Calabria judaica - Sud ebraico

Calabria judaica ~ Sud ebraico
Storia, cultura e attualità ebraiche in Calabria
con uno sguardo al futuro e a tutto il Meridione

Secondo una leggenda, che attesta l'antica frequentazione orientale della nostra regione, Reggio fu fondata da Aschenez, pronipote di Noé.
La sinagoga del IV secolo, ricca di mosaici, di Bova Marina, è la più antica in Occidente dopo quella di Ostia Antica; a Reggio fu stampata la prima opera in ebraico con indicazione di data, il commento di Rashì alla Torah; Chayim Vital haQalavrezì, il calabrese, fu grande studioso di kabbalah, noto anche con l'acronimo Rachu.
Nel Medioevo moltissimi furono gli ebrei che si stabilirono in Calabria, aumentando fino alla cacciata all'inizio del XVI secolo; tornarono per pochi anni, richiamati dagli abitanti oppressi dai banchieri cristiani, ma furono definitivamente cacciati nel 1541, evento che non fu estraneo alla decadenza economica della Calabria, in particolare nel settore legato alla lavorazione della seta.
Dopo l’espulsione definitiva, gli ebrei (ufficialmente) sparirono, e tornarono temporaneamente nella triste circostanza dell’internamento a Ferramonti; oggi non vi sono che isolate presenze, ma d'estate la Riviera dei Cedri si riempie di rabbini che vengono a raccogliere i frutti per la celebrazione di Sukkot (la festa delle Capanne).
Questo blog è dedito in primo luogo allo studio della storia e della cultura ebraica in Calabria; a
ttraverso questo studio vuole concorrere, nei suoi limiti, alla rinascita dell'ebraismo calabrese; solidale con l'unica democrazia del Medio Oriente si propone come ponte di conoscenza e amicizia tra la nostra terra e Israele.

IN PRIMO PIANO: eventi e appuntamenti

27 gennaio 2019: Giorno della memoria

c

c

martedì 13 dicembre 2011

Moked di Napoli: riscoprire il Sud

Foto da Moked, il portale dell'ebraismo italiano
Si è tenuto dall’8 all’11 dicembre il Moked di Napoli, dedicato al tema “Etica e politica. Esiste un modo ebraico di fare politica?”, che ha visto la presenza di alcune delle più autorevoli voci dell’ebraismo italiano.
Il Presidente dell’Ucei, Renzo Gattegna, e quelli di molte Comunità ebraiche, tra cui Roma e Milano, oltre a Pier Luigi Campagnano, Presidente della Comunità di Napoli, e a Rav Scialom Bahbout, Rabbino Capo della stessa Comunità.
A livello politico, hanno partecipato i deputati, rispettivamente del Pdl e del Pd, Fiamma Nirenstein e Emanuele Fiano.
I lavori sono stati diretti da Rav Roberto Della Rocca, direttore del dipartimento Educazione e cultura dell'Unione, validamente coadiuvato da Gadi Piperno, responsabile per l’Ucei del Progetto Meridione.
Il dibattito, a tratti molto acceso, è stato intermezzato da momenti di svago musicale con Raiz e poi il gruppo Shanah Tovah; con la sua abituale verve, David Parenzo ha diretto un confronto su “Mazzette, corruzione e intrighi di palazzo: la politica da Re David alla contemporaneità”.
Momenti di alto livello culturale sono stati la conferenza del professor Giancarlo Lacerenza, dell’Orientale di Napoli, sulla storia delle giudecche di Napoli, a conclusione del Moked, e soprattutto, venerdì sera la conferenza del professor Meir Bar Ilan, dell’Università Bar Ilan di Ramat Gan (Tel Aviv) sulla cultura ebraica del Meridione d’Italia nel Medioevo.
Per i calabresi, siciliani e pugliesi presenti, questo è stato il primo momento di “immersione” reale nell’ebraismo italiano, dopo l’appuntamento di Belvedere, che era però specificamente dedicato a loro; qui a Napoli invece si sono trovati a vivere da pari a pari l’esperienza di cosa significa essere ebrei, condividendo momenti di svago e cultura, preghiera e discussione.
E dall’altra parte, gli ebrei dell’Italia centrosettentrionale hanno sperimentato l’accoglienza e l’affetto della Comunità di Napoli e, in qualche caso per la prima volta, come il Sud non sia un deserto per l’ebraismo, ma quanto invece sia ricco di fermenti e vitalità.
Per gli uni e per gli altri è stata una scoperta, durante la conferenza del professor Bar Ilan, il grande rilievo quantitativo e qualitativo della cultura ebraica del Sud medievale; una cultura ancora vitale e produttiva, sia nel cuore delle persone che della preghiera ebraica, se ci rendiamo conto che, per esempio, il 40% per cento delle selichot (preghiere di pentimento in preparazione a Yom Kippur) sono composizioni che risalgono al Meridione italiano del Medioevo!
Motivo di orgoglio per gli ebrei meridionali, e, crediamo, per tutti gli ebrei italiani, nonché, per tutto l’ebraismo, ragione di speranza, che a sud di Napoli, da Bari a Otranto, da Trani a San Nicandro, da Siracusa alla Calabria, possa di nuovo risuonare la Parola di HaShem.

Palermo: mostra e seminario

Allo Steri di Palermo, in piazza Marina,
dal 15 al 31 dicembre 2011 verrà esposta la m
ostra fotografica
DONNE EBREE DELL'ITALIA UNITA
una storia per immagini
a cura di Paola Mortara
gestione supporti digitali: Giorgio Sacerdote
inaugurazione 15 dicembre ore 18
L'inaugurazione della mostra sarà preceduta, alle ore 16, da un seminario introduttivo; tra i temi che le relatrici e i relatori affronteranno, oltre a quelli specificamente relativi all’argomento della mostra, alcuni riguarderanno la storia ebraica in Sicilia
Angela Scandaliato: La presenza ebraica in Sicilia
Monica Miniati: Le emancipate
Guri Schwarz: Storia degli ebrei e storia d'Italia: problemi e ipotesi di ricerca
Matteo Di Figlia: "Ebree italiane in politica. Dalla contestazione al riflusso delle ideologie
Lucia Vincenti: La Shoah in Sicilia. Dalle prime discriminazioni all'annientamento: donne e bambini nei lager

Modera Salvatore Nicosia

Iniziativa organizzata da: Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea CDEC-Milano, Istituto Gramsci Siciliano, Università di Palermo

venerdì 9 dicembre 2011

Luigi Tuccio a Renzo Gattegna

La risposta di Luigi Tuccio alla reazione del Presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane rispetto alle sue "istintività" su Facebook... ovvero, quando la toppa è peggio del buco
In blu corsivo alcune mie annotazioni del tutto personali

Tuccio scrive al presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche: “Nessun proposito offensivo”

Reggio Calabria. Segue nota di Luigi Tuccio, assessore comunale all’Urbanistica.

Atteso che l’attuale battage mediatico – relativo alla vicenda che mi riguarda e che trae origine da una seppur inopportuna “battuta” in un ambito di comunicazione che ritenevo fondatamente (???) essere riservatissimo (Facebook riservatissimo? Non mi sembra che sia una affermazione fondata) – non tende a sedimentare, rendo pubblica la nota che ho ritenuto inoltrare al Presidente della Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, dottor Renzo Gattegna, evidenziando per l’ennesima volta l’assoluta mancanza di spirito antisemitico, assolutamente non appartenente alla mia formazione umana e politica, improntata a spirito di tolleranza, amicizia e fratellanza tra i popoli. Non essendo comunque disposto ad essere trascinato in una polemica di sicura ispirazione strumentale, per quanto mi riguarda, ritengo definita ogni ulteriore esigenza di chiarificazione (non mi sembra che possa essere lui a dire che la "chiarificazione", forse sarebbe saggio aspettare che sia il suo interlocutore a ritenere chiarita la questione).

