Calabria judaica - Sud ebraico

Calabria judaica ~ Sud ebraico
Storia, cultura e attualità ebraiche in Calabria
con uno sguardo al futuro e a tutto il Meridione

Secondo una leggenda, che attesta l'antica frequentazione orientale della nostra regione, Reggio fu fondata da Aschenez, pronipote di Noé.
La sinagoga del IV secolo, ricca di mosaici, di Bova Marina, è la più antica in Occidente dopo quella di Ostia Antica; a Reggio fu stampata la prima opera in ebraico con indicazione di data, il commento di Rashì alla Torah; Chayim Vital haQalavrezì, il calabrese, fu grande studioso di kabbalah, noto anche con l'acronimo Rachu.
Nel Medioevo moltissimi furono gli ebrei che si stabilirono in Calabria, aumentando fino alla cacciata all'inizio del XVI secolo; tornarono per pochi anni, richiamati dagli abitanti oppressi dai banchieri cristiani, ma furono definitivamente cacciati nel 1541, evento che non fu estraneo alla decadenza economica della Calabria, in particolare nel settore legato alla lavorazione della seta.
Dopo l’espulsione definitiva, gli ebrei (ufficialmente) sparirono, e tornarono temporaneamente nella triste circostanza dell’internamento a Ferramonti; oggi non vi sono che isolate presenze, ma d'estate la Riviera dei Cedri si riempie di rabbini che vengono a raccogliere i frutti per la celebrazione di Sukkot (la festa delle Capanne).
Questo blog è dedito in primo luogo allo studio della storia e della cultura ebraica in Calabria; a
ttraverso questo studio vuole concorrere, nei suoi limiti, alla rinascita dell'ebraismo calabrese; solidale con l'unica democrazia del Medio Oriente si propone come ponte di conoscenza e amicizia tra la nostra terra e Israele.

IN PRIMO PIANO: eventi e appuntamenti

27 gennaio 2019: Giorno della memoria

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giovedì 31 gennaio 2013

Yitrò: I due figli bamboccioni di Mosè



Ancora un commento di rav Scialom Bahbout, Rabbino capo di Napoli e del Meridione, sulla parashah del prossimo Shabbat

Itrò, sacerdote di Midian, suocero di Mosè, ebbe notizia di ciò che il Signore aveva operato per Mosè e per Israele suo popolo, per aver fatto uscire Israele dall'Egitto.
(Allora) Itrò, suocero di Mosè, prese Zipporà moglie di Mosè dopo che egli l'aveva rimandata via; e (portò pure) i suoi due figli, l'uno chiamato Ghershom ... e l'altro Eli'ezer....
(Esodo 18: 1-4).

1) “Itrò ebbe notizia”: quale notizia aveva sentito che lo aveva indotto ad andare da Israele e a convertirsi?
Rabbi Jehoshua dice: gli era arrivata notizia della guerra di 'Amalek, perché poco prima è scritto: "Giosuè sconfisse Amalek e la sua gente a fil di spada" (17: 13).
Rabbi Elazar hamodaì dice: "Aveva sentito il dono della Torà e quindi era venuto, perché quando è stata data la Torà al popolo d'Israele, la Sua voce andava da un capo all'altro del mondo.
Rabbi Eliezer ben Jaakov dice: la divisione delle acque del mar Rosso. Com'è detto: Accadde quando i re dell'Emorreo.... che il Signore aveva seccato le acque del Giordano
(TB Zevahim 116a).

