Khevròn: La grotta di Machpelah
da BiblePlaces.com
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Questo Shabbat ho letto (studiato forse è un termine eccessivo) la parashah settimanale, che si chiama "Vita di Sarah", pur parlando in realtà della sua morte.E' stato molto bello leggerla sul volume di Bereshit (Genesi) con il commento di Rashì edito da Mamash.E' la prima volta che leggo un brano biblico vivendolo non come Storia, ma come storia, quasi di famiglia, qualcosa che mi appartenesse.Con questo non voglio diminuirne il valore, anzi il contrario: voglio esprimere come questa Storia che appartiene a tutti deve essere anche storia che appartiene personalmente ad ognuno di noi.Spesso è facile leggere la Torah come un grande insegnamento morale, ma ne sfugge il diretto coinvolgimento con la nostra storia personale: parla alla testa ma non al cuore. Credo che sia invece importante unificare i due elementi.Due piccoli commenti al testo biblico mi sono piaciuti in modo particolare, e li voglio riportare qui.
Gustave Doré: Sepoltura di Sara,
da Bible-Library.com
Gustave Doré: Sepoltura di Sara,
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Genesi 23,2: Avrahàm si recò a fare le esequie di Sarà e a piangerla
Lo Zohar (122b) insegna che Sarà rappresenta il corpo mentre Avrahàm rappresenta l'anima. Anche dopo la morte, l'anima rimane in qualche modo legata al corpo e per questo Avrahàm - l'anima - andò a fare le esequie di Sarà - il corpo - e a piangerla. La khassidut mette in risalto l'importanza del corpo nella sua funzione di mezzo per servire Hashèm. Poiché lo scopo della Creazione è di rendere santo il mondo materiale, il corpo ha in un certo senso importanza maggiore dell'anima, essendo il mezzo con cui viene compiuta la volontà di Hashèm. Se oggi può essere difficile cogliere pienamente questo concetto, quando verrà Mashìakh la superiorità del corpo sarà palese "al punto che l'anima ne sarà animata" (Rebbe di Lubavitch, Likkuté Sikhòt vol I).
Rivkà e Eli'èzer al pozzo,
dal sito della Congregation Or VeShalom
dal sito della Congregation Or VeShalom
Di solito è proibito basare le proprie azioni su segni, come fece Eli'èzer. Il divieto tuttavia si applica solo nel caso in cui il segno stabilito non sia legato alla scelta, dicendo ad esempio che se domani il sole splenderà è segno che si debba sposare una certa donna. Nel caso di Eli'èzer, però, il segno da lui predisposto era in piena sintonia con la missione, poiché la futura matriarca di Israèl avrebbe dovuto essere una donna di sensibilità e bontà particolari. Eli'èzer non cercava quindi segni veri e propri, ma la prova delle qualità della ragazza (Ran, su Talmùd Khullìn 95b)
Un'altra considerazione personale riguarda le due figure femminili presenti il questi versi, Sarà e Rivkà, considerate la prima solo un personaggio "di complemento" rispetto ad Avrahàm, e la seconda invece praticamente ignorata al di là del nome.
In questa parashah invece scopriamo quanto la prima sia rilevante nella storia del popolo ebraico e dell'umanità, e quanto la seconda sia da conoscere e apprezzare nelle sue doti di altruismo e generosità e ospitalità per lo straniero, nonchè nella sua prontezza a seguire la volontà di Hashem.
Quando la sua famiglia la vuole trattenere ancora presso di sé, interrogata se vuole andare come sposa di Yitzkhàk con il servo inviato da Avrahàm, la sua risposta è una sola parola: Elékh - Andrò.
Sapremo noi essere altrettanto pronti?
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