Egregio Dott. Renzo Gattegna, E’ importante premettere che lo scopo della mia comunicazione era esclusivamente quello di evidenziare il contrasto tra una persona con grande disponibilità finanziaria – in tal senso (certamente inopportunamente ed inappropriatamente) “ebreo miliardario” come sinonimo di persona ricca (!!!) – ed un soggetto che predica messaggi di parsimonia ed austerità, identificato sociologicamente (???) come “comunista”. Nessun proposito né espresso né sottinteso né implicito di manifestazione di antisemitismo. I principi cardine della mia ispirazione culturale si fondano sulla eguaglianza, tolleranza e fratellanza tra i popoli. L’accusa di antisemitismo, per essere fondata, avrebbe dovuto fare riferimenti a comportamenti sistematici e posizionamenti culturali espressi con argomentazioni di ostilità verso il mondo sionista (una perla, questa inusitata definizione di antisemitismo... "ostilità verso il mondo sionista"? chi ne ha mai parlato? Non si capisce bene la relazione con l’antisemitismo, a parte il fatto che Tuccio ha rivendicato su Facebook la sua "antipatia" per gli ebrei), insomma a fatti che plausibilmente e ragionevolmente potevano sorreggere una scelta di estrema gravità. A tali accuse contrappongo la mia storia personale e politica che, pur nell’appartenenza ad una cultura di destra, convinta e permanente, non ha mai minimamente fatto cenno a posizioni antagonistiche verso Israele (antagonismo verso Israele??? non mi sembra che nessuno abbia mai parlato di Israele, nel corso di questa vicenda) ed in generale verso il mondo ebraico presente nel mondo. Ciò premesso escludo qualsivoglia volontà di offendere le comunità ebraiche, partiti politici e soprattutto l’artista Roberto Benigni (ah ecco, soprattutto Benigni, non gli ebrei). E’ estremamente importante precisare che tutto ciò è accaduto su Facebook nel convincimento che le “battute” tra amici dovevano rimanere tali. Almeno così ritenevo per mia esperienza verso tale comunicazione. Resomi conto della eccessività ed inadeguatezza delle espressioni adoperate, pur destinate all’anzidetto scopo, ho immediatamente affidato all’Ansa le mie sincere scuse a Roberto Benigni ed a chiunque si fosse sentito offeso per le mie espressioni, tra cui (sì, in seconda battuta, ovviamente) ogni esponente della Comunità Ebraica. Ho ecceduto – e me ne rendo sinceramente conto – sicuramente confidando nella riservatezza (ancora con la storia della riservatezza di Facebook, come se fosse un sms; ma se anche fosse, mi sembra un’aggravante, è come dire: “Lo penso ma so che non è bello dirlo pubblicamente”) del mezzo adoperato e comunque giammai dichiarando in pubblico direttamente o a mezzo stampa l’oggetto delle riservate conversazioni. Ribadisco in definitiva il mio sincero rammarico per quanto accaduto e perseguito, ma soprattutto formulo ancora una volta le mie altrettanto sincero scuse alla Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, unitamente all’artista Roberto Benigni ed a chiunque si fosse ritenuto offeso, al di là dell’assoluta mancanza di volontà da parte mia.
La sintesi di tutto questo mi sembra possa essere:“Ti ho insultato ma non volevo offenderti, anche perchè credevo di insultarti alle tue spalle, senza che tu lo venissi a sapere”

Ultimi sviluppi del caso Tuccio

Un intervento francamente poco comprensibile di un esponente della Lista Scopelliti, un linguaggio piuttosto oscuro, nel peggiore politichese, per difendere un comportamento indifendibile.


Reggio Calabria. Segue nota di Oreste Romeo, coordinatore provinciale della Lista Scopelliti.
Al pari di tantissimi italiani, anch’io ho avuto modo di seguire la crepuscolare performance che ha segnato la netta involuzione del talento di Roberto Benigni nel corso dello show di Fiorello. La cronaca di questi giorni, secondo tecniche ormai ampiamente collaudate ben oltre lo stucchevole parossismo, ci pone al cospetto di una sorta di linciaggio mediatico nei confronti dell’ avvocato Luigi Tuccio, apprezzato assessore all’Urbanistica della Grande Città di Reggio Calabria, cui non si può non ascrivere, con l’onestà intellettuale che non difetta al reggino medio, il merito di proseguire e dare un senso agli interventi della magistratura che nella scorsa primavera hanno interessato la parte non sana della burocrazia comunale di quello stesso settore che ha tenuto sotto un intollerabile giogo diritti ed interessi fondamentali dei nostri concittadini. Motivo di tale furore mediatico, la defaillance commessa dall’avvocato Tuccio nel commentare, in un contesto da lui ingenuamente ritenuto “informale”, una approssimativa ed involuta esibizione di Roberto Benigni. Il che, ad onor del vero, lascia ampi spazi per ritenere che la situazione confermi i sintomi, più e più volte resi manifesti, della grave ed insopportabile intolleranza, rigorosamente a senso unico, all’insegna della quale un drappello di ineffabili picconatori insegue malcelati propositi di rivalsa di una parte politica che eleva a dignità di sistema lo sfruttamento di ogni e qualsiasi occasione che si presti alla strumentalizzazione, sino ad inevitabilmente sublimarsi nell’abbandono alla pura e semplice demagogia. L’avvocato Tuccio, da gentiluomo qual è, dichiarandosi apertis verbis mortificato, ha prontamente reso pubbliche scuse all’intera Comunità Ebraica, come era giusto che facesse. La stessa cosa è avvenuta anche nei confronti di Roberto Benigni, nonostante quest’ultimo, mi permetto di rimarcare, avesse vilmente svenduto il suo non più geniale talento ad una demagogia non più attuale, scadendo nella gratuità del dileggio, né più né meno alla stregua di ogni fuor d’opera. A scanso di improbabili equivoci, e dunque rivolgendomi alle truppe di falsi moralisti, chiunque essi siano, mi sento di dire che con la mia parte politica sono stato fiero nel momento in cui a Roberto Benigni venne riconosciuto l’Oscar per una eccezionale celebrazione dell’Olocausto, nella stessa misura in cui sono fiero di sentirmi anch’io, con la mia parte politica, EBREO ed amico del gentiluomo Luigi Tuccio, noto a tutti per la mitezza d’animo ed il tratto signorile. Rimango letteralmente sbigottito per l’aggressione mediatica scatenata contro chi ha avuto la responsabilità di esprimere in modo infelice disappunto ed indignazione per una pessima performance da taverna grazie alla quale l’Artista che fu si è solo portato a casa uno scandaloso cachet di € 400.000,00, poi prontamente devoluto (obtorto collo?) in beneficenza. Eguale sconcerto assale, poi, nel constatare che gli scriteriati urlatori di oggi, gran parte dei quali ostenta al bavero della giacca orpelli clowneschi a guisa di spille, non si siano scandalizzati per l’esosità del compenso preteso ed ottenuto da Benigni, ossia lo stesso “Artista” autore in un passato difficile da dimenticare di una indegna “poesia” dedicata ad un Padre Nobile della Politica che fu il mai troppo compianto Giorgio Almirante. E dunque, assodato che Roberto Benigni non sbaglierebbe affatto se in futuro si occupasse di altre produzioni dantesche, permettendomi all’uopo di indicargli il “de vulgari eloquentia”, esprimo la mia più affettuosa e sentita solidarietà all’Avv. Luigi Tuccio, la cui figura, per la Grande Città di Reggio Calabria, e per l’intera coalizione di maggioranza che la governa, è la migliore garanzia, in termini di competenza ed onestà, per il trasparente esercizio delle importanti funzioni assegnategli. Ammettere un errore è sintomo di umiltà ed intelligenza, e non è da tutti. Quello dell’Assessore Tuccio è stato un comportamento destinato a segnare una netta linea di demarcazione tra chi non teme il confronto rispondendo delle proprie azioni e chi, invece, non consente dialettica alcuna trovando più comodo ricorrere al ben noto…il re non fa corna.