2) Mosè disse: “È il momento giusto perché io chieda ciò di cui ho bisogno. Se le figlie (di Zelofhad) ereditano, è giusto che i miei figli ereditino la mia dignità”.
Il Santo, benedetto sia, gli disse: “Ii tuoi figli non si sono occupati di Torà, Giosuè ti ha servito e ti ha dato molto onore ... poiché lui ti ha servito con tutte le sue energie, egli è degno di servire Israele”.
(Bemidbar rabbà 21, 14)
 Immagine da IStockPhoto
Uno dei misteri della Torà è la "scomparsa" dei figli di Mosè: era naturale aspettarsi che Ghersòm ed Eli'ezer assumessero un qualche ruolo pubblico e politico nella vita sociale e politica del popolo d'Israele, come accadrà per molti altri figli di leaders.
Nonostante la Torà non ci lasci nessuna traccia sulla vita, le opere e le capacità dei figli di Mosè, è probabile che essi non occuparono nessuna posizione di leadership perché non erano adatti a svolgere alcun compito. Il secondo midràsh cerca di coprire questo vuoto, commentando il momento in cui Mosè dovette affrontare il problema della sua successione (Numeri 27: 17-18): egli prese così spunto dalla decisione del Signore di concedere i diritti di eredità alle cinque figlie di Zelofchàd, e cercò di candidare i propri figli alla sua successione. La risposta divina a questa proposta fu che i suoi figli non avevano studiato la Torà e non lo avevano servito con la stessa devozione e lo stesso impegno mostrato da Giosuè.
Ma cosa successe ai figli di Mosè? Perché furono esclusi dalla vita politica e sociale di Israele?
Questa domanda rinvia a due quesiti su due punti che sembrano irrilevanti:
1°. In quale momento Itrò decise di unirsi al popolo ebraico? I Maestri ne discutono nel primo dei midràshim citati e in seguito anche i commentatori si porranno la stessa domanda. Le opinioni di rabbi Eliezer e rabbi Jehoshua, riprese da Rashi, presuppongono che l'ordine degli eventi sia secondo quanto narrato nella Torà: passaggio del mar Rosso, guerra contro Amalek, visita di Itrò, promulgazione del Decalogo. Rabbi Elazar hamodaì, basandosi sul principio che la Torà non segue sempre l'ordine cronologico degli eventi (en mukdàm umuchàr batorà), esprime invece l'ipotesi che la promulgazione del Decalogo precedette la visita di Itrò, ipotesi questa accettata in seguito dall'Ibn Ezrà.
2°. In quale momento Mosè rimandò a casa Zipporà? Il testo, piuttosto scarno sull'argomento, dice infatti "dopo che egli l'aveva rimandata via". Mosè scese in Egitto con la moglie Zipporà e con i figli: superato l'episodio traumatico che accadde "bamalòn" (Esodo 4: 24 – 25) e che costrinse Zipporà a intervenire circoncidendo il figlio, egli continuò la sua strada per andare incontro ad Aronne. Come e perché Mosè prese la decisione di rinviare moglie e figli a casa?
Troviamo nel midràsh due ipotesi:
Secondo la Mekhiltà Mosè prese questa decisone per seguire un consiglio di Aronne che gli era andato incontro prima che lui entrasse in Egitto. Infatti, quando questi vide i figli e la moglie del fratello, raccontò a Mosè tutte le angherie cui venivano sottoposti gli ebrei e gli chiese perché mai portarli con sé in Egitto, dove sarebbero stati sottoposti allo stesso triste trattamento riservato a tutti i figli d'Israele. Perché non risparmiare alla sua famiglia tutte queste sofferenze?
Secondo Shemoth rabbà, fu Itrò che, con la sua sensibilità di amministratore e organizzatore, suggerì a Mosè di rimandare i figli e la moglie a Midian: infatti in Egitto avrebbero inutilmente sofferto e gli sarebbero stati di impaccio, e in fondo se dovevano in seguito ripassare per il deserto, tanto valeva che vi rimanessero, in attesa di unirsi al popolo nel momento più opportuno.
Aronne aveva sperimentato sulla propria pelle la dura schiavitù egiziana, e furono probabilmente le sue parole che fecero presa su Mosè: in fondo ogni buon genitore si preoccupa di evitare esperienze dolorose e inutili prove e sofferenze ai propri figli. Anche Mosè pensò presumibilmente la stessa cosa, commettendo un errore fatale che impedì ai figli di sperimentare in prima persona i grandi momenti fondanti della vita d'Israele: fu risparmiata loro la schiavitù, ma non presero parte all'uscita dall'Egitto, al passaggio miracoloso attraverso le acque del mar Rosso, alla vittoria contro Amalek - dovuta non solo sul miracolo ma anche sulle inaspettate capacità di Giosuè e degli uomini da lui scelti. Infine, secondo rabbi Elazar hamodaì, i figli di Mosè non ascoltarono in prima persona la promulgazione del Decalogo, evento fondamentale della storia d'Israele e dell'umanità.
Tagliati fuori dalla storia d'Israele nel suo incipit, Ghershòm ed Eliezer, finirono poi per esserne esclusi anche nel momento delle grandi scelte nel deserto e in terra d'Israele, e rimasero quindi definitivamente fuori dalla storia ebraica.
Anche Mosè, come molti fra noi, aveva allevato due "bamboccioni"...

