Sono molto contento di pubblicare questo testo, l’intervento che il
giornalista Tonino Nocera, che ringrazio di cuore per avercelo messo a
disposizione, ha svolto nel corso dell’incontro del 3 dicembre a Reggio, presso
l’ITIS Panella - Vallauri, nel ciclo di iniziative su “Libertà di espressione e
Festa delle Luci” che si è svolta dal 2 al 4 dicembre in varie località della
Calabria.
LE LORO STORIE: LA NOSTRA STORIA
Libertà d’espressione e festa delle luci
“Dei miei colleghi presenti uno solo, anzi
non collega, superiore, il preside Oreste Dito, di San Giovanni in Fiore,
calabro-albanese che stava conducendo uno studio sugli Ebrei nel Mezzodì
d’Italia”. Queste parole tratte da I miei
conti con la scuola. Cronaca scolastica italiana del secolo XX di Augusto
Monti (piemontese di Monastero Bormida, Asti e docente nella nostra città nel 1911/1912)
presentano Oreste Dito - che con il suo La storia calabrese e la dimora degli ebrei in Calabria dal secolo V alla seconda metà del secolo XVI - segnò
una tappa fondamentale negli studi storici sull’ebraismo calabrese. Illuminando
il nostro passato. Perché raccontare vuol dire tramandare ai posteri quanto
accaduto; ordinare; dare un senso agli eventi: fare luce.
Parlerò di ebrei e non che con la parola
hanno acceso un lume. Come Benedetto
Musolino, patriota risorgimentale di Pizzo Calabro definito generoso
figlio della Calabria o illustre figlio della forte Calabria. Con il suo Gerusalemme ed il popolo ebreo –
ultimato a Genova il 10 maggio 1851, 45 anni prima che Teodoro Herzl
pubblicasse Lo stato ebraico – propose
la nascita dello stato d’Israele.
Israele visitato nel 1961 da Mario La Cava:
inviato al processo Eichmann del Corriere
Mercantile, quotidiano di Matera. In seguito, lo scrittore - nato a
Bovalino sul mar Jonio: là dove sorge il sole - scrisse Viaggio
in Israele: uno straordinario affresco del giovane stato. La Cava ama
Haifa: le sue spiagge e il suo mare gli ricordano la nostra Calabria.
E che dire dei manoscritti ebraici?
A Reggio Elasa Parnas copiò il commento medico di Averroè di un’opera di
Aristotele. A Cosenza Perez b. Shemuel copiò il commentò di David Qimmhi a Ezechiele
e ai profeti minori. Altri furono realizzati a Strongoli e Crotone. Manoscritti
oggi custoditi a Parigi, Oxford, Vaticano, Milano, Roma e che gettano una luce
sulla Calabria ebraica.
Dal mare Jonio arrivò nel 1935 il Sara Primo. Navigando da Zante a Malta:
si arenò sulla spiaggia di Bianco. L’equipaggio era costituito da giovani
marinai ebrei che si addestravano all’arte della navigazione presso la
scuola marittima di Civitavecchia. Provenivano dalla Polonia e costituirono il
primo nucleo della marina d’Israele. La loro storia è narrata da Leone Carpi in
Come e dove rinacque la Marina d’Israele.
Leggendolo, apprendiamo, inoltre, che un gruppo di marinai guidato da Abram Blass
Mejer, polacco di Lublino, raggiunse in treno Reggio per acquistare viveri.
Primo Levi ne La Tregua racconta la storia di due calabresi: Vincenzo, un giovane pastore epilettico e Cantarella, un marinaio che faceva il fabbro febbraio. Così li descrive Levi: “Cantarella era un marinaio calabrese di altissima statura e di magrezza ascetica, taciturno e misantropo”; “Vincenzo era un ragazzo difficile: un pastore calabrese finito in Germania chissà come…. Era nomade nell’anima, inquieto”. Vincenzo soffriva di epilessia e appena avvertiva i sintomi che preannunciavano una crisi: si allontanava.
Ma a 80 anni dalle infami leggi razziali un
documento custodito dall’Archivio Segreto Vaticano riguarda la nostra città. Una
lettera – datata 2 Agosto 1938 - inviata al Papa: contiene una missiva spedita a Mussolini con cui un gruppo di reggini si
scaglia contro il crescente clima antisemita. C’è un duro, durissimo
attacco a Mussolini e una profezia “Sarai abbandonato da tutti… Verrà il giorno
non lontano nel quale chiamerai e nessuno ti ascolterà” La lettera è firmata i
veri fascisti dell’Italia novella. Erano veramente un gruppo o forse fu un solo
uomo che si nascose dietro al gruppo? Chissà! Non lo sapremo mai.
Gustav Brenner, ebreo viennese. In fuga dal nazismo raggiunse Milano, dove fu
arrestato e poi internato a Ferramonti. Dopo la liberazione rimase a Cosenza
dando vita all’omonima casa editrice.
Angelo Fortunato Formiggini, ebreo di Modena, editore e scrittore: uso lo pseudonimo
Formajin da Modna. Si suicidò - dopo la promulgazione delle Leggi Razziali - lanciandosi,
il 29 Novembre 1938, dalla Ghirlandina, la torre del Duomo di Modena.
Tonino Nocera durante il suo intervento
© - COPYRIGHT FOTO AGENZIA COMUNICAZIONE LUIGI SALSINI
Infine, per ultimo ma non ultimo, il
giornalista Vincenzo Morello - nato a Bagnara Calabra e noto come
Rastignac - sostenne l’innocenza del capitano Dreyfus.
Questi, cari, ragazzi, sono solo alcune
storie che a una prima superficiale lettura potrebbero apparire come storie d’altri
che non ci riguardano. In realtà sono la nostra storia: la storia d’Italia. I" - "TAL" -
"YA" in
ebraico: Isola della Rugiada Divina. Così come costituiscono storia i
tanti ebrei dei quali ignoriamo i nomi che durante le varie - e purtroppo
frequenti espulsioni – salvarono e custodirono i testi sacri: facendoli
giungere sino a noi. Proseguendo la millenaria e ininterrotta tradizione
ebraica: non spegnendo la sua luce. Talvolta – anzi quasi sempre – mi chiedono
perché mi occupo di ebraismo: non lo so. All’inizio sono stato attratto dall’umorismo
ebraico. Posso soltanto citare un aspetto, tra i tanti dell’ebraismo, che mi hanno
colpito. L’attenzione e la cura riservate allo studio e alla conoscenza. Lo
cito volentieri proprio perché siamo in una scuola. Gli ebrei non hanno mai
conosciuto l’analfabetismo.
Ma forse, la risposta al mio amore per
l’ebraismo è un’altra: chiara, semplice, immediata ed è contenuta nei versi di Hannah
Szenes
La Voce
chiamò e Io andai
Andai perché
la voce chiamò
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