Finalmente anche il Presidente Scopelliti si è pronunciato. Il mio commento, a titolo puramente personale, è che sono francamente deluso.
Reggio Calabria. “Posso affermare, non solo a titolo personale, ma anche a nome del PdL calabrese, che il rapporto con la Comunità ebraica è eccellente, in piena sintonia e di grande collaborazione”. E’ quanto Giuseppe Scopelliti, presidente della Regione Calabria e coordinatore regionale del PdL, ha dichiarato a proposito delle accese discussioni sorte attorno agli insulti che Luigi Tuccio, assessore all’Urbanistica del Comune di Reggio Calabria e Giuseppe Agliano, altro esponente PdL, hanno rivolto a Roberto Benigni, definito su Facebook “Comunista ebreo”. Accuse scritte per commentare la performance dell’artista durante lo show di Fiorello, lunedì sera su Rai Uno. “Ritengo che certe dichiarazioni – continua Scopelliti – siano state inopportune, ma vorrei stemperare i toni perché si è trattato solo di una defaillance su cui è già stato chiarito ogni fraintendimento. Penso che si debba andare avanti per dare risposte ai cittadini piuttosto che alimentare polemiche su episodi in merito ai quali sono già state formulate delle chiare scuse”.
Continua invece a tacere il Sindaco di Reggio, chiamato in causa dalle opposizioni.
Reggio Calabria. Mi chiedo cos’altro attendano ancora il sindaco Arena ed il Presidente Scopelliti ad uscire dall’insopportabile silenzio, pronunciare parole chiare e nette ed assumere iniziative altrettanto inequivocabili al fine di sanare la profonda e dolorosa ferita inferta alla città dall’assessore comunale Tuccio e dall’ex assessore Agliano con le loro odiose esternazioni. Non saranno certo le tardive, risibili ed ipocrite scuse degli indifendibili personaggi a potergli restituire la credibilità necessaria a farli rimanere al loro posto. D’altra parte sono loro stessi a confermare la personale inconciliabilità con le funzioni ricoperte laddove non riescono ancora a percepire che il problema non è rappresentato dall’essere stati traditi dallo strumento utilizzato, bensì dalle opinioni lì espresse liberamente e naturaliter proprio perché ritenuti, erroneamente, al riparo da orecchie indiscrete. A tal proposito sono da sottoscrivere pienamente le parole pronunciate dal Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, per il quale “le parole utilizzate da Tuccio nel suo attacco sono permeate da un antiebraismo disgustoso che attinge a piene mani dalla peggiore retorica nazista e fascista e che non lascia alcun dubbio o possibile interpretazione sul suo pensiero al riguardo”. Si liberi presto la città dall’ignominia che sarebbe provocata già dalla sola idea che Reggio possa permettere che rappresentanti delle istituzioni democratiche offendano impunemente un popolo, quello ebraico, che in quanto tale è stato tremendamente umiliato nella propria dignità. Tutte le forze democratiche, comprese quelle autenticamente moderate dentro il centro destra, hanno il dovere di fare sentire le loro voce e sollevare la loro vibrata protesta affinchè Reggio non venga ulteriormente macchiata e si renda impresentabile agli occhi dell’intera comunità nazionale per aver tollerato accuse così esecrabili nei confronti del popolo ebraico vittima dell’Olocausto.
Girolamo Demaria – Coordinatore Provinciale del PD
Reggio Calabria. “I fanciulli trovano il tutto nel nulla, gli uomino il nulla nel tutto”. Diceva così Monsignor Ravasi qualche tempo fa. La costruzione del nemico nella fortunata serie che ha per protagonista l’assessore Tuccio racconta sul social network le caratteristiche di Benigni che non voglio ricitare. Quel che Tuccio farà personalmente, sono fatti suoi ma come uomo pubblico dovra fare per primo le scuse al suo papà che da uomo di cultura e propugnatore del dialogo euromediterraneo, non gli avrà insegnato queste cose. Noi pretendiamo che Arena convochi un Consiglio comunale ad hoc per chiedere scusa coralmente per le esternazioni di Tuccio. Nel contempo, dovrà invitare nella città di Reggio i rappresentanti della comunità ebraica. Reggio deve essere ricordata come terra di incontro e dialogo con la civiltà ebraica visto che il suo fondatore è Aschenez. Reggio è il luogo dove si stampò la prima opera in ebraico. La Calabria deve essere ricordata per questo e per la capanna che gli ebrei ogni anno fanno nella riviera dei cedri e non per Ferramonti e le esternazioni di Tuccio.
Aldo De Caridi – Italia dei Valori

giovedì 8 dicembre 2011

Napoli, Moked d'autunno

Iniziato il Moked d'autunno
Dalla newsletter dell'Ucei (Unione delle Comunità ebraiche italiane)


Qui Napoli - Etica e politica. Esiste una via ebraica?
Al Moked autunnale molte voci e opinioni a confronto
Tefillah in sinagogaGli ebrei italiani vivono da due millenni con convinzione e responsabilità il loro ruolo di cittadini di questo paese. In una stagione tanto delicata per la politica e gli equilibri che reggono l’Italia nessuno può restare indifferente di fronte ai grandi rivolgimenti di cui siamo testimoni.
Per questo il tradizionale appuntamento autunnale di confronto e di dibattito degli ebrei italiani, il Moked, la messa a fuoco che si tiene fino al termine della settimana in questi giorni a Napoli, è dedicata al rapporto fra noi cittadini ebrei e la politica. Numerose le occasioni di discussione, di studio e di conoscenza che la convention offre già a partire da questo pomeriggio. Dopo l'intervento inaugurale del Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna e del Presidente della Comunità ebraica di Napoli Pierluigi Campagnano, che apriranno ai lavori assieme al rav Roberto Della Rocca, direttore del dipartimento Educazione e cultura dell'Unione, il rav Giuseppe Laras, Presidente emerito dell'Assemblea rabbinica italiana, interverrà su Il pensiero politico nell’opera di Itzchak Abravanel. Nel pomeriggio sarà la volta di un confronto sule politiche comunitarie (Quali politiche per le Comunità?) fra il Presidente della Comunità ebraica di Milano Roberto Jarach, il Presidnete della Comunità ebraica di Livorno Samuele Zarrough e il rabbino capo di Trieste Itzhak David Margalit (introduce e modera il giornalista Guido Vitale). A seguire il dibattito fra il Presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici e il Vicepresidente UCEI Anselmo Calò (conduce lo psicologo Daniel Segre). In serata un talk show intitolato “Mazzette, corruzione e intrighi di palazzo: la politica da Re David alla contemporaneità”con il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, l'avvocato Daniela Dawan, il regista e Consigliere comunale milanese Roggero Gabbai e Tobia Zevi dell'associazione culturale Hans Jonas (conduce David Parenzo).
Anche il giornale dell'ebraismo italiano Pagine Ebraiche dedica molto spazio sul numero di dicembre attualmente in distribuzione al rapporto con la politica e chiama a raccolta molti commentatori autorevoli per rilanciare una riflessione sulla necessità di coniugare il nostro impegno di cittadini con il dovere di testimoniare i propri valori e la propria specificità identitaria. L'impegno nella società, si legge in prima pagina, non avrebbe però significato se non fosse accompagnato dal lavoro nel laboratorio interno al variegato mondo ebraico.
I lavori del Moked che prendono avvio oggi costituiscono anche un anello di congiunzione con la terza fase del corso di formazione organizzato dal Dec in numerose città italiane. A Napoli, dopo gli appuntamenti di Milano e di Trieste, leader e operatori comunitari, rabbini e giovani partecipanti hanno proseguito un lavoro intenso e dedicato alle problematiche di organizzazione, gestione e comunicazione negli ambiti ebraici. Un mondo piccolo nei numeri, ma estremamente complesso e diversificato nelle problematiche da affrontare e nei valori testimoniati.
(Nelle foto la tefillah officiata questa mattina nella sinagoga partenopea e un intervento del presidente della Comunità ebraica di Milano Roberto Jarach)

Accordi turistici tra Calabria e Israele

Ci chiediamo ora, dopo le sparate dell'assessore reggino all'urbanistica e coordinatore cittadino del PdL, Luigi Tuccio, e del componente della segreteria del Presidente della Regione, Giuseppe Agliano, cosa possa restare di questo accordo, e come si potranno sentire accolti da noi i turisti israeliani, di cui il Presidente Scopelliti aveva detto "La Calabria accoglierà con entusiasmo i turisti israeliani che daranno lustro, con la loro presenza, alla Regione"