Purim a Trani e a Napoli



Ricevo la comunicazione di rav Scialom Bahbout, Rabbino capo di Napoli e del Meridione, sulla celebrazione a Trani e a Napoli della prossima festività di Purim (il 14 Adar, quest'anno domenica 24 febbraio) e per lo Shabbat Zakhor, che è il sabbato che precede la festa, quest'anno il 23 febbraio






 
BH, Napoli 10 shevat 5773
21 gennaio 2013

In vista di Shabbath Zakhòr e di Purim, alcune attività saranno concentrate a Napoli, in modo da rafforzare il ruolo della Comunità proprio in questo momento di crescita della “periferia”.
Come per gli anni scorsi, per Shabbath zakhòr saranno aperti due batè keneseth: la Scolanova di Trani e la Sinagoga di Napoli. La mizvà di Zakhòr (“Ricorda cosa ti ha fatto ‘Amalek”) è stabilita dalla Torà e tutti sono chiamati a metterla in pratica, ascoltandone la lettura direttamente dalla lettura del Sèfer Torà.
Dopo aver trascorso Shabbath zakhòr a Trani, i partecipanti al Minian di Scolanova sono caldamente invitati a trasferirsi a Napoli per partecipare alle tefilloth, al pranzo di Purim e alla festa organizzata in Comunità. Importante prenotarsi per il pranzo di Purim telefonando in Comunità. Un pullman partirà da Trani alla volta di Napoli alle 7 di domenica 24 febbraio per consentire la partecipazione alla tefillà che avrà inizio alle 9.30.
Ecco il programma per Napoli e per Trani.

Shabbath zakhòr e Purim 5773
22 – 24 febbraio
NAPOLI

Venerdì 22  febbraio
            17.20              Accensione dei lumi
            17.30              Minchà e arvith



Sabato 23 febbraio
            8.30                Lezione
       9.30                    Shachrith
      11.00                   Parashat Zakhòr, Musaf
      17.00                   Minchà, seuda shelishit
      18.00                   Arvith e Havdalà
      18.45                    Lettura della Meghillà
       19.30                  Piccolo rinfresco

Domenica 24 febbraio
            9.30    Shachrith – lettura della Meghillà
            11.00  Piccolo rinfresco
                        11.30  Festa di Purim
Recita
Gara delle maschere
Shuk Purim (“Luna Park” di Purim): con giochi e regali
            12.30  Se’uda (Pranzo) di Purim **
Lotteria di Purim
            14.30  Fine della manifestazione

** Prenotare presso l’Adei Tel. 0817617230
     e-mail:adeiwizonapoli@gmail.com
TRANI
Venerdì 22  febbraio
            16.30              Arrivo e sistemazione*
            17.10              Accensione dei lumi
            17.20              Minchà e arvith
            18.30              Cena
            20.00             Lezione

Sabato 23 febbraio             
            8.30                Lezione
            9.30                Shachrith
            11.00              Parashat Zakhòr, Musaf
            13.00             Pranzo
            17.00              Minchà, seuda shelishit
            18.00              Arvith e Havdalà
            18.35              Lettura della Meghillà
            19.30              Cena

Domenica 24 febbraio
            7,00                Partenza per Napoli
            9.30                Arrivo a Napoli e partecipazione  a Shachrith, alla lettura della Meghillà, alla festa e al pranzo** per Purim.
            14.30  Fine della manifestazione
            15.00  Ritorno a Trani

* Prenotare presso uno dei B & B segnalati:
(Cappella Vecchia 11 o Napoli Holiday)
**Prenotare presso l’Adei Tel. 0817617230
     e-mail: adeiwizonapoli@gmail.com

martedì 29 gennaio 2013

Giorno della Memoria a Gallico - Arghillà



Lunedì 28 Gennaio, presso la Sezione Unla (Unione nazionale lotta all’analfabetismo) di Gallico - Arghillà, si è svolto un incontro/dibattito sul Giorno della Memoria, a cura del presidente, Antonino Sammarco, sul tema “Shoah, il senso della memoria”.
Riporto il testo della relazione tenuta da Felice Delfino, sintetizzata in queste parole:
"Ecco il senso della memoria, ecco perché bisogna farsi forza, non rifiutarsi di guardare questi fatti atroci, ma guardarli, rivederli, ricordarsi per non dimenticare e trasmettere agli altri il nostro messaggio".


