”aula della preghiera” venne anch’essa modificata e parte della pavimentazione musiva fu rimossa. Nell’aula comparve un secondo mosaico posto all’interno della balaustra raffigurante il “nodo di Salomone” e l’edificio di culto si arricchì di nuovi ambienti.
Nel vano posizionato a Nord gli scavi hanno portato alla luce un grosso contenitore di olio infossato nel terreno e soprattutto una brocca che infossata nel pavimento conteneva uno scrigno di 3070 monete bronzee. Sono comparsi, inoltre, i resti di un’antica necropoli e parecchie anfore d’argilla di manifattura ebraica, ciascuna delle quali è marchiata con un bollo che riproduce la “Menorah”.
La scoperta della sinagoga di Bova Marina ha, quindi, un valore storico archeologico importantissimo. Essa è una delle poche testimonianze certe degli insediamenti di Comunità ebraiche nel Meridione di Italia.
Gli ebrei dell’antica Delia si stanziarono colà per motivazioni strategiche ed economiche. Delia era infatti, un centro di “statio”ossia una stazione che attraversava l’antica stradagreco-romana econducevada Reggio Calabria a Taranto.
L'area non è ancora a tutt'oggi completamente esplorata, ma dovrebbe trattarsi con ogni probabilità di un piccolo villaggio in prossimità della strada costiera che, in antico, collegava Reggio conle altre località poste lungo la costa ionica. Con buona probabilità il sito è identificabile con l'antica Scyle, indicata, con diverse varianti, negli Itineraria antichi. Già il Catanea-Alati notava che accanto alla contrada Deri si conserva in un luogo il toponimo Scillàca o Scilliàca.
Inaugurato a BovaMarina, al quarantottesimo chilometro della statale Jonica 106, il parco archeologico della Vallata di San Pasquale, comprendente l’antiquarium e il centro di documentazione per il Patrimonio culturale e l’ebraismo. Una perla della Calabria grecanica oltre che una vestigia prestigiosa della comunità ebraica nelle zone limitrofe alla Rhegion romana.
Il Parco archeologico della Vallata del San Pasquale - ArcheoDeri, è la testimonianza concreta dell’utilizzo diquest’area ionica, in età romana imperiale, anche da parte di una comunità ebraica.All’interno di questa area sottoposta a vincolo archeologico si trova il complesso edilizio appartenente ai baroni Nesci di Sant’Agata costituito dalla residenza signorile, oggi in stato di rudere, dalla cappella privata e dai manufatti utilizzati per la lavorazione del bergamotto e delle olive di cui fa parte l’ex frantoio, struttura interessata dal progetto del parco. Questo fabbricato ha una datazione che può farsi risalire, dalle notizie dirette raccolte dagli eredi Nesci, agli inizi delXX secolo, probabilmente intorno agli anni Venti. L’ex frantoio è stato ristrutturato per ospitare al suo interno un Centro di documentazione del territorio, con spazi da dedicare ad attività culturali e formative in materia di salvaguardia e conservazione dei beni culturali e ambientali del territorio (convegni, seminari, corsi di formazione, stage) e uno spazio espositivo al piano terra dedicato al territorio e alla cultura ebraica.
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