Dal sito della Regione Calabria

Incontro fra il Presidente Scopelliti
e il Console israeliano Saladino

Il Governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti, ha ricevuto questa mattina a Palazzo Alemanni il Console Onorario di Israele Vincenzo Saladino. All’incontro era inoltre presente il direttore generale del Dipartimento Turismo Raffaele Rio. La visita del Console Saladino è stata proficua, anche perché sono state gettate le basi per un solido rapporto di amicizia e collaborazione fra la Calabria ed Israele. Il primo accordo bilaterale partirà infatti col settore turismo e vedrà attivi, a cominciare dalla prossima primavera, nuovi voli che decolleranno da Tel Aviv per gli aeroporti calabresi. “Siamo contenti che la Regione Calabria - afferma il Console Saladino - abbia focalizzato la propria attenzione sullo stato di Israele. A tal proposito, dalla prossima primavera giungeranno in Calabria, grazie ai nuovi voli, molti turisti israeliani per ammirare le bellezze della Regione Bruzia”. Il Presidente Scopelliti sottolinea il significato di questa sinergia: “Abbiamo avviato una stagione di grandi cambiamenti puntando soprattutto sull’offerta turistica per dare un forte impulso a questo settore nevralgico e l’approvazione, in Consiglio Regionale, del piano turistico triennale conferma la nostra operatività. La Calabria accoglierà con entusiasmo i turisti israeliani che daranno lustro, con la loro presenza, alla Regione. Noi, l’ho sempre detto, abbiamo una vocazione internazionale che nell’immediato futuro ci porterà ad allacciare nuovi rapporti di partnership con altri Stati”.n.l.

Ancora sugli ebrei comunisti

Non si capisce che stia succedendo tra i politici calabresi. Non si sono spente le polemiche sulle farneticazioni dell'assessore all'urbanistica e coordinatore del PdL reggino, Luigi Tuccio, il quale aveva almeno chiesto delle tardive, e non sappiamo quanto sincere, scuse, che un suo collega di partito, per di più componente della segreteria di Giuseppe Scopelliti, già sindaco di Reggio e ora Presidente della Regione Calabria, interviene per ribadire il punto.
Continuiamo a chiederci cosa ne pensi, oltre al sindaco di Reggio, Demetrio Arena, anche il Presidente Scopelliti, del quale ricordiamo l'affetto e la vicinanza alla Comunità ebraica, in particolare ad una festa di Chanukkah di qualche anno fa a Roma; come ricordiamo la cordialità con cui ha invitato e accolto a Reggio il Presidente e il Rabbino Capo della Comunità ebraica di Roma.

Speriamo in una sua sollecita e vigorosa presa di posizione.

Dal Corriere della Calabria

Il segretario di Scopelliti ribadisce: «Benigni ebreo e comunista»
Giuseppe Agliano, componente della segreteria particolare e politico di stretta fiducia del governatore calabrese, rilancia via Facebook le pesantissime offese di Luigi Tuccio e rincara la dose
Il segretario di Scopelliti ribadisce:<br/>«Benigni ebreo e comunista»
Giuseppe Agliano
 
Mentre gli insulti a Roberto Benigni registrano un'indignata reazione e una ferma condanna in tutto il Paese, con la durissima presa di posizione del presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane Renzo Gattegna, nuove frasi antisemite arrivano dal Pdl calabrese. E questa volta, addirittura, ad attaccare il comico toscano, definito con disprezzo «ebreo e comunista», è un esponente di primissimo piano della segreteria particolare del presidente della Regione Scopelliti: Giuseppe Agliano.
A destare ancora più scalpore è il fatto che Agliano, già assessore comunale di Reggio Calabria, ex missino ed ex aennino, abbia ribadito l'attacco a Benigni nel commentare su Facebook le scuse dell'assessore all'Urbanistica di Palazzo San Giorgio, Luigi Tuccio, alla comunità ebraica. «Caro Luigi, l'odg da te ritirato lo faccio mio: Benigni ebreo comunista!». Queste le parole di Agliano, da sempre considerato una sorta di “alter ego” di Scopelliti, un uomo di strettissima fiducia del governatore che infatti non ha esitato a inserirlo nella più recondita e delicata “stanza dei bottoni”: la segreteria particolare di Palazzo Alemanni. Lo stesso Agliano, peraltro, è stato recentemente citato dal collaboratore di giustizia Roberto Moio, durante il processo “Testamento”, che lo ha indicato tra i politici che sarebbero stati elettoralmente sostenuti dalla 'ndrangheta del quartiere reggino di Archi. Pentito che è stato querelato dall'esponente politico del Pdl.
A sottolineare il nuovo attacco antisemita è ancora una volta il segretario reggino del Pdci, Ivan Tripodi, che in una nota afferma: «Al di là della stranezza sintattica, una cosa è chiara: continuano a offendere violentemente gli ebrei e i comunisti. Insomma, hanno vergognosamente gettato la maschera, senza alcun ritegno e nessuna remora. Ci troviamo, evidentemente, di fronte a personaggi che, con vergognoso orgoglio e con un incredibile senso di sfida, esprimono la loro convinta appartenenza ideologica alle idee nazi-fasciste e anticomuniste. Questi sono gli uomini e le idee del tanto declamato “modello-Reggio”, vale a dire un covo di intolleranti razzisti e anti-semiti. Si utilizzano, indegnamente, ancora una volta e senza alcun problema, le parole ebreo e comunista come termini per offendere e dileggiare il prossimo».
«Da reggini e calabresi – aggiunge Tripodi – ci vergogniamo infinitamente. Con orgoglio possiamo tranquillamente affermare che i cittadini di Reggio e della Calabria si vergognano profondamente di Tuccio e di Agliano e respingono con convinzione le loro parole. A questo punto non ci possono essere scuse o giustificazioni di sorta: il sindaco Arena deve immediatamente revocare dall’incarico di assessore l'insensibile Tuccio e il presidente Scopelliti deve cacciare dalla sua segreteria particolare il componente Agliano».

mercoledì 7 dicembre 2011

Farneticazioni di un politico "istintivo"

Ci vergogniamo di avere simili compaesani, a maggior ragione se sono personaggi pubblici, amministratori di una grande città come Reggio e dirigenti di un grande partito come il Popolo della Libertà.
Ogni volta speriamo che simili argomenti non debbano più ascoltarsi, e ogni volta dobbiamo, purtroppo, rimanere delusi.
Auspicando che chi di dovere tragga le debite conclusioni, esprimiamo all'Unione delle comunità ebraiche e a tutti gli ebrei la nostra solidarietà e partecipazione personale nella sofferenza e nell'indignazione per queste oscenità.

Renzo Gattegna (comunità ebraiche) si rivolge ad Angelino Alfano dopo le frasi (e le scuse) di Tuccio su Benigni