SHOAH
UNA MEMORIA CHE NON SI PUO’ E NON SI DEVE MAI DIMENTICARE

Circa 67 anni fa ad Auschwitz accade un tragico evento che segna per sempre ed in maniera indelebile l’umanità. Alcuni uomini appartenenti all’ Armata Rossa aprono i cancelli del più terribile campo di sterminio mai realizzato, cancelli che conduco milioni di ebrei verso la via del terrore e della morte.
Il 27 Gennaio “giorno della memoria” è necessario ricordare per mai dimenticare quella che fu la più terribile piaga della storia dell’uomo: l’olocausto. È una piaga che provoca ancora ai nostri giorni un dolore straziante nelle menti e soprattutto nei cuori di chi prova a ricordare. Certamente fa male rivivere anche solo indirettamente l’esperienza dello sterminio del popolo ebraico, tuttavia è necessario non dimenticare e tenere presente alle generazioni attuali e future l’orrore che la mente umana traviata è riuscita a concepire, affinchè errori come quello della Shoà non si verifichino mai più.
Anche la Sezione Unla (Unione Nazionale Lotta Analfabetismo) di Gallico -Arghillà, è stata invitata giorno 28 a far memoria di queste atrocità nella speranza di sensibilizzare le coscienze di tutti.
Abbiamo ripercorso un viaggio: il viaggio della memoria. È un itinerario straziante dal quale non si può restare indenni a causa della drammaticità degli avvenimenti che, seppur tragici, dobbiamo conoscere per obbligo morale. Infatti, come scrive Primo Levi: “se capire è impossibile conoscere è necessario”.
I primi ebrei ad essere deportati sono quelli residenti in Francia. In seguito altri ebrei del resto d’Europa vengono fatti arrestare e rinchiusi in alcuni casi nei campi di lavoro forzato, nella maggiore sono deportati nei tanti campi di sterminio dove vivono a stento, in condizioni antigieniche più che precarie ed sono trattati dalle guardie carcerarie in maniera disumana, come animali.
Alcuni uomini mossi dalla pietà e avendo fatto coscienza delle atrocità dei nazisti verso un popolo innocente, decidono di mettere a loro rischio la loro stessa vita per riuscire a trarre in salvo molte vite. Tra questi grandi uomini ricordiamo sia nazisti come l’avvocato Albert Buttel e soprattutto Oskar Schindler, la cui storia diventa oggetto della fiction televisiva intitolata “Schindler List”. Questo eroismo è evidente anche in molti italiani, tra cui spicca la figura di Giorgio Perlasca, il quale si spaccia per ambasciatore spagnolo a Budapest salvando così la vita, mediante documenti falsi, a 5.300 ebrei ungheresi.
In Calabria, nel campo di Ferramonti di Cosenza spicca la figura del maresciallo Gaetano Marrari, il quale è considerato il Perlasca della Calabria. Marrari realizza un ingegnoso espediente: inscena un epidemia di colera, facendo issare una bandiera gialla la quale è indicativa per l’appunto del dilagarsi della malattia. In questo modo i nazisti, per la paura di essere contagiati, non entrano nei locali dove gli ebrei vengono protetti.
Oltre a Perlasca e a Marrari altri 50 italiani salvano la vita a molti altri ebrei e pertanto sono ricordati dai posteri con il titolo di “Giusti delle Nazioni”. In realtà con molta probabilità gli eroi furono molti di più di quelli insigniti, in quanto molti agirono nell’anonimato.
Pur essendo trascorsi alcuni decenni, il ricordo dell’olocausto è rimasto ancora oggi indelebile nella mente degli ebrei, i quali invece di dimenticare il dolore dei loro antenati preferiscono ricordarlo, commemorarlo e riviverlo, perché anche questo evento, insieme a quello più antico della diaspora, fa parte dell’identità di questo popolo.
Alcuni di questi ricordi relativi alla Seconda Guerra Mondiale ed al dramma dell’olocausto sono ancora vivi da chi ha vissuto tutto ciò in prima persona, ma anche danno testimonianza alcune memorie scritte, in particolare quelle della sedicenne tedesca di origine ebraica Anna Frank.
Il Diario di Anna Frank che è diventato un testo famosissimo, descrive nella sua semplicità gli episodi più degni di nota sulla persecuzione a cui viene sottoposta lei e tutta la sua famiglia, e sulla vita nel campo di concentramento di Bergen Belsen. La giovane Anna ci dà una grande lezione di vita, infatti ci insegna il valore della bontà nonostante il mondo disumano in cui si trova a vivere. Primo Levi sottolinea come: “Una singola Anna Frank detta più commozione delle miriadi che soffrono come lei, la cui immagine è rimasta nell’ombra. Forse è necessario che sia così, se dovessimo e potessimo soffrire le sofferenze di tutti, non potremmo vivere”.
Certamente non possiamo vivere le sofferenze di tutti, ma dobbiamo aprire le nostre menti, ragionando sul fatto che il razzismo ed il genocidio ebraico è un qualcosa di inconcepibile, una grave sconfitta sociale che va contro i diritti umani e che ha leso la dignità stessa dell’uomo. Ogni persona deve essere rispettata al di là del colore della propria pelle, religione e cultura.
Nonostante alcuni uomini abbiano preso coscienza di ciò, la strada che porta all’uguaglianza, alla fine delle persecuzioni e alla pace è ancora lunga e appare più come un miraggio che come obbiettivo concreto facilmente realizzabile. Per portare a compimento un così grande progetto occorrere necessariamente l’impegno di tutti.