Ha 1.224 amici su Facebook. Dichiara di parlare inglese e francese ma per non far torto a chi parla e capisce solo l’italiano, l’assessore all’Urbanistica del Comune di Reggio Calabria, Luigi Tuccio, coordinatore cittadino del Pdl, ex Msi, ex An e personaggio vicinissimo al Governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti, ha deciso di usare la lingua di Dante. Per usarla proprio contro Roberto Benigni che la Divina Commedia ha portato a rinnovato lustro in giro per il mondo.
Sul suo profilo Facebook, Tuccio – che ieri ho cercato per avere conferma o smentita delle frasi usate e per fugare ogni dubbio di un gesto di pirateria informatica - ha scritto, come dice lui stesso, nei pressi di Reggio Calabria:  “Svegliaaaaa…Abbiamo pagato Benigni per fargli fare l’ennesima filippica contro Berlusconi e la lode della merda! Comunista ebreo miliardario e senza contenuti!”. Un’ora dopo, per meglio esplicitare il proprio pensiero, sempre in bacheca dichiara: “…non ho difficoltà a definire ebreo chi è miliardario ed ostenta umiltà e parsimonia in un contesto che non gli è consono. Ciò in ragione di costumi di vita tipici che ritengo attribuire ed assumendone la responsabilità. Il fatto che io non provi simpatia verso il popolo ebreo, non credo sia un’offesa”.
Pronte le reazioni, a partire dal Partito dei comunisti italiani. “L’assessore Tuccio utilizza, indegnamente, le parole comunista ed ebreo – ha dichiarato il segretario cittadino Ivan Tripodi - come termini per offendere e dileggiare qualsiasi essere umano che non gode del suo favore. Tutto ciò è sinonimo, palese e inequivocabile, di totale mancanza della  benché minima tolleranza e del rispetto nei confronti del prossimo, comunista o ebreo o nero o zingaro che possa essere. Per quanto ci riguarda siamo orgogliosamente comunisti e, altrettanto orgogliosamente, ci sentiamo ebrei, neri, zingari, e non ci faremo intimidire dalle parole di un Tuccio qualsiasi.  E’ comunque, del tutto evidente che le gravissime parole dell’assessore Tuccio rappresentano uno sfregio, non solo alla comunità ebraica italiana e internazionale, ma a tutta la città di Reggio Calabria e all’attonita popolazione reggina, che, sempre, nella loro storia hanno evidenziato aspetti di enorme solidarietà, di profonda tolleranza e di pieno rispetto nei confronti del prossimo”.
Ho rintracciato a Pisa, dove si era recato per motivi personali, l’assessore Tuccio che si è limitato a dichiarare: “Mi occupo di altro nella vita e Facebook è solo un gioco.  Stimo Benigni che è un grande artista come Celentano. Il termine ebreo? Ho sbagliato e chiedo scusa. Che sia comunista è evidente. Chiedo scusa anche a Benigni. Questa cosa mi servirà da lezione. Le dimissioni che ha chiesto il Partito dei comunisti? Stiamo parlando di una frase sbagliata e stiamo parlando di un partito che non esiste più se non per qualche rappresentante. Se vogliono mi vengano ad attaccare in giunta sui fatti concreti. Se mi attaccano politicamente va bene ma se mi attaccano per Facebook vuol dire che non altro nulla da aggiungere”.
Sulla vicenda è intervenuto anche Renzo Gattegna, presidente dell'Ucei (Unione comunità ebraiche italiane), che si è rivolto al sindaco di Reggio Calabria, Demetrio Arena e al segretario del Pdl, Angelino Alfano, "affinché vigilino attentamente per evitare che simili episodi si possano ancora ripetere ad opera di appartenenti al loro gruppo politico. Non ha molta importanza precisare che Roberto Benigni non è ebreo, perché in ogni caso si tratta di una persona amica e perché le frasi pronunciate dall'assessore sono inaccettabili e sono il chiaro segnale del perpetrarsi di quei pregiudizi anti-ebraici che noi tentiamo ogni giorno di contrastare con un'azione culturale che faccia conoscere il grande apporto dato dagli ebrei alla civiltà italiana ed europea. Pur prendendo atto delle scuse che sono state formulate, per quelle espressioni che riprendono luoghi comuni ispirati alle ideologie razziste di stampo nazista e fascista, non possiamo non rimarcare che queste costituiscono gravi offese alla dignità, alla sensibilità e alla memoria storica degli ebrei".
Per il momento mi fermo qui in attesa di sviluppi.

Pana e' mantu

Con questo post inauguro una nuova "etichetta", che chiamerò "Paralleli".
Si tratta di parallelismi linguistici, culturali, storici, sociali o di qualsiasi altro genere tra Calabria e mondo ebraico.
Non sempre saranno parallelismi "esclusivi", e cioè che si riferiscono a tratti comuni "solo" ad ebraismo e Calabria, ma saranno spesso parallelismi che possono riguardare aree più ampie dell'Italia e del mondo mediterraneo; né d'altra parte affermerò che si tratta di caratteri  calabresi che traggono origine da caratteristiche ebraiche, però credo che sia possibile rilevare delle comunanze "psicologiche" e "antropologiche", oltre a quelle storiche e culturali di cui si parla in altri post, tra questi due popoli.

Nella parashah dell’ultimo Shabbat (Vayetzè) abbiamo visto che Giacobbe va verso Charan, la terra della famiglia di Abramo, per trovare una sposa della sua parentela..
ll’inizio del suo viaggio, subito dopo il sogno, invoca l’assistenza di HaShem nel suo cammino.

Bereshit (Genesi) 28,20-21 "Ya'akov fece un voto, dicendo: «.Se D-o sarà con me, e mi proteggerà in questa via che io percorro, e mi darà
pane per mangiare, e un abito per vestire,
tornerò in pace alla casa di mio padre, e HaShem mi sarà Dio»".
Mi ha colpito l’analogia di queste parole con un detto comune dei nostri paesi, che si ispira ad una situazione simile a quella vissuta da Giacobbe:
Pana e mantu / on grava tantu
(pane e mantello / non pesano molto)
È un detto che si riferisce all’intrapresa di un viaggio, breve o lungo che sia, per esprimere quelli che sono i bisogni primari (ed essenziali) dell’uomo: il cibo per nutrirsi (e cibo per antonomasia è il pane) e il necessario per coprirsi dalle intemperie (rappresentato, fino all’”invenzione” del cappotto o dell’impermeabile, dal mantello).

Dal Bereshit edito da Mamash riporto una delle "Scintille di Khassidut" che si riferisce proprio a questi versetti:
Necessità materiali
Del pane per mangiare e un abito per vestire: diceva Rabbi Levi Yitzchak di Berdiciov che quando un ebreo ha pane per mangiare e un abito per vestire è abbastanza tranquillo per ricordarsi di Hashèm e pensare a Lui (Hashèm mi sarà D-o). Quanto però è privo del minimo indispensabile, per la tristezza e l'amarezza rischia di dimenticarsi di ciò che è veramente importante.
La stessa "coppia" di pane e vestito (con un termine che alcuni tradurranno proprio con mantello!) tornerà molto tempo dopo in una descrizione profetica dei tempi dell'esilio di Giuda, proprio con lo stesso senso di essenzialità di questi due elementi, nella descrizione di un tempo in cui i pochi che avranno (o di cui si riterrà che abbiano) l'uno o l'altro verranno reclamati come capi in un popolo ormai privato di tutto.

Isaia 3,6-7
“Quando uno afferrerà il fratello nella casa di suo padre gli dirà: «Tu hai un abito: sarai principe su di noi; e questo paese rovinato sia sottoposto al tuo dominio».
Egli alzerà la voce in quel giorno e dirà: «Io non sarò il vostro medico; nella mia casa non v'è pane né vestito; non mi fate principe di popolo!»”.

martedì 6 dicembre 2011

Cultura ebraica nel Sud del IX-XI secolo

"Sempre più si sta scoprendo l'estrema importanza del ruolo ponte svolto dall'Italia meridionale nel passaggio dell'eredità della cultura ebraica dalla Terra di Israele all'Europa.
Abbiamo iniziato a parlare di ciò, ma noi non ci immaginiamo nemmeno quanto sia stato importante il ruolo dell'ebraismo dell'Italia meridionale nei secoli IX-XI
per la storia dell'ebraismo in generale.
Infinitamente di piu' di quello che possiamo pensare"
Professor Mauro Gabriele Perani, Dip.to di conservazione dei beni culturali  dell'Alma Mater - Ravenna
Membro del Comitato esecutivo dell’Associazione europea per gli studi ebraici (EAJS)
Presidente dell’Associazione italiana per lo studio del giudaismo (AISG)


 Piazza S. Domenico Maggiore 12, Napoli
Palazzo Corigliano, IV piano, Biblioteca “Taddei”

Venerdì 9 dicembre 2011 ore 10.30
Conferenza di Meir Bar Ilan
 (Ramat Gan- Tel Aviv)

Jewish intellectual history of Southern Italy
in the 9-11th centuries

lunedì 5 dicembre 2011

Ancora sullo Shabbaton di Belvedere

Il ritorno nella terra dei cedri  
 Gadi Piperno, da Pagine ebraiche di dicembre 2011