Kosher Italy: avanti a Sud!



Tempo fa avevo pubblicato la notizia dei primi passi
per un progetto di kesherut al Sud
Ora si è avuto nei giorni scorsi un seguito al discorso iniziale
Presento qui una piccola “rassegna web” sull’evento

Dal sito Il popolare news 

Presentazione del Progetto “Kosher Italia” a Villa Caracciolo

Il Comune nell’ambito della presentazione della città ai tour operator stranieri, presenta domani 25 gennaio 2013 alle 10,30 presso Villa Caracciolo “Kosher Italia” per la creazione di una filiera produttiva composta da strutture ricettive e di ristorazione in grado di convogliare verso Napoli, il flusso turistico di religione ebraica proveniente da tutto il mondo. All’evento parteciperanno l’Assessore alla Cultura Antonella di Nocera, il Rabbino Capo del Mezzogiorno Prof. Scialom Babhout, il Presidente dell’Associazione Italo – Israeliana per il Mediterraneo Marco Mansueto, che illustreranno i principi cardine dell’alimentazione kosher ed i criteri che dovranno rispettare le strutture inserite nel circuito turistico.

Dal sito Il popolare news 

Presentazione del Progetto “Kosher Italia” a Villa Caracciolo

di Pio Miranda
Il 25 gennaio si è tenuta presso Villa Caracciolo, la presentazione del progetto “Kosher Italia” nell’ambito della presentazione di Napoli ad un gruppo di tour operator stranieri presenti in città. Nel corso dell’evento, è stata illustrata la bontà di un progetto che intende porre le premesse per la creazione di una filiera produttiva composta da alberghi, ristoranti e strutture ricettive in genere, in grado di convogliare su Napoli ed il suo hinterland, i flussi turistici di religione ebraica proveniente da tutto il mondo. All’incontro hanno partecipato l’Assessore alla Cultura del Comune di Napoli Antonella di Nocera, il Rabbino Capo di Napoli e del Mezzogiorno Prof. Scialom Babhout, il Presidente dell’Associazione Italo – Israeliana per il Mediterraneo Marco Mansueto, i quali hanno illustrato i principi cardine dell’alimentazione kosher ed i criteri che dovranno rispettare le strutture inserite nel circuito turistico. Tutti i presenti hanno rimarcato la positività di un progetto che costituisce un’opportunità di lavoro e sviluppo.



Dal sito Lo Strillo
A
lberto Alovisi

"Kosher Italia" Progetto del Comune di Napoli

Nella caratteristica “Villa Caracciolo” di Via Posillipo, è stato presentato, nell’ambito dell’educational di Napoli, ai Tour operator americani, il progetto “ Kosher Italia”, per la costruzione di una filiera produttiva, composta da strutture alberghiere e da ristoranti, capaci di accogliere con  la professionalità dell’accoglienza Campana, i flussi turistici di religione ebraica, provenienti dall’estero verso la nostra città. Ad accoglierli, come padroni di casa: Vera Nisci e Paola Ciaramella, event manager della struttura, che agli ospiti hanno illustrato le caratteristiche e gli scopi della struttura e del ristorante Donn'Anna, in cui si effettuano corsi di cucina, individuali e di gruppi, con la regia dello Chef, Fabio Omedo che in cucina ha dato dimostrazione del suo talento, preparando agli ospiti, in tempo reale.  tortini al cioccolato e le caratteristiche “graffe”
Per le istituzioni locali, ad accogliere i tour operator, l’Assessore alla Cultur,. Antonella Di Nocera, che in perfetto inglese, ha ringraziato gli ospiti, mettendo in risalto che Napoli, dopo due giornate di pioggia, si è presentata, nelle sue vesti migliori con uno splendido sole ed uno splendido panorama del golfo.
A presentare, il Rabbino Capo Scialom Bahbout, della comunità ebraica di Napoli, il Dott. Marco Mansueto. Presidente dell’Associazione italo–israeliana, che ha riferito: la Sinagoga di Napoli è tornata agli antichi splendori, grazie ai restauri realizzati con il contributo del Ministero dei Beni Culturali. Nel suo discorso, il Rabbino ha riferito che la Comunità ebraica di Napoli è una delle 21 Comunità italiane e che rappresenta tutto il sud: Campania – Molise - Puglia- Basilicata - Calabria e Sicilia e che le prime tracce della presenza ebraica a  Napoli, risalgono al I secolo dopo Cristo. La presenza degli illustri Operatori turistici è l’occasione di presentare la filiera di strutture alberghiere , ristoranti e prodotti tipici,che saranno i principali attori che reciteranno la loro parte all’arrivo di flussi turistici stranieri. La Fancy tour Agenzia di viaggi,era rappresentata dal Dott. Cesare Foa’, che ha elencato sia le strutture che i prodotti eccellenti della Regione.
La conferenza è terminata, come detto, con la prova pratica di cucina e l’arrivederci al PAN ed al Royal, per i saluti definitivi ,con la speranza,poi, che a presto vedremo arrivare in città, tantissimi turisti .vogliosi di inebriarsi di tutte le bellezze che questa magnifica città potrà loro offrire.

Cinema e Shoah aReggio

Dal sito Nta Calabria 
Reggio Calabria:
il CIS propone
“Cinema e Shoah”


  
Il grande dittatore
da Wikipedia



Vogliamo vivere
da iVid.it


Mercoledì 30 gennaio 2013, alle ore 18.00 presso il salone della Chiesa di San Giorgio al Corso, Reggio Calabria, il Centro internazionale scrittori della Calabria, per il ciclo “Cinema e …”, in occasione della “Giornata della memoria”, presenta: “Cinema e Shoah: L’ironia contro l’orrore”.
L’Olocausto è stato rappresentato nel cinema ricorrendo ai linguaggi e alle modalità più varie. Nonostante la difficoltà ad affrontare il tema del genocidio, “indicibile” e “non rappresentabile” nella sua follia e nel suo orrore, il cinema è riuscito a superare questo tabù ed ha saputo comunque raccontare le drammatiche vicende della persecuzione e dello sterminio degli ebrei, lasciandone indelebile traccia nella memoria collettiva.


 
La vita è bella
da Zapster
Molto più intaccabile è apparso invece il tabù della presenza di humour in opere di finzione sulla Shoah, tanto che molti studiosi, intellettuali e soprattutto i sopravvissuti ai campi di sterminio si sono posti una inquietante domanda: Si può rappresentare con ironia una tragedia come la Shoah? Il professore Nicola Petrolino, esperto e critico di cinema, cercherà di rispondere a questo difficile quesito, proponendo una lettura critica di brani di quattro film che, in questo senso, sono tra i più significativi e sicuramente tra i più celebri nella storia del cinema: Il grande dittatore (1940) di Charlie Chaplin, Vogliamo vivere (1942) di Ernst Lubitsch, La vita è bella (1997) di Roberto Benigni, Un treno per vivere (1998) [più conosciuto come Train de vie] di Radu Mihăileanu.

Train de vie
da Achab50 OverBlog
Film che fanno amaramente sorridere ma che fanno anche riflettere su una delle più grandi tragedie della storia, perché, come ha scritto il critico letterario Terence Des Pres: «Nel regno dell’arte, una risposta comica è più elastica, più efficacemente in rivolta contro il terrore e le fonti di terrore di una risposta che sia solenne o tragica. Il modo mimetico è quello caratteristico di un grande serietà, in quanto l’arte tragica accetta che ciò che è avvenuto passi. Il modo antimimetico è caratteristico della commedia perché l’arte comica resiste al fatto che ciò che si è verificato passi».

Reggio: Giorno della Memoria dell’Anassilaos

Moltissimi sono stati gli eventi organizzati a Reggio per il Giorno della memoria.
Purtroppo non di tutti sono riuscito a venire a conoscenza per tempo,
e ne pubblicherò i resoconti nei prossimi giorni

Oggi pubblico notizia di questo evento, che purtroppo si svolgerà solo tra poche ore!
 

Immagine dalla pagina Facebook dell'Associazione Anassilaos

Reggio: Anassilaos, 29 gennaio Giorno della Memoria 2013


Si terrà martedì 29 gennaio alle ore 17,00 presso la Biblioteca dell’Amministrazione Provinciale (in concomitanza con le celebrazioni ufficiali che si svolgeranno a Roma al Quirinale) l’ormai tradizionale riflessione sulla Shoah che nel Giorno della Memoria l’Associazione Culturale Anassilaos affida al prof. Antonino Romeo, studioso e attento lettore di testi e saggi sulla persecuzione degli Ebrei e sulla cosiddetta, “soluzione finale” adottata dal regime nazista sia in Germania che nei paesi europei - Italia compresa - caduti sotto il controllo tedesco durante le diverse fasi della II Guerra Mondiale.
Un omaggio doveroso dunque alle vittime ma anche un’analisi rigorosa del fenomeno Shoah colto in tutta la sua problematicità e nelle sue diverse, complesse, sfaccettature, sia che si parli dei carnefici che delle vittime, dei “Giusti” che rischiarono anche la vita per mettere in salvo i perseguitati, che di coloro che, per paura o indifferenza, fecero finta di non vedere e sentire, fino agli scrittori (l’Anassilaos ha ricordato non a caso nel 2012 Primo Levi), ai poeti (Nelly Sachs) e alla filosofa Hannah Arendt, anch’ella ricordata dal sodalizio reggino in occasione del processo Heichmann, creatrice del concetto della “banalità del male” che tanto ha fatto infuriare e/o riflettere, non fosse altro per l’idea che il male - pur nella specificità della shoah e nelle specifiche condizioni storiche in cui essa si realizzò - è sempre in agguato.
La conversazione del Prof. Romeo sarà preceduta brevemente da alcune letture di poeti e scrittori reggini a dimostrazione di quanto, ancora oggi, a distanza di 72 anni dalla liberazione del campo di Auschwitz , quel dramma incida sulle coscienze degli uomini onesti.