Foto di Davide Giuseppe Scibilia
Il terzo e ultimo appuntamento del Progetto Meridione per l’anno civile in corso si è svolto a Belvedere Marittimo. Sulla riviera dei cedri, in un albergo inaugurato da pochi mesi, si sono riunite una cinquantina di persone provenienti da numerose città italiane. Qualche giorno di libertà e il convegno ha potuto prendere il respiro adatto a un vero e proprio seminario. All’arrivo, subito la preparazione per uno shabat di grande intensità. Dopo la tefillah e la cena, il professor Dov Maimon, socio anziano del Jewish People Policy Institute, ha tenuto una conferenza sul concetto di kedushah del popolo di Israele e di quanto sia importante oggi per il popolo stesso avere in ogni luogo dei rappresentanti che siano in grado di far capire al mondo circostante la sua reale natura e che possano quindi combattere i pregiudizi. Non va dimenticato che nei luoghi in cui l’ebraismo non è presente con istituzioni strutturate ci sono infatti impostori, che in nome di un presunto e non titolato ebraismo fanno danni alla reputazione dell’intero popolo ebraico. Lo shabat è poi proseguito con il normale programma arricchito da due lezioni sulla parashat hashavua tenute da Sandro Servi (Nehamma Leibowitz sulla parashah) e dallo stesso professor Maimon (la cultura uniforme ai tempi della torre di Babele). A fine shabat Sandro Servi ha tenuto una conferenza sulla formazione della Comunità di Amsterdam (il problema dei conversos, la fondazione di una nuova kehillah, le incisioni di Bernard Picart).
L’indomani, per iniziativa dell’avvocato Cetraro, padrone dell’albergo che ha ospitato il convegno e che ringraziamo per l’accoglienza e per la dedizione a risolvere tutti i problemi legati alla kasherut, ci si è recati all’Accademia del Cedro, distante pochi chilometri dalla sede del seminario. È stata questa l’occasione per i discorsi ufficiali con le autorità politiche della zona, alla presenza del presidente UCEI Renzo Gattegna, del presidente della Comunità ebraica di Napoli Pier Luigi Campagnano e del rabbino capo Scialom Bahbout. Ma è stata anche l’occasione di notare quanto buona sia la reputazione del popolo ebraico in queste terre.
È noto che in questi luoghi vengono coltivati quelli che probabilmente sono i cedri più adatti alla mitzwah del lulav per la loro perfezione. La coltivazione del cedro ha avuto un lungo periodo di crisi fino al momento in cui un consorzio e la Regione Calabria hanno difeso i coltivatori da dinamiche di mercato che deprimevano il settore. È stato grazie alla presenza dei “barbetti” (così sono chiamati i rabbanim che vengono a prendere lì cedri da esportare in tutto il mondo) che il settore ha tenuto. Abbiamo quindi notato un senso di riconoscenza verso il popolo ebraico documentato da una bellissima lapide nel centro di Santa Maria del Cedro. Credo vada reso merito a loro, e in particolare a Rav Moshè Lazar, di aver fatto un’opera importante di kiddush hasem. Si è quindi tenuto il seminario. Si è parlato di fondamenti di una comunità, della storia e delle regole del beth haknesset, delle 39 opere proibite di shabat, della storia della cucina ebraica, delle regole dello shema’ e della ‘amidà. Le lezioni sono state tenute da Rav Bahbout, Sandro Servi, dal maskil Marco Dell’Ariccia e da chi scrive. Da sottolineare come, nonostante il bel posto di mare e una situazione meteorologica più che invitante, pressoché tutti i partecipanti hanno seguito tutte le lezioni del seminario. Il tutto si è concluso con un concerto di Raiz, come al solito molto coinvolgente. A dire il vero l’ultimo atto è stata una intensa riunione nella quale i partecipanti hanno posto le basi di una loro struttura, afferente alla Comunità di Napoli, che avrà come primo compito quello di provvedere alla crescita ebraica degli iscritti. Cosa ci lascia questo primo anno di Progetto Meridione? La risposta non è semplice. Parliamo di numeri innanzi tutto. Fino a pochi anni fa nel mio immaginario, e credo in quello di molti altri, l’ebraismo italiano nel sud si fermava alla comunità di Napoli considerata nella stretta realtà partenopea. Da qualche anno, anche grazie al film Il viaggio di Eti, si è aperto uno squarcio sulla realtà di San Nicandro Garganico come luogo in cui, dopo il fenomeno degli anni 30-40, si è ricreato un gruppo di una trentina di persone che ha recentemente portato a sette conversioni. Ma partendo da lì si è capito che la cosa non si fermava alla realtà pugliese. In questi tre eventi abbiamo incontrato poco meno di un centinaio di persone e siamo a conoscenza che ce ne sono altre che non hanno potuto partecipare. Si tratta di una realtà che non è trascurabile. Tanto per intenderci è confrontabile con i numeri dell’intera Comunità di Napoli. Ovviamente sono piccole realtà dislocate in regioni molto vaste e spesso disaggregate per quanto riguarda la residenza dei singoli. Non è sicuramente facile seguire queste dinamiche da vicino da parte di un ebraismo che per altro ha molti problemi all’interno delle stesse comunità in quanto a keruv rekhoqim (avvicinamento dei lontani): come manhig (guida) del tempio Bet Michael di Roma sono assolutamente consapevole del problema e in prima linea nell’affrontarlo. Quello che però mi ha sorpreso profondamente di questo viaggio nel sud è la consapevolezza e la determinazione della maggioranza delle persone che ho incontrato. La consapevolezza di cosa sia l’ebraismo, e non solo a grandi linee ma anche nei dettagli pratici. La determinazione ad affrontare tutte le difficoltà derivanti dall’essere lontani dai centri organizzati. Tutto questo non è spiegabile in un articolo. Per poter capire questa realtà è fondamentale andare a conoscerla sul posto. Non va poi dimenticato il fatto che esiste l’esigenza di una copertura nazionale da parte dell’UCEI sulle tematiche che riguardano l’ebraismo, nonché il monitoraggio di sedicenti gruppi pseudoebraici che di ebraico hanno ben poco e che rischiano di far aumentare quel pregiudizio che, come reso noto da sondaggi anche recenti, da sempre serpeggia in parte della popolazione italiana. Alla luce di tutto questo ritengo che un supporto alla Comunità di Napoli nella gestione di queste realtà sia un’attività strategica dell’UCEI nel suo ruolo di titolare dell’ebraismo in Italia. In ogni caso, devo dire che coordinare questo primo anno di progetto è stata per me un’esperienza straordinariamente intensa e formativa.

lunedì 21 novembre 2011

La Comunità Ebraica in Calabria e a Castrovillari

Dal sito Sifeum riporto alcune notizie sulla storia della presenza ebraica a Castrovillari

Una via dell'antica Judeca di Castrovillari
Strabone, storico ed erudito greco, affermava che ai suoi tempi non vi era luogo sulla terra abitata nel quale gli Ebrei non si fossero stabiliti. Già nel II secolo a. C., gli Ebrei abitavano Roma e varie altre città italiane dell'Impero romano, tra cui ricordiamo Ostia, Ravenna, Ferrara, Bologna, Milano, Capua, Napoli, Venosa e Siracusa, e altri sopraggiunsero, dopo il 63 a.C. con Pompeo, conquistatore della Giudea. Orazio, poeta latino del I sec .a.C. accennava al proselitismo ebraico nella Roma del suo tempo e lo stesso Giulio Cesare rispettava l'osservanza delle prescrizioni ebraiche, che nell'anno sabbatico erano esonerati dal pagare il loro tributo allo Stato romano. Cicerone, nell'orazione "Pro Flacco", tenuta nel 59 a.C., sosteneva che gli Ebrei residenti in Italia mandavano regolarmente in Palestina il loro contributo per il Tempio di Salomone. Nel 70 d.C. Gerusalemme venne assediata, conquistata e distrutta da Tito, il Tempio di Salomone venne dato alle fiamme e la popolazione fu destinata a perire nel circo (ad circenses), o nelle miniere in Sardegna (ad metalla), o adibita alla costruzione del Colosseo,oppure venduta come schiava. La Diaspora vera e propria degli Ebrei, ebbe inizio, nel 132 d.C., dopo la conquista della Palestina da parte dei i Romani.
Dal 313, però, dopo che con l'editto di Milano di Costantino, il Cristianesimo divenne religione dell'Impero, i Cristiani additarono gli Ebrei come responsabili del sacrificio estremo di Cristo e durante la I Crociata essi furono perseguitati sistematicamente. Nel XIII secolo, i sentimenti di intolleranza nei loro confronti si acuirono ulteriormente. Il IV Concilio Lateranense, 1215, presieduto da papa Innocenzo III, pur condannando la pratica dell'usura, consentì agli Ebrei di esercitare il prestito, purché non avessero ecceduto sulla riscossione degli interessi.
Giunti in Calabria fin dai tempi bizantini [in realtà ben prima], una massiccia migrazione ebraica nella regione si ebbe sicuramente con gli Svevi: prima Enrico IV e poi suo figlio Federico II favorirono gli ebrei per incrementare le industrie della seta, della tintoria, del cotone, della canna da zucchero e della carta e contribuire al progresso dell'economia locale, attraverso il prestito di capitali. La Taxatio o Cedula subventionis del 1276, documenta come in quell'epoca, comunità ebraiche erano presenti nella maggior parte delle località calabresi, grandi e piccole, a Rossano, a Corigliano, a Cosenza, a Reggio, a Bisignano, a Montalto, a Tropea, a Reggio,a Castrovillari, a Nicotera ecc.
Le maestranze ebree erano specializzate nell'arte della tintoria, utilizzavano sostanze coloranti portate dall'India, (l'indaco), ed erano riusciti a perfezionare la lavorazione della seta. I loro preziosi prodotti erano ricercati in tutta Europa, e avevano impinguato con i loro tributi le casse esauste delle università [comuni e città] calabresi, contribuendo alla rinascita economica della Calabria. Agli Ebrei era vietato per legge diventare proprietari terrieri, erano esclusi dalla proprietà immobiliare, dalla vita pubblica e non potevano intraprendere la carriera militare; potevano soltanto esercitare la professione medica e, svolgere attività artigianali produttive. In Calabria gli Ebrei vissero e lavorarono in quartiere denominati Giudecca e sicuramente erano obbligati a pagare un tributo (mortafa o markofa), per godere della libertà di culto. Essi dunque si reggevano con ordinamenti propri, secondo le proprie tradizioni e costituivano, una comunità a parte, regolata da leggi differenti da quelle osservate dai Cristiani. Per gli atti di culto avevano la loro sinagoga e per l'istruzione la propria scuola, che, spesso, coincideva con la sinagoga stessa.
Federico II, nel Parlamento generale di Messina, nel 1221 aveva esteso al proprio regno le disposizioni adottate nel quarto Concilio lateranense, nel corso del quale erano state stabilite le assise "contra judeos, ut in differenzia vestium et gestorum a christianis discernantur". Tali disposizioni, volute dal papa Innocenzo III, prescrivevano che essi portassero un segno di riconoscimento. Dall'obbligo del segno, in ebraico simàn, furono esentati i medici e i prestatori di denaro. I trasgressori venivano puniti in vario modo, secondo le disposizioni dei paesi che li ospitavano: ad alcuni vennero confiscati gli indumenti, i quali venivano dati a chi aveva fatto la denuncia, ad altri si comminarono forti multe, ad altri ancora vennero inflitte punizioni corporali sotto forma di frustate. Nella maggior parte dei casi il simàn fu costituito da una pezza di colore giallo o da un disco rosso e bianco, o anche da un berretto giallo o una sciarpa gialla. Emancipatosi dalla tutela del papa, l'imperatore Federico II, nel Liber Agustalis, promulgato a Melfi nel 1231, sancì che gli Ebrei fossero parificati agli altri cittadini, anche nel diritto di ottenere giustizia e difesa giudiziaria, (sebbene in caso di assassinio di un Ebreo o di un Saraceno la cittadinanza avrebbe dovuto pagare una multa di cinquanta augustali, di cento se fosse stato ucciso un cristiano) e che gli Ebrei potessero prestare denaro, ma con il limite del 10% di interesse. Federico II, ovviamente, intendeva controllare tutte le attività economiche del regno e riprendendo il redditus denariorum, che sotto i Normanni aveva incoraggiato la circolazione di denaro e aveva evitato la frode, istituì ed estese a tutto il Regno lo jus cambii, il quale affermava la prerogativa sovrana di rilasciare permessi a chi intendesse esercitare attività di cambio, sottraendo al controllo dei vescovi tutte le Giudecche, e incanalando nell'erario regio i proventi derivanti dall'attività di tintoria. Inoltre, poiché le persecuzioni contro gli Ebrei e contro i Saraceni erano molto diffuse, li pose sotto la propria tutela. In realtà la giurisdizione civile e criminale sugli Ebrei, che dai Normanni e dagli Svevi, fu concessa ai vescovi a poco a poco venne meno per le manomissioni dei baroni e delle Universitas, che la pretendevano.
Papa Innocenzo IV, inoltre, considerata vicina la caduta degli Svevi, nel 1254, proclamò i diritti della Chiesa sulla Calabria e sulla Sicilia. Impossessatisi del Regno, con l'appoggio del papato, gli Angioini avviarono una nuova politica di intolleranza nei confronti sia dei Saraceni che degli Ebrei. La Calabria, sotto Carlo I D'Angiò, vide interrompersi quel processo di sviluppo, che si era realizzato sotto il governo degli Svevi, visse un periodo di assoluta anarchia e di spopolamento generale. In questo periodo gli Ebrei, continuarono a curare i loro affari, ben trattati dagli Angioini, dedicandosi, come sempre all'arte della tintoria e della produzione della seta, all'usura, alla medicina ed alle belle lettere.
Con gli Aragonesi le comunità ebraiche degli Ebrei ritornarono alle dipendenze dei vescovi, i quali ne approfittarono per assoggettarli al fisco. Le persecuzioni dei vescovi, contribuirono a dividere Ebrei e cristiani. Successivamente, Papa Gregorio IX sollevò i vescovi dal compito di perseguire le eresie e lo affidò i Tribunali d'Inquisizione e, nel 1427, ai frati domenicani (Fra Giovanni di Capistrano ebbe la facoltà di proibire l'esercizio dell'usura ai Giudei dimoranti nel regno e a quelli forestieri, e di costringerli a portare il segno Thau). Nel XV secolo, per frenare la pratica dell'usura, vennero istituiti i cosiddetti Monti di Pietà, che però svolsero unicamente la funzione di assistere i bisognosi. Solo dopo che Leone X emise una bolla che rimosse il divieto di percepire interesse a favore dei Monti di Pietà, questi divennero dei rudimentali servizi bancari, mettendo in crisi le attività usuraie degli ebrei, fino a quando i Genovesi, desiderosi di speculare sulla produzione ed il commercio della seta, ottennero l' espulsione degli Ebrei. Cacciati dal Regno di Napoli, prima con l'editto di Ferdinando II il Cattolico e poi con il bando di Don Pietro di Toledo, gli Ebrei lasciarono la Calabria con le loro immense fortune e tutto il Meridione regredì sempre di più. Essi che, pur essendo industriosi imprenditori non potevano investire nell'acquisto di immobili, erano gli unici a disporre di quel denaro che era necessario ai re, impegnati nelle guerre, ai nobili, che conducevano una vita lussuosa, agli artigiani e ai contadini.