Catanzaro e gli ebrei



Shoah, Catanzaro e gli ebrei legati da un filo di seta

Angela Rubino


La nostra città conserva un legame antico col popolo ebraico
che vi si stanziò intorno al 1073 e diede notevole impulso all'attività serica

Oggi è un giorno importante per tutta l'umanità, un giorno da imprimere bene nella memoria, perché il 27 gennaio del 1945, ha suggellato un crimine spietato verso gruppi di persone strappate alla propria quotidianità, private della propria dignità di esseri umani,  umiliate ed uccise. Qualcosa di spaventoso che ci mostra quanta cieca violenza si può celare dietro il pregiudizio e la paura del diverso. Il popolo ebreo fu al centro del genocidio nazista, che volle vedere in esso la radice dei mali della società. Un timore questo, che il regime cercò di insinuare nella mente del popolo al fine di renderlo, in qualche modo, complice dell'orrendo crimine che si stava consumando a sua insaputa. Purtroppo, episodi di razzismo e di deportazione di ebrei in campi di concentramento si ebbero anche in Italia ed in Calabria. Oggi si ricorda il giorno in cui tutto quell'orrore ebbe fine e la celebrazione della Shoah deve far ritornare alla mente ciò che accadde, per far sì che non si ripeta mai più.
Noi catanzaresi dovremmo sentire maggiormente il peso di quella tragica parentesi storica, perché in tempi molto antichi fummo molto legati al popolo ebreo.
Essi arrivarono nella nostra città probabilmente intorno al 1073, durante il regno di Roberto il Guiscardo e  diedero un grande impulso alla produzione e commercializzazione dei tessuti serici, attività che ci valse una fama prestigiosa a livello Europeo. Il quartiere dove si stanziarono fu detto "giudecca"; qui aprirono botteghe di ricchissime mercanzie tra le quali si mescolavano i pregiati drappi di seta che la città produceva. La capacità organizzativa ed imprenditoriale degli ebrei valse a risollevare le attività artigianali minori, che venivano intraprese un po' ovunque e anche l'agricoltura. Per quanto riguarda l'attività serica, ad essi si deve il perfezionamento dell'arte, al tempo dei normanni e degli svevi. In primo luogo, riuscirono a concentrare nelle loro mani tutto il prodotto grezzo che si produceva con l'allevamento dei bachi da seta. Inoltre a loro si deve la razionalizzazione della coltura degli alberi di gelso. Particolarmente abili erano, poi, nel tessere la seta per ricavare drappi di notevole pregio e di loro esclusiva competenza fu l'arte di tingere i tessuti con l'indaco. Purtroppo, una delle attività intraprese dal popolo ebraico fu l'usura, e questo valse loro molte persecuzioni non solo da parte della Chiesa. Sempre maggiore era il numero delle proteste contro l'usura che giungevano al re. Sicché, nel momento in cui il Governo escogitò delle misure contro l'usura i primi ad esserne colpiti furono proprio gli ebrei, ai quali venne imposta una tassa straordinaria d'usura.
È notevole il fatto che il Comune di Catanzaro chiese al re che venisse fatta eccezione per quelli che ivi dimoravano. È noto, infatti, che i prestiti in denaro e le anticipazioni versati dagli ebrei sulle forniture permettevano all'economia locale, scarsa d'iniziative, di sopravvivere. Essi possedevano anche il monopolio della seta e nelle fiere e nei mercati, i commercianti stranieri dovevano rivolgersi proprio a loro per l'acquisto di grossi quantitativi di pregiato tessuto. Comunque, nonostante i benefici che essi, con la loro attività, apportarono al'economia della città, il fatto di aver intrapreso l'usura fu una delle ragioni della loro cacciata da tutto il regno di Napoli. La loro presenza aveva rappresentato un elemento di produzione importante nella disorganizzata società catanzarese, e quando essa venne a mancare si creò un vuoto enorme non colmato allora e né purtroppo oggi, dopo quasi quattro secoli, da una vera borghesia produttrice.

lunedì 28 gennaio 2013

2013: Reggio non dimentica



Si è svolta presso il Museo della ndrangheta a Reggio la celebrazione del Giorno della memoria, curato dall’Associazione Antigone XXX e dall’Associazione Italia - Israele, con il patrocinio della Comunità ebraica di Napoli.