La chiesa di San Giuliano,
in cui fu incorporata la sinagoga
A Castrovillari, l'antica Via Giudecca o Giudeca, ci ricorda la presenza di una congrua comunità ebraica qui residenti almeno fin dall'epoca sveva, se nel 1264 uccisero il B. Pietro da S. Andrea, fondatore e propagatore del francescanesimo in Calabria [affermazione destituita di fondamento, si tratta di una leggenda smentita dai fatti, in quanto gli ebrei a Castrovillari ebbero rapporti particolarmente positivi con i cristiani, cosa che non sarebbe stata possibile se realmente si fosse verificato un fatto del genere. Ne ho parlato in un post precedente]. A Castrovillari gli ebrei, che esercitavano l'attività di mercanti e di artigiani, erano alquanto potenti, sia economicamente che politicamente: in piazza San Giuliano avevano le loro botteghe, le spetiarie e i fundachi per il deposito delle merci, la loro scuola e la loro sinagoga, quest'ultima inglobata poi nella chiesa di San Giuliano. Essi raggiunsero una pacifica convivenza con la popolazione locale e quando lasciarono la città, nel 1512, fecero cessione della loro Scuola all'Universitas [come riferisce Cesare Colafemmina, in Per la storia degli ebrei in Calabria, la sinagoga fu loro restituita quando tornarono provvisoriamente prima della cacciata definitiva nel 1541].
Nel XVI secolo fuori della Calabria le Giudecche furono tramutate in ghetti, da cui nessun ebreo poteva allontanarsi. I ghetti erano circondati da alte mura e erano caratterizzate da un unico portone sorvegliato, che veniva chiuso dall'esterno al tramonto ed era riaperto al sorgere del sole. Poiché gli Ebrei dovevano sopravvivere per dimostrare al mondo la verità dei Vangeli, essi non furono mai cacciati da Roma.

BIBLIOGRAFIA
A. Milano, Storia degli Ebrei in Italia, Torino, 1963
O. Dito, La storia calabrese e la dimora degli Ebrei in Calabria dal secolo V alla seconda metà del secolo XVI, Cosenza, 1979
Winspeare, Storia degli abusi feudali, in Archivio storico per la Calabria e la Lucania, anno I- MCMXXXI, Oppido Mamertina (RC), 1995
G. Brasacchio, Storia economica della Calabria, Vol. 2, Chiaravalle Centrale (CZ), 1977
B. Chimiri, Le relazioni politiche e commerciali fra la Liguria e la Calabria fin dai tempi della dominazione Sveva. In “Archivio storico della Calabria”, Anno III, Oppido Mamertina (RC) 1992

sabato 19 novembre 2011

Chayè Sarah

Khevròn: La grotta di Machpelah
da
BiblePlaces.com
Questo Shabbat ho letto (studiato forse è un termine eccessivo) la parashah settimanale, che si chiama "Vita di Sarah", pur parlando in realtà della sua morte.E' stato molto bello leggerla sul volume di Bereshit (Genesi) con il commento di Rashì edito da Mamash.E' la prima volta che leggo un brano biblico vivendolo non come Storia, ma come storia, quasi di famiglia, qualcosa che mi appartenesse.Con questo non voglio diminuirne il valore, anzi il contrario: voglio esprimere come questa Storia che appartiene a tutti deve essere anche storia che appartiene personalmente ad ognuno di noi.Spesso è facile leggere la Torah come un grande insegnamento morale, ma ne sfugge il diretto coinvolgimento con la nostra storia personale: parla alla testa ma non al cuore. Credo che sia invece importante unificare i due elementi.Due piccoli commenti al testo biblico mi sono piaciuti in modo particolare, e li voglio riportare qui.


Gustave Doré: Sepoltura di Sara,
da
Bible-Library.com

Genesi 23,2: Avrahàm si recò a fare le esequie di Sarà e a piangerla
Lo Zohar (122b) insegna che Sarà rappresenta il corpo mentre Avrahàm rappresenta l'anima. Anche dopo la morte, l'anima rimane in qualche modo legata al corpo e per questo Avrahàm - l'anima - andò a fare le esequie di Sarà - il corpo - e a piangerla. La khassidut mette in  risalto l'importanza del corpo nella sua funzione di mezzo per servire Hashèm. Poiché lo scopo della Creazione è di rendere santo il mondo materiale, il corpo ha in un certo senso importanza maggiore dell'anima, essendo il mezzo con cui viene compiuta la volontà di Hashèm. Se oggi può essere difficile cogliere pienamente questo concetto, quando verrà Mashìakh la superiorità del corpo sarà palese "al punto che l'anima ne sarà animata" (Rebbe di Lubavitch, Likkuté Sikhòt vol I).

Rivkà e Eli'èzer al pozzo,
dal
sito della Congregation Or VeShalom

Genesi 24,14: Da essa saprò che avrai agito con bontà con il mio padrone
Di solito è proibito basare le proprie azioni su segni, come fece Eli'èzer. Il divieto tuttavia si applica solo nel caso in cui il segno stabilito non sia legato alla scelta, dicendo ad esempio che se domani il sole splenderà è segno che si debba sposare una certa donna. Nel caso di Eli'èzer, però, il segno da lui predisposto era in piena sintonia con la missione, poiché la futura matriarca di Israèl avrebbe dovuto essere una donna di sensibilità e bontà particolari. Eli'èzer non cercava quindi segni veri e propri, ma la prova delle qualità della ragazza (Ran, su Talmùd Khullìn 95b)

Un'altra considerazione personale riguarda le due figure femminili presenti il questi versi, Sarà e Rivkà, considerate la prima solo un personaggio "di complemento" rispetto ad Avrahàm, e la seconda invece praticamente ignorata al di là del nome.
In questa parashah invece scopriamo quanto la prima sia rilevante nella storia del popolo ebraico e dell'umanità, e quanto la seconda sia da conoscere e apprezzare nelle sue doti di altruismo e generosità e ospitalità per lo straniero, nonchè nella sua prontezza a seguire la volontà di Hashem.
Quando la sua famiglia la vuole trattenere ancora presso di sé, interrogata se vuole andare come sposa di Yitzkhàk con il servo inviato da Avrahàm, la sua risposta è una sola parola: Elékh - Andrò.

Sapremo noi essere altrettanto pronti?

venerdì 18 novembre 2011

Sorgente di vita

La trasmissione "Sorgente di vita", è davvero molto bella, e consiglio a chiunque possa di seguirla.
E' un vero peccato che venga trasmessa ad orari assurdi, soprattutto per chi lavora.
Meno male che almeno c'è il sito RAI che permette di vedere i video, uno dei quali è linkato in fondo a questo post.

Sorgente di vita
Rubrica di vita e di cultura ebraica a cura dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane
In onda la domenica alle 1.20 e il lunedì all'1.05

Il programma è realizzato in collaborazione tra la RAI e l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Va in onda a settimane alterne la domenica sera, alle 01.00 circa e ha due repliche: il lunedì successivo alla stessa ora e otto giorni dopo, il lunedì mattina, alle 9.30 circa. Ogni puntata dura circa 30’ e presenta tre o quattro servizi.

Sorgente di vita racconta la vita, la cultura, la storia delle comunità ebraiche in Italia e all’estero, gli aspetti della tradizione e le ricorrenze del calendario ebraico, ma anche l’attualità con reportage sulle comunità ebraiche nel mondo e inchieste su Israele, antisemitismo, razzismo, neonazismo, beni culturali ebraici, dialogo interreligioso.
E poi eventi culturali, musica, mostre e spettacoli, ritratti e profili di personaggi e, periodicamente, puntate speciali su un unico argomento.

I disegni della sigla sono di Emanuele Luzzati, il brano musicale del gruppo americano “Klezmatics”.
Autore: Emanuele Ascarelli
Redazione: Lucia Correale, Piera Di Segni
Produttore esecutivo: Monica Flores
Programmisti-registi: Augusto Bastianini, Alessandra Di Marco

Tel. 06/3723234 - 238  - 06/45542.200
Fax 06/3613638   -  06/5899569 
e-mail : sorgentedivita@rai.it - sorgentedivita@ucei.it

Dal cantante Raiz, ex leader degli Almamegretta, alla singolare esperienza degli ebrei di Sannicandro, voci, testimonianze, percorsi spirituali e familiari di ebrei lontani, di persone alla ricerca delle radici o di un’identità ebraica. I marrani di ieri e di oggi, il tema del Moked, l’appuntamento culturale primaverile [della primavera scorsa] dell’ebraismo italian.