L'inaugurazione della mostra è stata decisamente un successo: la sala era piena e le foto esposte hanno catturato l'attenzione dei presenti, che hanno quasi quasi ignorato il buffet!
La mostra è ospitata in una villa alle porte della città di Reggio confiscata ad un mafioso ed assegnata all'Associazione Antigone.
L'allestimento delle foto ha occupato il piano terra: il grande salone illuminato e una stanza attigua rischiarata unicamente dalle candele; da questo secondo ambiente si accede ad un terzo semibuio nel quale è stata sistemata una botte e sopra di essa dei sassi, un fiore e delle candele.
I sassi che gli Ebrei pongono sulle loro tombe quasi a creare un legame di pietra fra passato e presente, i fiori che i cristiani portano ai loro defunti quasi a voler vedere nella grazia dei fiori la bellezza dei cari che non ci sono più, e infine le candele che rischiarano con la loro fiamma le tenebre come la speranza che non deve mai lasciarci, come l'inno ebraico HaTikva: la speranza del popolo ebraico di potersi riunire nella sua Patria finalmente al sicuro da ogni aggressione, e per estensione la speranza dell'umanità di potersi raccogliere in un mondo più giusto e dove nessun essere umano possa ergersi al di sopra di un altro per una presunta superiorità
Sopra, vi campeggia la scritta autografa di Shlomo Venezia z.l., priva della firma, per universalizzare il messaggio “Per non dimenticare”.
Questa stanza servirà quando la mostra sarà visitata dalle scuole per dare modo al singolo di poter elaborare in un ambiente raccolto le proprie emozioni e sensazioni.
Filomena Tosi ha consegnato al Museo l'ulivo del Keren Kayemet leYisrael al posto di Roque Pugliese (rappresentante per la Calabria della Comunità ebraica di Napoli), lievemente infortunato, alla presenza di Antonio Porcaro, Presidente dell’Associazione Italia - Israele di Reggio Calabria.
Ha posto l'accento su questo dono simbolo di pace e di rinascita, sottolineando che la mostra, organizzata dall’Associazione Antigone e da Calabria - Israele di Reggio per la Giornata della Memoria con il patrocinio della Comunità ebraica, era dedicata alla memoria di Shlomo Venezia z.l., sopravvissuto ad Auschwitz e di recente scomparso, al quale il Sud ebraico si sente particolarmente legato, quale cittadino di quella Salonicco, la Gerusalemme dei Balcani, distrutta dai tedeschi e al cui splendore contribuirono gli Ebrei scappati dalla Calabria, dalla Puglia e dalla Sicilia in seguito al decreto di espulsione del 1541.
Ha anche parlato di Lollò Cartisano, che la Comunità Ebraica di Napoli ha voluto onorare insieme a Shlomo Venezia z.l., per il coraggio di ribellarsi alla logica della violenza, subendo una brutale prigionia e la morte.
Ciò che ha subito il popolo ebraico rappresenta un unicum nella storia umana: un popolo perseguitato dalla notte dei tempi fino ai giorni nostri (Tolosa, la proibizione della macellazione rituale, le aggressioni dentro e fuori Israele, e così via).

A pranzo gli esponenti di Italia - Israele e Deborah Cartisano con la sua famiglia erano stati a Lazzaro (Motta San Giovanni) al ristorante L'Accademia (che fa parte della rete antimafia dell’AssociazioneLibera) di Filippo Cogliandro, che nel 2008 denunciò i suoi estorsori.
Filippo è figlio del gestore del distributore (Lazzaro è un piccolo centro della fascia Jonica reggina) che negli anni ’80 fu preso di mira dai criminali: furti, danneggiamenti, tentativi di scasso, fino a una rapina. Demetrio Cogliandro, però, riconobbe i malviventi: li denunciò e li fece arrestare. Erano personaggi legati alla malavita del territorio, che il gestore dell’area di servizio aveva visto tante volte. La denuncia suscitò grande clamore. E le cosche gli dichiararono guerra, sino a quando, la sera del 12 dicembre 1986, alla chiusura dell’area di servizio, fu gambizzato.